Il parroco racconta
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Info su questo ebook
Nel Libro -frutto di questa esperienza Pastorale-, l’autore, immagina la vita dei piccoli borghi immedesimandosi nei protagonisti delle storie, cogliendone i dettagli, bellezze monumentali, chiese, che permettono al lettore di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo. Ciò che colpisce sono le numerose storie che hanno come protagonisti i bambini che affascinati dalla curiosità e dalle tante domande si ritrovano ad interagire con persone che sono capaci di trasmettere sapienza ed offrire valori da riscoprire e da custodire.
Fabio Gallozzi nato a Fondi l’8 Marzo del 1976 da papà Carlo e mamma Luciana Di Fazio e fratello minore di una sorella, Giovanna Catia Gallozzi. E’ stato battezzato nella chiesa di San Giovanni Battista in Monte San Biagio (LT) il 6 Giugno 1976 e nella stessa chiesa ha ricevuto gli altri Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Dopo gli studi superiori entrò nel Seminario Maggiore del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, dove, dopo aver conseguito il baccellierato in Sacra Teologia nel 2003 fu ordinato sacerdote il 27 settembre nello stesso anno presso il proprio paese di origine di M. San Biagio. Dopo 3 anni da Vice-parroco fu nominato Parroco e Rettore nella Parrocchia-Santuario di Santi Cosma e Damiano presso l’omonimo paese e dopo 3 anni anche della Parrocchia di San Giovanni Battista in Castelforte. Nel contempo per due mandati divenne assistente dell’Azione Cattolica Ragazzi dell’Arcidiocesi di Gaeta e docente di Religione presso il Liceo Scientifico L. Alberti di Minturno, dove esercita tutt’ora. Nel 2011 ha conseguito la Licenza in Sacra Teologia in Ecclesiologia Pastorale nella medesima facoltà di Anagni e, sempre nello stesso anno, assunse l’incarico di vice-direttore dell’ufficio Sport, Turismo e Tempo Libero nonché Responsabile della Commissione Oratori e Sport dell’Arcidiocesi di Gaeta. La sua esperienza pastorale, il suo essere docente presso un Istituto Scientifico, lo induce ad approfondire i suoi studi e di conoscere e confrontarsi con alcuni illuminati teologi, come ad esempio il Teologo Ghislain Lafont, cosa che avvenne il 18 luglio 2016 in Francia, presso il monastero benedettino di Sainte-Marie de la Pierre-qui-Vire, nello Yonne. Nell’anno 2022 conseguì il titolo di Dottorato in Sacra Teologia in Dogmatica nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale nella Sezione di San Tommaso di Napoli.
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Anteprima del libro
Il parroco racconta - Fabio Gallozzi
Prefazione
La favola è fra i generi letterali che favorisce meglio la trasmissione del sapere morale. In questa raccolta di don Fabio la fede, la leggenda e le numerose storie provenienti dalla saggezza popolare si incontrano in questo libro offrendo al lettore spunti di riflessione attraverso racconti popolari che parlano di una sapienza semplice e sana che forse oggi si è un po‟ smarrita. Le storie raccontano la vita quotidiana del piccolo paese di Castelforte, alcune di esse sono ambientate nel tempo medievale.
L‟autore ha saputo immaginarsi la vita del piccolo borgo e immedesimandosi nei protagonisti delle storie ha colto dettagli, bellezze monumentali e chiese che danno la possibilità di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo.
Si fa rifermento al Santuario dei Santi Medici Cosma e Damiano, alla Chiesa di Santa Maria in Pensulis in Suio che nella sua lunga storia ha legami anche con la filosofia antica, è anche meta agognata per i protagonisti del racconto. Si parla di luoghi simbolo per la città di Castelforte come il monumento dedicato ad
A. Fusco, la chiesa di San Giovanni Battista, il museo della Seconda Guerra Mondiale che insieme alla Torre di San Giovanni in uno dei racconti diventano luoghi capaci di parlare al tempo di oggi e di offrire riflessioni sui valori quali la lealtà, rispetto, pace e giustizia. Ciò che colpisce sono le numerose storie che hanno come protagonisti i bambini che affascinati dalla curiosità e dalle tante domande si ritrovano ad interagire con persone che sono capaci di trasmettere sapienza ed offrire valori da riscoprire e da custodire.
Arcivescovo di Gaeta
Presentazione dell'Autore
Questo piccolo Libro di racconti e di riflessione è nato durante il primo periodo del Covid-19.
Non potendo incontrare i fedeli in prima persona, dopo molti giorni di isolamento, nacque il desiderio di provare a parlare con le comunità di Castelforte e Santi Cosma e Damiano.
La difficoltà, come per tutti i sacerdoti, era quello di trovare un modo per poter coinvolgere tutti i fedeli, non solo gli adulti, ma anche i ragazzi.
Da questa necessità, di fronte alle tante forme di coinvolgimento in streaming per le varie celebrazioni e momenti d‟incontro di catechesi è maturata l‟idea di poter inviare dei piccoli e semplici messaggi e provare ad essere vicino alle persone, immaginando i vari luoghi d‟incontro per eccellenza dei due paesi, che rivestono in qualche modo una
grande importanza per tutti noi e per tutto ciò che rappresentano.
Da qui l‟idea di provare a evadere con una fantasia comune
, tramite dei piccoli racconti, ove, tra storia e leggenda ed esperienze di vita personale, si voleva dare testimonianza che nonostante questo incubo
, occorreva trovare una possibile soluzione per affrontare insieme la realtà del Covid-19.
Il 27 Aprile 2019 su una radio locale, Radio Tirreno Centrale
, iniziai a leggere i primi racconti che chiamai Racconti Pastorali
, poiché indirettamente erano un modo per parlare delle mie comunità, della realtà di Castelforte e Santi Cosma e Damiano e allo stesso tempo, trasmettere dei piccoli insegnamenti per la vita. Dopo la prima storia, ricevetti molti messaggi di ringraziamento e di incoraggiamento.
La stessa Emittente Radio mi comunicò che nei due orari stabiliti, ore 9.00 e alle ore 21:00, molti si sintonizzavano sulla stazione per ascoltare le varie storie.
Questa prima piccola composizione è solo la prima di una serie avente lo scopo, in maniera molto semplice, di raccontare e di aiutare i piccoli e i grandi a capire i luoghi e la realtà del nostro territorio.
Allo stesso tempo si vuole provare a cercare di ridurre, in modo particolare per i credenti cristiani del luogo e non solo, la distanza tra la realtà della nostra vita quotidiana e la fede in cui si crede.
In questo clima di Covid-19, sembra quasi che Dio sia lontano da noi.
E invece, c‟era una volta.
1. La Voce di un Libro
Essere un Re cosa significa? Decidere della vita degli altri, essere un riferimento per gli altri, è un incarico di grossa responsabilità. Essere inoltre Padre o Ma dre, come nel racconto, di ben tre figli e poi crescerli da soli cercando di educarli secondo alcuni principi e valori, per metterli in condizione un giorno di fare lo s t es s o , è v e rament e u n ‟ im p r e sa. N o n è se m p r e f a c i l e , anzi quello che sembra essere scontato e logico spesso si rivela in maniera improvvisa e inattesa. Ma siamo certi che anche per un Re sia difficile crescere i propri figli?
C‟era una volta un ricco Re feudatario di Castrum Forte (oggi Castelforte), nelle Terre Aurunche, chiamato Salomone.
L‟abitato era circondato da grandi mura, il Re abitava nella parte più alta, della fortezza, con una grande Torre, e una bellissima chiesa intitolata San Giovanni Battista.
Il Re Signore, aveva tre figli, la loro mamma, detta la Regina di Saba, era stata chiamata da Dio in Cielo.
Un giorno mentre la Regina passeggiava con il suo piccolo bambino nel bosco, fu improvvisamente aggredita da un branco di lupi.
Saba mise il suo bambino su un albero di ulivo e lo difese offrendo la sua vita per salvarlo.
Il Re, da solo, cercò di educare i tre figli mettendo in pratica gli insegnamenti della sua povera moglie.
Educò i suoi figli secondo i valori e le virtù cristiane, quali: la generosità, la carità, la fede, la speranza, il senso della giustizia e della prudenza, la fortezza e il coraggio.
I tre fratelli divennero sempre più abili e forti, grazie ai continui allenamenti nel periodo estivo presso le Terme di Suio e a numerosi bagni nella famosa vasca termale che prima apparteneva all‟imperatore Nerone, per curare le ferite che si erano procurate.
Nel periodo invernale e autunnale i vari allenamenti avvenivano nella Piazza di San Giovanni Battista -ora Piazza Pio XII-, con corse impegnative e faticose, per le scale del Rione.
Ma, nonostante tutto ciò, i tre figli erano molto diversi tra di loro. Uno si chiamava Erode, l‟altro si chiamava Giuda e il più pic- colo si chiamava Giovanni.
Il primogenito, quello che doveva eredita- re tutto, aveva un fisico grande e forte. Pro- prio per questo, spesso dimenticando gli in- segnamenti ricevuti, si mostrava in molte oc- casioni prepotente e arrogante.
Il Secondo figlio, Giuda, era molto intelli- gente, ma anche molto furbo, senza scrupoli ed era anche molto avido.
Il terzo, Giovanni, era molto simpatico, generoso, dolce e i suoi occhi color castano brillavano sempre. Giovanni per il suo carat- tere, doveva sempre guardarsi le spalle, per gli scherzi dei due fratelli più grandi, che ol- tre ad essere gelosi di lui lo incolpavano an- che per la morte della loro mamma.
Intorno all‟anno 1200 d.C. , il Re di Ca- strum Forte, ormai vecchio, doveva scegliere il suo successore.
Tutti conosciamo la storia dei primogeni- ti, ossia il primo dei tre figli, per regola, alla morte del padre doveva succedergli.
Ma, il Padre li amava tutti e tre, e per tut- ta la vita in ricordo anche della sua amata moglie, non aveva mai fatto preferenze e dif- ferenze, aveva sempre trattato tutti allo stes- so modo.
Così un giorno li convocò nella sala del trono posta nella Torre e disse loro:
«Erode, Giuda, Giovanni, io da sempre vi ho amati, vi ho voluto bene, vi ho dato tutto quello che potevo offrirvi, vi ho difeso e vi ho accompagnato. Ora, uno di voi dovrà di- ventare Re, ma, non so chi scegliere».
Allora farò così disse, facendo intendere loro di voler vivere più a lungo possibile da Padre e non più da Re, per stare con loro suoi figli
-:
«Colui che riuscirà ad arrivare nella piccola cappella di Santa Maria in Pensulis e riuscirà a portarmi una bottiglia di quell‟acqua mira- colosa diventerà Re».
Una leggenda, tramandata da sempre, raccontava di un‟acqua miracolosa posta all‟interno di quella piccola cappella.
Quest‟acqua, non solo curava le ferite, ma essendo legata ai Templari e dunque al mi- stero del Santo Graal, aveva anche il potere di prolungare la vita.
I tre fratelli rimasero fortemente meravi- gliati e stupefatti per tanti motivi. Si posero tante domande sul perché Erode il più gran- de non fosse diventato Re. Sul perché di questa sfida in questo luogo pericoloso.
Era risaputo che molti cavalieri e guerrieri che avevano intrapreso questo cammino, senza la mappa dei Templari, non avessero fatto ritorno.
Anche loro non erano in possesso della mappa. Dunque come avrebbero potuto fare
ritorno? Ma, per non deludere il padre e an- che per la corona, tutti e tre accettarono la sfida.
Ma prima di partire il Padre disse ancora:
«Per affrontare i vari ostacoli io vi darò tre cose; lo so che è molto difficile, ma io so che voi riuscirete a superare tutti gli ostacoli e le difficoltà che incontrerete».
Su di un tavolo, su cui era stesa una bel- lissima tovaglia ricamata, il Re offrì loro tre doni da scegliere, ossia un‟ascia da guerra, un sacco pieno di monete d‟oro e un libro.
Potete bene immaginare cosa scelse Ero- de; con la forza che aveva prese con sé l‟ascia.
Diceva tra sé: «Senza dubbio vincerò la sfida, sarò imbattibile e più veloce di tutti su un cavallo».
Giuda, molto scrupoloso e avaro, prese il sacco di monete d‟oro, dicendo tra sé: «Con questa ricchezza comprerò tutte le cose che mi occorreranno per superare gli ostacoli».
Ma, per portare con sé il sacco di mone- te d‟oro aveva bisogno di un piccolo carro.
A Giovanni non rimase altro che un libro che era diverso dagli altri. Infatti, era stato scritto dalla sua povera madre, ed era un te- stamento di consigli scritti per i propri figli.
Giovanni fu contentissimo di aver eredita- to quel libro, pensava tra sé e sé che custodi- re quel libro era come se la madre fosse sempre con lui. Giovanni, con gioia e senza nessuna preoccupazione, si mise in viaggio, senza cavallo e senza carro, ma semplice- mente a piedi.
Appena fuori dalle mura, superata la terra detta della Capanna
, dovette superare il fiume Rio grande
, ma in quella terra detta dei briganti, vi era il capo di tutti i briganti, chiamato Barabba. Barabba, alto, forte, fur- bo, un po‟ rozzo, era da molti considerato molto violento e autoritario.
Erode sul suo cavallo iniziò a lottare sca- gliando l‟ascia contro i banditi, che erano
molti e fu per lui, seppur forte, molto diffici- le passare.
Mentre il primo fratello combatteva, arri- vò il secondo, il nostro Giuda.
Giuda iniziò a contrattare con il sacco pieno di monete il suo passaggio direttamen- te con il capo dei briganti, Barabba.
Ma essendo molto avido l‟accordo risultò difficile.
Giuda disse:« Se mi fai passare ti offro 200 monete d‟oro». Barabba rispose: «No, ne voglio 300».
Giuda provò a controbattere: « Ti offro 220 monete».
Barabba iniziò ad aumentare la quota, forte della sua posizione esclamò: « Ora voglio,
350 monete d‟oro». Dunque, anche per Giuda fu molto difficile passare.
I due fratelli, entrambi bloccati, videro ad un certo punto arrivare il fratello più piccolo. Vedendo la situazione, Giovanni decise