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La voce delle Sirene: I racconti di Skylge, #1
La voce delle Sirene: I racconti di Skylge, #1
La voce delle Sirene: I racconti di Skylge, #1
E-book153 pagine2 ore

La voce delle Sirene: I racconti di Skylge, #1

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Info su questo ebook

Un'antica terra protetta da una Torre di Luce,
un popolo ammaliato dal canto delle Sirene,
e una ragazza che si innamora del ragazzo sbagliato.


Sull'isola di Skylge l'elettricità è riservata ai Correnti, la ricca classe dirigente che è venuta dal mare e portato il Sacro Fuoco di San Brandano su Skylge. Da allora, la luce della Torre Brandaris ha protetto gli isolani. Con il loro canto, le Sirene attirano le persone in mare e rubano loro l'anima ma la luce sacra della Torre respinge il popolo del mare.

Quando Enna, una ragazza Skylger, accoglie suo fratello di ritorno da un lungo viaggio in mare, riceve un regalo speciale dalla terraferma: un disco di musica che può essere ascoltato solo con un dispositivo dei Correnti. Il problema è che Royce Bolton, rampollo Corrente e pianista più bravo dell'isola, vuole il disco. Dopo che Enna si rifiuta testardamente di vendergli l'LP, lui suggerisce di condividerlo incontrandosi di nascosto nel suo cottage. Sorpresa e insieme intrigata, Enna acconsente e scopre che c'è molto più di quello che si vede nella società Corrente e nella storia di Skylge. Perché le Sirene attirano gli isolani in mare? E da dove proviene realmente il monopolio sull'elettricità dei Correnti?

Mentre combatte con queste domande, Enna comincia a innamorarsi di Royce, rischiando tutto pur di stare con un ragazzo che è palesemente fuori dalla sua portata. Imparerà che il canto delle Sirene non è il pericolo più grande.

LinguaItaliano
Data di uscita13 giu 2022
ISBN9798201351120
La voce delle Sirene: I racconti di Skylge, #1
Autore

Jen Minkman

Jen Minkman (1978) was born in the Netherlands and lived in Austria, Belgium and the UK during her studies. She learned how to read at the age of three and has never stopped reading since. Her favourite books to read are (YA) paranormal/fantasy, sci-fi, dystopian and romance, and this is reflected in the stories she writes. In her home country, she is a trade-published author of paranormal romance and chicklit. Across the border, she is a self-published author of poetry, paranormal romance and dystopian fiction. So far, her books are available in English, Dutch, Chinese, German, French, Spanish, Italian, Portuguese and Afrikaans. She currently resides in The Hague where she works and lives with her husband and two noisy zebra finches.

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    Anteprima del libro

    La voce delle Sirene - Jen Minkman

    Das Lied ist aus, die Melodie verklungen

    Nichts blieb von der Musik zurück

    Ein Echo nur von Liebe

    ––––––––

    La canzone è finita, la melodia scema,

    E niente resta della musica,

    Solo un'eco d'amore.

    ––––––––

    (Dalla canzone di Marlene Dietrich ‘Frag Nicht Warum Ich Gehe’ – Non chiedermi perché vado via)

    Note dall'autore

    L'ambientazione di ‘Racconti di Skylge’ è ispirata vagamente all'isola olandese di Terschelling, o Schylge nel dialetto isolano. Le lingue frisone e skylgian esistono veramente e potrebbero suonare strane a un orecchio straniero, quindi ecco una breve guida alla pronuncia.

    Il nome del fratello di Enna, Sytse, si prounicia ‘sii-tzuh‘.

    La parola  in skylgian per ‘padre‘ è heit e si pronuncia un po' come ‘hai‘.

    Tutti i nomi che finiscono in –e (come Omme e Alke) vengono pronunciati con un suono indistinto finale simile a ‘uh‘.

    Anche se i nomi e i luoghi del libro possono risultare familiari a chi vive sull'isola o l'ha visitata, i personaggi e gli eventi sono, ovviamente, completamente inventati.

    Divertitevi con ‘La Voce delle Sirene’!

    1.

    È il grido dell'albatro che mi sveglia al mattino.

    L'uccello viene alla finestra della mia camera da letto, da qualche mese ormai, sempre appena dopo l'alba. Quando tiro la tenda, lui è lì, sul davanzale, con la testa piegata di lato e uno sguardo curioso. Perfino eloquente.

    Gli anziani dell'isola di Skylge raccontano che l'albatro è l'anima pura di un essere umano che spicca il volo con ali divine dopo la morte, ma non sono sicura di crederci. Per lo più, si azzuffano semplicemente con i gabbiani sulla spiaggia quando c'è bassa marea, cercando di afferrare il cibo migliore sulle rocce ricoperte di molluschi che spuntano dall'acqua. Non mi sembra una cosa così pura.

    Ma questo uccello è diverso. Sembra volermi parlare. Enna, come stai? Riesco a sentire la  melodica voce di mia madre nella testa. Sono io.

    Ma ovviamente non può essere lei. Lei è stata presa dal mare. Da loro. O, meglio, lei ha camminato nell'acqua volontariamente, cercando di porre fine alle sue sofferenze. Anche se aveva Sytse, papà e me. Non bastammo a farla resistere al richiamo dei Nixen. Il seducente suono di una beata libertà.

    Libertà.

    È strano pensare che qualcuno possa sentirsi rinchiuso su questo isolotto. La terra di Skylge è piatta, piatta, piatta fino all'orizzonte e si getta nel mare infinito su tutti e quattro i lati. Il cielo infinito non è mai irraggiungibile, anche se, spesso è coperto da nuvole grigio-scuro che si muovono e portano pioggia, tuoni e fulmini agli Skylger. È l'unico momento in cui i Correnti non possono impedirci di sperimentare l'elettricità: mi hanno detto che quei lampi di fuoco in cielo sono causati dalla stessa forza che loro usano per dare energia alle case, alle auto e ai misteriosi apparecchi. E la Torre Brandaris, che spunta dal paesaggio pianeggiante sul lato ovest dell'isola, è il luogo in cui tengono il sacro fuoco del loro santo patrono. Viaggiò da lontano e venne sull'isola per proteggerci dai Nixen, dicono i preti. Ma i chierici di San Brandano sembrano sorvolare sul fatto che gli unici veramente protetti dalla gente del mare che ci attende tra le pericolose onde del Mare di Wadden sono i Correnti.

    Se Brandano è venuto qui per proteggerci tutti, i Nixen non avrebbero mai preso mia madre.

    Lancio via la coperta e mi alzo. Lentamente, mi vesto con i miei semplici jeans e la canottiera bianca. Mi spazzolo i lunghi capelli castani e li stringo in una coda di cavallo. Lo specchio crepato mi mostra le leggere ombre della fatica sotto gli occhi, ma le ignoro. Devo: non ho tempo per concentrarmi sulla mia spossatezza. Dovrò preparare la colazione prima di andare a scuola e, purtroppo, le reti non si sistemano da sole.

    Lo stomaco mi brontola. Non mi dispiacere un bel pezzo di aringa fresca con un po' di cipolla sminuzzata, su una soffice fetta di pane bianco. Ma non sono così fortunata. I pescatori usciti a prendere le aringhe non torneranno prima di stasera e tutto quello che riuscirò a prendere sarà qualche pesce appena commestibile.

    Vuoi l'aringa? Mormoro all'uccello che ancora mi fissa con attenzione. È questo che vuoi?

    Ovviamente non ricevo risposta. A ogni modo, non penso che sia questo il motivo per cui è qui. Come ho detto questo pennuto è stato un fedele visitatore per mesi, e non gli ho mai dato cibo. Forse vuole solo fare amicizia. Ho sentito Sytse parlare di albatro che accompagnano le scassate barche da pesca su cui monta per arrivare dai mercanti Frisoni sulla terraferma. Sono qui per proteggerci, gli dice sempre il suo capitano.

    Beh, i nostri pescatori ne hanno bisogno. Viaggiare su quelle barche è precario. Eppure, invidio Sytse a volte. Mio fratello correrà pure il rischio di essere attaccato dalle sirene e di finire in una tomba d'acqua ogni volta che salpa, ma almeno lui riesce a vedere un po' di più del mondo. I commercianti di Harns lo trattano con gentilezza anche se è solo uno Skylger di classe umile. Questione di soldi, credo: senza i marinai Skylger che rischiano la vita per andare e tornare dalla nostra isola, i commercianti dovrebbero affidarsi al servizio di vaporetti dei Correnti, che partono da Harns solo una volta ogni due mesi. E poi semplicemente adorano la lana delle nostre pecore. I Sancti Igniferi, così i preti di Brandano chiamano loro stessi, non incoraggiano il commercio con chi viene da fuori. Dicono che San Brandano ha dato ai Correnti tutto ciò di cui possono aver bisogno. Ma lo Skelta, il nostro saggio, non ci fa caso. Vuole che teniamo la mente aperta. Dopo tutto, gli dei Frisoni sono anche i nostri dei.

    Quando esco, papà è già sveglio. Siede sulla sua sedia al limite del giardino. Gli occhi socchiusi contro il sole nascente, mentre fissa la strada che corre lungo la diga. Le mani abbronzate e dalla pelle spessa stringono le ginocchia come se avesse bisogno di impedirsi di alzarsi e correre verso il mare.

    Forse pensa di saltare e seguire le orme di mia madre a volte, ma è ancora con noi. Credo voglia troppo bene a me a mio fratello.

    Buongiorno, Enna, dice con un leggero sorriso. Spero di non averti svegliato facendo rumore in cucina.

    Non preoccuparti, papà. Dovevo comunque alzarmi. Lesta, indosso i miei vecchi stivali per andare a pescare qualcosa con la bassa marea. Alle otto ho appuntamento con Dani così possiamo andare insieme in bicicletta a scuola. E vorrei fare colazione prima di andare.

    Il suo viso si rattrista immediatamente. Da quando è arrivata la febbre qualche anno fa e ha distrutto il suo corpo, l'unica cosa che riesce ancora a prepararmi la mattina è un infuso di erbe. È troppo debole per andare a pescare.

    Perché non ci fai i pancake oggi? Mi affretto a dire, con un sorriso raggiante. C'è ancora un po' di farina e un uovo nella credenza. Sono sicura che Eida può darci un po' di latte.La nostra vicina a un gregge di pecore che potrebbe sfamare tutto il villaggio.

    Ci fai? Ripete mio padre confuso.

    Sytse viene a casa oggi, gli spiego. È il sedici maggio, papà, il giorno di San Brandano. Tutta l'isola aspetta con il fiato sospeso il ritorno delle nostre navi.

    Gli occhi gli si accendono di gioia. Davvero? Borbotta. Oh, caspita. Dovrei davvero tenere meglio d'occhio il calendario. Non ne avevo idea. si affretta a tirarsi su in piedi e mi abbraccia frettolosamente. Rimarrà a casa fino alla fine della festa, vero?

    Puoi scommetterci, gli dico con un largo sorriso. Sytse non se la perderebbe per nulla al mondo. Nel mese di Oorol, celebriamo le arti in ogni modo possibile. I teatri all'aperto sono pieni fino all'orlo di spettatori e dei nostri migliori attori, a ogni angolo di strada si tirano su palchi per ospitare musicisti e l'odore di pandizenzero appena sfornato riempie la capitale, Brandaris.

    Pensare al pandizenzero mi fa borbottare lo stomaco. Faccio una smorfia mentre la mia pancia chiede rumorosamente di essere riempita. Torno presto, prometto, guardando mio padre che con attenzione raggiunge la porta sul retro e torna in cucina.

    Il sole è luminoso e caldo oggi, facendomi sudare un po' mentre attraverso la diga e raggiungo la spiaggia. Tempo insolito per questo periodo dell'anno, ma non mi lamenterò. Non abbiamo molta luce sulla nostra isola, quindi afferrerò qualunque cosa la palla di fuoco nel cielo mi manderà.

    Qualunque cosa per tenere a bada la malinconia.

    Comincio a fischiettare un motivetto per distrarmi dal pensare di nuovo a mamma. Allo stesso tempo, batto le mani e i piedi, trasformando la mia passeggiata mattutina in una danza improvvisata. Probabilmente sembro molto stupida, ma non mi importa. Le pecore di Eida sono le uniche che mi vedono qui e lancio, ai pelosi animali bianchi, un saluto con la mano prima che  raggiunga la spiaggia e i miei stivali di gomma affondino nella sabbia bagnata risucchiando i miei piedi.

    La piccola rete che porto intorno al collo mi graffia la pelle, le corde rese ruvide e sfrangiate dalla salsedine. Prima di poterla togliere e lanciarla per cercare di catturare un po' di necessaria colazione, mi fermo.

    Laggiù, su alcune rocce che emergono dalle alghe, ci sono due enormi uova di gabbiano. Gli oggetti punticchiati sembrano sorridermi nel sole del mattino. Non ho idea del perché un gabbiano dovrebbe deporre le uova qui anziché costruire un nido come si deve, ma francamente non mi importa. Forse era di corsa. Beh, anche io. Con un grande sorriso, raccolgo le uova e le infilo con attenzione nella sacca da pescatore. È ora di andarmene prima che l'uccello anticonvenzionale torni.

    2.

    Enna! grida la mia amica mentre salgo pedalando il sentiero che porta alla Diga Stortum. Mi aspetta, puntuale come sempre, la bici appoggiata al fianco mentre si lega i capelli biondo cenere per affrontare il ventoso tragitto che ci aspetta. Faremo tardi!

    Scusa, annaspo, fermandomi davanti a lei. Sono incappata in una colazione deliziosa e non potevo non prendermi il mio tempo, assaporando la mia omelette.

    Dani mi aspetta sempre qui in riva al mare alle otto precise. Viviamo entrambe a Kinnum, che conta una popolazione di un centinaio di anime. È a venti minuti di pedalata da Brandaris, la nostra capitale, dove andiamo a scuola.

    Se ci fosse permesso salire su un autobus dei Correnti per andare a scuola, il viaggio durerebbe solo sei minuti. Ma non ci è permesso: e comunque l'autobus non ferma a Kinnum. Il nostro villaggio è

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