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Eccola che si nasconde (Un Thriller con l’Agente FBI Mia North—Libro 2)
Eccola che si nasconde (Un Thriller con l’Agente FBI Mia North—Libro 2)
Eccola che si nasconde (Un Thriller con l’Agente FBI Mia North—Libro 2)
E-book249 pagine3 ore

Eccola che si nasconde (Un Thriller con l’Agente FBI Mia North—Libro 2)

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Info su questo ebook

Mia North, agente dell’FBI in fuga, sa che dare la caccia agli assassini e risolvere nuovi e vecchi casi è l’unico modo per riabilitare il proprio nome. Quando diverse studentesse del liceo vengono ritrovate assassinate sul campo da calcio, per Mia il caso diventa personale. Riuscirà a trovare e fermare l’assassino - e a capire chi l’ha incastrata - prima di essere catturata dagli U.S. Marshal?

In ECCOLA CHE SI NASCONDE (Un Thriller con l’Agente FBI Mia North—Libro 2), l’agente speciale Mia North è un promettente agente dell’FBI, fino a quando, con un’elaborata trappola, non viene incastrata per omicidio e condannata al carcere. Quando un colpo di fortuna le permette di evadere, Mia si ritrova latitante in fuga, per la prima nella sua vita dal lato sbagliato della legge. Non può vedere la sua giovane figlia e non ha speranze di tornare alla sua vita precedente.

L’unico modo per riavere indietro la sua vita è trovare chi l’ha incastrata.

L’ex partner di Mia ha un disperato bisogno del suo aiuto: dei calciatori delle scuole superiori vengono ritrovati morti nelle città vicine, senza un motivo preciso. Mia potrebbe essere l’unica in grado di risolvere il mistero.

Ma la sua è una posizione precaria e non ha nessuno che le copra le spalle.

Agendo da sola e in corsa contro il tempo, rischierà di finire dritta nelle mani dell’assassino?

La serie di MIA NORTH è un avvincente thriller, ricco di suspense, sorprese e colpi di scena inaspettati. Questa nuova, straordinaria protagonista vi conquisterà, tenendovi incollati alle pagine fino a tarda notte.

Il terzo volume nella serie — ECCOLA GRIDARE — è ora disponibile.
LinguaItaliano
EditoreRylie Dark
Data di uscita16 giu 2022
ISBN9781094355504
Eccola che si nasconde (Un Thriller con l’Agente FBI Mia North—Libro 2)

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    Anteprima del libro

    Eccola che si nasconde (Un Thriller con l’Agente FBI Mia North—Libro 2) - Rylie Dark

    cover.jpg

    ECCOLA CHE SI NASCONDE

    (Un Thriller con l’Agente FBI Mia North—Libro 2)

    R y l i e   D a r k

    Rylie Dark

    L’esordiente Rylie Dark ha al scritto la serie THRILLER CON L’AGENTE SADIE PRICE, che si compone (al momento) di sei libri; la serie THRILLER CON L’AGENTE FBI MIA NORTH che si compone (al momento) di tre libri; la serie THRILLER CON L’AGENTE CARLY SEE, composta (al momento) da tre libri; la serie THRILLER CON L’AGENTE FBI MORGAN STARK, composta (al momento) da tre libri.

    Amante della lettura e fan da sempre di libri gialli e thriller, Rylie riceve con piacere i vostri commenti, perciò non esitate a visitare la sua pagina www.ryliedark.com per saperne di più e restare in contatto.

    Copyright © 2022 di Rylie Dark. Tutti i diritti riservati. Ad eccezione di quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né archiviata in un database o un sistema di recupero senza aver prima ottenuto il consenso dell’autore. La licenza di questo e–book è concessa solo ad uso personale. Questo e–book non può essere rivenduto o ceduto a terzi. Se si desidera condividere il libro con altre persone, si prega di acquistare una copia per ciascun destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato, oppure senza che qualcuno lo abbia acquistato per voi, siete pregati di restituire questa copia e acquistarne una. Vi ringraziamo per il rispetto nei confronti del lavoro dell’autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore, oppure sono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza a persone reali, in vita o decedute, è puramente casuale. Copyright immagine di copertina iLL Mel, concessa su licenza di Shutterstock.com.

    LIBRI DI RYLIE DARK

    UN EMOZIONANTE THRILLER FBI DI CARLY SEE

    SENZA VIA DI SCAMPO (Libro #1)

    UN THRILLER CON L’AGENTE FBI MIA NORTH

    ECCOLA CHE CORRE (Libro #1)

    ECCOLA CHE SI NASCONDE (Libro #2)

    THRILLER CON L’AGENTE SADIE PRICE

    SOLO OMICIDIO (Libro #1)

    SOLO RABBIA (Libro #2)

    SOLO SUA (Libro #3)

    INDICE

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRÉ

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    CAPITOLO UNO

    Carlina Adams aprì l’ombrello e uscì sotto il temporale.

    Uno di quegli stupidi temporali di Dallas, borbottò tra sé mentre il vento freddo le scagliava la pioggia sulle guance. Tanto casino, ma non durano mai molto. Scommetto che sarà tutto finito prima che io arrivi a casa.

    Oak Cliff, il loro quartiere, era una zona tradizionale, con alberi antichi e ampi giardini. La scorciatoia tra le loro case tagliava attraverso il boschetto al centro del quartiere. Da bambine, lei ed Evvie giocavano in continuazione in mezzo al bosco. Una volta avevano persino costruito una casa sull’albero.

    Inclinò l’ombrello all’indietro e cercò di scorgere i resti della casetta tra le sagome scure dei rami, ma si accorse subito di non riuscire a vedere nulla. Prese il cellulare e accese la torcia per orientarsi.

    Illuminando il sentiero davanti a sé, vide uno spesso strato di fango.

    Fantastico. Tanti saluti alle mie sneakers nuove.

    Avanzò con cautela, prendendo un percorso più tortuoso su un terreno rialzato e meno fangoso. Sebbene conoscesse ogni albero come il palmo della sua mano, ora, sotto la pioggia battente, quel luogo le sembrava inquietante, sinistro.

    Certo, la faccenda di Marlene Dotts aveva decisamente scosso quel tranquillo quartiere. Su questo non c’erano dubbi.

    Marlene era stata una compagna di classe di Carlina alla scuola superiore Oak Cliff di Dallas. Ok, va bene, era una stronzetta, ma lo erano un sacco di ragazze, a scuola. Era carina, briosa. Era stata accettata a Stanford. Avrebbe fatto strada.

    E poi, tornando a casa da scuola in una buia sera di marzo, era scomparsa.

    Il suo corpo era stato ritrovato non lontano, nella periferia di un quartiere sicuro e per famiglie come quello. Era stata strangolata e abbandonata lì.

    È stato... wow. Si sta avvicinando la data del primo anniversario, pensò Carlina mentre si stringeva il cappuccio intorno al viso.

    Sembrava quasi ingiusto che loro fossero ancora lì, quasi alla fine del primo anno di college, mentre la vita di Marlene era stata stroncata. Marlene aveva fatto parte della cerchia di amici di Carlina, e il suo omicidio aveva sconvolto ogni cosa. Il fermento per la fine dell’ultimo anno e per il diploma era stato fortemente smorzato. Gli amici, sconvolti, per settimane si erano riuniti nei corridoi a piangere, invece di parlare di quale università li avesse accettati. Il ballo di fine anno era stato annullato. Si tennero delle veglie. Al funerale c’era così tanta gente che Carlina non era nemmeno riuscita a entrare in chiesa.

    Tuttavia, le persone avevano tutte le ragioni di essere ossessionate. Non solo perché Marlene, giovane e bella, era stata uccisa nel fiore degli anni.

    Ma anche perché l’assassino non era mai stato trovato.

    Era un quartiere ricco, da anni non si verificavano omicidi da quelle parti. Tantomeno uno così efferato e rimasto irrisolto. Nessuna persona sana di mente avrebbe potuto fare una cosa del genere, e questo significava che tra loro c’era un pazzo.

    Probabilmente era stato qualcuno di passaggio. Ma nessuno lo sapeva con certezza. Naturalmente tutti erano ancora preoccupati.

    Adesso che Carlina ci pensava, probabilmente era per questo che sua madre era così preoccupata che lei uscisse da sola. Anche se era passato ormai un anno, Marlene non era stata dimenticata. C’erano troppi pazzi in giro.

    Affrettò il passo. Per la prima volta, si pentì di non aver preso il sentiero più diretto, e al diavolo le scarpe.

    Fortunatamente, però, dopo pochi passi, intravide le luci dei portici posteriori delle case del suo quartiere.

    Tirò un sospiro di sollievo e corse per gli ultimi metri, riprendendo il percorso abituale in mezzo al fango, fermandosi solo un paio di volte, quando il suo ombrello si impigliò in un ramo.

    In breve arrivò alla staccionata posteriore del suo giardino. Girandoci intorno, vide le luci del soggiorno accese: sua madre era probabilmente in casa, intenta a leggere al suo solito posto sul divano.

    Superò il vecchio castello con l’altalena che suo padre non si era ancora deciso a togliere, e si avvicinò al vialetto di accesso, passando dal lato della casa.

    Come pensava, quando arrivò e vide il suo SUV grigio parcheggiato nel vialetto, la pioggia si era ormai ridotta a una pioggerellina. Passò in mezzo alle pozzanghere, scrutando i finestrini dell’auto.

    Erano tutti chiusi. Falso allarme.

    Fantastico, pensò alzando gli occhi al cielo. Che perdita di tempo. Sono proprio un’imbranata. Probabilmente inciamperei, se fossi inseguita da un serial killer.

    Si voltò verso la porta d’ingresso, domandandosi se entrare a salutare sua madre, ma cambiò idea. Se la mamma scopre che sono qui, mi farà venire i sensi di colpa e mi farà rimanere a casa.

    Stava per voltarsi e tornare verso la casa di Evvie, quando sentì un rumore alle sue spalle.

    Si irrigidì, pensando alla povera Marlene, in giro a sola, di ritorno dall’allenamento di calcio. Magari proprio in una sera come quella...

    Girandosi, scrutò l’oscurità. Il quartiere era silenzioso in modo inquietante. I lampioni erano accesi lungo tutta la strada e facevano luccicare le pozzanghere sull’asfalto, ma nonostante questo, la zona, che di solito è molto trafficata, era silenziosa. Non c’era anima viva in giro.

    Sarà stato un animale. Ci sono troppi scoiattoli da queste parti, pensò tra sé. Ne aveva quasi investiti due, quel giorno, tornando da Tulane. Raggiungendo il retro della casa, sbirciò dentro una finestra. Ecco sua madre, rannicchiata sotto una coperta a leggere.

    Beh, pensò Carlina, chiudendo l’ombrello. Ciò che non sa non può ferirla. E non lo scoprirà mai, anche se si mette a curiosare in camera mia.

    Si voltò per attraversare il prato rigoglioso e umido e raggiungere il bosco. Ma non appena fece un passo in quella direzione, sentì un altro rumore.

    Stavolta proveniva da dietro la vecchia altalena.

    Il castello in legno con l’altalena era stato il suo rifugio, da bambina. Adesso era abbandonato, un mucchio di legna in decomposizione pronta per un falò. Al buio pareva una piccola montagna, con l’altalena rotta che pendeva di traverso dalle catene arrugginite. Quando si avvicinò al recinto sul retro, le giunse alle orecchie il suono dell’acqua che gocciolava tutt’intorno.

    E poi sentì di nuovo il rumore di prima. Non era un ramo che si spezzava, però. Sembrava più che altro un raschiare, come unghie sulla corteccia. Questa volta non era sicura da dove venisse. Da dietro il castello?

    Forse c’era un animale ferito. Una volta suo padre aveva trovato il nido di un uccello caduto da un albero. Erano riusciti a salvare un paio di piccoli, che però morirono nei giorni successivi.

    Si avvicinò lentamente alla montagna di legno e sbirciò dietro, illuminando con la torcia di qua e di là, spaventata da quello che avrebbe potuto vedere.

    Ma non c’era niente. Nessun animale. Solo erba bagnata e alcuni cespugli che delimitavano il retro della loro proprietà.

    Tirando un sospiro di sollievo, si voltò per dirigersi verso il bosco e tornare da Evvie. Brendan crede già che io sia stupida. E penserà che sia ancora più stupida quando gli dirò dei finestrini.

    Aveva appena deciso di non dirglielo - c’erano un sacco di cose che gli teneva nascoste, dopotutto - quando con la coda dell’occhio vide una sagoma muoversi.

    All’inizio pensò che fosse un animale. Uno grande. Poi, improvvisamente, delle mani le avvolsero il collo, togliendole ogni suono dalla gola. Un respiro caldo le sfiorò la guancia.

    Si rese conto in un attimo che qualcuno la stava strangolando. Perché? Boccheggiando in cerca d’aria, cercò di fare proprio quella domanda, ma la pressione sulla sua gola era troppo forte. Tutti i sogni e i desideri che aveva, tutta la sua eccitazione per il futuro... sembrarono affievolirsi, mentre i polmoni cominciavano a dolerle. Calde lacrime le scesero sulle guance, e il mascara le sbavò negli occhi, facendoglieli bruciare mentre li strabuzzava.

    L’aria nei polmoni se ne stava uscendo velocemente e tutto il suo corpo cominciò a tremare per la paura di quello che stava per succedere. Si dimenò inutilmente, cercando con i piedi di trovare un punto d’appoggio sul terreno fangoso.

    Marlene...

    Il nome le balenò nella mente. Le si annebbiò la vista e un dolore acuto si diffuse nella sua testa. Il battito del cuore le rimbombava nelle orecchie e, per un attimo, si domandò se avrebbe subito la stessa sorte di Marlene.

    No...

    Non aveva mai desiderato così tanto di poter urlare.

    Ma era impossibile.

    Fissò il vuoto, mentre l’ultimo respiro la abbandonava, finché i suoi occhi non furono più in grado di vedere.

    CAPITOLO DUE

    Mia North era seduta su una panchina nel parco, con in mano un foglio di carta stropicciato mentre sorvegliava la casa di uno dei migliori poliziotti di Dallas Fort Worth, il detective Kevin Reynolds.

    Cioè, uno dei migliori è questione di opinioni, pensò con amarezza, scacciando il pensiero di Kelsey. In quel momento, sua figlia di quasi nove anni si stava probabilmente alzando.

    Il che significava che Mia aveva perso l’ennesima occasione di prepararle una colazione fatta in casa.

    Tutto per colpa di quel bastardo.

    Controllò l’indirizzo. Sì, corrispondeva. Era lì che abitava quel verme.

    Era lì che dormiva, mangiava, e trascorreva il tempo con la sua famiglia... mentre Mia North doveva strisciare nell’ombra, giorno dopo giorno, sperando di non essere scoperta. A stento riusciva a fare un respiro senza temere di avere qualcuno alle costole.

    A causa sua.

    Di Kevin Reynolds.

    Cioè, Wilson Andrews, in realtà. Wilson Andrews era l’aspirante senatore che, nel tentativo di proteggere il suo fratello pazzo Jerry, aveva cercato di incolpare Mia di alcuni dei suoi crimini. Era stata un bersaglio facile, poiché era stata arrestata e incriminata per l’omicidio di Ellis Horvath, il tizio che aveva pedinato sua figlia Kelsey. A Kevin Reynolds era bastato manipolare un po’ le prove da dietro le quinte, per farla apparire colpevole. Kevin doveva essere stato pagato da Wilson Andrews. Mia lo sapeva. Sapeva che c’era un collegamento da qualche parte. Doveva esserci.

    Bisognava solo riuscire a dimostrarlo.

    E aveva la sensazione di essere sulla buona strada. Se fosse riuscita a entrare in casa sua, magari avrebbe trovato qualche prova che collegasse il detective all’aspirante senatore. Forse avrebbe potuto scoprire che cosa lui ci facesse esattamente, nascosto nel magazzino dove era stato ucciso Ellis Horvath.

    Chiuse le mani a pugno mentre sedeva vicino alla vecchia auto scassata che aveva comprato per 200 dollari in una zona malfamata fuori città, aspettando che l’uomo del momento facesse la sua apparizione. Sarebbe dovuto uscire presto per andare al lavoro... no?

    Eppure Mia era rimasta seduta lì per un’ora ad aspettare sulla panchina del parco antistante il suo condominio, ma di Reynolds neanche l’ombra.

    Fanculo, pensò, controllando l’ora sul cellulare usa e getta. Erano quasi le nove. Impaziente, infilò il foglio di carta nella giacca, si tirò su il cappuccio nascondendo i capelli castani raccolti in una coda, sistemò gli occhiali da sole scuri sul naso e attraversò la strada di corsa.

    Il condominio era un edificio rettangolare con un singolo portone a vetri al centro. Quando Mia ci passò davanti, sbriciando all’interno con fare innocente, vide un androne con delle cassette della posta. Controllò per assicurarsi che nessuno la stesse osservando. Poi, correndo il rischio, salì i tre gradini e provò ad aprire il portone, aspettandosi di trovarlo chiuso a chiave.

    Invece si aprì senza problemi.

    Entrò e andò a passo svelto verso le cassette della posta. Il pavimento era in vecchio linoleum e la decina di cassette delle lettere, un tempo d’ottone, erano ora consunte e graffiate, con etichette di vari colori che riportavano vari nomi, alcuni sbiaditi, altri nuovi.

    Il nome di Kevin Reynolds sembrava il più nuovo di tutti. Mia inspirò quando lesse il numero del suo appartamento: 3E.

    E, pensò, terzo piano.

    La puzza di piscio di gatto la investì appena si voltò per salire le scale fatiscenti.

    Per qualche motivo, ho la sensazione che Kevin Reynolds non sia sposato. Nessuna donna sposata vivrebbe in un posto del genere. Scommetto che ha divorziato da poco, pensò. Bene.

    Anche se non si avvicinava neanche lontanamente agli orrori che aveva passato lei con l’arresto, la condanna, le settimane in prigione... almeno era un po’ di squallore nella sua vita. Mia non augurava il male a nessuno, davvero, ma con persone come lui e Wilson Andrews era difficile non farlo.

    Mentre saliva i gradini, la puzza di urina di gatto si mescolò a quella di vecchia spazzatura. Si coprì il naso con una mano e proseguì.

    L’odore acre sembrò aumentare man mano che si faceva strada lungo il corridoio. 3A, 3B, 3C...

    Improvvisamente, una porta dietro di lei si aprì. La voce di una vecchia tuonò: E tu chi sei? Sei una di quelle prostitute? Sei qui per spacciare droga? Questo è un posto rispettabile! Non vogliamo gente come te qui in giro!

    Mia si girò, scuotendo la testa. Vide una donna robusta con i capelli grigi raccolti da forcine che brandiva una scopa, come se avesse intenzione di usarla come arma contro di lei. No, sono solo... un’addetta del comune. Sto facendo accertamenti su questa puzza.

    La donna si accigliò. Quale puzza? Dove sono le tue credenziali? Sei una sgualdrina bugiarda, ecco cosa sei. Non ci servono altre prostitute da queste parti. Né drogati. Per colpa vostra, che vi aggirate come ombre, questo posto ha una cattiva reputazione.

    Mia si voltò e si allontanò di un passo dalla donna, sperando che la lasciasse in pace.

    Ma trasalì quando quella urlò: Ehi! Stammi a sentire! Chiamo la polizia! e sbatté la porta del suo appartamento, facendo tremare le pareti.

    La polizia. Doveva andarsene da lì. Ma, mentre stava per tornare indietro, giunta quasi all’appartamento 3D, quel tanfo orribile mutò, facendole lacrimare gli occhi e facendole salire il cuore in gola.

    Conosceva piuttosto bene quell’odore, perché era caratteristico e indimenticabile. Era stucchevole, come il tanfo di un cadavere in decomposizione.

    Inspirò profondamente, per essere sicura.

    C’era sicuramente qualcosa di strano, lì al terzo piano.

    Si mise a correre, dirigendosi verso l’appartamento 3E, che si trovava in fondo al corridoio. Arrivata lì, si fermò. La puzza era più forte che mai. Mise la mano sulla maniglia della porta, riflettendo sul da farsi. Non poteva bussare, e se qualcuno avesse aperto?

    Così ruotò silenziosamente la maniglia. Il pomello fece un clic e cedette.

    Mia spinse leggermente e l’uscio si aprì di uno spiraglio.

    Fu colpita da una zaffata così intensa che

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