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Il bambino
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E-book66 pagine48 minuti

Il bambino

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Info su questo ebook

In una fredda casa di montagna, una festa di fine anno troppo movimentata, ha dei risvolti inquietanti. Come riuscirà Adrian Murray a scegliere tra le diverse realtà che gli si proporranno e sfuggire alla ragnatela spazio-temporale tessuta dal destino?

LinguaItaliano
Data di uscita28 nov 2016
ISBN9781370846207
Il bambino
Autore

Daryl V. Riggs

Daryl V. Riggs is the acclaimed author of a game programming books series in Italian. He has a degree in Computer Science and has been a software developer since he was a teenager. In his other life, he is a cat person, a videogame junkie and a heavy metal guitar player. Daryl has lived in California and United Kingdom. He now lives in Sicily, in the middle of the Mediterranean Sea, and is a fluent Italian speaker. When he's not writing or programming, Daryl enjoys snowboarding, Sicilian beer and paragliding over the highest active volcano in Europe – mount Etna – with his Italian wife.Daryl loves to hear from readers. You can visit him online at http://www.ztc-labs.eu/daryl

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    Anteprima del libro

    Il bambino - Daryl V. Riggs

    1

    Adrian, in preda al panico, uscì di corsa dalla casa, scese con prudenza le scale ghiacciate e salì in macchina. Proiettata a terra dai fari, l'ombra del cancello spalancato si spostava tetra man mano che la macchina procedeva lungo il vialetto di ghiaia.

    Qualcosa sembrava muoversi tra i rami nel buio. Adrian accese gli abbaglianti e vide una creatura della notte che se ne stava lì a scrutarlo dal bosco con occhi gelidi. «È solo una civetta, calmati, calmati!» gridò a sé stesso.

    Si mise sulla strada principale e iniziò a scendere con cautela per i tornanti. «...ho immaginato tutto, ho avuto un’allucinazione...» diceva mentre guidava lentamente.

    Il respiro si era condensato in una nuvola di vapore che, nel freddo abitacolo della macchina, aveva appannato il parabrezza.

    Mentre faceva le sue congetture sull’assurdità di quella situazione, arrivò alla curva della morte. Non c’era nessuno e il muretto era intatto.

    «Non sono mai stato qui! È stata solo un’allucinazione!»

    Un rumore proveniente dal bosco gli fece accapponare la pelle; fermò la macchina e abbassò il finestrino. Una corrente d’aria gelida lo investì. Poi, di nuovo lo strano suono simile ad un ululato squarciò il silenzio.

    «Non è possibile, qui non ci sono lupi.»

    Riprese a guidare con il cuore in gola fin quando non vide delle luci filtrare da dentro la boscaglia. Decise di andare a vedere cosa fosse – forse avrebbe trovato una risposta – e, con un’immensa dose di coraggio, accostò la macchina e scese.

    Camminava cercando di non fare rumore verso la luce bluastra che illuminava gli alberi e le pietre in modo surreale. Adesso sentiva anche un fruscio e un rumore di foglie e rami secchi scricchiolare sotto il peso di qualcuno o qualcosa che si muoveva.

    Man mano che proseguiva, addentrandosi nella fitta vegetazione, il sottobosco diventava sempre più blu. Alieni? È di questo che si tratta allora? si chiedeva. In queste zone negli anni cinquanta ci sono stati avvistamenti... rapimenti... continui contatti... Ma che ci faccio qui? Me ne torno dritto a casa.

    Fece dietrofront in direzione della macchina. La luce blu si spense e si trovò al buio. Adesso era difficilissimo seguire il sentiero. Sentiva le foglie sbattergli in faccia e i rami impigliarsi nella giacca, trattenendolo, come se il bosco lo stesse reclamando. Accelerò il passo col cuore che gli martellava nel petto.

    «Fermo!» tuonò una voce dietro di lui. La luce blu si riaccese.

    Rimase pietrificato.

    «Non respirare neanche» continuò la voce.

    «L’hai preso?» chiese affannata una seconda voce che si avvicinava.

    «Dove credevi di andare? Eh?» continuò il primo puntandogli una torcia elettrica dritta negli occhi. Adrian schermò la luce con una mano e riuscì a intravedere una divisa da poliziotto.

    Il secondo agente li raggiunse e gli intimò di seguirlo. Lo condussero per un sentiero nel mezzo del quale, poco più in basso, era parcheggiato il loro fuoristrada. La luce blu, che si faceva sempre più intensa, era quella del lampeggiante.

    «Cos’è? Non parli?» chiese l’uomo che lo spingeva conficcandogli la pistola nella schiena. «Adesso ti portiamo dentro e questa volta buttiamo via la chiave.»

    «Temo che mi stiate confondendo con qualcun altro» si azzardò finalmente a balbettare Adrian.

    L’agente che lo precedeva si poggiò al fuoristrada per prendere fiato, guardandolo meravigliato e disgustato.

    «Davvero, non sono chi credete…»

    Adrian si sentì afferrare per i capelli.

    «Non serve, non serve!» gridò invano mentre veniva scaraventato contro un albero.

    «Sono Taylor, l’abbiamo preso» disse alla radio l’agente affannato mentre si accendeva una sigaretta e si godeva lo spettacolo.

    «Non sono chi credete...» implorò Adrian piangendo.

    L’agente violento allora lo afferrò per la giacca e lo spinse al suolo.

    Adrian cercò di attenuare la caduta con le braccia affondando le mani nella terra umida. Toccò qualcosa di molliccio, poi qualcosa di duro.

    Il poliziotto si avvicinava con la pistola in mano. Fu allora che Adrian vide il bambino, alle spalle dell’uomo, risalire il sentiero.

    La paura fu sostituita dalla rabbia. Strinse i denti, afferrò la pietra che aveva incontrato la sua mano

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