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Il polso del tennista
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E-book193 pagine1 ora

Il polso del tennista

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Info su questo ebook

Io gioco con molto polso, diceva Andre Agassi. Chissà con quale maggiore consapevolezza, e migliori risultati, lo avrebbe fatto se avesse avuto a disposizione il libro di Lisi. Superate le difficoltà di un linguaggio specialistico che non gli è familiare, ogni lettore tennista ne trarrà un gran giovamento. I guai di Del Potro lo aiuteranno a capire quali movimenti mettono a repentaglio i suoi polsi, mentre i colpi di Federer e di Nadal gli spiegheranno quanto il polso può contribuire alle prove d’artista che ha sempre ammirato. Una lettura non usuale, ma davvero proficua.
LinguaItaliano
Data di uscita19 giu 2022
ISBN9788893693202
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    Anteprima del libro

    Il polso del tennista - Rodolfo Lisi

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    Collana Orme

    IL POLSO DEL TENNISTA

    di Rodolfo Lisi

    Proprietà letteraria riservata

    ©2022 Edizioni DrawUp

    www.edizionidrawup.it

    redazione@edizionidrawup.it

    Progetto editoriale: Edizioni DrawUp

    Direttore editoriale: Alessandro Vizzino

    Immagine di copertina: Mark Smollin, ©Serving (1994)

    Elaborazione grafica: Adriana Giulia Vertucci

    Disegni interni: Mirco Tangherlini

    I diritti di riproduzione e traduzione sono riservati.

    Nessuna parte di questo eBook può essere utilizzata, riprodotta o diffusa, con qualsiasi mezzo, senza alcuna autorizzazione scritta.

    I nomi delle persone e le vicende narrate non hanno alcun riferimento con la realtà.

    ISBN 978-88-9369-320-2

    Presentazione

    Le patologie del polso, che compaiono durante l’attività sportiva, sono purtroppo frequenti. È importante perciò riconoscerle e trattarle adeguatamente, così da favorire il ritorno dell’atleta alle competizioni. È ben nota la proficua convivenza fra specialisti chirurghi e terapisti, per intraprendere e proseguire un iter corretto di trattamento finalizzato a un completo recupero funzionale. Tuttavia, in ambito sportivo specifico, esistono altre figure che, posizionate più o meno vicino all’atleta, ne influenzano l’atteggiamento comportamentale, atletico e curativo. Una di queste è il preparatore: egli modella l’atleta, ne corregge i difetti, ne potenzia i pregi tecnici, recuperandolo definitivamente all’attività sportiva. Non sempre esiste una comunione di intenti o una visione concorde riguardo alla prevenzione dei danni sportivi e al trattamento curativo degli stessi. Un libro descrittivo su anatomia, fisiologia e tecnica applicativa del gesto del tennis, corredato da riferimenti storici di infortuni a carico di atleti importanti, non lo avevo finora mai visto. Complimenti perciò all’autore del presente libro, innanzitutto per la sorpresa che mi ha fatto.

    Nel tennis si ritiene la spalla, come pure il gomito, distretto anatomico fondamentale (o addirittura esclusivo); ma se l’attrezzo (racchetta) non è bene impugnato, e se il polso fa male o genera dolore in uno dei gesti specifici, l’atleta non gioca o, se gioca, non vince. Al pari delle altre strutture corporee (gomito, spalla, ginocchia, caviglia, schiena, etc.), il polso è un elemento essenziale nel tennis: deve essere conosciuto e protetto per prevenire danni caratterizzati da lesioni acute o, più frequentemente, microtraumatiche ripetitive. L’autore del presente testo sottolinea come le lesioni del polso, in alcuni grandi giocatori di tennis, siano state trattate - più o meno adeguatamente - da specialisti in chirurgia della mano. Trattasi di una super specialità dell’ortopedia e della chirurgia plastica; ma la conoscenza della pratica sportiva e l’esperienza del trattamento di queste lesioni fa la differenza all’interno di questa che può dirsi nicchia della chirurgia stessa. Tale appare anche il concetto e il progetto dell’autore. Preparatori genericamente sprovvisti di nozioni di anatomia e funzione del polso difettano di un tassello nella visione globale della specialità. Questo libro rimedia a tale mancanza attraverso l’istruzione sulle funzioni fondamentali del polso, correlandole con il gesto sportivo. E ancora: leggere Il polso del tennista permette altresì di comprendere il mondo del polso e consente di addomesticare i difetti, modificando ad esempio l’impugnatura (presa a una o due mani) e suggerendo come colpire la pallina, e quant’altro di specifico, a sostegno o prevenzione di potenziali danni. Nasce così un team di specialisti-preparatori che non si limita a trattare esclusivamente la spalla e il gomito ma anche il polso, conseguendo una situazione di competenza globale del gesto.

    Il chirurgo della mano, quindi - e aggiungo finalmente - ha un collaboratore in più; non solo il terapista della mano, ma anche una figura professionale (il preparatore atletico, appunto), che finalizza tutto il lavoro svolto precedentemente e che parla lo stesso linguaggio dei primi.

    Grazie a Rodolfo, dunque, per aver scritto un libro che sarà di aiuto a tutti i cultori della materia, consentendo loro di capire pienamente che il polso non è l’ultimo elemento dell’arto superiore ma è, esso stesso, un elemento fondamentale.

    Riccardo Luchetti

    Chirurgo del polso e della mano

    Prefazione

    Il polso dolente, liso e ciancicato, ma nei casi più preoccupanti anche frantumato e ridotto a una cotoletta, fa parte del tennis di oggi. Il mio tennis - di quand’era? Quaranta, cinquanta anni fa? - non lo prevedeva. Qualche caso, forse, ma niente che abbia suscitato scalpore né abbia dato la stura a un vero e proprio assedio tennistico da parte di agenti patogeni portatori di sfiga, come nel caso del buon Del Potro, che credo abbia ormai trascorso più tempo in astanteria che su un campo da tennis.

    Il tennis degli anni Settanta, malgrado le racchette in guisa di clave, talmente dure che neanche romperle era facile (non vi dico, poi, quella di Borg, più tosta di un fuoristrada Uaz) mostrava altri dolori, credo più umani di quelli attuali. Il gomito del tennista, che era quello della lavandaia (o forse della lavandaia tennista), un filo di mal di schiena, normalmente curato a base di creativi bibitoni, e qualche indolenzimento muscolare, ci accompagnavano nei nostri viaggi per il mondo, fornendo materia per racconti e storielle che pascolavano lietamente nei dietro le quinte di allora. Quando Bertolucci fu costretto a rinunciare al doppio di Coppa a Varsavia (lo giocai con Barazzutti, infatti, prima e unica volta), per un mal di schiena che il solito bibitone lenì in poche ore causandogli per contrappasso uno stato di priapismo talmente arroventato che il povero Paolo fu costretto per ventiquattro ore a indossare un triplo strato di mutande, fu un raccontino che fece presto il giro del circuito, e le prese in giro proseguirono per settimane.

    Questo libro di Lisi, ultimo (forse) di una lunga collana in cui l’autore ha posto sotto la lente d’ingrandimento tutti gli aspetti fisici più problematici del mestiere di tennista, è dunque in linea con il tennis attuale e da esso prende spunto, con grande praticità e conoscenza della materia. Vi sono indicazioni per capire, soluzioni mediche per venire a capo dei problemi, ma vi sono anche consigli applicabili solo attraverso un’esatta impostazione dei colpi, ed è questa dal mio punto di vista la parte più convincente del suo sforzo, quanto meno, quella che più mi colpisce e mi invita all’approfondimento, tanto più ora che sto facendo ripartire un circolo storico a Treviso, e dovrò pormi insieme con i miei collaboratori il problema di un insegnamento tennistico ai più giovani che sia moderno, sì, ma anche classico come piace a me, e soprattutto rispettoso del fisico.

    Il copia-incolla che vi propongo è tratto proprio dalle prime righe del capitolo su Del Potro: Un tennista adeguatamente preparato è raramente predisposto a una patologia infiammatoria degenerativa del carpo in quanto nel corretto gesto atletico il sistema polso-mano si trova su un unico asse con l’avambraccio. Un libro destinato, dunque, a chi deve assumersi la responsabilità più grande, quella di un insegnamento corretto da offrire al giovane tennista. Il primo maestro, di fatto. Comunque destinato ai primi che imprimono le loro mani sul tennis di un allievo.

    Responsabilità. La stessa che deve spingere a conclusioni che possono sembrare oggi in controtendenza. Importa che il ragazzo impari solo a colpire forte, qualunque sia il rischio che si celi in ognuno di quei colpi che forzano i gesti corretti, o è il caso di avviarlo lungo una strada meno improvvisata, nel corso della quale non è affatto escluso che giunga ugualmente a un tennis di alto livello, competitivo, e anche violento come richiede il gioco di questi anni?

    È un libro che raccomando a tutti i maestri, questo di Rodolfo Lisi. Da leggere per le conclusioni che regala, senza darsi per sconfitti di fronte all’impatto con la terminologia scientifica.

    Anche se sono convinto che certi tipi che ho incontrato nelle mie multiformi carriere, negli anni da capitano di Davis per esempio, metterebbero in serio imbarazzo anche il buon Lisi. Omar Camporese, per dirne uno... Il suo gimme five con Nargiso al termine della Davis di Bari con la Danimarca che lo portò dritto in ospedale (lussazione alla mano) davvero non saprei come collocarlo, neppure all’interno di una collana così attenta e giudiziosa come quella dell’autore. Un colpo secco, fuori da ogni manuale del tennis. Ma che volete farci, Omar era quello che da un momento all’altro ti compariva di fronte completamente ingessato, busto, gambe, braccia, una sorta di mummia tennista. Erano falsi d’autore, divertenti persino, ma qualche volta - lo ammetto - ci sono caduto pure io.

    Adriano Panatta

    Capitolo 1

    Anatomia, fisiologia delle relazioni articolari (biomeccanica) e delle loro funzioni variabili in relazione alle linee di gravità (biodinamica) e al movimento (artro-cinematica) di avambraccio, polso e mano

    1.1.   Premessa

    La mano è il principale strumento effettore dell’ingegno umano grazie all’associazione della capacità di presa abbinata alla mobilità del polso. Questo complesso articolare è anche un efficace mezzo di espressione quando aiuta, o sostituisce totalmente, la parola tramite il linguaggio dei segni. Si tratta di un organo meccanico, il più adatto a creare e a modellare l’ambiente antropico, che è la porzione anatomicamente più lontana dalle strutture neurologiche centrali dell’arto superiore. Infatti, il braccio è una lunga catena cinetica articolata, in cui si distinguono, oltre al cingolo scapolare, la spalla, il gomito e, all’estremo, il polso e la mano. Essa a sua volta è costituita da carpo, metacarpo e

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