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John Lennon: Canzoni storia e traduzioni
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E-book386 pagine5 ore

John Lennon: Canzoni storia e traduzioni

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Info su questo ebook

Leggere i testi delle canzoni di John Lennon è il modo migliore per avvicinarsi sia all'artista sia all'uomo: disco dopo disco, infatti si è raccontato senza paura di mostrarsi debole, insicuro, geloso o rancoroso, mettendo a nudo la propria intimità. Emerge un uomo contraddittorio, sfaccettato, mai in pace con se stesso e spesso incerto, ma sempre in grado di stravolgere i canoni acquisiti della musica e della cultura pop. Questo libro, attraverso l'analisi dei testi, la ricostruzione del contesto in cui le canzoni sono state scritte e il racconto delle vicende meno conosciute della carriera, ci accompagna nella vita di John Lennon, nei suoi angoli più scuri e nella sua avventura oltre i Beatles, raccontando la parabola artistica di uno dei più grandi interpreti della musica mondiale.
LinguaItaliano
EditoreDiarkos
Data di uscita27 apr 2021
ISBN9788836160976
John Lennon: Canzoni storia e traduzioni

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    Anteprima del libro

    John Lennon - Vincenzo Oliva

    Introduzione

    Le mie canzoni sono tutte canzoni personali, come dei diari. In fondo sono semplici parole; d’altra parte anche i libri che ho scritto sono diari personali, principalmente scritti in prima persona o magari sotto forma di semi follia, ma non sono poi tanto diversi dalle mie canzoni.

    Questa frase, buttata là durante una delle tante sue interviste, è la chiave di volta per capire le canzoni di John Lennon: ogni disco e ogni singolo brano sono il diario del periodo che stava attraversando quando l’aveva scritto e composto.

    Dopo i primi successi dei Beatles, con pezzi dai testi non sempre memorabili, Lennon aveva iniziato un percorso di scrittura più consistente, indicando la strada ai colleghi sia all’interno sia all’esterno dei Fab Four. Questo momento di svolta, fondamentale per il futuro del pop e del rock, va individuato a metà anni Sessanta, quando dagli amori adolescenziali di Love Me Do e She Loves You e gli ammiccamenti sessuali di Please Please Me, Lennon era passato alla consapevolezza di I’m A Loser, alla richiesta di aiuto di Help! e poi via via alle riflessioni esistenziali di Strawberry Fields Forever, Tomorrow Never Knows o A Day In The Life, o al racconto, proprio come se fosse un diario, perfino dei suoi tradimenti coniugali, come in Norwegian Wood. Dopo lo scioglimento dei Beatles, questa attitudine è aumentata e si è consolidata, fino a rasentare l’ossessione nei testi di alcuni brani di Plastic Ono Band o Walls And Bridges.

    Nelle sue canzoni, John Lennon ha cantato tutto di sé, dalle sue convinzioni politiche alle sue passioni temporanee, ha raccontato i suoi momenti felici e quelli difficili, senza avere timore di apparire sfrontato o esagerato e senza vergogna di mostrarsi debole, insicuro, disperato, bisognoso dell’amore di Yoko Ono e terrorizzato alla sola idea di essere lasciato. Le parole di Sean Lennon, il secondogenito di John, sono perfette per cogliere questo aspetto e sono riportate nella biografia John Lennon di Philip Norman pubblicata in Italia nel 2009:

    Mio padre ha inventato la canzone dell’insicurezza […]. Esprimere la propria insicurezza e mettersi in discussione come ha fatto lui nelle sue canzoni è, per quanto riguarda gli uomini, un fenomeno postmoderno. Artisti come Mozart o Picasso non lo fecero mai; è qualcosa che è avvenuto soltanto dopo la Seconda guerra mondiale. E questo senso di insicurezza, che innumerevoli cantautori hanno poi cercato di copiare, è stato lui a inventarlo.

    Lennon ha fatto tutto questo nelle sue opere musicali, ma c’è una grande differenza tra un diario segreto e una canzone ascoltata da milioni di persone. La trasparenza con cui si raccontava, pur essendo a volte quasi fastidiosa, come nel caso del travaglio per disintossicarsi dall’eroina di Cold Turkey, lo ha fatto amare ancora dal pubblico, affascinato, oltre che dal suo talento, dalla sua sincerità.

    Questo libro…

    Questo libro è una versione rivista, approfondita e ampliata di nostre precedenti pubblicazioni su John Lennon. Si pone quindi al termine di una ricerca di lungo respiro su figura e produzione musicale dell’artista di Liverpool. Rispetto alle pubblicazioni precedenti,¹ due capitoli vanno ad esplorare aspetti ancora non affrontati.

    1. Vincenzo Oliva, Riccardo Russino, Le canzoni di John Lennon, Editori Riuniti, 2000 e You May Say I’m A Dreamer, Arcana, 2014.

    Il primo racconta il rapporto tra Lennon e Paul McCartney dopo la fine dei Beatles, passato da liti aspre, molte in pubblico, alla serenità della ritrovata amicizia, mentre il secondo racconta in modo dettagliato la storia tormentata di Rock ‘N’ Roll, il disco di cover anni Cinquanta. Gli altri capitoli sono stati tutti arricchiti grazie a ulteriori ricerche che ci hanno permesso di raccontare, con sempre più dettagli, la storia delle canzoni di John Lennon: abbiamo condotto un lavoro di archivio, andando a rileggere le più importanti interviste in cui Lennon parla dei suoi album e spiega le sue opere e riguardando le sue apparizioni televisive. Altra preziosa fonte sono stati i libri scritti da chi lo ha frequentato, come per esempio Loving John e Instamatic Karma di May Pang, la compagna durante la separazione da Yoko Ono tra il 1973 e i primi mesi del 1975.

    Per rendere questo libro ancor più completo e preciso, abbiamo ascoltato e analizzato ore e ore di materiale inedito reperibile nel vasto numero di dischi clandestini, i bootlegs di Lennon. In questo modo abbiamo studiato la genesi di tutte le sue canzoni che, prima di arrivare alla forma definitiva, hanno attraversato vari stadi. Un esempio significativo in tal senso è (Just Like) Starting Over, il cui embrione esisteva già un paio di anni prima della versione poi registrata nel 1980. Ogni capitolo racconta un album ad eccezione di tre. Il primo è il numero quattro del quale abbiamo detto: è quello dedicato al rapporto tra Lennon e McCartney dopo la fine dei Beatles. Il capitolo undici è dedicato alle canzoni alle quali stava lavorando quando è stato assassinato e a quelle rimaste inedite dagli anni precedenti. La maggiore parte di questi brani, o abbozzi di brani, è stata pubblicata in album postumi, ma molti sono ancora oggi ufficialmente inediti. Infine, il capitolo dodici è una sorta di appendice-omaggio: parliamo delle canzoni dedicate a John Lennon e scritte da alcune delle più importanti rockstar. Iniziamo da quelle di Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr e proseguiamo con quelle di Bob Dylan, degli U2, di Paul Simon, Joan Baez, Elton John, Neil Young, David Gilmour, Cranberries, Oasis e George Michael.

    Ogni capitolo è chiuso da tre voci: La recensione dell’epoca, L’andamento nelle classifiche italiane e Per saperne di più.

    Nella prima sono state recuperate le recensioni pubblicate ai tempi da settimanali americani o inglesi, in modo da avere un’idea, dopo tanti anni, di come il lavoro di Lennon fosse stato accolto. Infatti, se dopo la sua drammatica morte il musicista è diventato un mito, e i miti difficilmente vengono attaccati, quando era in attività i giornalisti erano piuttosto duri nei riguardi dei suoi album. Per rendersene conto, basta leggere la recensione dell’album Some Time In New York City.

    Per la seconda voce abbiamo recuperato dai giornali specializzati le classifiche dell’epoca per scoprire come fossero stati accolti dal pubblico nel nostro Paese gli album di Lennon. Ebbene, solo Imagine era arrivata al primo posto dove, comunque, si era fermato per una sola settimana. Oltre alle classifiche italiane, abbiamo indicato la massima posizione raggiunta nelle classifiche inglesi e americane, quelle che poi, agli occhi dei musicisti inglesi e americani, contano davvero. E così si scopre che Lennon in classifica aveva avuto ben pochi numeri uno, anzi, fino al 1974 non solo era ritenuto, da molti, l’ex Beatle più controverso e scomodo, ma era anche quello che aveva avuto meno successo commerciale, fatto prevedibile se consideriamo il personaggio e i temi affrontati: era stato superato sia da Paul McCartney sia da George Harrison e, a un certo punto, addirittura da Ringo Starr. La terza voce riportata a conclusione di ogni capitolo, invece, indica il bootleg più completo o rappresentativo tratto dalle session di registrazioni dell’album in questione, il cui ascolto aiuta, appunto, a saperne di più sul lavoro di Lennon. Va detto che se una volta i bootleg erano di difficile reperibilità e quindi appannaggio di pochi fans appartenenti al cosiddetto zoccolo duro, oggi grazie a Internet possono essere ascoltati piuttosto agevolmente.

    Grazie a Ezio Guaitamacchi per averci proposto di scrivere questo libro nel 2000 per la Editori Riuniti, grazie a Federico Pancaldi per averci dato la possibilità di pubblicare la nuova edizione del 2014 per Arcana. Grazie a Maurizio Caimi e Miriam Zanetti di Diarkos per averci proposto di realizzare questa nuova edizione.

    Per l’aiuto nella realizzazione di questo libro, ringraziamo Renato Facconi, Mauro Teti, Marco Tamborini, Ivan Storti, Roberto Caselli, Luca Guffanti, Dr. O’Callaghan, Marco Lanaro, Davide Cavaciocchi, Emilio Di Vitto, Pino Paone, Andrea Pisapia, Tonino Verde, Luciano La Bollita, Ruggero Menin. Un grazie speciale a Rossella Oliva, Maria Giorgione, Antonio Oliva, Adriana Oliva, Roberto Oliva. Un altro grazie speciale ad Arianna Cantoni per i consigli e i suggerimenti sempre preziosi.

    Infine, per mantenere alta la passione per i Beatles con la loro attività, grazie a Rolando e Alice Giambelli e agli amici dei gruppi Facebook Beatlesiani d’Italia e Beatles High School, in particolare a Giancarlo Giovinazzo, Franco Brusegan, Cristiano Cortellazzi, Claudio Noviello, Claudio Borca, Marco Lorenzo Tondolo, Carlo Tinti, Sergio Taraddei, Fabio Dolfi, Gabriella Fiano, Cristina Pezzarossa, Andrea Grasso, Diego Imperatore, Donatella Franzoni, Andrea Campalati e tutti gli altri. E un grazie speciale a Mauro Nelli per le impagabili e puntuali indagini sui vari mix e remix.

    Vincenzo Oliva e Riccardo Russino

    Milano, 25 settembre 2020

    John e Yoko tra provocazioni e avanguardia

    Unfinished Music No. 1: Two Virgins (Apple – Tetragrammaton, novembre 1968).

    Prodotto da John Lennon e Yoko Ono.

    Tracce: Two Virgins part 1 / Two Virgins part 2.

    Nota: ristampato in Cd dalla Rykodisc nel 1997 con l’aggiunta di una bonus track: Remember Love di Yoko Ono.

    Unfinished Music No. 2: Life With The Lions (Zapple, maggio 1969).

    Prodotto da John Lennon e Yoko Ono.

    Tracce: Cambridge 1969 / No Bed for Beatle John / Baby’s Heartbeat / Two Minutes Silence / Radio Play.

    Nota: ristampato in Cd dalla Rykodisc nel 1997 con l’aggiunta di due bonus track: Song For John e Mulberry, entrambe di Yoko Ono.

    Give Peace A Chance / Remember Love (Singolo, Apple, luglio 1969).

    Prodotto da John Lennon e Yoko Ono.

    Wedding Album (Apple, Ottobre 1969).

    Prodotto da John Lennon e Yoko Ono.

    Tracce: John & Yoko / Amsterdam.

    Nota: ristampato in Cd dalla Rykodisc nel 1997 con l’aggiunta di tre bonus track: Who Has Seen The Wind?, Listen, The Snow Is Falling, Don’t Worry Kyoko (Mummy’s Only Looking For Her Hand In The Snow). Sono tutte e tre canzoni di Yoko Ono.

    Cold Turkey / Don’t Worry Kyoko (Singolo, Apple, ottobre 1969).

    Prodotto da John Lennon e Yoko Ono.

    Instant Karma! (We All Shine On) / Who Has Seen The Wind (Singolo, Apple, febbraio 1970).

    Prodotto da Phil Spector.

    John Lennon incontra Yoko Ono il 9 novembre 1966 alla galleria Indica di Londra: è la seconda fondamentale svolta della sua vita. La precedente risaliva a undici anni prima quando, il 6 luglio 1957, aveva conosciuto Paul McCartney alla festa parrocchiale della St. Peter’s Woolton Parish Church a Liverpool. John ha sempre messo sullo stesso piano i due incontri:

    Ci sono due artisti con i quali ho collaborato per più di una sera: Paul McCartney e Yoko Ono. Credo che sia una buona scelta. Era Paul la persona che avevo scelto come partner, con la quale mi intendevo e che, a mio avviso, aveva del talento. Ho incontrato Yoko undici anni dopo e ho provato la stessa cosa, in un campo diverso. In qualità di scopritore di talenti credo di aver fatto un buon lavoro.²

    2. Jonathan Cott, Giorni memorabili. Conversazioni con John Lennon e Yoko Ono, Arcana, 2013.

    Per legarsi a Yoko Ono, Lennon lascia la moglie Cynthia Powell e il figlio Julian: una scelta che lo espone alle critiche sia della stampa sia dei suoi stessi fan, che accolgono con astio la sua nuova compagna. Nel 1969, parlando di come Yoko gli avesse cambiato la vita, Lennon aveva detto:

    Ero un solitario e non comunicavo in modo completo con nessuno e mi ci è voluto un po’ per adattarmi. Lei ha riscoperto, o coltivato, quello che c’era in me prima che lasciassi Liverpool, forse, e ha ripreso a coltivare il John Lennon autentico, andato perduto nei Beatles e nel turbinio del successo. Mi ha incoraggiato ad essere me stesso perché si era innamorata di me, non dei Beatles o di qualsiasi cosa io fossi all’epoca. Quando finisci sul binario secondario ci credi, quando sei al buio ci credi. Lei è arrivata e mi ha ricordato che c’era la luce, e quando ti ricordi che c’è la luce non vuoi più tornare al buio. Questo è quello che lei ha fatto per me.³

    3. Intervista di Richard Williams, pubblicata da «Melody Maker» in tre puntate il 6, 13 e 20 dicembre 1969.

    Nel 1980 invece avrebbe detto:

    Ero un macho della classe operaia, abituato ad essere servito, e Yoko non lo ha accettato. Dal primo giorno che l’ho incontrata, ha chiesto parità di tempo, parità di spazio, parità di diritti. Le dissi: «Non ti aspettare che io cambi in alcun modo. Non violare il mio spazio». Lei mi rispose: «Allora non posso stare qui, perché dove sei tu non c’è spazio. Tutto gira intorno a te e io non posso respirare in quella atmosfera». Le sono grato per l’educazione che mi ha dato.

    4. Intervista di Barbara Graustark, «Newsweek», 29 settembre 1980.

    Nata in una ricca famiglia di Tokyo, Yoko Ono si era trasferita da giovane a New York, dove era entrata a far parte del movimento Fluxus, l’aggregazione di artisti d’avanguardia nata intorno al 1962. Fluxus aveva preso il via nell’ambito di un festival musicale in Germania e poi si era sviluppato negli Stati Uniti. Il solo punto fermo del movimento era quello di non avere punti fermi, di non avere regole di appartenenza e di non essere un gruppo precostituito: in pratica, un flusso di libertà artistica creativa che spaziava nel campo dell’arte visiva, del teatro, della rivista e della musica, infrangendo tutte le barriere esistenti. Tutti questi aspetti si ritroveranno puntualmente in diversi momenti del percorso artistico del Lennon post Beatles.

    Prima di conoscere John, Yoko Ono aveva interagito con personaggi del calibro di Andy Warhol e John Cage e si era esibita con Ornette Coleman, dai quali era stata molto influenzata. E lei a sua volta influenzerà John Lennon dandogli il coraggio di lanciarsi in iniziative che parevano inconcepibili e assurde: le proteste contro la guerra dal letto di un albergo (i cosiddetti "bed-in"), la produzione di una serie di bizzarri cortometraggi e la pubblicazione di tre album a dir poco discutibili che sono il prologo della sua carriera solista.

    Il primo dei tre si intitola Unfinished Music No. 1: Two Virgins, esce poco dopo il White Album dei Beatles e lascia tutti increduli: John Lennon e Yoko Ono appaiono nudi in copertina, fronte e retro. Nell’album non ci sono canzoni, ma solo una serie di collage sonori senza capo né coda che, in modo molto generoso, sono stati definiti musica sperimentale. John Lennon negli anni avrebbe più volte chiarito che cosa voleva dire con questo disco, e tutte le sue spiegazioni si possono riassumere con queste parole:

    In realtà Yoko ha fatto uscire in superficie tutto ciò che c’era di pazzo in me, tutto quello che era stato inibito dall’altra metà. Fu un tale sollievo incontrare qualcuno che stava allo stesso livello. Con quell’album volevamo dire: «Ci siamo conosciuti, ci siamo innamorati e vogliamo rendere partecipi gli altri di questo». Per me fu un risveglio e una dichiarazione: «Tutti voi avete visto e sentito i Beatles. Bene, questo è ciò che sono in realtà. Eccomi nudo con la donna che amo. Volete partecipare?» Alcuni hanno partecipato alla nostra felicità, altri no.

    Yoko Ono era ciò che Lennon stava cercando per imprimere una svolta alla sua vita. Nei primi tempi della loro vita insieme, John dà sfogo a tutti gli aspetti della sua personalità che aveva represso in precedenza, proprio come un cavallo rimasto legato troppo a lungo che, una volta libero, corre all’impazzata senza meta ma solo per il puro gusto di essere libero. Solo in quest’ottica si possono interpretare i dischi incisi da John & Yoko tra il novembre 1968 e l’ottobre 1969: Unfinished Music No. 1: Two Virgins, Unfinished Music No. 2: Life With The Lions e Wedding Album. Dischi che solo un musicista dell’importanza e del rilievo di Lennon poteva riuscire a farsi pubblicare: non contengono musica ma chiacchiere, rumori elettronici, interviste, battiti cardiaci, nastri che suonano al contrario, urla e singhiozzi. Two Virgins è il risultato di una notte, quella del 19 maggio 1968, trascorsa da John e Yoko nella casa del Surrey. Ha raccontato John:

    Di ritorno dall’India, ho chiamato Yoko al telefono in piena notte, mentre Cynthia era via, e ho pensato: «Adesso è il momento di conoscerla più a fondo». Quando lei è venuta a casa, non sapevo cosa fare, così siamo andati al piano di sopra, nel mio studio, e le ho fatto ascoltare tutti i nastri che avevo fatto, tutta roba vecchia, alcune commedie e un po’ di musica elettronica. Lei ne fu molto entusiasta e mi propose di fare insieme qualcosa di simile. Era mezzanotte quando abbiamo iniziato a registrare, ed era l’alba quando l’abbiamo finito. E poi abbiamo fatto l’amore. Ed è stato bellissimo.

    5. Intervista di Jann S. Wenner, John Lennon ricorda. L’intervista integrale del 1970 per Rolling Stone, Edizioni White Star, 2008.

    John e Yoko registrano suoni, rumori e ogni tipo di stramberia, dividendo i nastri in tranci numerati da uno a dieci. Poi aggiungono sovraincisioni di altri effetti sonori, tra cui canti di uccelli e fragori di esplosioni. Quando l’album arriva nei negozi, pubblico e giornalisti si concentrano più sulla copertina che sul contenuto: la fotografia di John e Yoko in nudo integrale, fronte e retro, era una provocazione oltraggiosa ed eccessiva all’epoca tanto quanto lo sarebbe ancora oggi. Le foto erano state scattate a ottobre a Londra nell’appartamento di Ringo Starr, al 31 di Montagu Square, diventato temporaneamente il rifugio di John e Yoko. Oggi all’esterno di quell’appartamento c’è una targa commemorativa che ricorda che Lennon ha vissuto lì.

    Alla Apple erano già rimasti sconcertati dalle canzoni del disco ma, quando erano arrivate le foto per la copertina, tutti si erano guardati interdetti pensando che si trattasse di uno degli scherzi del musicista. E quando Sir Joseph Lockwood, all’epoca capo della Emi, chiede a Yoko quale sia lo scopo di tutto ciò, lei risponde così: «L’arte». «Se questa è l’arte», ribatte Lockwood, «allora avreste dovuto trovare corpi più attraenti. Ad esempio, un Paul McCartney sarebbe già andato meglio…» George Harrison, anni dopo, liquiderà così Two Virgins: «Non credo di averlo mai sentito interamente. Quel disco erano affari di John e di lei. Era il loro trip. Erano talmente presi l’uno dall’altra da pensare che qualsiasi cosa dicessero o facessero avesse un’importanza mondiale».

    6. The Beatles, Anthology, Rizzoli, 2000.

    Dopo un lungo braccio di ferro, la Emi accetta di stampare il disco a due condizioni: non avere nulla a che fare con la distribuzione, affidata all’etichetta discografica Track in Inghilterra e alla Tetragrammaton negli Stati Uniti, e soprattutto avvolgere ogni copia dell’album in un anonimo involucro marrone. L’album, dunque, esce così, con i volti di John e Yoko che spuntano da un foro praticato sull’involucro atto a nascondere ben altre sorprese. Sulla busta è riportata una citazione del secondo capitolo della Genesi, paragrafi 21-25, che narra della creazione di Eva dalla costola di Adamo e conclude: «Ed essi furono entrambi nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano alcuna vergogna».

    Sebbene in un primo momento Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr si fossero opposti alla pubblicazione del disco, alla fine Lennon era riuscito a convincere McCartney a scrivere una frase da pubblicare sulla copertina dell’album: «Quando due grandi santi si incontrano è una esperienza mortificante. Le lunghe battaglie per provare che lui era un santo». La frase di McCartney si trova sotto la foto di John e Yoko nudi: nelle edizioni americane è stampata sul lato A, su quelle inglesi su lato B. Inoltre, sulla copertina si legge: «Made in Merrie England». Merrie England è l’espressione che usano gli inglesi per indicare l’Inghilterra medioevale che immaginano come una società idilliaca.

    «Tutto è cominciato come una pura verità, nuda e cruda… e soltanto dopo mi sono reso conto di quale scenario stavo creando», aveva spiegato Lennon.

    Poi, quando tutto è pronto e cominci a mostrare la foto in pubblico inizi a capire cosa ti farà il mondo. Ma quando ti viene l’idea non hai la minima percezione di come andranno le cose. Avevo avuto l’idea di registrare Yoko, e l’immagine migliore per illustrare un suo album era una sua foto nuda. E quando ci siamo messi insieme ci è sembrato del tutto naturale che, se avessimo fatto un album, in copertina ci sarebbe stata una foto di noi nudi. Ma non mi ero mai visto con l’uccello al vento e solo in quel momento mi sono reso conto che se guardi la foto, all’inizio ti sembra una foto qualunque… poi dopo un attimo ti salta all’occhio… ma ormai l’avevamo fatta e doveva uscire!

    7. Jonathan Cott, Giorni memorabili. Conversazioni con John Lennon e Yoko Ono, Arcana, 2013.

    John Lennon è talmente entusiasta del suo nuovo percorso artistico che riesce a imporre la sua unfinished music perfino ai Beatles, inserendo nel White Album, uscito nello stesso mese di Two Virgins, la sua Revolution 9, registrata con George Harrison e Yoko Ono. Anni dopo, però, sembrerà pentito, almeno stando al racconto di May Pang, che è stata, come vedremo nei capitoli dedicati a Mind Games e a Walls And Bridges, la sua compagna nell’anno e mezzo di separazione da Yoko Ono: «Nel settembre del 1974, John mi chiese di andare alla prima convention dedicata ai Beatles, che si tenne a New York, un po’ per vedere come era organizzata, ma soprattutto per comprare copie di Two Virgins allo scopo di toglierle dalla circolazione».⁸ Il secondo album della trilogia esce nel maggio del 1969: Unfinished Music No. 2: Life With The Lions. L’album è pubblicato dalla Zapple, sottoetichetta creata per il settore sperimentale della Apple. Annunciata circa un anno prima da John e Paul, la Apple era stata concepita come una casa di produzione attiva nella musica, nel cinema, nella moda, nell’elettronica, mentre la sussidiaria Zapple era riservata a prodotti avanguardistici, un’oasi creata a beneficio degli esponenti della controcultura.

    8. May Pang, Instamatic Karma: Photographs of John Lennon, St. Martin’s Press, 2008.

    Barry Miles, messo a capo della Zapple, nel suo libro The Zapple Diaries racconta le registrazioni a cui partecipò dei cosiddetti album di spoken-word, i dischi parlati (oggi diremmo audiolibri), di personaggi del calibro di Lenny Bruce, Richard Brautigan, Lawrence Ferlinghetti, Charles Bukowski, Michael McClure, Charles Olson e Allen Ginsberg. Questi album non furono mai pubblicati dalla Zapple, ma alcuni sarebbero usciti in seguito per altre etichette. Zapple avrebbe avuto all’attivo solo due dischi: Unfinished Music No. 2: Life With The Lions di John e Yoko ed Electronic Sound di George Harrison.

    Lennon si sarebbe poi detto disilluso dell’intero progetto Apple:

    Quella è stata una manifestazione di ingenuità beatlesiana collettiva; noi dicevamo che avremmo aiutato chiunque e invece siamo rimasti fregati alla grande. Non si è fatto vivo nessuno che valesse la pena di registrare, ma ci siamo beccati gli scarti, gente a cui tutti gli altri avevano chiuso la porta in faccia.

    9. Barry Miles, Beatles. The Zapple Diaries, Jaca Book, 2019.

    Come per Two Virgins, anche per Life With The Lions parlare di musica è fuori contesto, anche se va precisato che il nuovo lavoro include un brano che avrebbe potuto suscitare un minimo interesse: Cambridge 1969, registrato dal vivo, davanti a un pubblico di cinquecento studenti, alla Lady Mitchell Hall dell’università di Cambridge il 2 marzo 1969, durante una delle prime esibizioni dal vivo dei Lennon. Yoko era stata invitata a un concerto di jazz sperimentale in qualità di artista del movimento Fluxus, ma nessuno sapeva che sarebbe arrivata con Lennon: quando gli organizzatori le avevano chiesto al telefono se avrebbe portato con sé un gruppo, John le aveva suggerito «verrò io, ma non dirglielo», e lei rispose che sì, sarebbe stata accompagnata da un gruppo.

    «Yoko era stata chiamata per fare un concerto con alcuni musicisti jazz», racconterà Lennon nel 1980.

    Si trattò della mia prima apparizione fuori dai Beatles: ero lì come gruppo di Yoko Ono! Avevo solo un amplificatore e una chitarra con cui facevo del feedback mentre lei urlava, con questo John Tchicai e altri che non conoscevo. Il pubblico rimase sconvolto quando mi riconobbe».¹⁰

    10. Jonathan Cott, Giorni memorabili. Conversazioni con John Lennon e Yoko Ono, Arcana, 2013.

    Il brano, accreditato a Lennon/Ono, occupa la facciata A: ventisei minuti e mezzo di assordante feedback della chitarra di John che accompagna le urla e i singhiozzi di Yoko Ono, a cui si aggiungono il sassofono di John Tchicai e le percussioni di John Stevens, due musicisti jazz. Nelle note Lennon scriverà: «Eseguito da Yoko Ono, voce, e John Lennon, chitarra, con Mal Evans che li guarda, e altri due John (John Tchikai [sic] al sassofono e John Stevens alle percussioni), che emergono verso la fine del brano».

    Le tracce che occupano la seconda facciata di Life With The Lions sono state registrate al Queen Charlotte’s Hospital di Londra, l’ospedale dove Yoko era stata ricoverata dal 4 al 25 novembre 1968 per una minaccia di aborto mentre era al sesto mese di gravidanza. Yoko perde il bambino il 21 novembre: il brano Baby’s Heartbeat è la registrazione del battito cardiaco del figlio, che si sarebbe dovuto chiamare John Ono Lennon II. In No Bed For Beatle John c’è Yoko che, con John in sottofondo, legge sui giornali articoli che parlano di loro, dell’iniziale rifiuto della Emi di pubblicare Two Virgins e del fatto che, per stare accanto a Yoko in ospedale, John era costretto a dormire in un sacco a pelo sul pavimento a causa della mancanza di letti liberi; Two Minute Of Silence può essere interpretata sia come un silenzio in memoria del figlio sia come un omaggio a John Cage, il quale nel 1952 aveva pubblicato 4’ 33", un brano, il più famoso dei suoi, in cui si ascoltano solo i suoni dell’ambiente circostante senza che gli strumenti emettano alcuna nota. Radio Play invece contiene la voce di John e Yoko che chiacchierano e parlano al telefono sullo sfondo dei rumori di una radio con problemi di sintonizzazione. Una versione leggermente modificata di questo brano viene pubblicata su un flexy-disc allegato alla rivista d’arte «Aspen». Life With The Lions esce con una copertina che mostra Yoko nel suo letto d’ospedale e John accanto a lei, rannicchiato per terra. Sul retro invece c’è una foto in bianco e nero che fissa un momento che si rivelerà fondamentale per varie ragioni: i due sono circondati dai poliziotti della squadra antidroga del Sergente Pilcher all’uscita della stazione di polizia di Marylebone, dopo l’arresto per possesso di stupefacenti avvenuto il 19 ottobre 1968, il cui trauma potrebbe aver provocato a Yoko la minaccia d’aborto, con le conseguenze che ne scaturiranno. In più, anni dopo, questo episodio sarebbe stato il pretesto del governo degli Stati Uniti per negare il visto di permanenza a Lennon. Sotto la foto dell’arresto appare un laconico «No comment» di George Martin, il produttore dei Beatles. Poi torna la frase «Made in Merrie England».

    Il titolo dell’album, che sottintende una velata accusa alla stampa che bracca i Lennon (la vita con i leoni), è anche un omaggio alla sit-com Life With The Lyons, popolare in Inghilterra negli anni Cinquanta, in cui venivano raccontate le avventure della famiglia Lyon (interpretata da una vera famiglia: l’attore Ben Lyon, sua moglie Bebe Daniels ed i figli Richard e Barbara Lyon). John sfrutta l’assonanza dei nomi Lyons e Lennons ed ecco che Life With The Lyons suona in maniera simile a Life With The Lennons. Esattamente come

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