Uno, Nettuno, millecento
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Prima di Brisa par critichèr non era stato pubblicato alcun altro libro che proponesse per le sue vicende una seconda, quasi impercettibile, chiave di lettura. Sfogliando le sue pagine si ha infatti la sensazione di venire proiettati anche in una dimensione parallela, dove tutte le storie denoterebbero un’aria alquanto familiare, quasi fossero già state vagamente accennate con propositi e fugaci messaggi subliminali. Come se si trattasse di un déjà-vu, con una trama già definita e un finale praticamente risaputo e ormai spoilerizzato. Quand’ecco che, in seguito alla pubblicazione di questa sua originale ricerca stilistica e lessicale, oltreché per i suoi contenuti faceti e fuori dai soliti canoni convenzionali, l’autore si ritrova tutto a un tratto promosso a “scrittore di successo”. Il suo stile piace, ma emergere dalla massa lo trova totalmente inadeguato e, mentre lui starebbe per assaporare soddisfazione per quella sua affermazione in campo editoriale, scopre quanto possa essere gravosa la contropartita per la pur modestissima parabola di notorietà incontrata da uno scrittore estemporaneo come lui. Che, in fondo, cercava solo di procurarsi l’occasione, e il piacere, per dire delle cose dal suo punto di vista.
Stefano Marisaldi è nato a Bologna, città nella quale tuttora risiede, nella prima metà del secolo scorso. Ha pubblicato per Europa edizioni Sirventese notturno, L’aspirante scrittore, Rimini&Scenze.
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Anteprima del libro
Uno, Nettuno, millecento - Stefano Marisaldi
Stefano Marisaldi
Uno, Nettuno, millecento
© 2022 Europa Edizioni s.r.l. | Roma
www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it
ISBN 979-12-201-2839-1
I edizione agosto 2022
Finito di stampare nel mese di agosto 2022
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.
Uno, Nettuno, millecento
Capitolo 1
Intanto anche a volerlo raccontare a voce, un sogno sconvolgente come quello, per un soggetto di poche parole come Nettuno, sarebbe stata una bella impresa. Lui che, tra l’altro, non si riteneva un gran buon affabulatore, e nemmeno in possesso di una dialettica sufficientemente spigliata per potersi esprimere compiutamente e con gli accenti più appropriati come invece avrebbe desiderato.
Tuttavia quel sogno avrebbe sempre potuto svanire dalla sua mente - nonostante la sua straordinaria drammaticità - ancora prima che lui avesse avuto almeno l’occasione di riferirlo a qualcuno.
Mentre Uno, ci avrebbe proprio tenuto che non finisse completamente nel dimenticatoio.
Meglio allora provarci per iscritto, così in ogni caso egli avrebbe fissato sulla carta quanto desiderava e, pur non riconoscendosi per uno scrittore di gran vaglia, avrebbe sempre potuto disporre a suo agio di tutto il tempo per scegliersi i termini più giusti e una forma letteraria appagante; mentre stava carezzando pure un pensierino, seppure ancora vago, che già da qualche tempo gli frullava in testa a proposito di un certo qual libro che aveva intenzione di mettere in cantiere.
Perché quello era stato un sogno davvero fuori dal comune e per i tanti aspetti sconvolgenti sarebbe stato meritevole, in ogni caso, di venire descritto anche nei suoi più agghiaccianti particolari.
Peccato che lui, per rendere più intenso il suo sensazionale racconto, non potesse disporre di alcun effetto speciale - come nel cinema - per tentare di dare una raffigurazione ancora più intensa ai tratti salienti di quel vero incubo, talmente angosciante che al suo risveglio Uno ci impiegò pure un po’ prima di riprendersi dall’affanno, e già il solo immaginare di tornarci su in seguito gli comportava un certo sforzo, quasi un senso di coartazione nel costringersi a farlo.
Roba da delirio perché in quel frangente, per lui davvero allucinante, la Terra aveva perduto improvvisamente tutta la propria attrazione.
E mica nel senso di bellezza e meraviglie della natura (tantopiù che per Uno, da come l’aveva visto ridotto nel suo sogno, il nostro povero pianeta faceva proprio ribrezzo).
Andava invece intesa proprio nel senso di attrazione terrestre infatti, tutto d’un tratto, sulla Terra era venuta a mancare completamente la forza di gravità, causando tutte le catastrofiche ripercussioni del caso e che andarono anche a sconvolgere i sonni, peraltro solitamente tranquilli, del povero Nettuno.
Il quale, completamente disorientato e impotente, si rese conto di stare assistendo in quel momento alla totale distruzione del Mondo!
Si trattava di un avvenimento inimmaginabile, talmente repentino e apocalittico che in un attimo decretò la fine di ogni forma di vita sulla Terra.
Di botto successe che tutto ciò che non era fissato al terreno prendesse il volo e precipitasse
inesorabilmente verso il Fuori
mentre l’atmosfera svaniva disperdendosi con tutte le altre cose nello spazio infinito.
Anche tutta l’acqua dei mari e dei laghi, non più trattenuta dalla gravità terrestre si mise a fluttuare assieme ai pesci, alle imbarcazioni ed ai relitti affondati, verso l’esterno nell’immensità del nulla.
Per il povero Uno fu particolarmente sconvolgente vedere l’immagine della Terra, dalla quale pure lui si sentiva allontanare rapidamente quasi fosse un palloncino sfuggito di mano a un bambino, e che scorgeva in lontananza, ormai ridotta alle dimensioni del suo mobile-bar fatto a mappamondo, libera dalle nuvole in un cielo inesistente, mentre mostrava oscenamente la sua tormentata superficie, solcata da tutte le profondità marine ormai svuotate e asciutte.
Sofferta emozione che ancora per alcune notti tornò a rinnovarsi e a tormentare i sonni di Nettuno che ebbe così modo di corredare le sue già angosciose visioni di ulteriori particolari.
Finché fu la sua stessa mente, in uno sprazzo di lucidità a rifiutarsi di farlo cadere nuovamente nel gorgo di quell’incubo diabolico quando una notte, mentre dal suo profondo torpore ne stavano già insorgendo le prime avvisaglie, provvide da sola ad ammonirlo: tanto non è che un brutto sogno!
Recuperata con questo semplice richiamo all’ordine la sua serenità notturna, un Nettuno ormai tranquillizzato si disse che in seguito di sogni così catastrofici lui ne avrebbe fatto volentieri pure a meno e, anche se non gli sarebbe stato possibile scegliersi il genere preferito dei sogni come si faceva per i film in programmazione, tanto per cercare di averne di una rassicurante qualità (se non proprio d’oro) si ripromise di fare più attenzione anche ai cibi pesanti, alla sera.
Ripensandoci, Uno si ricordò pure di aver letto qualche tempo prima su Focus
un articolo piuttosto sconcertante al quale si sarebbero potuti ricollegare quei suoi disgraziatissimi incubi notturni; un capitolo nel quale un editorialista davvero visionario - sempre ragionando per assurdo - ipotizzava l’arresto improvviso della rotazione terrestre, prospettandone anche tutte le possibili ripercussioni.
Probabile quindi che un argomento piuttosto inquietante come quello avesse potuto influenzare ed innescare nel proprio subconscio tutta l’orribile sequenza di quei suoi patemi notturni.
Anche quella era comunque tutta roba da fantascienza: a Uno, infatti, prima di allora non era mai capitato di andare a pensare (anche se intorno a lui poteva esserci pure poca luce e un silenzio assordante) che un qualsiasi punto posto sull’Equatore terrestre potesse viaggiare alla fantastica velocità di 1750 Km. All’ora!
E chiunque ci fosse polleggiato sopra non avrebbe avuto certo la sensazione di viaggiare, pur stando fermo, ben oltre la velocità del suono.
(Infatti, facendoci bene i conti, moltiplicando per i 24 fusi orari, uno ogni ora, si andrebbe a coprire in un giorno la bellezza di 42.000 Km. Ovvero quella che ci dicono sia l’intera circonferenza della Terra).
Giusto la percorrenza, come si trovò a pensare a Nettuno,