Codice quazel: Il diritto come una favola
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Info su questo ebook
È un libro che cerca di realizzare i propri obiettivi didattici mediante chiari inviti alla riflessione alleggeriti nel racconto da tante situazioni divertenti, a tratti persino comiche.
Chi è Quazel?
Quazel è un giovane alieno che per fatalità si ritrova sulla Terra. Catapultato in un altro mondo da un lontano pianeta, dopo un primo momento di scoramento, la sua breve e forzata permanenza si trasformerà ben presto in un’esperienza di amicizia grazie all’incontro con dei coetanei preadolescenti. La sua permanenza sulla Terra sarà oltremodo segnata anche e soprattutto dalla voglia di scoprire tutto dei suoi nuovi amici e delle regole che governano le loro relazioni. La curiosità del giovane alieno sugli usi e i costumi dei terrestri si concentrerà infatti proprio sul tema dei diritti dei minori. Perno essenziale intorno cui ruota appunto la storia di Quazel.
Il libro offre pertanto diversi spunti di analisi su temi da approfondire, dispensa tante notizie utili e soprattutto pone all’attenzione del lettore alcune pagine di diritto, attraverso essenziali richiami, in piccolissime dosi, alla Costituzione italiana, alla Convenzione dei diritti dell’Uomo e alla Convenzione dei diritti del fanciullo.
Insomma, un libro jus in fabula cioè il diritto come una favola – dal neologismo dell’autrice – che genitori e figli potranno leggere insieme affinché nelle giovani generazioni maturino la conoscenza e il rispetto delle regole, pre-condizione necessaria per una società più sana e giusta.
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Recensioni su Codice quazel
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Anteprima del libro
Codice quazel - Maria Grazia Masella
Maria Grazia Masella
CODICE QUAZEL
Il diritto come una favola
a cura di Lucio Rizzica
Proprietà letteraria riservata
© by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy
Edizione eBook 2018
ISBN: 978-88-6822-662-6
Via Camposano, 41 (ex via De Rada) - 87100 Cosenza
Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672
Sito internet: www.pellegrinieditore.it - www.pellegrinieditore.com
E-mail: info@pellegrinieditore.it
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.
Il diritto è il complesso delle norme di legge
e delle consuetudini che ordinano la vita
di una collettività in un determinato momento storico.
Ai giovanissimi fratelli di Potenza, Jacopo e Andrea,
che per primi lo hanno letto ancora in bozza
e
ad Alessandro Matteo, di Roma, che mi ha promesso di leggerlo, non appena imparerà a farlo.
Capitolo I
Il primo giorno
Quazel arriva sulla terra
Ci sono giorni nel corso dei quali la luce del sole sbatte violentemente contro le finestre delle case riflettendo raggi profondi e luminosi tutto intorno. Ci sono notti nere e buie durante le quali neppure la luna e le stelle riescono a rischiarare il paesaggio e le tenebre diventano padrone di ogni cosa. Ci fu una notte, quella notte, in cui un lampo smagliante, quasi fosforescente squarciò il cielo all’improvviso e nello spazio di un istante per ogni dove tutto sembrò brillare. Nessuno se ne accorse. Nessuno vide quel fascio luminescente tagliare il nero profondo e disegnare un arco dal nulla verso l’infinito, quasi come se una cometa avesse deciso di tuffarsi sulla Terra. Gli animali del bosco, unici testimoni della scena, rimasero abbagliati. Alcuni scapparono spaventati. Uno splendore lontano tratteggiò i contorni del paesaggio come fosse un diamante. Poi il silenzio tornò ad impadronirsi del tutto. Il giovane Quazel non aveva idea di cosa fosse accaduto dopo il grande lampo che gli aveva offuscato la vista, né di quanto tempo fosse passato da quel momento di improvvisa debolezza che lo aveva fatto sprofondare in uno stato di profonda incoscienza. Riaprire gli occhi fu persino faticoso dopo lo schianto. E ancora più difficile fu per lui riuscire a capire esattamente dove si trovasse e come vi fosse capitato. Con stupore Quazel smise ben presto di stropicciarsi gli occhi e provò allora a guardarsi intorno. Una delle due sottili antenne poste sulla parte superiore della sua fronte si era leggermente piegata e gli procurava un po’ di fastidio. Cercò allora di raddrizzarla curvandola come fosse una flessibile lama di fioretto e poi inclinò leggermente il capo per verificare che la ricezione dei segnali dallo spazio non fosse compromessa. Con sollievo prese atto che c’era ancora campo. Tuttavia non si avvertiva alcuna vibrazione. Era tutto così buio e così strano lì. Quazel provò con delicatezza ad attivare il minirecorder che aveva al polso e sul visore gli ripassarono le ultime immagini registrate dal suo dispositivo di localizzazione continua. Si rivide come in un film. Si rivide avvicinarsi al banco pulsante di led della scrivania di babbo Tyrux, mettere mano alla cloche di controllo dei ricordi di famiglia, poi sul piccolo monitor del suo DLC passarono le foto di mamma Nikla, della sorella Erixia, del fratello maggiore Xetron. Quindi apparve la scritta search e ricordò di avere armeggiato alla ricerca di notizie sui pianeti lontani ed esterni alla sua galassia e anche di aver programmato sul teletrasportatore virtuale la simulazione di un viaggio sulla Terra. In realtà secondo i suoi programmi Quazel avrebbe dovuto ritrovarsi in una realtà ipotetica nella quale curiosare, a cavallo fra la quarta e la quinta dimensione, senza alcun pericolo. Lo aveva già fatto tante volte, del resto. Aveva visitato così gli anelli di Saturno, la galassia XJ78, i satelliti di Lunar e i prati viola di Gorgonia. Questa volta ricordava di avere impostato sul programmatore la Terra, ma qualcosa non era andata per il verso giusto. E una luce sfolgorante e inattesa lo aveva avvolto accecandolo fino a farlo svenire, catapultandolo lontano dal suo amato pianeta Lugun e sulla Terra, a quanto pare, c’era finito per davvero. Quazel sospirò profondamente e non si perse d’animo, non era il caso di frignare: aveva pur sempre 26 yil, corrispondenti a circa tredici anni terrestri ed era uno dei più promettenti cadetti dell’Accademia dei Giovani Alabardieri, dove gli avevano insegnato a non perdersi mai d’animo. Attese che la sua vista cominciasse ad abituarsi alla penombra. In ogni caso aveva comunque attivato per sicurezza le due iridi supplementari allo xenon poste sulle spalline della sua leggerissima ed elegante salopette in carbonio. Certo aveva un po’ di timore nell’aggirarsi tutto solo in un ambiente sconosciuto e forse ostile, ma era cosciente di non avere alternative. Sapeva, per averlo studiato, che il progresso tecnologico sulla Terra era piuttosto in ritardo rispetto a quello di Lugun, ma se c’era un modo per tornare a casa, questo passava sicuramente dall’obbligo di avventurarsi in quei luoghi sconosciuti e prendere contatto in qualunque modo con la popolazione locale. Indirizzò così il fascio di luce supplementare verso le pareti della stanza nella quale era rinvenuto, all’apparenza una antica officina meccanica. Su un muro, appeso a un chiodo, illuminò un calendario segnatempo. Sulla Terra era il 2017, corrispondente al 4034° yil dell’era cosmica di Lugun. Attivò con un po’ di fatica il decodificatore gergale e scoprì che sotto la fotografia che dominava l’elenco dei giorni e dei mesi c’era quello che forse era il nome della città nella quale si era risvegliato: lo strumento scrisse sul display il nome «Roma». Sorrise. Se non altro era cascato bene, Roma era una metropoli dalla storia antica e cosmopolita, almeno questo diceva la descrizione apparsa sullo screen multimediale che aveva impostato sul suo DLC. L’enunciazione completa recitava: «luogo ospitale e accogliente, aperto al turismo e allo scambio di culture nel quale apparentemente non dovrebbe essere difficile stabilire delle pacifiche e proficue relazioni con i locali». Tutto questo a Quazel sembrò un buon punto di partenza, sufficientemente tranquillizzante per decidere di uscire da quel garage così cupo e provare dunque a stabilire un contatto con qualche terrestre, meglio se coetaneo. Nel dirigersi verso quella che sembrava una porta, Quazel passò inavvertitamente davanti a uno specchio posto accanto al poster di un atleta muscoloso e sconosciuto. Vide così la sua immagine riflessa e gli venne naturale confrontarla con quella di altri giovani raffigurati nel manifesto colorato. E d’un tratto l’entusiasmo gli si smorzò in gola. Sulla Terra a quanto pare nessuno sembrava indossare tute in fibra, e quello non era il solo problema evidente. I suoi pari età erano bianchi, gialli, neri ma nessuno di loro pareva avere sulla fronte o altrove delle antenne. Temette che non sarebbe stata quella la sola differenza che avrebbe scoperto avventurandosi fuori da quel luogo così cupo ma anche improvvisamente sentito come protettivo. Come lo avrebbero accolto i terrestri nel vederlo? Le differenze erano indiscutibili: nell’aspetto e nel colore, lui così azzurro tanto che in Accademia lo avevano soprannominato Kobolet, cobalto. E poi? Come avrebbero reagito quelli nel vederlo? Forse avrebbero avuto paura di lui e lo avrebbero scacciato, o gli avrebbero persino dato la caccia. Intimamente Quazel desiderò ardentemente che se invece tutto si fosse rivelato più semplice magari sarebbe stato al massimo additato per la sua diversità. Il male minore. Digitò la parola «italiano» sul suo selettore di lingue e programmò il microfono vocale sulla traduzione simultanea dalla lingua Luguniana. Poi si avvicinò all’uscio con circospezione. In mente aveva un obiettivo chiaro, doveva cercare un ragazzo apparentemente, almeno, della sua stessa età con il quale provare a stabilire un contatto e