Principi imperfetti: Fiabe disincantate per aspiranti fate o streghe
Di Isaluna
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E se invece non ne avessimo lette abbastanza?
Forse avremmo scoperto che in realtà i principi al mondo sono tantissimi, di mille tipi e colori, per nulla inarrivabili e tantomeno irreprensibili, persino un sacco simili a noi, al nostro ex fidanzato, al nostro migliore amico, al nostro compagno di scuola, al nostro vicino di casa o di scrivania.
Forse avremmo imparato ad essere un po' fate, un po' maghe, un po' streghe, per tenerli a bada, per renderli inoffensivi, per conviverci senza soccomberci, per girarci alla larga, per sorriderci sopra.
Questa è una piccola guida incompleta ai principali principi del pianeta, da Polverentolo al Principe Trucido, dal principe Aliante al principe Pusillanime, dal Principe Egotico al Principe Arancione: per niente azzurri, decisamente anomali, tutt'altro che perfetti, ma senza dubbio fantastici, in compagnia di Fate Giulive, Fate delle Briciole, Papaverelle, lune con la tosse e cavalli ribelli.
Una raccolta di storie contemporanee dolcemente amare e gravemente leggere in cui riflettersi e riconoscersi a tutte le età, per sognare, sbalordirsi, sdegnarsi e, volendo, mettersi in gioco e cambiare.
E tu, che principe sei? Qual è il tuo principe ideale? Che fata, maga o strega vuoi diventare?
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Anteprima del libro
Principi imperfetti - Isaluna
Isaluna
Principi imperfetti
Fiabe disincantate per aspiranti fate o streghe
Principi imperfetti
Isaluna
© 2023 Isabella Audisio
Tutti i diritti riservati.
Autore: Isabella Audisio
isaluna11@hotmail.com
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Ai disincantatori, agli incantati,
al vento che non smette di cantare
Invocazione
Ascoltami, o principe musone
Tu scendi dalle stelle, principe dei miei stivali.
Scendi dalle stelle e scendi, nota bene, dopo avermele mostrate. Dopo che io t’ho indicato la strada, anzi, a ben vedere, che poi è tutt'altro.
O buffo mistero, vieni in questa grotta al buio e al gelo.
A chi arriva dalle stelle un certo effetto almeno l’oscurità lo dovrebbe pur fare. Invece tu nulla: non ti sorprendono neanche gli effetti speciali.
Chissà che con le fiabe non vada un po’ meglio: proviamo?
O bambino, ragazzino, uomo che non sei affatto e che di questo passo mai sarai ma meno male, io ti vedo tremare, se non proprio fuggire, come se facesse paura essere amati, perché sì, si sa, se questo è un uomo, pure questo è amore.
Ma senti, anzi, già, non senti, beato te davvero che credi di aver amato e invece lo sei solo stato.
M’han detto, sai, di quella storia non scritta, della principessa che voleva essere amata ma non sapeva amare, che poi sarei io: sostengono che dovrei raccontarla.
Vedi quanto abbiamo in comune, in fondo, noi due e tutti noi?
Ah, quanto mi costò, quanta spropositata sproporzione, ma oh, concedetemi per una volta un regalo: parlarmi d’amore, già che non sa parlarne nessuno, a partire da quelli che credono di farlo.
Allora ascoltami, anche se non è una canzone: è solo un’urna svuotata di uragani.
A te che sei il mondo, ahimè, a te che generi un mondo diverso a ogni respiro, ahi, a te non manca il dolore della creazione, no: a te manca la consapevolezza di essere amore, amore.
Ma quanto sei ganzo, tra parentesi, a volerlo vedere, ecco.
A me questa povertà tua innamorerebbe ancor di più, esistesse una misura del sentimento, perché mi dice quanto sei piccolo. E i piccoli fanno tenerezza, attirano attenzione, si fanno cullare.
Ma no che non è questo, sì che l’amore è altro. E allora parlami delle stelle, almeno, se te ne ho fatto vedere qualcuna.
Avanti, sentiamo. Raccontami un po' della luce, altrimenti dovrò farlo io. E introdurremmo uno squilibrio intollerabile, perché non ce ne sarebbe per nessuno.
Se ti dicessi che lei ha passato il segno, che l’avete passato, che lei non sogna più quello che attende e allora forse è finita?
Se ti dicessi che non te ne accorgi, ma tu appartieni, tu sei sempre stato cosa d’altri?
Un oggetto che credeva d’esser libero e infatti sceglieva: di non volare. Di possedere e di essere possesso, di fatto, come tutti.
Allora sei finito anche tu, solo che tu non sei mai nato, tu non hai mai sognato.
Apri gli occhi, scopri l’inganno. Di chi sei, di cosa sei diventato.
Ma sai, sai, sai, ci son le stelle. E tu ci sei stato.
E sai, sai, sai, ci son le grotte. E tu ci sei cascato.
Ed io, io, io e lei, lei, lei… insomma, dai, non piangere.
A che penso? Che puoi sempre esser puro, principino, quando vuoi, a partire da adesso.
Il Principe Aliante
Il Principe Aliante era stanco delle solite storie: balli, sballi, feste, principesse fesse, scarpette di cristallo e stivali delle sette leghe, mezzanotti, vie di mezzo e via dicendo. Così una notte, di punto in bianco, se ne volò via. Su, più su, lassù, fino alla luna.
Solo che, diciamolo, il principe non volava tanto bene: non era molto preciso nelle manovre e, inoltre, non era mai stato tanto in alto. Senza considerare il fatto che non aveva mai voluto imparare a frenare. Mica era un Principe Azzurro, mica viaggiava su cavalli bianchi: era un Principe Aliante, lui, e volava. E poi non era mica del tutto a posto: era un tipo un po’ strano. Un po’ scentrato, direbbe forse qualcuno, un po’ fuori di testa.
Insomma, quella volta volò dritto sulla luna, a tutta velocità. Ci fu un bell’impatto e la luna venne sbalzata molti anni luce più in là.
Solitamente quella smorfiosa non si sarebbe certo lasciata spostare così, senza fiatare. Si sarebbe quantomeno lamentata parecchio, lunatica com’è. Ma quella notte aveva tanta tosse, quindi aveva già le sue gatte da pelare. Così la luna rotolò e rotolò, come una palla da bowling luminosa, come un immenso cocomero impazzito, con tutti i suoi mari e crateri, con tutti i suoi colpi