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Il Farfallo: Dalla paura alla vita
Il Farfallo: Dalla paura alla vita
Il Farfallo: Dalla paura alla vita
E-book212 pagine2 ore

Il Farfallo: Dalla paura alla vita

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Info su questo ebook

Questo libro parla di rinascita.
Racconta la storia vera del risveglio di Andrea che passa dalle stelle alle stalle e si ritrova avvolto come un bruco in problemi che sembrano non avere fine. Figlio di gioiellieri, da giovane è un musicista spensierato che si trova a dover fare i conti con l'usura. Da qui i suoi problemi, il suo istinto di sopravvivenza che lo portano, con una paradossale lucidità mentale, a un'autodistruzione lenta dove il sogno della "famiglia sempre bella e felice" diventa poi l'incudine finale.
In questo libro c'è la forza di reagire e la possibilità di capire che non c’è peggio al peggio e che solo la volontà e la forza sono capaci di rimetterci in piedi. Per tutti noi c’è una soluzione anche quando non la si vede.
"Con questa lettura capirai che, se ce l'ho fatta io, ce la puoi fare anche tu! In fondo la vita è questo: superare i momenti impossibili e bui e ritrovare la voglia di vivere ed essere felici, per rinascere più consapevoli e migliori di prima. Solo così si apprezzano i colori della vita come si apprezza il volteggiare di una farfalla che è uscita dal tunnel del bruco in cui si era avvolta".
LinguaItaliano
EditoreBookness
Data di uscita14 dic 2022
ISBN9791254891247
Il Farfallo: Dalla paura alla vita

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    Anteprima del libro

    Il Farfallo - Mr. Joy

    Introduzione

    "Come si diventa una farfalla?

    Devi voler volare così tanto che sei disposto a rinunciare

    a essere un bruco…"

    Alcune persone hanno un percorso di vita già ben tracciato su una via senza grandi scossoni che scorre giù, tranquilla, come l'acqua di un fiume di montagna.

    Poi ci sono gli altri, quelli come me, che ha dovuto lottare con se stesso per arrivare ad essere quello che sono diventato oggi.

    Ho affrontato questo percorso come un bambino che sta gattonando e, improvvisamente, cerca di mettersi in piedi ma non riesce al primo tentativo. Cade e qualche lacrima gli scende dai grandi occhioni, la bocca lascia passare qualche strillo e i piccoli pugni si stringono di rabbia. Pur deluso, riprova con tenacia, si rialza e non si dà per vinto.

    Pensando alla mia vita precedente mi piace paragonarmi ad un bruco che si è chiuso nel suo bozzolo, deluso e rattristato da varie situazioni vissute che lentamente muore, ma poi, finalmente rompe il guscio e rinasce trasformato nella bellissima farfalla. Forse nel mio caso sarebbe meglio dire il farfallo, quello bellino, piacente, molto simpatico e soprattutto ottimista.

    Se voi sapeste quanto è bello spiccare le ali dipinte con i colori dell'arcobaleno e volare in questo meraviglioso cielo azzurro che è la mia nuova vita!

    Dove, ovviamente, c'è sempre il mio primo grande amore, la Musica, che ha guidato i miei passi verso una nuova dimensione di me stesso e mi ha arricchito non di fama e di denaro, ma di emozioni allo stato puro.

    La vita mi ha obbligato a guardare dentro di me, nel profondo, e mi ha fatto riscoprire quel bambino che c'era lì, che non è mai scomparso. Aspettava solo che qualcuno lo tirasse fuori con tutta la sua tenacia e la sua voglia di vivere, senza avere più paura di nulla.

    È così che Andrea, il bruco, è diventato Mr. Joy, il farfallo, quello che dà il meglio di sé, apprezzando in ogni momento tutte le sfumature della vita e non molla mai, anche se viene messo sempre alla prova.

    Capitolo 1

    Le origini di Andrea

    "Ora, immaginati bruco.

    Sei appena uscito dal tuo baco.

    Prima di diventare farfalla dovrai cambiare la tua pelle varie volte…"

    Siamo ciò che siamo anche grazie alle nostre radici, alle nostre famiglie che, nel bene o nel male, lasciano una traccia importante in quel percorso di crescita che forma il carattere di ognuno di noi.

    Che ci piaccia o no quelle persone che sono state, o sono, parte integrante delle nostre famiglie hanno avuto e hanno nel tempo un loro posto preciso e una caratteristica che non è possibile cambiare a nostro piacimento. Si possono modificare l'importanza che diamo ad ognuno di loro in base agli eventi è possibile mutare i sentimenti che ci legano, farli rafforzare oppure al contrario farli scemare fino alla totale indifferenza, ma il senso di appartenenza a quel nucleo è un dato di fatto.

    Ognuno di noi esiste perché è venuto al mondo da quel nucleo primario in un giorno preciso.

    Io, Andrea, sono nato a Milano in un giorno soleggiato di fine giugno, dell'anno 1970. Certamente, come è ovvio, non ho ricordi precisi di quel giorno, ma presumo che la prima cosa che io abbia fatto sia stato un grande e bello strillo acuto per far sapere al mondo intero che io c'ero!

    Chi può dire che da quella singola nota prolungata all'infinito io non abbia preso lo spunto per entrare nel mondo della musica? Tutto potrebbe essere, almeno vorrei immaginarlo così con la fantasia, ma in seguito vi dirò come e soprattutto perché sia successo che io diventassi quello che sono oggi.

    Credo che il fatto di essere nato in un giorno d'estate, sotto il segno del Cancro, abbia contribuito in qualche maniera a delineare i tratti predominanti del mio carattere. In effetti, pur essendo nato sotto un segno zodiacale molto complesso, la mia caratteristica predominante è una personalità molto dolce e romantica.

    Io sono legatissimo alle persone a me care e per le quali sono disposto a fare qualsiasi sacrificio. Nello stesso tempo ci tengo a difendere i miei propri spazi e tendo a creare un limite invalicabile riguardante il mio privato, forse spinto da una timidezza e riservatezza a volte eccessive, questo perché sono pienamente conscio dei innumerevoli pericoli del mondo. 

    Adesso però, ho deciso di aprire gli argini delle torbide acque in cui, mio malgrado, mi sono trovato a nuotare contro corrente in balia di eventi che mi sono piovuti addosso e rischiavano di farmi soccombere.

    E se da tutto quello che ho passato e che svelerò senza nulla nascondere, qualcuno di voi che leggerà potrà acquisire un piccolo insegnamento che lo aiuterà a passare uno di quei momenti bui che tutti noi abbiamo o magari trovare un consiglio utile su come comportarsi in certe situazioni, io avrò raggiunto il mio scopo. Quello di aiutarvi ad uscire dall'angolo, come ho fatto io. Perché si può uscire!

    E ora vi racconterò di me, del mio ambiente, del mio nucleo d'origine.

    *

    Nella mia famiglia c'era mio padre che si chiamava Gianfranco, mia madre Emma, mio fratello Luca, ed io.

    La nostra era una normalissima e classica famiglia italiana che non aveva troppi problemi esistenziali, a cui non mancava veramente nulla, visto che eravamo per fortuna benestanti, ma senza essere dei ricchi sfondati o ereditieri di antica nobiltà.

    Il mio papà ha sempre fatto grandi sacrifici personali per riuscire a farci vivere lontano dai problemi, purtroppo comuni a molta gente, e lo faceva non solo per il senso del dovere, ma anche con la voglia di dare il meglio a noi tutti, per permetterci uno stile di vita agiato e senza alcuna privazione.

    Ricordo che lui partiva molto presto tutte le mattine per andare al lavoro. Quando io e mio fratello scendevamo finalmente dal letto e continuavamo a stropicciarci gli occhi con le dita mentre eravamo ancora avvolti nelle spire del sonno e andavamo in cucina per fare colazione, lì c'era solo la mamma o qualche volta la nonna, quando veniva a stare per qualche giorno da noi. Però, nostro padre non lo trovavamo mai a quell'ora, lui era già andato via da un bel po'.

    Magari prima di uscire veniva nella nostra camera per guardarci dormire e forse lo faceva in punta di piedi, muovendosi piano per non svegliarci, questo lui non me lo ha mai detto, ma credo che l'abbia fatto, era un comportamento adatto a lui, al suo modo di essere. Papà Gianfranco aveva una sua fabbrica dove produceva pezzi di ricambio in gomma, con i proventi della quale finanziò la gioielleria di famiglia che avevamo in centro a Milano.

    L'intenso lavoro gli assorbiva ogni energia a tal punto che spesso, la sera dopo cena, la stanchezza lo faceva addormentare sul divano davanti alla televisione accesa.

    Mia madre, a volte, lo svegliava bruscamente e lo rimproverava:

    « Vai a letto se hai sonno, cosa ci stai a fare qua? Se tu russi, io non capisco più nulla di quello che dicono in televisione.»

    Il tanto lavoro o la stanchezza non gli hanno mai impedito però, di essere presente nella nostra quotidianità, di farci sentire la sua vicinanza in ogni momento o situazione della nostra vita.

    Lui c'era sempre.

    Ancora oggi, dopo tanto tempo, riesco a rivivere nella mia mente i rari momenti nei quali mio padre mi aiutava a memorizzare qualche formula matematica che proprio non mi entrava nella testa. Si metteva seduto vicino a me e mentre il suo forte braccio stava cingendo le mie spalle con un tocco rassicurante, mi spronava dicendo:

    «Coraggio, non è difficile! Concentrati e vedrai che ci riesci anche tu!»

    E la sua voce calda mi accarezzava l'udito.

    L'immagine che ho di lui è così nitida e limpida che sento quasi nelle narici il profumo del suo dopobarba preferito. Ho quasi l'impressione che se giro la testa me lo trovo lì, di fianco, con lo sguardo profondo dei suoi occhi castani che erano di una dolcezza inimmaginabile.

    Mi bastava guardarlo un solo attimo per percepire tutto l'amore che provava per me, per noi. Il suo viso si illuminava quando ci osservava e le tracce della stanchezza o di eventuali problemi che potesse avere in quel momento al lavoro, sparivano, cancellate all'istante da una tenerezza quasi tangibile.

    *

    Mio fratello Luca riusciva ad avere i voti migliori dei miei, apparentemente senza grandi sforzi.

    «Stai sempre con la testa tra le nuvole Andrea!»

    Mi diceva sempre mia madre.

    Emma la vedo così com'era in quei tempi, anche se non è cambiata moltissimo negli anni trascorsi, su di lei nel frattempo è scesa solo una leggera patina, frutto dell'età e della solitudine, come unico segno di cambiamento visibile. È sempre stata, ed è ancora, una donna di media corporatura con il solito caschetto biondo e gli occhi di un azzurro ghiaccio che, senza un motivo apparente, sembra che ti passino attraverso, facendoti sentire all'improvviso un brivido ghiacciato sulla schiena.

    D'altronde, Emma è una di quelle persone che non appena la guardi viene naturale e spontaneo domandarsi:

    «Ma perché sta sempre incazzata? Possibile che non riesca mai a farsi una bella risata?»

    Magari è solo una mia impressione personale, ma l'ho vista sorridere così poche volte, che ormai quelle immagini sono scomparse subito, come la neve che si scioglie veloce sotto i raggi cocenti del sole.

    Ricordo che da bambino, quando mamma mi rimproverava per qualcosa, o soprattutto quando facevo dei compiti che mi sembravano molto noiosi, mi chiudevo in un mio mondo magico e sognavo a occhi aperti.

    Ebbene sì, lo ammetto!

    Spesso, nella mia testa girava come un mulinello un frammento di canzoncina che mi piaceva e io avevo l'abitudine di scarabocchiare le note musicali nell'ultima pagina del quaderno che avevo sotto mano, nel tentativo di fermare e non perdere quella ispirazione momentanea e improvvisa che in quel preciso istante mi sembrava qualcosa di straordinariamente bello.

    «Andrea non fa i compiti, Andrea si distrae!», ripeteva come un mantra mio fratello Luca, attirando ancora l'attenzione di mia madre su di me.

    «Ecco! Lo dicevo io! Andrea, tu non sarai mai come tuo fratello! Lui non sbaglia mai!»

    In quei momenti mi sentivo davvero colpevole e consideravo che era giusto il rimprovero di Emma, ma ora a distanza di anni mi rendo conto che era lei a essere ingiusta nei miei confronti, già d'allora. Senza saperlo mi faceva già male dentro di me, forse ho imparato inconsciamente allora a chiudermi e a non esternare quello che sentivo o provavo, insomma a mettermi una maschera in certe situazioni e con certe persone.

    Sapevo di non aver fatto proprio quello che dovevo in quel momento, che non riuscivo a concentrarmi esclusivamente su quei compiti difficili ma era più forte di me il richiamo della fantasia, dell'immaginazione.

    E poi, non è che l'ispirazione artistica venga in risposta a un comando dato dalla testa a una determinata ora. O, no?

    Abbassavo la testa sui quaderni con l'intento di riuscire a districare quella matassa aggrovigliata di numeri e formule e vi assicuro che ci mettevo tutto l'impegno e la concentrazione possibile, almeno per un po'. Però, all'improvviso, tornavo a inseguire un motivetto che sentivo suonare nuovamente nella mia testa, nascondendo un fine sorriso sotto i baffi che ancora non mi erano cresciuti.

    *

    Mio fratello è sempre stato riempito di coccole e approvazioni da Emma. Lui sapeva tutto, lui era il più bravo e per questo si meritava questo o quello premio, dal giocattolo che desiderava o la prima fetta del dolce della domenica e via dicendo.

    Per

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