La Ninfa di Natale: Origini
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La Ninfa di Natale : E se, alla fine, non fosse tutto scritto ? (Una storia d'amore di Natale mitologica)
O come sposare la mitologia greca con la magia del Natale...
Per aver salvato l'Amore, la ninfa Eco viene premiata da Era. La dea, con un gesto di grande bontà, un'occasione da non lasciarsi sfuggire, realizza il suo più grande desiderio: restituirle la parola. È ora che la ninfa scopra il Natale, questa meravigliosa festa di cui ha sentito così spesso parlare.
Nell'oscurità, i piccoli esseri malvagi che segano tutto l'anno l'Albero del Mondo escono per fare il pieno di cioccolatini e recuperare un misterioso oggetto.
L'incontro di Eco con Romain nella metropolitaine parigina potrebbe sconvolgere tutto. Ci vuole poco, a volte, per cambiare le sorti del mondo...
Attention. Prima di iniziare questa storia, procuratevi una saliera.
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Anteprima del libro
La Ninfa di Natale - Agnès Rabotin
La Ninfa di Natale
Agnès Rabotin
––––––––
Traduzione di Angela Lucia Turco - Alessandra Paganin
La Ninfa di Natale
Autore Agnès Rabotin
Copyright © 2023 Agnès Rabotin
Tutti i diritti riservati
Distribuito da Babelcube, Inc.
www.babelcube.com
Traduzione di Angela Lucia Turco - Alessandra Paganin
Editor Alessandra Elisa Paganin
Babelcube Books
e Babelcube
sono marchi registrati Babelcube Inc.
Aion aprì il Grande Libro del Tempo. Guardò a destra, a sinistra, sotto il Libro, per terra. Si grattò la testa fissando un atomo di fronte a lui in cerca di un ricordo. Nessuna traccia della sua penna. Il calamaio era posizionato dove l’aveva lasciato la sera prima, ma la sua penna... Nel suo cassetto, piume di tutti i tipi: piume d’oca, piume di vetro, in bronzo, in oro, e anche una cosa che si chiamava, a quanto pare, «Bic». Ma quella piuma... era un oggetto prezioso e insostituibile! Era stata staccata dal primo uccello della creazione, una fenice dai colori dell’arcobaleno prima ancora che Iris dai piedi leggeri disegnasse il primo arcobaleno. A tal proposito si diceva anche che Iris si fosse ispirata alla bellezza di questo primo uccello che era l’orgoglio di Gaia.
― Bene, intervenne Kairos, mentre sorseggiava una cioccolata calda con latte di capra – il tempo passa. La Lettrice[1] non ha mica tutto questo tempo a disposizione. È prezioso, il tempo di un umano.
― Certo, certo, – disse infastidito Aion continuando a cercare attorno a sé, persino nelle molecole dell’aria circostante nel caso in cui la sua piuma si fosse misteriosamente dissolta.
― Lascia stare, l’hai persa.
― No, non credo proprio!
― Fallo alla vecchia maniera! – Disse il dio dalla folta capigliatura nera che a volte se ne usciva con proposte insolenti.
Aion si bloccò prima di guardare suo fratello dritto negli occhi:
― Non si può raccontare una storia senza scriverla dall’VIII secolo prima dell’era comune, – sentenziò un po’ confuso, tipico di chi rimpiange i bei vecchi tempi ma non lo ammetterà mai, anche se minacciato di essere gettato nel Tartaro.
Kairos scoppiò a ridere:
― Dai, divertiti! Per la Lettrice, alla fine non cambia molto. E niente ti impedirà di riscrivere questa storia il prossimo solstizio d’inverno. Fino ad allora, avrai ritrovato la tua penna.
Aion represse un piccolo sorriso che non sfuggì a suo fratello. Sì, l’avrebbe inevitabilmente ritrovata, quella piuma. Tutto alla fine tornava. Dopotutto, era lui il dio dei cicli e delle stagioni.
Si schiarì un po’ la gola per darsi un contegno.
Era una bella giornata come tante altre a Ortigia. Un umano avrebbe potuto credere che fosse primavera, perché il sole non si stancava mai di splendere. C’erano solo poche nuvole sparse, come se fossero state dipinte con piccoli tocchi di vernice per completare il quadro. I fiori sembravano appena usciti dalla terra, respirando tutto il giorno la freschezza data da Eos ad Aurora dalle dita di rosa fin dalle prime ore del mattino. Nessun abitante di Ortigia avrebbe potuto immaginare per un solo istante che nell’emisfero nord del pianeta, in quel periodo dell’anno, le temperature fossero così basse tanto che gli umani che da noi venivano chiamati «mortali», sebbene ciò fosse riduttivo, poiché esistevano esseri umani immortali, erano costretti a riscaldare le loro abitazioni, a nutrirsi di cioccolata calda con marshmallow e a uscire tutti imbacuccati sotto spessi strati di vestiti dicendosi «è arrivato Natale». A Ortigia la mitica, altrimenti chiamata «l’isola delle Quaglie», dove risiedevano pacificamente, per così dire, gli dei e le creature che si dicevano «mitologiche», nessuno si preoccupava molto dell’avvicinarsi di una festa detta cristiana dagli uni e pagana dagli altri.
― Aion...
― Sì?
― Scusa, ma... hai intenzione di raccontare questa storia con frasi così lunghe e incomprensibili? L’obiettivo non è quello di farla addormentare.
― In effetti, l’intenzione... è raccontare. Nel migliore dei casi, intrattenere. Mi è stato detto: «Racconta ai Lettori il mito della ninfa di Natale». Non posso non cominciare dal principio.
― A vedere come sbadiglia, la tua Lettrice, non è un grande successo. Ok cominciare da principio, ma questo non significa che bisogna partire dalla creazione del mondo. È una storia breve, come tutti i miti.
― Beh Sì, ho qualche problema con il concetto di «mito». Si tratta di una delle nostre storie, giusto? Quindi all’inizio una storia vera che riguarda le nostre divinità. E se più tardi la racconti ai tuoi figli che poi la raccontano ai loro figli nel corso dei secoli, allora la storia diventerà un mito, e la troveremo in tutte le enciclopedie in venti volumi sulla mitologia.
― Ehm... sì, credo sia così. Dopo, sai, con internet, le enciclopedie... Comunque. I miti sono stati raccontati dai poeti per secoli, è vero, e ognuno li ha trasformati a modo suo. Ecco perché ci sono diverse varianti di ogni storia.
― Ma noi conosciamo le vere storie. Sono quelle che scrivo nel Grande Libro del Tempo.
― Sì, certo. Tuttavia, bisogna guardare in faccia alla realtà: la tua narrazione è noiosa. Hai appena iniziato e già ti stai perdendo. D’altronde cosa puoi aspettarti da un dio chi ci gira in tondo...
― Oh. Beh, visto che è così, signor So-Tutto-Io, specialista dell’istante T, fallo da solo. Racconta alla Lettrice la vera storia della Ninfa di Natale.
La Ninfa di Natale
Dove viene narrata oralmente la storia di Eco che, ritrovata la parola, decide di fare il giro del mondo di Parigi per vivere un Natale magico.
Breve racconto di ordine educativo presentato e annotato da Kairos, dio dell’istante T, sotto la supervisione di suo fratello Aion, divinità primordiale del tempo ciclico.
Image 9Dopo aver pettinato i suoi lunghi capelli rossi abbastanza a lungo tanto da ripetere più volte il discorso che non avrebbe mai pronunciato, Eco sospirò davanti allo specchio. Poi, con gesti lenti, prese i suoi orecchini più belli, quelli di rame degli Inferi che Hermes le aveva regalato. Sarebbe stato bello compiacere la dea della Bellezza e dell’Amore, ma non troppo per non risvegliare in lei una gelosia capace di far sprofondare Ortigia nel caos a causa del suo cattivo umore.
Qui, Lettrice, lontano dalle considerazioni di bellezza e di rivalità tra divinità, ti starai chiedendo perché non potesse ripeter ad alta voce il suo discorso vero? Conosci la storia della ninfa Eco? Questa è un’altra storia, su cui torneremo sicuramente, ma ricorda solo una cosa: a causa dell’ira di Era, Eco poteva ripetere solo l’ultima parola ascoltata. Quindi puoi immaginare che non avesse altra scelta che tenerselo per sé, il suo discorso, e questo lo sapeva. Tuttavia, sfoggiava sulle sue labbra rosa quel sorriso timido stampato sul suo viso da qualche giorno. Perché per lei niente sarebbe stato più come prima.
Ovunque passasse, veniva salutata con il rispetto che di solito si portava a una dea. Degli aedi, con la loro lira in mano, hanno scritto in ogni angolo dell’isola canzoni che raccontano la sua impresa. La notizia si era diffusa più velocemente grazie alla siringa di Pan. La timida Eco, quella che non poteva che pronunciare l’ultima parola sentita, aveva portato a termine un’impresa, salvare l’Amore[2].
Afrodite non poteva rimanere insensibile a tutte quelle manifestazioni passionali verso la giovane Oreade[3] che di solito brillava per la sua discrezione. Fino a poco tempo prima, la ninfa non l’aveva mai messa in ombra, limitandosi a lavorare con discrezione al servizio di suo figlio, Eros. Questo omaggio reso era meritato, sarebbe stato molto ingrato ritornarci. Ma era tempo di temperare gli ardori degli abitanti di Ortigia. Sarebbe stato spiacevole per la propria fama se una di quelle canzoni avesse oltrepassato il confine dell’isola per