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Love to hell e il viaggio tra i mondi
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Love to hell e il viaggio tra i mondi
E-book503 pagine6 ore

Love to hell e il viaggio tra i mondi

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Info su questo ebook

«Si vocifera di un angelo caduto in disgrazia» disse Efesto rivolgendosi a Lucifero.
«Mi hanno già narrato questa leggenda».
«Non ci credi, vero?».
«Sinceramente no. Non abbandonerò mai Dio per seguire l’oscurità. La luce è così bella, mi fa sentire al sicuro e a casa mia. Non potrò mai scegliere strada diversa. Tutto ciò mi appartiene, sin dentro le vene».

Un colossal epico, una visione esplosiva, un romanzo imponente. Sara Congiu ci trascina in un fantasy ricco di azione, popolato da gigantesche figure trafugate al Mito, i cui destini si intrecciano in un’avventura densa di pathos e mistero. Incombe sui personaggi un destino già scritto, ma la lotta che ciascuno ingaggia contro lo stesso è espressione profonda di una instancabile ricerca di giustizia e verità che farà cadere, una dopo l’altra, le maschere che nascondono il vero volto del Bene e del Male.


Sara Congiu è una giovane scrittrice che ha intrapreso la strada della scrittura sin da piccola. Contemporaneamente a questo, si occupa di percorsi per la crescita personale dell’individuo mettendo a disposizione le sue capacità come Tarologa. È sempre stata appassionata al mondo dell’occulto, della magia e degli angeli. Ha trovato la sua ispirazione studiando attentamente ogni aspetto delle divinità partendo dalle più antiche. Scrivere alleggerisce l’anima e permette di condividere con le altre persone emozioni potenti come la speranza e la fede. 
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2022
ISBN9788830673304
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    Anteprima del libro

    Love to hell e il viaggio tra i mondi - Sara Congiu

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    CAPITOLO UNO

    L’ORIGINE

    Una distesa di luce.

    Un infinito bagliore alle origini.

    Un’esplosione di cielo e prato, solo per gli occhi di Dio.

    Fu il primo a creare l’Eden, un Paradiso governato con la pace e l’armonia, ma anche dominato dalla solitudine.

    Così, in poco tempo, decise di creare i suoi angeli. La sua famiglia, con Lui a capo di tutto. Erano come figli per Dio: Michele, la forza di Dio, il più grande di tutti; Gabriele, il suo messaggero; Raffaele, il suo protettore; Barachiele, benedetto da Dio; Gudiele, l’angelo del pentimento; Salatiele, il più alto servo di Dio; Uriele, il conservatore della Luce divina e del Mistero; infine Lucifero, il portatore della Luce, e anche l’angelo più bello di fianco a Dio.

    Loro avevano sempre vissuto felici, volavano in ogni dove in quella distesa di prato verde, ma non c’era nient’altro. Solo loro. Ed era ciò che aveva imposto Dio ai suoi figli. Doveva bastare per sempre quello. Pace e armonia.

    I quattro arcangeli alla sua destra erano Michele, che aveva il comando, seguito da Gabriele, Raffaele e Barachiele, mentre alla sua sinistra il comando lo aveva l’ultimo angelo, il più piccolo di tutti: Lucifero.

    Dietro di lui c’erano Gudiele, Salatiele e Uriele, il fratello più fidato di Lucifero. Colui con il quale egli condivideva tutto. I due non avevano segreti e fin da subito erano diventati inseparabili.

    Lucifero, così tanto bello quanto intelligente, poteva sembrare sfrontato delle volte, poiché poneva a Dio questioni che gli altri non avrebbero mai osato chiedere.

    «Perché non possiamo vedere il tuo volto?».

    Fu questa la prima domanda che fece, facendo infuriare Michele, ma Dio volle rispondere. «Perché io sono la Luce. La Luce che ti ha creato. Perché io non ho un solo volto e sono interamente fatto di spirito, sono l’aria che respiri, sono la libertà che viene rappresentata nelle vostre ali. Nelle ali che vi ho donato».

    Da quel giorno Lucifero fece diverse domande a Dio, che fecero allontanare alcuni dei suoi fratelli, inorriditi dalla schiettezza che usava, quasi senza rispetto per loro, ma a lui tutto ciò non importava. Lui pensava che potesse essere in qualche modo il preferito di Dio. Qualcuno che finalmente potesse arrivare quasi a vederlo, o almeno così credeva.

    Passarono gli anni e nell’Eden tutto taceva. Gli eventi non cambiavano mai, tranne il fatto che loro padre si vedeva sempre più di rado. Gli altri angeli pensavano che l’Eden fosse circondato da altre galassie e da altri posti, ma sapevano che loro erano le uniche creature viventi di Dio a sua immagine. Ne avevano la convinzione perché era così che Dio aveva giurato ai suoi angeli: non ci sarebbero stati altri, ma solo loro.

    Lucifero però era stanco, si sentiva smarrito e perso, senza una ragione, senza nessuno scopo e si chiedeva dentro di sé come fosse possibile trascorrere tutti i giorni così, dedicando tutto il suo tempo senza giungere ad alcuna conclusione. Nemmeno volare gli dava quell’adrenalina e quel brio che un tempo aveva, e che ora poteva solo ammirare da lontano negli occhi dei suoi fratelli.

    I suoi occhi verdi scintillavano sempre come due smeraldi quando si trovava a volare, più in alto di tutti, più libero, ma allo stesso tempo più solo.

    Gli altri angeli erano tutti legati fra di loro, si sentivano connessi, soprattutto nella mente, e avevano gli stessi pensieri, tranne lui. Lui era vigile e attento su ogni dettaglio, ma continuava a preferire tenere la mente chiusa, riservata, facendo da scudo, quasi come a volersi proteggere. Era possibile che non si sentisse sicuro in Paradiso? Non più come un tempo almeno, lui avvertiva un cambiamento in profondità, anche se in superficie era rimasto tutto immobile.

    Un giorno Lucifero, smarrito più che mai, si era stufato e senza porsi alcun limite chiese ai suoi fratelli: «Voi non vorreste qualcos’altro? Un posto pieno di creature come noi, ognuno con il suo ruolo, con il proprio scopo; a voi non sembra che questo prato sia troppo grande per noi?».

    Prese fiato e finì il suo discorso, che forse col senno di poi sarebbe stato meglio evitare. «Cosa faremo quando Dio ci lascerà?».

    Tutti gli angeli erano basiti e scioccati da una simile domanda. Era un oltraggio anche solo il pensiero stesso che Lucifero aveva detto ad alta voce e Michele, infuriato, volò verso di lui senza scrupoli e si mise di fronte a lui.

    «Dio è con noi. Sempre. Dovresti provare vergogna a nominarlo in questo modo, quasi a voler sporcare il suo nome. L’invidia ti acceca, Lucifero, vuoi prendere il suo posto, ma io non lo permetterò mai».

    Il fratello minore non era affatto dispiaciuto dalle parole del più grande, anzi si mise a ridere, applaudendo Michele.

    «Tu cerchi di dare a me dell’invidioso quando l’unica cosa che riesci a fare è dettare i tuoi ordini e le tue leggi. Vuoi sempre ricordarci il nostro posto, ma tu, fratello, te lo ricordi il tuo? Vorresti negare ad altre creature di vivere per compiacere il tuo Creatore. Questo è egoismo. Dovresti cercare di ricordarti la tua forza, non quella che usi per difendere Dio».

    Bastò un momento per far scoppiare la guerra.

    Era il caos in Paradiso.

    Gli angeli schierati da Michele a destra e quelli di sinistra comandati da Lucifero.

    Nessuno di loro aveva mai combattuto e usato la violenza, perché non era mai servito arrivare a tanto. Gli scontri verbali c’erano sempre stati per via delle opinioni diverse, ma quello scontro significava dare vita a una rivolta. Lucifero però non si aspettava che Gudiele e Salatiele stessero dalla sua parte, di Uriele invece ne era profondamente convinto, e infatti non aveva mai avuto dubbi sulla sua lealtà.

    Le loro ali cercavano di ferire in pieno volto, ma nessuno aveva ancora subito danni, finché proprio Uriele, l’angelo protettore della Luce, usò il suo potere contro Gabriele e gli si scagliò contro, brillando così potentemente da far perdere la vista all’avversario.

    Gabriele cadde.

    Tutti gli angeli spaventati, allora, misero fine alla loro battaglia per soccorrere il fratello ferito. Aveva una ferita aperta allo stomaco e Uriele, preso dal senso di colpa, andò vicino a lui. Non poteva dare una spiegazione alla sua rabbia e gli scese una lacrima: quello fu il primo pianto dell’Eden.

    La goccia bagnata che uscì dal suo occhio sinistro andò a cadere sulla ferita di Gabriele e come per miracolo guarì.

    Dopo l’accaduto, Dio si presentò da loro.

    «Figli miei, ho cercato di ripararvi dal danno di ferirvi e ferirci, ho cercato di cospargere questo nostro regno di pace e di armonia. E adesso a voi tutto ciò non basta? Creare altre creature vorrebbe dire questo. Più caos, più liti. E voi vorreste che altri angeli distruggano tutto quello che io ho creato con amore per voi? Sono stato paziente, ma adesso io vi fermo qui! Non pensavo che sarebbe arrivato questo momento, ma devo farlo per protezione dell’Eden. Chi di voi oserà infrangere il mio regolamento e le mie sacre leggi verrà bandito. Esiliato dal Paradiso. Cacciato dalla pace in eterno!».

    Con queste parole Dio se ne andò, lasciando una pergamena incastrata in una quercia dell’Eden.

    Non uccidere.

    Non invidiare.

    Non mentire.

    Non mancare di rispetto.

    Questo era ciò che era apparso nell’albero più grande, mentre in un pino, apparvero incise altre tre leggi.

    La prima: Non amare nessuno più di Dio.

    La seconda: Non cercare altro posto oltre l’Eden.

    La terza, quella che fece ribollire il sangue a Lucifero: Non permettere a nessuno di creare altri angeli o altre creature di qualsiasi genere.

    Il suo stato d’animo passava dall’essere infuriato all’essere angosciato, fino a che l’ira non prese il sopravvento su di lui.

    I suoi fratelli però avevano di meglio di cui occuparsi in quel momento: assistere Gabriele. Tutti lo rassicuravano e lui prese la parola, avendo tutti i fratelli intorno in cerchio.

    «Cari fratelli, abbiamo appena scoperto il potere delle nostre lacrime e, soprattutto, adesso sappiamo la volontà di Dio. In questo modo non ci potrà più essere alcun tipo di male qui in Paradiso. Sto bene, fratelli, solo se rimaniamo uniti».

    Detto questo si girò a vedere Uriele, lui si era già scusato, ma Gabriele aveva già scordato l’accaduto e lo abbracciò per rassicurarlo e togliergli i sensi di colpa dall’anima appesantita.

    Lucifero invece non poteva credere a quello che stava accadendo. Lui non poteva mollare, non poteva credere davvero di dover rispettare tutti quei comandamenti. In alcuni ci credeva, ma negli ultimi tre aveva mille dubbi. Tanti di essi sorgevano nella sua testa, e se non ce l’avesse fatta? E se Dio avesse deciso di eliminarlo o ancor peggio di esiliarlo davvero nella solitudine lontano dalla sua casa? Sapeva che ciò che diceva suo padre era vero, sarebbe stato capace di cacciarlo via se non avesse rispettato le sue leggi, ma dentro di sé sapeva anche che lui ce la poteva fare. Aveva tutte le forze per riuscire in qualsiasi impresa. Sia con Dio, sia senza nessuno.

    Lucifero sembrava avere una luce propria, fra tutti gli angeli lui era di certo il più bello: lunghi boccoli dorati ricadevano sulle sue spalle, era alto e muscoloso. Un possente angelo dagli occhi smeraldo, il verde più intenso del Paradiso era proprio nelle sue pupille.

    Ogni minimo dettaglio aveva la sua attenzione, si accettava di tutto, per questo aveva deciso che fosse arrivato il momento di cambiare.

    Dentro di sé immaginava la rivoluzione, la sua vittoria per poter finalmente stare di fianco a Dio e mai più dietro di lui.

    In questo modo non voleva troppo?

    Aveva sempre cercato mille risposte alle sue infinite domande, domande che non poteva porre a nessuno, ma che doveva sistemare da solo.

    Era passato un po’ di tempo da quell’accaduto e Dio si presentò davanti a tutti gli angeli, ma all’appello mancava Lucifero. Lui continuava a sentirsi smarrito e perso in quel luogo che avrebbe dovuto essere casa sua, così Dio si recò alla quercia dove trovò Lucifero da solo, circondato dalle foglie sempreverdi e immerso nella solitudine.

    «Puoi domandare qualsiasi cosa, figlio mio, io risponderò onestamente, sarà il nostro piccolo segreto che non condivideremo con nessuno».

    Non ci mise molto a pensarci e in un attimo tornò a sorridere, ricordandosi della loro origine e di quei momenti che portavano a Lucifero malinconia perché erano trascorsi troppo in fretta.

    «Io vorrei sapere il segreto della tua vera luce. Cosa si cela nella tua vera essenza, padre?». Dio si aspettava una domanda del genere da Lucifero e sorrise, doveva dargli una risposta degna di quella domanda.

    «Siedi, Lucifero, angelo di Luce, angelo diamantato, prima luce dei giorni, ora ti racconterò la storia di come tutto fu nato, dopo di me, ma prima di voi».

    Dio iniziò a raccontare la sua storia e Lucifero si sedette, pronto per imparare e andare a fondo nella conoscenza quanto più poteva.

    «Tempo fa, quando io fui creato dal nulla, un’esplosione di luce e di colori si formò, creando vari universi. Non ci volle molto per comprendere che ogni galassia avesse il proprio ruolo in questo infinito universo di possibilità.

    La prima cosa che mi ricordo di aver visto furono il Sole e la Luna. Il primo aveva una luce che attirò la mia attenzione, la stessa luce che uso per nascondere il mio volto e la mia natura, mentre la seconda era talmente bella da essere l’opposto. Buia, ma luminosa, così decisi che loro due dovessero avere uno scopo, quello di proteggermi in modo da darmi tutto ciò che mi mancava: la Luce divina. La mia da sola non sarebbe mai bastata a darmi questa forza, ma ai tempi non avrei mai potuto immaginare quello che sarebbe successo poco tempo dopo. Noi tre eravamo diventati indivisibili, quasi come se fossimo una cosa sola, finché io non cominciai a dedicarmi quasi esclusivamente alla nascita di voi angeli e Luna iniziò a interessarsi e a essere sempre più complice di Sole. Lei cominciava a provare qualcosa di forte per lui, allontanando il vero scopo principale della sua esistenza. Per questo ho dovuto esiliarla, lontano da voi e da Sole. Sa essere spietata e vendicativa, si prende gioco delle emozioni e fa dimenticare il vero obiettivo divino. Lei è ancora qui nell’Eden, sotto il mio controllo. Non potevo abbandonarla».

    Quella storia non piacque per niente all’angelo. E non era del tutto chiara la versione che suo padre gli aveva appena rivelato, ma doveva pur ringraziarlo. Ora aveva un punto di partenza per iniziare la sua missione. Doveva rimanere nelle grazie di Dio per non farsi scoprire e raccogliere più notizie che poteva su Luna.

    Aveva ancora una domanda da fare.

    «Padre, con tutto il rispetto, ma perché non lasciare Sole e Luna liberi di amarsi?».

    Il principale dubbio di Lucifero era proprio quello. Perché l’amore veniva bloccato? O addirittura esiliato?

    «Il loro destino non si sarebbe mai compiuto. Ho visto cosa fa l’amore come il loro in altri pianeti. Finisce sempre tutto per essere annientato».

    Aveva ancora molte domande da fare a Dio, ma non sembrava più opportuno in quel momento.

    «Lucifero, se ti chiedessi di non cercare Luna e di lasciare stare tutto così com’è, so perfettamente che non mi ascolteresti, ma lei è astuta. Non appartiene a questo mondo e potrebbe ingannarti con le sue illusioni. Potrebbe trarti in inganno e abbandonarti a te stesso. Io allora non potrei venire a salvarti».

    Salutò Lucifero, tornando dai suoi fratelli, mentre lui rimase seduto sul ramo di quercia, immerso nei suoi pensieri e nel suo tormento.

    Anche se era stato avvertito, doveva dare una spiegazione a tutto quanto e voleva trovare il modo di andare da Luna per farsi raccontare anche la sua versione dei fatti; per quanto potesse essere pericoloso, l’adrenalina stava già scorrendo nelle sue vene. Per qualche motivo non riusciva solo a credere alle parole di Dio, non era più come quel tempo felice che continuava a sognare a occhi aperti, c’era qualcosa che sentiva che non tornava. Un pezzo mancante.

    Ora doveva solo trovare un modo per scappare e non farsi trovare senza essere esiliato per sempre. Il primo dei suoi problemi era che lì era sempre giorno e il posto dove si trovava Luna doveva essere per forza buio e isolato dal resto del prato. Mentre era assorto nel suo piano di fuga, Uriele si recò da lui. Erano giorni che nessuno lo vedeva e, per quanto Michele potesse essere soddisfatto di non averlo fra i piedi, a tutti gli angeli mancava la sua presenza. Era come se si fosse rinchiuso nella sua bolla, isolato, senza capire davvero quale fosse il suo destino. I due che erano sempre stati come fratelli inseparabili avevano avuto un distacco, ma Uriele non avrebbe permesso di lasciare da solo il suo più fidato dei fratelli.

    «Non sembri più tu, fratello. Non ti occupi più di noi come un tempo, non valorizzi nemmeno la tua luce interiore, che cosa sta succedendo dentro di te? Ti manca qualcosa che noi non possiamo darti?».

    Poteva sembrare assurdo come una domanda semplice avesse un effetto devastante su Lucifero. Aveva un nodo alla gola, quasi come se si sentisse soffocare da giorni ormai, sentendosi chiuso pur essendo all’aperto. Tutto ciò incominciava a stargli stretto. Senza volerlo, lì in quella domanda, lui trovò tutte le sue risposte.

    «Tutto ciò che cerco è l’amore. Puro e incondizionato. Senza regole, senza pentimenti. Un amore innocente, ma vero e profondo. Uno che sia anche pieno di impulsi e di passioni, tutto ciò che non abbiamo mai potuto avere».

    Lui voleva sentirsi completo, avere altri angeli vicino a lui ma se questo non era il progetto di Dio, doveva capire bene le sue intenzioni. Voleva scoprire se in qualche modo sarebbe nata anche la sua metà mancante. Sognava quell’amore che lo avrebbe reso felice, nonostante suo padre lo avesse definito distruttivo.

    Uriele rimase in silenzio, in ascolto della sincerità di Lucifero e, per quanto potesse provare a negarlo, una parte di lui sapeva che suo fratello aveva ragione, che alcune di quelle leggi risultavano inaccettabili e inappropriate. L’unica idea che adesso valeva era quella che a ogni costo, lui gli sarebbe stato vicino, sempre.

    «Andrò a cercare Luna. Andrò e la troverò. Lei è l’unico essere in grado di rivelarmi la verità e dimostrerò che non sono io che sbaglio, ma colui che ci guarda dall’alto! Ho bisogno anche del tuo aiuto, Uriele! Non ti chiederei mai nulla, ma ho bisogno di te».

    Non aveva bisogno di aspettare la risposta dall’altro angelo, perché mentre si guardavano negli occhi, la loro intesa era più forte che mai.

    «Non posso scomparire senza che nessuno mi veda, ma ho un piano. Dovrai mentire, fratello, mentre io sarò via tu dovrai nascondere la verità a tutti gli altri dicendo che avevo solo bisogno di tempo per starmene da solo in pace a riscoprire la mia vera luce ed essenza. Dovrebbe funzionare, ma se qualcosa andasse storto, tu me lo dirai».

    Uriele apparve un attimo confuso dalla richiesta di Lucifero, che intanto continuò a parlare. «Se qualcosa andrà storto, io e te comunicheremo lo stesso tramite la telepatia. Voglio essere connesso a te per questo breve periodo così saprò quando sarà giunto il momento di tornare a casa».

    Nessuno di loro aveva mai mentito, soprattutto a loro padre. Uriele sembrava sconvolto e sbalordito da una tale richiesta, eppure sapeva che quella fosse l’unica cosa giusta e possibile da fare. Doveva avvertire Lucifero però che non sarebbe stato come si aspettava. «Non sarà affatto semplice connettere le nostre menti. Non hai mai voluto farlo; avrai sempre i miei pensieri in testa e potresti far confusione fra le mie idee e le tue».

    Comunque sarebbe andata, lui doveva tentare.

    «Mi sono sempre fidato di te più di tutti gli altri. Qualsiasi cosa accada, io non ho paura. È giunta l’ora».

    Per poter unire le proprie menti dovevano semplicemente recitare una formula e scambiarsi due piume delle proprie ali, una a sinistra e l’altra a destra. Non sarebbe stato doloroso ma come aveva già avvertito Uriele, sarebbe stato confusionale. I due chiusero gli occhi. Erano pronti.

    Uniamo le nostre menti. Risorgiamo con questi venti.

    I nostri cuori saranno appartenenti. Le nostre anime mai più assenti!

    Lucifero andò di fronte a Uriele e gli strinse la spalla.

    «Te lo prometto, fratello, appena tornerò il nostro percorso cambierà radicalmente, vivremo in armonia e saremo circondati da un popolo tutto nostro. Ci sarà lealtà, fiducia e rispetto alla base di tutto. Riusciremo a farcela».

    Lui credeva davvero nelle sue parole, ma Uriele risultava ancora perplesso nonostante tutta la fiducia che stava riponendo nel fratello minore.

    «Vorrei solo riuscire a capire perché Dio non vuole creare un nuovo popolo. Anche se dice che è tutto per evitare guerre e divisioni, non mi sento al sicuro».

    Era compito di Lucifero rassicurarlo.

    «Chiederò questo a Luna. Cercheremo di comprendere tutto quello che ignoriamo al momento».

    Si fecero segno con la testa e Lucifero sparì. Era pronto per iniziare la sua missione.

    Nemmeno lui riusciva a darsi pace per la decisione di Dio, ma doveva cominciare a dare retta al suo cuore e al suo istinto e nient’altro. Se veramente esisteva un destino, lui doveva capovolgere il suo e farlo diventare straordinario. Era già connesso al fratello e gli sembrava di essere in un’altra dimensione. Grazie a lui però ora sapeva che i suoi fratelli stavano aspettando Sole davanti alla grande quercia, e lui poteva direzionarlo già verso la strada ignota.

    Come sarebbe stato vedere Luna? Sapeva che non era un angelo, ma esattamente cosa era? Una creatura circondata dal buio e dall’oscurità. E se nemmeno lei avesse un volto vero e proprio come Dio? Doveva mantenere la calma o Uriele avrebbe potuto entrare nel panico, eppure i suoi dubbi continuavano a varcare la sua mente, uno più dell’altro martellavano forte.

    Aspettava il segnale di Uriele per partire, ma Sole faceva partire la luce più alta ogni mattina, per far capire che quella sarebbe stata una nuova giornata, quando Lucifero fu colpito da un bagliore di luce. Si trovava davanti a Sole.

    La sua luce era più accecante di quella di Dio ed era molto più fastidiosa, perché era lì? Altri dubbi stavano creando troppa confusione dentro la sua testa.

    «Se sei venuto da me per fermarmi o per rivelare tutto a mio padre, ti sconsiglio di farlo. Ho una possibilità finalmente di riuscire a capire e non permetterò a nessuno di togliermi questa speranza».

    Era stato chiaro, e Sole si aspettava un certo comportamento, in fondo Lucifero fra tutti era sempre stato il più sfrontato.

    «Non sono venuto da te per fermarti. Voglio solo aiutarti. Io so come si arriva da Luna nel modo più veloce, le stelle che comando hanno già creato una mappa apposta per te. Devo solo avvertirti, Lucifero, presta molta attenzione, lei non si fida di nessuno e potrebbe trarti in inganno».

    «Tu sei rimasto fedele a Dio, eppure vuoi aiutarmi».

    Continuava a non capire, eppure più si sforzava, più tutta questa storia gli sembrava assurda.

    «È più complicato di così. Ho dovuto farlo per il suo bene».

    «Allora rivelami qualcosa che sapevate solo tu e lei! Così non vorrà ingannarmi e avrò una chance in più!».

    Sole era molto stupito dalla furbizia e dall’intelligenza dell’angelo che aveva davanti. Sentiva il suo coraggio e per lui questo lo faceva già essere un eroe.

    «Bravo, Lucifero. Ti rivelerò ciò che ci dicevamo in intimità quando rimanevamo da soli. È una cosa molto privata e ha un grande valore sia per me che per lei, sono sicuro che in questo modo potrai ottenere la sua fiducia».

    Fece apparire una pergamena con dentro una poesia nella mano di Lucifero, che recitava:

    Luna che brilli

    Sciogli i tuoi cavilli

    Sei raggiante.

    Diventi sempre più abbagliante.

    L’amore non ci confonde

    Il nostro calore ci avvolge

    Sento la tua anima

    Scivolare via in ogni lacrima.

    Non temere, amore,

    Io e te un giorno ci potremo appartenere.

    Lucifero rimase a bocca aperta. Era scioccato: la rivelazione di Sole era proprio quello che sperava di sentire. Se ci fosse stato un modo per riunire Sole e Luna, lui doveva trovarlo. Questa era la sua missione, e sarebbe stato il traguardo più importante.

    «La ami più di Dio?».

    A questa domanda però Sole non rispose. Forse perché rivelare tutta la verità in quel momento poteva diventare troppo pericoloso e rischiava di saltare tutta la missione? La domanda dell’angelo aveva sconvolto Sole. Era il suo unico pensiero da troppo tempo ormai, ma doveva avere ancora molta paura, forse troppa.

    «Poni le tue domande a Luna, lei avrà una risposta per tutto. Segui il cammino verso il fiume delle ombre, percorri il sentiero proibito, più andrai avanti e più la mappa che ti ho dato si illuminerà, e quindi non sarai più avvolto dalla mia luce. Abbi prudenza, Lucifero».

    In un attimo se ne era già andato lasciandolo un’altra volta solo. Era meglio così.

    Per quanto l’Eden fosse il posto più pacifico di tutti gli universi, Dio aveva avvertito tutti loro del pericolo che si poteva trovare in alcune zone, come il fiume delle ombre. Qualcosa di maledetto e stregato viveva in quelle acque, ma nessuno di loro aveva mai avuto idea di andarci, fino ad allora.

    Alcune delle leggende raccontate da loro padre facevano riferimento a questo fiume come se fosse l’origine del peccato e della tentazione, perciò tutti gli angeli erano da sempre disinteressati a quel posto, fino quasi a dimenticarsene.

    Si mise a volare verso nord, ma c’era ancora troppa luce a illuminarlo.

    «Sbagli strada, ahahah! La destra non ti porterà da nessuna parte, ahahah! Non riuscirai ad arrivarci, ahahah!».

    Si girò da tutte le parti in cerca della voce dell’essere. Una voce che non aveva mai sentito: era forse una trappola? Anche Luna adesso era nella sua mente e voleva farlo andare via?

    «Chi parla?! Mostrati o combatti!» urlò lui, in preda al panico più totale. Doveva calmarsi o sarebbe stato sempre più agitato e poteva rischiare di farsi scoprire da Dio.

    «Non posso mostrarmi diversa, ahahah! Io sono una stella, ahahah… e mi manda Sole. Guarda in alto, ahahah!».

    La risata più insopportabile di sempre. Perché rideva?

    «Se tu sei qui vuol dire che sono vicino. Smettila di ridere però! È un tormento».

    «Io sono Gienah, ahahah! E come tutte le mie sorelle minori stelle, noi siamo sempre felici e ridiamo sempre, ahahah! Ti aiuterò ma devi ascoltarmi, ahahah!».

    La voce era stridula, piccola e sottile, non sapeva se sarebbe riuscito a sopportarla ancora per molto.

    «Fammi strada allora, Gienah. Senza parlare sarebbe molto più piacevole»

    Aveva appena focalizzato la luce della stella e lei, come aveva chiesto Lucifero, gli fece strada. Si mise in volo verso sinistra, e più andavano avanti, più quella distesa enorme dove viveva, dall’alto sembrava sempre meno verde.

    Moriva dalla curiosità di chiederle informazioni su Luna, ma al solo pensiero di sentire quella voce squillante, gli veniva male alla testa, perciò aveva preferito lasciare stare e tenere la sua curiosità da parte.

    «Tuo padre ha maledetto, ahahah! Tuo padre è cattivo, ahahah! Non è ciò che credete che sia, ahahah!».

    «Chiudi quella bocca. Non sei affatto educata a parlare così di qualcuno che ti ha donato la vita. È da ingrati!».

    A un tratto però Gienah divenne seria e fece una domanda: «Sai perché Sole ha lasciato Luna?».

    In automatico rispose: «Per proteggerla».

    «Ahahah, non è vero. Dio mente. Mente sempre. Ha detto a Sole che lei in realtà era innamorata di lui, così da distruggere il loro amore».

    Come poteva essere stato capace di fare una cosa simile? Provocare tutto quel dolore non aveva senso se per lui ruotava sempre tutto intorno alla pace, all’anima e soprattutto alla purezza.

    Erano molto vicini alla loro meta e lui non si era ancora rassegnato all’idea di starsene da parte senza informarsi. Aveva sete di curiosità e di scoperte. Fin dove si era spinto Dio per ottenere il potere?

    «Gienah, che cosa caratterizza di più Luna?».

    La stella non rispose, iniziò a luccicare davanti a lui, quasi come se lo stesse inquadrando per capire la sua vera essenza. Era anche vero che quella era la prima volta che una stella incontrava un angelo, e anche se le stelle sapevano che quelle creature erano il simbolo della purezza e della massima sincerità, non ne sembrava molto convinta, o almeno non si fidava ancora a tal punto da dire qualcosa riguardante la loro madre, ma doveva provare a confidare in lui e forse quell’angelo sarebbe stato la chiave del cambiamento.

    «Dopo la maledizione che Dio le ha fatto, lei non è più la solita. Non si fida nemmeno di se stessa. È diventata cupa, a volte però risplende, il buio ha questo effetto. Ti fa dimenticare chi sei, per questo noi cerchiamo di splendere il più possibile e siamo tantissime. Luna aveva un’anima pura che si è trasformata nella più oscura che possa esistere, ma lei non è cattiva. Tiene tutto il suo dolore per sé, impazzendo».

    Lucifero, che era preso dalla storia, doveva continuare a chiedere per farsi raccontare più dettagli possibile.

    «Mio padre l’ha esiliata, non è questa la sua punizione?».

    Gienah riprese a ridere.

    «Ahahah, caro angelo, se fosse stato solo questo il motivo tu non ti ritroveresti qui con me a cercare di recuperare la fiducia che hai perso. Noi stelle sappiamo tutto e poi si legge nei tuoi occhi. Sono spenti. Tu, a modo tuo, hai sempre brillato, facendoti riconoscere. Dovevi sempre risplendere in ogni circostanza, ora invece sembra che non ci credi più!».

    Quanta verità e quanta saggezza uscivano da quelle parole, parole dette da una minuscola stella. Lui sapeva che tutto ciò era vero, ma non rispose e continuarono dritto per il loro cammino, volando verso l’ignota oscurità.

    Gienah lo stava scrutando, non aveva rivelato la cosa più importante. Le stelle vedevano il passato e il futuro. Ciò che riguardava il futuro di chi aveva davanti, però, era più complicato di molti altri. Continui cambiamenti e ostacoli, eppure il finale era un mistero anche per lei. Forse doveva impegnarsi di più.

    Luna gli poteva rivelare la strada giusta del suo cammino, oppure portarlo alla totale devastazione, ma in ogni caso, lui aveva da compiere un destino, dettato solo dalle sue scelte.

    «Dobbiamo prepararci a scendere. Il fiume delle ombre si trova qui sotto».

    CAPITOLO DUE

    PRIME DIFFICOLTÀ

    Lucifero ascoltò la stella e un’onda di brividi percorse la sua schiena. Ne era attratto, ma anche spaventato. Una sensazione che non era abituato a provare. Era un’emozione nuova che non poteva respingere.

    «Prudenza, Lucifero!» urlò Gienah da lontano, eppure lui sembrava non sentirla più.

    Era davanti al fiume, e come poteva immaginarlo era nero, scuro e profondo. Non riusciva a capire quanto era largo, sembrava infinito.

    Più si avvicinava, più il fiume sembrava muoversi. Arrivato il più vicino possibile, un vortice fece sparire tutta l’oscurità: il riflesso di Lucifero prese forma e iniziò a parlare.

    Lo fissava dritto nei suoi stessi occhi. Lucifero non poteva respingere se stesso, era troppo ammaliato.

    «Guardaci. Potremo diventare supremi! Saremo più potenti di Dio e avremo tutto il potere! Il vero potere! Quello che lui stesso ci nasconde! Governeremo sul Paradiso!».

    C’era una differenza che Lucifero aveva subito notato però. I suoi occhi. Appena il suo riflesso aveva iniziato a parlare, quelli erano diventati rossi fuoco, sembravano iniettati di sangue, così preso alla sprovvista si mise a ridere, forse come avrebbe fatto la stella.

    «Ahahah, qualunque cosa tu sia, se pensi di farmi perdere di vista il mio vero obiettivo ti sbagli. Hai sprecato il tuo tempo».

    Stava per volare via alla ricerca di Gienah, mentre il fiume si aprì

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