Vi racconto una storia: II edizione
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Info su questo ebook
A popolare queste favole ci sono fate buone in lotta con una strega crudele; occhiali magici che regalano autostima e sicurezza in sé stessi; regali capaci di trasformare una vita; un’altalena che sale fino alle nuvole e porta con sé i bambini tristi, mostrando loro un regno fatato in cui giocare spensierati.
Protagonisti di queste storie, i bambini giocano e sognano. E sanno stupirci per il loro acume e il loro intuito, sono intelligenti e perspicaci, premurosi e sensibili e, proprio grazie alle loro qualità, otterranno sempre una ricompensa finale, oltre alla soddisfazione per aver fatto del bene.
Il mondo tratteggiato dall’autrice svela l’importanza dell’allegria, della musica e dei colori. Sono la fantasia e l’immaginazione le armi per sconfiggere il grigio, la delusione e lo sconforto. Sognare a occhi aperti è fondamentale per vivere sereni e per tornare alla leggerezza del mondo infantile.
Nove brevi storie che insegnano ai più piccini, ma anche agli adulti, che è possibile trovare la felicità.
Franca Barbuto è nata a Domodossola (VB), ma da anni vive ad Asti.
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Anteprima del libro
Vi racconto una storia - Franca Barbuto
Franca Barbuto
Vi racconto
una storia
© 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-7056-3
II edizione dicembre 2022
Finito di stampare nel mese di novembre 2022
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
In copertina: immagine da Fotolia.
Vi racconto una storia
A Mimmo, che ha contribuito a darmi l’ispirazione
L’altalena magica
Francesca tornò a casa da scuola, posò i libri sul mobile dell’entrata e trovò Mimmo, suo fratello minore, che le andava incontro sulla sua sedia a rotelle. Era impaziente perché sapeva che finalmente lei lo avrebbe portato fuori.
Era il mese di ottobre e il sole riscaldava le prime giornate d’autunno. Era uno di quei tanti pomeriggi in cui, cercando di inventarsi dei giochi nuovi, si recavano dietro casa, dove c’era un vasto prato incolto con una fitta vegetazione. Non si erano mai addentrati troppo, perché il terreno era impervio e diventava difficile trasportare Mimmo. Quel giorno, senza rendersene conto, si inoltrarono fino ad arrivare in un posto mai visto prima. Si trovarono in un grande spazio, privo di sterpaglia e di rovi da scavalcare o da evitare; intorno si sentiva energia e il bosco sembrava aver vita. Mentre si guardavano attorno, videro da una parte una magnifica altalena, formatasi da grovigli di rami rampicanti, tutti fioriti, che provenivano dalla cima di due alberi gemelli, enormi ed altissimi. Si dissero:
«È talmente lunga che, se ci dondoliamo fino alla cima, ci porterà tra le nuvole».
Mentre ridevano divertiti, Mimmo ci si sedette sopra; Francesca iniziò a dondolarlo; a Mimmo sembrò di volare... e poi sempre più in alto... ancora di più... finché l’altalena raggiunse l’apice della sua altezza. Ma all’ultima spinta tornò indietro vuota, come se Mimmo fosse rimasto sospeso chissà dove. Meravigliata e impaurita allo stesso momento, Francesca lo chiamò ad alta voce e con tono sempre più implorante. Quando da parte di Mimmo non ci fu risposta, Francesca si fece coraggio, si sedette sull’altalena e cominciò a dondolarsi, spingendosi sempre più su, fino a raggiungere la cima. Quando arrivò al massimo della sua altezza, atterrò su di una nuvola. Era senza parole, una calda e intensa luce la avvolgeva. Era in piedi, si voltò verso l’altalena, che era ancora lì, inghiottì la saliva, prese un bel respiro e provò a fare un passo in avanti e poi ancora uno e un altro ancora, finché arrivò davanti a un cancello grandissimo, tutto coperto di rose rampicanti, appoggiò una mano per aprirlo, ma le spine che spuntavano dalle rose glielo impedirono. Si voltò scoraggiata e piena d’angoscia perché non sapeva cosa fare. Mentre, confusa, cercava di pensare a come agire, si sentì chiamare. Mimmo era lì, dietro di lei, seduto con il cancello alle spalle. Con un senso liberatorio, Francesca gridò:
«Ma dove ti eri cacciato? Mi hai fatto spaventare!».
Mimmo non ebbe il tempo di accennare una parola, che Francesca aggiunse subito:
«Dai, torniamo giù!».
Lo aiutò a salire sull’altalena, lei si mise al suo fianco e tutti e due, con uno slancio, tornarono verso il basso. Si era fatto tardi, Francesca fece salire Mimmo sulla sua sedia a rotelle e, senza dire niente, si avviarono verso casa.
Trovarono la mamma sull’uscio che li aspettava.
«Forza» disse «di corsa a lavarsi le mani, che la cena è pronta».
Mimmo e Francesca consumarono la cena senza parlare, poi si lavarono i denti e arrivò il momento di andare a letto, ognuno nella propria stanza.
La sera era calda e fuori le stelle e la luna in cielo schiarivano un angolo della stanza di Mimmo. Francesca entrò in quel momento, si avvicinò al suo letto e disse:
«Ma dove eri finito? Ero così preoccupata! E poi, quel cancello... Come potevi essere dietro di me? Io mi ero appena voltata e tu non c’eri».
«Se te lo dico, non