La brillante carriera di un mediocre in malafede
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La brillante carriera di un mediocre in malafede di Potito Genova è una pregevolissima opera capace di coniugare una narrazione classica e interessante con uno stile che rimanda all’analisi sociale e alla vivida inchiesta su ciò che è palese ma che tutti sembrano ignorare, negandone (peggio che non comprenderne) i taciti meccanismi. Il nostro autore, infatti, ci racconta una situazione lavorativa tipo dei giorni nostri, perfetta immagine del malessere e dell’inadeguatezza dilaganti tra le postazioni soprattutto del lavoro pubblico, in cui appunto non sono (se non molto raramente) premiati l’impegno, la dedizione e la competenza, ma il servilismo – sterile e non produttivo – più totale. Perché in fondo, ci dice l’autore, «La voglia di cambiare per migliorarsi spesso si scontra con la pigrizia di non cambiare, lasciando agli altri e alle nuove generazioni le nuove sfide».
Potito Genova è nato nel 1955 ad Ascoli Satriano (FG).
Dirigente militare ha ricoperto diversi incarichi di Comando e di Stato Maggiore, tra i quali Capo Ufficio Generale del Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti. Ha prestato servizio in ambito internazionale, ricoprendo l’incarico di Consigliere militare presso la Rappresentanza Diplomatica Italiana al Quartier Generale della NATO e l’Unione Europea in Bruxelles e quello di Rappresentante Nazionale presso il Comando Militare Centrale degli Stati Uniti d’America, in Florida.
Ha servito le Istituzioni perseguendo sempre la produttività e l’efficienza organizzativa, dirigendo e supportando operazioni e servizi, ogni volta ricercando soluzioni efficaci.
Ha una grande passione per la lettura e la scrittura.
Ha due figli e vive a Roma con la moglie.
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Anteprima del libro
La brillante carriera di un mediocre in malafede - Potito Genova
Potito Genova
La brillante carriera
di un mediocre in malafede
© 2023 Vertigo Edizioni s.r.l., Roma
www.vertigoedizioni.it
info@vertigoedizioni.it
ISBN 979-12-5537-027-7
I edizione gennaio 2023
Finito di stampare nel mese di gennaio 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.
La brillante carriera di un mediocre in malafede
A mia moglie
"Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie
consiste in una poltrona ministeriale che
trasforma un insorto in un burocrate".
Giovanni Giolitti
Introduzione
La voglia di cambiare per migliorarsi spesso si scontra con la pigrizia di non cambiare, lasciando agli altri e alle nuove generazioni le nuove sfide.
Ma non tutti i giovani vogliono rinnovare e, spesso, sono proprio le presunte promesse
, che, spinte da una eccessiva ambizione o perché disilluse da una società priva di stimoli culturali e senza prospettive concrete di lavoro, preferiscono appiattirsi su comportamenti già definiti dallo status quo e, in particolare, sul sistema burocratico esistente.
Oggi più che mai, essi vivono la paura del futuro davanti a una crescente ed esasperata disuguaglianza economica, al complesso problema dell’integrazione dei migranti e a una diffusa corruzione in quasi tutti gli strati sociali. Motivi, peraltro, che hanno principalmente alimentato il populismo in Italia, con dimensioni tali che richiedono soluzioni vaste e complesse.
Il termine populismo lo si usa, di solito, per dirne male: lo si attribuisce sempre agli altri, mai a noi; evoca l’emozione e non la ragione, privilegia la retorica alla logica, lavora di suggestione, impressiona invece di persuadere, manipola, imbroglia, e quindi fa presa sulle classi sociali ignoranti e quel che è peggio sui popoli stanchi e disillusi dai politici.
Infatti, i partiti tradizionali non danno risposte adeguate a queste problematiche, così hanno preso piede i partiti della protesta, che si limitano a offrire soluzioni apparentemente valide nella narrativa, ma non nell’efficacia.
Questo crea un movimento che tende all’estremismo perché nell’assenza dell’elaborazione delle soluzioni vere alle questioni delle disuguaglianze, dei migranti e della corruzione, ciò che i populisti fanno semplicemente è identificare degli avversari: per le disuguaglianze la globalizzazione, per gli emigranti gli stranieri, per la corruzione principalmente la casta, intesa come un gruppo ristretto di persone che, ricoprendo cariche pubbliche, difendono e incrementano privilegi personali ingiustificati. La loro azione politica è contro gli avversari e non a favore di soluzioni; assumono un atteggiamento aggressivo, con un linguaggio forte, spicciolo e spesso volgare che porta inevitabilmente a idee e concezioni estremistiche, che non interessano alla maggior parte dei giovani, ma purtroppo ha l’effetto di allontanarli dalla partecipazione attiva alla vita pubblica e dall’impegno sociale.
Ci vorrebbe, invece, un loro diretto coinvolgimento per azioni politico-sociali, per trasformazioni strutturali a cominciare da un semplificato sistema burocratico, snello e funzionale, che dia una rinnovata fiducia nella complessità dei rapporti tra cittadini e Istituzioni, realizzando un servizio pronto ed efficace.
Accade, però, che tale apparato tende a rispondere soprattutto alla politica o meglio ai politici di turno che godono in una democrazia della sacralità del voto dei cittadini. Voto, tuttavia, espresso su candidati sconosciuti proposti dalle forze politiche in relazione agli interessi di parte e non di quelli collettivi, senza alcuna possibilità di sceglierli sulla base della loro preparazione, competenza e onestà.
In Parlamento ormai da molto tempo siedono per la maggior parte populisti senza reali e concrete iniziative e progetti, intenti a svolgere azioni di protesta e non costruttive.
Questa tendenza avvilisce il valore morale e di competenza del personale impiegato nel settore pubblico poiché è sufficiente rispondere alla volontà politica, alla quale è utile avere risposte costruite sulla base del proprio interesse e non su quello generale.
Di conseguenza la scelta del personale e soprattutto degli alti dirigenti della struttura burocratica statale premia individui con caratteristiche di disponibilità, di ossequio e soprattutto con la capacità di aderire alle richieste combinando il doppio obiettivo: accontentare il politico e di conseguenza procedere brillantemente nella carriera.
La burocrazia quindi diventa strumento da utilizzare per non cambiare, rallentare il naturale processo evolutivo socioculturale del paese, consolidando privilegi di pochi e creando ingiustizia sociale per molti.
Si può affermare quindi che l’attuale burocrazia premia i mediocri e punisce i più meritevoli e capaci.
Esordio
L’assenza di morale e spiritualità combinata con una forte ambizione sono le caratteristiche di un individuo per diventare un mediocre in malafede.
Una mediocrità intesa non come la qualità (aurea mediocritas), con la quale il poeta latino Orazio¹ afferma che la felicità si raggiunge nel tenersi saggiamente lontano da ogni estremo, ma quella riferita all’individuo che per scelta ritiene presuntuosamente la morale e la spiritualità ostacoli alla propria ambizione.
Naturalmente il mediocre non è consapevole delle sue scarse capacità, attitudini, doti d’ingegno, anzi ritiene di possedere virtù non comuni d’intelligenza e crede di essere più furbo