Pensieri pensati
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di Armando Ginesi
Ci sono alcuni pensieri di personalità illustri, sia antiche sia contemporanee, che sembrano rappresentare intuizioni felici, quasi frammenti di verità assoluta, condensati di saggezza derivanti da esperienze di vita o di studio. Sono simili a porzioni di metastoria, capaci di parlare agli uomini di ogni tempo e quindi di farsi contemporanei a ogni epoca. Perciò è bene riflettere su di essi affinché se ne possa accrescere il senso e, nel medesimo tempo, arricchire le nostre coscienze. Sono considerazioni che inducono a pensare: dunque pensieri che vanno pensati, in una specie di gioco ermeneutico, come lo chiamerebbe il filosofo tedesco Hans-Georg Gadamer, che riflettendo sulle meditazioni e sui commenti proposti dal prof. Armando Ginesi porti ciascun lettore a incamminarsi lungo la strada che dal pensiero conduce verso l’Oltre.
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Anteprima del libro
Pensieri pensati - Armando Ginesi
Prefazione
Золотое руно, где же ты, золотое руно?
Всю дорогу шумели морские тяжелые волны,
И, покинув корабль, натрудивший в морях полотно,
Одиссей возвратился, пространством и временем полный
Vello d’oro, dove sei tu, vello d’oro?
Per tutto il viaggio strepitavano le grevi onde del mare,
e lasciata la nave dalla tela intessuta nei mari,
Odisseo tornò, ricolmo dello spazio e del tempo .
(O.È. Mandel’štam, 1917)
Conosco e ammiro da sempre Armando Ginesi, critico d’arte di fama mondiale, per la personalità eclettica e l’impegno profuso in molteplici forme quale edificatore di ponti culturali. Dal giornalismo all’insegnamento universitario, da ideatore e curatore di mostre d’arte a diplomatico, la figura di Ginesi ha percorso oltre 16 lustri e può essere sintetizzata come una vita attorno all’arte
, per parafrasare il titolo di una delle sue ultime pubblicazioni. Ma è una vita in cui la vicenda biografica e quella professionale si fondono accomunate da vitalità e passione, mirabilmente sintetizzate da ciò che il Nostro più volte ha definito come militanza
.
Vale la pena soffermarsi un poco su questa autodefinizione, perché oltre ad esprimere questa vitalità totalizzante, costituisce il cardine del connubio tra l’uomo e il professionista, in quanto la militanza per l’Arte in Ginesi significa dedizione attiva allo Spirito, condivisione e richiamo alla funzione dialogica dell’Arte.
Recentemente ho avuto l’onore e il piacere di incontrare personalmente il Prof. Ginesi presso la sua abitazione. Ho trovato un uomo di 83 anni con un’esperienza di vita enorme, segnato dalle gioie e dalle amarezze di una vita solcata intensamente. Mentre parlavamo amabilmente di questo libro, ho pensato ad Ulisse nel momento del suo ritorno. Davanti a me c’era un uomo provato, ma non sfibrato, sazio del tempo e dello spazio, ma con uno spirito ancora vivido e indomito. Questo tempo-spazio era nitidamente intessuto nei pensieri che balenavano improvvisi squarciando il velo dell’oblio.
Questo incontro mi ha permesso di percepire fisicamente quanto la militanza
nell’arte in Armando Ginesi sia in realtà anche una militanza per la vita, nelle sue manifestazioni più essenziali: il vincolo di sangue, gli affetti, la ricerca del bello, l’anelito di verità, l’abbandono alla contemplazione del Mistero, la Fede, l’Oltre. E tutto questo nel segno di una missione, che è la chiave interpretativa a mio avviso di tutto e anche di questo libro, ovvero l’ermeneutica del dialogo, che in Ginesi non si limita allo studio teorico, ma costituisce una ragione di vita, il barlume di speranza dell’umanità, nel suo viaggio metastorico verso l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine.
Nella concezione di Ginesi, questa missione è allo stesso tempo un dono e un carico da portare e da condividere per poter vivificare; è una grazia, ma anche una responsabilità alla quale non ci si può sottrarre:
Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona Profeta
(Lc 11, 29-32; Mt 12, 40-42)
Ora, è quanto meno curioso notare come Ginesi stesso in un recente libro-intervista nel quale si racconta al nipote Glauco, confessi di non aver mai letto fino in fondo Pinocchio
di Collodi, che è una chiara riproposizione del simbolo di Giona. Avventurandomi in una spiegazione, potrei forse vedere in questo una resistenza inconscia al valore del simbolo. Una resistenza a rivivere emozionalmente, cioè, quel senso profondo di responsabilità, misterioso e universale, laddove l’aveva già assunta – questa responsabilità – come missione (profetica) della propria vita. E qui troviamo un tratto comune alle grande personalità spirituali, da Padre Pio ad Agostino di Ippona, da Madre Teresa ad Alberto Moravia: il timor della propria umana fragilità rispetto all’Assoluto, che è uno dei protagonisti del libro.
Ma parlando di protagonisti, e prima di introdurre il libro, dobbiamo ben intendere chi siano, i protagonisti. Un aiuto fondamentale per rispondere a questa domanda ce lo dà il titolo: Pensieri Pensati
. Dunque i protagonisti sono i pensieri. Ma detto così, sembra un concetto astratto, e potrebbe generare sospetti – dato l’innato e troppo umano
scetticismo verso chi fa il bene – sul perché Ginesi abbia scelto questo o quell’altro personaggio, questo o quel pensiero. Dobbiamo dunque porci in una diversa prospettiva, cercare un’altra ottica. Dobbiamo andare oltre. E così ho fatto.
On ne voit bien qu’avec le cœur
1
Mi sono immaginato allora di trovarmi a passeggio in un luogo metafisico, un labirinto di stanze simile ad una mostra di pensieri, senza però indicazioni del percorso da fare. Mi sono immaginato di percorrere questo labirinto di pensieri accanto (appena un passo addietro) a un Vate, del quale a malapena riuscivo a scorgere il profilo. Questi, che aveva evidentemente già percorso questi pensieri, teneva in mano un setaccio d’ariete con pagliuzze dorate e incedeva senza fretta, lasciandosi dolcemente ritrovare dagli stessi, senza andarli a cercare. E mano a mano che li ritrovava, li ripercorreva, e i pensieri si coloravano e prendevano forma.
E così, di stanza in stanza, percorrevamo questo labirinto di pensieri come in un tortuoso tapis roulant: dovevamo continuare a camminare, affinché i pensieri continuassero a trovarci, a riprendere forma, a rivivere squarciando il mare infinito del tempo e dello spazio. E mentre i pensieri scorrevano come un sinuoso torpedone, si succedevano alla nostra vista gironi infernali di vizi, cornici di purgatorio e cieli luminosi di beatitudine.
Ad un certo punto c’è stata una visione epifanica: il tappeto si è improvvisamente dipanato in orizzontale, si è fatto rutilante e accanto a noi hanno cominciato a camminare miriadi di persone. Chi guardava in un punto, chi in un altro, chi in alto, chi in basso; chi inciampava, chi ancora si copriva gli occhi per non vedere, chi sembrava rapito in estasi.
Allora, sorpreso e un po’ confuso, mi sono voltato, e ho visto il Vate salutare con un sorriso e salire su una nube luminosa.
Grazie. È stato bello percorrere questo tappeto tutti insieme. Custodite voi ora questo setaccio, e non vi fermate mai
.
Appena poco distante, una figura diafana e graziosa
gli venne incontro porgendogli un bicchiere d’acqua e mentre il Vate beveva i loro contorni si confondevano poco a poco formandone uno nuovo. Li vidi allora incamminarsi mano nella mano verso il grembo della Luce, che li inghiottì.
Aimer, ce n’est pas se regarder l’un l’autre, c’est regarder ensemble dans la même direction
2
Grazie a Lei, Professore
– si alzò come un’onda altissima nel mare uno strepitio di mille voci, mentre in cielo risuonava sublime un Coro di Angeli.
Attilio Carducci, 6 ottobre 2021
1 Non si vede bene che con il cuore (Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince, 1943, trad. libera)
2 Amare non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione – (Antoine de Saint-Exupéry, Terre des Hommes, 1939, trad. libera)
Gli artisti sono i componenti della più grande ed eccelsa orchestra del cosmo che suona per il coro degli angeli
.
Ci sono alcuni pensieri di personalità illustri sia antiche sia contemporanee, che sembrano rappresentare intuizioni felici, quasi frammenti di verità assoluta, condensati di saggezza derivanti da esperienze di vita o di studio. Sono simili a porzioni di metastoria, capaci di parlare agli uomini di ogni tempo e quindi di farsi contemporanei a ogni epoca. Perciò è bene riflettere su di essi affinché se ne possa accrescere il senso e, nel medesimo tempo, arricchire le nostre coscienze. Sono considerazioni che inducono a pensare: dunque pensieri che vanno pensati, in una specie di gioco ermeneutico, come lo chiamerebbe il filosofo tedesco Hans-Georg Gadamer, che riflettendo sulle varie riflessioni e sui miei commenti porti ciascun lettore a incamminarsi lungo la strada che dal pensiero conduce verso l’Oltre.
Lettera A
I - L’arte è la magia liberata dalla menzogna di essere realtà.
(Theodor Adorno Wiesengrund, 1903-1969)
Perché l’arte, se lo vuole, può essere simile alla realtà; ma se non lo vuole può essere altro, vale a dire fantasia, libera creazione di ciò che non è. Insomma non c’è alcun obbligo, per l’arte, di essere una cosa oppure un’altra. Ha facoltà di essere ciò che desidera, che sia questo o il suo contrario. L’arte è libertà da ogni vincolo, è pensiero visivo puro che galoppa nelle verdi praterie infinite della fantasia. E in questo senso è magia. Sono felice di appartenere in qualche modo all’universo dell’arte, in opposizione al mondo dei mediocri, degli opportunisti, di quanti sono prigionieri della meschinità e della menzogna di dover essere, per obbligo, aderenti (o simili) al reale.
II - Io ritengo giustissima quella legge dell’amicizia secondo la quale non si deve amare l’amico né più né meno di quanto noi ci amiamo. Ora se anch’io sono sconosciuto a me stesso, non gli faccio davvero torto che lui è a me sconosciuto, tanto più che, come credo, neppure lui mi conosce.
(Agostino d’Ippona, 354-430)
Chi mai può dire, con tutta onestà, di conoscersi a fondo? Perciò, come si possono conoscere gli altri? Si può provare a farlo, consapevoli però di poter giungere fino a un certo punto e sapendo di poter cadere in errori clamorosi. Inoltre, come si potrebbe amare gli altri più di se stessi? Che gran senso di realismo, quello di Sant’Agostino, che non confonde il vero con il desiderato, la realtà con il sogno a occhi aperti.
III - Amate e fate ciò che volete.
(Agostino d’Ippona, bis)
Grande esortazione ad amare di un santo intellettuale. Amando si acquisiscono meriti, crediti da spendere in qualsiasi modo.
IV - Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda lo so. Ma se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più.
(Agostino d’Ippona, ter)
È come la verità che, quando è grande, la si può comprendere solo se la si sente dentro. Se provi a spiegarla, magari ti smarrisci correndo anche il rischio di perderla. La verità profonda e vera non si riesce a spiegare; al massimo si può fornire un aiuto agli altri perché vi si accostino per percepirla. Tu la senti ma non la sai raccontare.
Tornando al tempo, ma che cosa è se non un fatto meccanico? Quello che noi sappiamo di esso non è ciò che è, ma ciò che dello stesso riusciamo a percepire.
V - Tu dai da mangiare all’affamato, ma come sarebbe meglio che non dovessi dare da mangiare a nessuno perché tutti hanno il pane. Tu vesti l’ignudo, ma come sarebbe meglio se non dovessi vestire nessuno perché tutti hanno il vestito. Non dobbiamo coltivare i poveri per fare opera di misericordia, ma abbattere la