Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Sviluppo, identità, intercultura: L'esperienza di un laboratorio socio-psico-pedagogico
Sviluppo, identità, intercultura: L'esperienza di un laboratorio socio-psico-pedagogico
Sviluppo, identità, intercultura: L'esperienza di un laboratorio socio-psico-pedagogico
E-book86 pagine1 ora

Sviluppo, identità, intercultura: L'esperienza di un laboratorio socio-psico-pedagogico

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Questo e-book raccoglie ciò che è stato realizzato durante un percorso formativo ed educativo, organizzato in 20 ore per un totale di 10 incontri, rivolto ad un gruppo di studenti e studentesse frequentanti le classi quarte e quinte di un Istituto Superiore di Secondo Grado. Più esattamente testimonia ciò che stato fatto all'interno di un laboratorio socio-psico-pedagogico, intitolato "Identità, sviluppo, interculturalità", i cui obiettivi prioritari sono stati i seguenti: promuovere e sviluppare nei partecipanti la consapevolezza della diversità intesa come valore nonché una personalità curiosa, attenta, disponibile al dialogo e al confronto, democratica, sensibile e rispettosa dell'altro; far prendere coscienza della complessità, ma anche della relatività, dei punti di vista e, quindi, di essere capaci di cambiare il proprio; migliorare le abilità socio-relazionali individuali ed interindividuali mediante la collaborazione ed il confronto con gli altri; sviluppare le capacità comunicativo-relazionali, favorire il dialogo, il confronto ed il riconoscimento dei propri bisogni, desideri e aspirazioni; stimolare i partecipanti alla riflessione, al ridefinirsi al presente, ad immaginare il futuro per arricchire la conoscenza del proprio processo evolutivo. Questo e-book è anche il frutto delle curiosità, della partecipazione e contributo dei partecipanti e, oltre a costituire una traccia di questa esperienza, vuole rappresentare una linea-guida per chi, in qualità di esperto, di formatore, di educatore, di insegnante o di insegnante specializzato per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, volesse replicarlo in tutto o in parte o usarlo come modello cui ispirarsi per progettare e/o attuare un'attività laboratoriale. Costituisce, inoltre, anche un supporto per lo studio di studentesse e studenti interessati alle scienze umane e alla psicologia e, perché no?, un punto d'ingresso per approfondimenti futuri.
LinguaItaliano
Data di uscita8 giu 2023
ISBN9791221480610
Sviluppo, identità, intercultura: L'esperienza di un laboratorio socio-psico-pedagogico

Leggi altro di Alessandro Meli

Correlato a Sviluppo, identità, intercultura

Ebook correlati

Psicologia per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Sviluppo, identità, intercultura

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Sviluppo, identità, intercultura - Alessandro Meli

    Stereotipi e pregiudizi

    Sugli stereotipi

    Gli stereotipi possono essere definiti come un insieme coerente e abbastanza rigido di credenze che un certo gruppo condivide rispetto a un altro gruppo o categoria sociale. Gli stereotipi sono usati nella conoscenza della realtà sociale. Li utilizziamo per la comprensione dei fatti, per l’assunzione delle informazioni, per interpretarle e ricordarle. Ci guidano nella formazione di nuovi stereotipi.

    Il termine stereotipo (dal greco stereòs = rigido e tòpos = impronta), utilizzato in ambiente tipografico per indicare la riproduzione di immagini a stampa per mezzo di forme fisse, venne introdotto per la prima volta nelle scienze sociali da Walter Lippmann nell’ambito di uno studio sui processi di formazione dell’opinione pubblica (1922). Secondo Lippmann il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto ma mediato dalle immagini mentali che di quella realtà ciascuno si forma. Tali immagini, gli stereotipi appunto, altro non sono se non delle semplificazioni grossolane e piuttosto rigide che il nostro intelletto costruisce quali scorciatoie per comprendere l’infinita complessità del mondo esterno.

    Questo processo di semplificazione e il suo esito non dipendono da un’arbitraria decisione individuale ma da modalità stabilite culturalmente dal gruppo. Proprio per questo loro carattere di costruzione mediata socialmente, gli stereotipi rivestono una funzione in qualche modo difensiva dell’identità del gruppo che li ha prodotti poiché concorrono al mantenimento del sistema (sociale) che li ha generati.

    Per capire più a fondo il modo di funzionamento degli stereotipi è necessario, inoltre, tener conto di alcune importanti variabili rispetto alle quali essi possono venire distinti:

    • gli stereotipi possono essere caratterizzati da diversi livelli di condivisione sociale ossia, ad esempio nel caso dello stereotipo etnico, l’immagine che un gruppo si fa di un altro può essere più o meno diffusa fra i suoi componenti;

    • gli stereotipi possono essere caratterizzati da diversi livelli di generalizzazione. Ad esempio, nel caso dello stereotipo etnico, data una certa immagine di un gruppo, si può essere convinti che pressoché tutti gli individui appartenenti a quel gruppo possiedano le caratteristiche che lo contraddistinguono, oppure che sussistano talmente tante eccezioni che è necessario stabilire volta per volta quanto l’individuo che si ha di fronte corrisponda allo stereotipo stesso;

    • gli stereotipi possono essere più o meno rigidi, ossia più o meno mutabili.

    Ancora sugli stereotipi

    Gli stereotipi sono:

    • raffigurazioni schematiche dei gruppi;

    • nascono dalle relazioni inter-gruppo;

    • guidano le conoscenze e i comportamenti sociali.

    Quando due gruppi entrano in rapporto si formano diversi stereotipi, aventi vari bersagli, ad esempio: come ci si raffigura, come si raffigurano gli altri, come si pensa che gli altri raffigurino noi e come pensiamo che gli altri raffigurino loro stessi.

    Lo stereotipo ha la struttura di uno schema e di un sapere organizzato. È infatti schematico e statico. Gli stereotipi costituiscono degli schemi interpretativi generali del comportamento di un determinato gruppo sociale, sulla base di una semplicistica caratterizzazione; in quanto tali, quindi gli stereotipi non trovano alcuna conferma scientifica nella realtà, per la semplice ragione che alcuni tratti caratteristici di un singolo individuo vengono erroneamente estesi a tutti gli individui del gruppo di appartenenza. La stereotipizzazione, pertanto, consiste nell’assegnare attributi specifici all’intera categoria di persone, dimenticando, che ogni individuo è portatore di qualità e di attributi assolutamente differenziati e personali.

    Definizione di atteggiamento

    Secondo la definizione data da Allport nel 1935, un atteggiamento è uno stato mentale di grande prontezza, organizzato attraverso l’esperienza che influenza la risposta dell’individuo a oggetti e situazioni. Tale definizione è stata criticata da più autori perché ritenuta troppo generica.

    Altra definizione conosciuta come modello tripartito è quella di Rosenberg e Hovland (1960). Secondo questi autori gli atteggiamenti sono un costrutto psicologico costituito da tre componenti:

    • componente cognitiva, cioè le informazioni e credenze a proposito dell’oggetto;

    • componente affettiva, la reazione emotiva suscitata dall’oggetto;

    • componente comportamentale, le azioni di avvicinamento o di evitamento causate dall’oggetto.

    Per la social cognition (per la tematica relativa alla social cognition si veda più avanti) l’atteggiamento è considerato una struttura cognitiva costituita dall’associazione in memoria tra rappresentazione dell’oggetto e la sua valutazione. (N.B.: questa definizione non è in contrapposizione con il modello tripartito).

    Gli atteggiamenti si originano principalmente attraverso tre modalità principali:

    • esperienza diretta: ho vissuto io stesso l’esperienza, traendone impressioni negative o positive. L’atteggiamento nato dall’esperienza diretta è costituito da una forte associazione depositata in memoria tra la rappresentazione dell’oggetto e la sua valutazione. È facile richiamare la valutazione quando si è posti nuovamente di fronte all’oggetto;

    • osservazione dell’esperienza altrui: sono altri ad aver vissuto l’esperienza in mia presenza. Minore forza di associazione e conseguentemente atteggiamenti meno resistenti al cambiamento;

    • comunicazione: l’esperienza vissuta da altri mi giunge attraverso un racconto. Forza ulteriormente minore: minima resistenza al cambiamento.

    Definizione di pregiudizio

    Tendenza a giudicare in modo ingiustificatamente sfavorevole gli individui appartenenti ad un dato gruppo sociale.

    Etimologicamente il termine pre-giudizio si riferisce ad un giudizio precedente all’esperienza, emesso cioè in assenza di dati sufficienti e, quindi, potenzialmente errato. Nell’ambito delle scienze sociali il concetto di pregiudizio si arricchisce di due ulteriori specificazioni: da una parte esso viene sempre più spesso utilizzato in riferimento a gruppi sociali generalmente minoritari; dall’altro viene identificato con un giudizio sfavorevole nei confronti del gruppo, o individuo, oggetto del pregiudizio stesso. Il pregiudizio sarebbe allora una predisposizione a percepire, giudicare e agire in maniera sfavorevole nei confronti di gruppi diversi dal proprio. Caratteristica saliente del pregiudizio, sia nell’accezione più ampia di giudizio precedente all’esperienza che in quella sociologica di atteggiamento sfavorevole nei confronti di altri gruppi, è il suo essere d’orientamento per l’agire concreto.

    Il pregiudizio esprime di solito la tendenza a reagire in modo pronto, quasi automatico, sia in senso sfavorevole che favorevole

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1