Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La Fenice di Giada
La Fenice di Giada
La Fenice di Giada
E-book189 pagine2 ore

La Fenice di Giada

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Keira de Jong è una avventuriera senza scrupoli e dal torbido passato, le cui gesta si intrecciano con luoghi, città, genti e paesi di tutto il continente asiatico. Sullo sfondo di queste vicende si colloca la realtà del nostro mondo. Non un mondo immaginato bensì raccontato così com’è, come ce lo raccontano le news, con i suoi intrighi, con la politica, gli stati canaglia, con gli interessi delle grandi concentrazioni di potere che passano sopra tutto e tutti, spesso seminando morte e distruzione, avulse da ogni parvenza di etica o di morale. Attraverso queste pagine di avventura l'autore ci accompagna in un viaggio, che come tutti i viaggi è fatto non solo di paesaggi e di belle vedute, ma anche di emozioni, sapori, di riflessioni e di nuove prospettive da cui osservare la realtà
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2023
ISBN9781794888968
La Fenice di Giada

Correlato a La Fenice di Giada

Titoli di questa serie (2)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La Fenice di Giada

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La Fenice di Giada - Mauro Maltoni

    Mauro Maltoni

    La Fenice di Giada

    Copyright © 2019 by Mauro Maltoni

    Tutti i diritti riservati sull’opera letteraria.

    I diritti delle opere multimediali collegate ai QR code presenti nelle note a piè di pagina appartengono ai rispettivi proprietari e sono indicati nelle pagine web che appaiono scansionando il codice relativo.

    Prima edizione: 2019

    ISBN 978-1-794-88896-8

    Per alcune situazioni descritte nella presente opera

    se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto

    Prefazione

    Storie di viaggi e altre follie

    Quando ero ragazzo amavo sognare di luoghi e paesi lontani, un po’ come accade a Keira, la protagonista del romanzo che avete per le mani. E visto che l’immaginazione degli adolescenti è spesso smisurata, a forza di spingere avanti il mio pensiero finii a scrivere romanzi e sceneggiature di fantascienza, immaginando l’evoluzione di popoli, culture e civiltà che sorgevano in mondi remoti e negli ambienti naturali più disparati.

    Questa mia prima fase di narratore andò avanti fino a circa il 1999, dopodiché gli impegni crescenti della mia professione e l’esaurirsi di una certa vena creativa mi fecero interrompere ogni attività letteraria.

    Parallelamente però, iniziai la mia attività di viaggiatore per caso. Percorrendo le vie di questo mondo e visitando continenti, conoscendo genti, fauna e flora di tutte le latitudini iniziai a sperimentare lo stesso sense of wonder che in gioventù mi aveva spinto verso gli scenari della Science Fiction, ma con l’intensità e l’immediatezza che solo il toccare la realtà con mano poteva darmi. Così iniziarono a prendere forma prima il blog dei miei viaggi (www.mauromaltoni.weebly.com) quindi un fotolibro (Angoli di Mondo).

    Il desiderio di condividere le emozioni e le esperienze di viaggio ha poi finito per incontrare la mia giovanile passione per la narrazione, e in particolare per le storie di azione e di avventura. Durante il mio viaggio in Sri Lanka, nella primavera del 2019, a pochi giorni dai sanguinosi attentati avvenuti in quel paese in occasione delle celebrazioni pasquali, sull’onda dello sdegno e della condanna internazionale iniziò a maturare l’idea di questo romanzo.

    Nacquero così le vicende immaginarie di Keira de Jong, avventuriera senza scrupoli e dal torbido passato, le cui gesta si intrecciano con luoghi reali, città, genti e paesi che ho personalmente visitato nei miei viaggi.

    Sullo sfondo di queste vicende ho collocato la realtà del nostro mondo. Non un mondo immaginato bensì raccontato così com’è, come ce lo raccontano le news, con i suoi intrighi, con la politica, gli stati canaglia, con gli interessi delle grandi concentrazioni di potere che passano sopra tutto e tutti, spesso seminando morte e distruzione, avulse da ogni parvenza di etica o di morale.

    La mia speranza è dunque che attraverso queste pagine di avventura io possa regalare un viaggio anche a tutti i lettori, che come tutti i viaggi è fatto non solo di paesaggi e di belle vedute, ma anche di emozioni, sapori, di riflessioni e di nuove prospettive da cui osservare la realtà.

    Buona lettura

    世上沒有什麼是永恆不變的,變化只是永恆的事實

    Nulla resta immutabile nel Mondo

    il cambiamento è la sola cosa Eterna

    chengyu anonimo, VII sec.

    Capitolo 1

    Polvere e sudore

    I clackson sulla strada e il vociare del vicino mercato mi svegliarono, come una fastidiosa cacofonia che si scavava lentamente un varco dalle mie orecchie schiacciate contro il cuscino umido, sino al mio cervello e alla mia coscienza, che emergeva pigra da quella notte di sonno grigio e di sogni confusi.

    Mi alzai, scalciando le lenzuola impregnate del mio sudore, buttando uno sguardo attraverso le tendine a lamella di legno.

    Gharsana... ero ancora a Gharsana. Ormai ero nauseata da quella pattumiera. Ma finché l'officina non mi sistemava la trasmissione del Land Cruiser, restavo bloccata lì.

    Mi misi in piedi, stancamente, fermandomi un attimo ad annusarmi: tutte le volte che mi ero trovata a dormire in quelle topaie per i pellegrini sikh mi sembrava che l'odore ammuffito delle pareti mi si appiccicasse addosso.

    La doccia tossì e sibilò come un serpente raffreddato, prima di iniziare a vomitare un getto di acqua rugginosa. Attesi un attimo, osservando il getto marrone che divenne prima giallognolo, infine quasi incolore prima di buttarmici sotto, lavandomi energicamente col sapone da bucato che la direzione dell'ostello metteva a disposizione come lussuoso complemento della stanza.

    Gharsana era un luogo di frontiera, non solo perché a pochi chilometri correva il confine con il Pakistan, ma anche e soprattutto perché nelle sue strade polverose si incrociavano i destini di tanti differenti gruppi:

    C'erano i pellegrini del Punjab, i Sikh, gli indiani di religione musulmana e i funzionari del governo e i soldati della Guardia di frontiera: la Border Security Force. Ossia quei simpatici ragazzi da cui dovevo tenermi alla larga, quando facevo i miei viaggi d’affari.

    Le strade, anche nei piccoli centri come quello, sono un miscuglio di stili e architetture: templi indù a fianco delle moschee, e soprattutto i templi dei Sikh, che qui sono la maggioranza e dove proprio in questo periodo i pellegrini si recano per ascoltare le parole del Sri Guru Granth Sahib ji, le sacre scritture dei Dieci Guru che si erano succeduti dal 1469 al 1708.

    Poco più a nord c'era il Punjab indiano, una polveriera che era già esplosa tante volte in passato, ed era ben lontana dall'essere disinnescata.

    Per mia fortuna. E per la fortuna dei miei loschi affari.

    Mi asciugai i capelli alla meglio: di solito li portavo corti, giusto sotto al collo, ma ultimamente li avevo fatti crescere perché mi era più comodo legarli, e nasconderli sotto l'hijab.

    Ero comunque troppo alta per passare come una del posto, tuttavia vestire abiti di foggia islamica mi metteva meno in evidenza; presi la 38 che tenevo sotto il cuscino, controllai il carrello, inserii un caricatore senza mettere il colpo in canna, poi iniziai a vestirmi.

    Slip comodi, niente reggiseno. Anche quando ero stata più in carne, avevo sempre stentato a riempire una seconda misura...

    Lek nom: Tettine. Così mi chiamava la mia amica Sunisa. A me comunque le mie tette erano sempre piaciute così.

    Infilai una canottiera aderente, borsa antiscippo a tracolla con dentro i documenti, il telefono e la 38; hijab, sandali senza tacco e chador. Dopo aver inforcato un paio di occhiali scuri, ero pronta per uscire.

    All'esterno il caldo di quell'autunno senza monsone era soffocante; nelle viuzze di Gharsana si mischiavano gli odori più vari: il profumo del legno di sandalo che effondeva dai templi indù si mescolava al fritto dei venditori ambulanti di shakkar para, al puzzo di miscela degli scooter e sopra ogni cosa, al tanfo degli scoli fognari perennemente intasati.

    In un quarto d'ora raggiunsi il garage dove avevo lasciato il fuoristrada. Mi venne incontro Ramchetan Singh, lo stesso tipo a cui mi ero rivolta due giorni prima: un sikh dalla pelle scura, come cuoio rinsecchito e l'ispida barba corvina.

    -Il concessionario di Jaipur mi ha risposto, ma'am- fece, con un cenno ossequioso -hanno i pezzi di ricambio e li spediranno entro stasera.

    -D'accordo - risposi - quanto ci vorrà per rimetterla a posto?

    -Non meno di una settimana, ma'am- fece Ramchetan, distogliendo lo sguardo con aria di impotenza. Mi levai gli occhiali scuri. Conoscevo bene quel modo di fare; presi una pochette dalla mia borsa e contai ventimila rupie sul cofano appena riverniciato di una vecchia Mahindra.

    -In questo caso... Posso pagarti solo la metà di quanto mi hai chiesto.

    -Questo non è onesto- protestò l’altro -ho già ordinato...

    -Se ce la fai in meno di cinque giorni- proseguii, fissandolo -ne avrai altrettanti a lavoro finito.

    Quello fece sparire le banconote con un mezzo sorriso sdentato.

    -State sicura che faremo del nostro meglio. Ci vediamo martedì prossimo, ma'am...

    Quarantamila rupie per un pezzo di ricambio che quasi certamente era una replica cinese, anche contando la mano d’opera era sicuramente un prezzo alto, ma preferivo tirare sui tempi piuttosto che sui soldi.

    Mentre uscivo dal garage, sentii vibrare il telefono nella tasca interna del chador... Non volevo mettermi a leggere in pubblico ma non volevo nemmeno aspettare di essere di nuovo in ostello: poteva essere solo una cretinata, ma poteva anche essere qualcosa di importante.

    Vicino al comando locale della B.S.F.[1] c'era una sala da tè in stile coloniale. Entrai, rabbrividendo per l'aria condizionata; in quella mi sovvenne che non avevo ancora fatto colazione per cui mi feci portare un tè verde e una fetta di torta allo zenzero, poi finalmente iniziai a rovistare nella borsa antiscippo, cavandone il mio smartphone dal vetro incrinato.

    Non tenevo molte applicazioni sul telefono. Sostanzialmente me ne serviva solo una: Telegram, la chat russa che era così diffusa tra i terroristi, proprio per la sua sicurezza dovuta alla cifratura end-to-end. Se era valida per Al-quaeda, Al-nusra e soci, allora andava benone anche per me.

    C'erano due nuovi messaggi: il primo era quello che stavo attendendo da quando ero bloccata in quel cesso di paesello ai margini del deserto del Thar.

    Non era una persona a scrivermi, ma un semplice bot collegato al conto cifrato che avevo presso la SCB di Hong Kong. Il committente aveva ricevuto la merce, e la provvigione era stata pagata.

    Il secondo messaggio era di Ice Davidhof.

    Keira, qualunque stronzata tu stia facendo, molla tutto e raggiungimi a Mumbai

    Restai un attimo immobile, fissando il messaggio come se avessi potuto leggere la mente di chi lo aveva scritto.

    Poi mi scossi, vedendo che Ice era ancora online.

    Non posso muovermi. Ho spaccato la trasmissione del Toyota durante l'ultimo lavoro

    Non volevo usare termini come frontiera o contrabbando. Non mi fidavo di questo bel tomo più di quanto mi fidassi di altri della sua specie, e il fatto che occasionalmente me lo fossi portata a letto non faceva differenza. Ice non sapeva dove mi trovavo in quel momento, e non era mia intenzione dargli ulteriori ragguagli sui miei affari attuali.

    Fanculo la macchina, tesoro. Prendi il treno e vieni qui prima possibile. Ho per le mani qualcosa di molto interessante

    * * *

    Non risposi subito a quell'ultimo messaggio. Continuai a leggerlo e rileggerlo per tutta la serata seguente.

    Molto interessante, per Ice Davidhof poteva essere tutto e niente.

    In ogni caso, per prendere il treno da Gharsana bisognava andare in pullman fino a Udana, poi da lì in treno fino a Jaipur e quindi da Jaipur sino a Mumbai.

    Considerato l'efficienza, la puntualità e le condizioni dei trasporti del Rajasthan, se fossi partita l'indomani sarei arrivata a Mumbai, alla stazione di Chhatrapati Shivaji non prima di lunedì.

    Mentre martedì, se l'officina rispettava i tempi, avrei riavuto la mia Land Cruiser con una trasmissione nuova di zecca.

    Anche se cinese.

    Optai quindi di rimanere a Gharsana per qualche giorno ancora. Sabato 15 mi concessi un piccolo extra. Andai a cenare in uno dei pochi posti che da quelle parti potevano dirsi un ristorante degno di quel nome.

    Il Rajasthan Delicacy serviva un pollo tandoori che non aveva nulla da invidiare a locali ben più blasonati; il suo mutton malay tikka era poi per me una delizia da orgasmo gastronomico.

    In realtà gli affari non mi stavano andando proprio bene: il guadagno dell'ultimo lavoro se ne sarebbe andato per riparare l'auto, e considerando che dovevo ancora pagare il conto della topaia dove stavo alloggiando, le mie finanze erano ahimè in rosso. Ciononostante quella sera ero andata a mangiare in quel posto perché era il 15 ottobre, e dovevo festeggiare un evento speciale.

    Era il mio ventottesimo compleanno.

    Capitolo 2

    Le strade di Slotermeer

    Vede, signora de Jong, sua figlia ha un'intelligenza vivace, pronta. Non si applica, è vero, ma in molte materie arriva prima di molti suoi coetanei. Mi spiace dirlo, ma meriterebbe un istituto migliore di questo...

    Ricordo che la preside, la signora Van Hool aveva un'espressione quasi contrita mentre diceva queste cose a mia madre. Del resto era ben cosciente che in un quartiere come quello, il solo fatto di costringere i ragazzi su un banco di scuola senza che cercassero di accoltellarsi l'un l'altro, senza che si drogassero, o arrivassero a lezione ancora ubriachi dopo l'ultima vittoria in trasferta dell'Ajax... Era già da considerare un successo del sistema educativo.

    A me non dispiaceva studiare, soprattutto l'inglese e la geografia. Mi affascinava l'idea di viaggiare, conoscere volti e culture nuove... Ma la mia realtà di tutti i giorni era ben diversa: nei sobborghi di Slotermeer, a un passo dal porto di Amsterdam, nel cuore della nobile Europa, un tizio all'altro capo del pianeta mi avrebbe immaginata come una piccola tessitrice delle fiandre, con tanto di trecce bionde e cuffietta di pizzo inamidato... Invece ero la figliastra sbandata di un vecchio maiale punk e di una ex tossica mai del tutto redenta.

    Spesso mamma si interrompeva mentre stirava, oppure mentre cucinava, perché iniziava a tremare come una foglia e a sudare freddo. Doveva farsi una canna per calmarsi.

    Se non ho mai fumato in vita mia è proprio perché ricordo il tanfo di fumo stantio in cucina, e l'odore dolciastro del tabacco e della marijuana sparsi sul tavolo.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1