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Dio in noi. Lo Spirito nel corpo: Saggio sulla sopravvivenza della percezione. Itinerario di filosofia metapsichica
Dio in noi. Lo Spirito nel corpo: Saggio sulla sopravvivenza della percezione. Itinerario di filosofia metapsichica
Dio in noi. Lo Spirito nel corpo: Saggio sulla sopravvivenza della percezione. Itinerario di filosofia metapsichica
E-book151 pagine2 ore

Dio in noi. Lo Spirito nel corpo: Saggio sulla sopravvivenza della percezione. Itinerario di filosofia metapsichica

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Info su questo ebook

Questo libro privo di riferimenti bibliografici è stato scritto nel 1983  è dopo numerose revisioni, l'Autore si è deciso a pubblicare. Si tratta di un itinerario di filosofia metà psichica che induce il lettore a scavare dentro sé stesso alla scoperta di una sorprendente realtà interiore spirituale. 
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2020
ISBN9788835840220
Dio in noi. Lo Spirito nel corpo: Saggio sulla sopravvivenza della percezione. Itinerario di filosofia metapsichica

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    Anteprima del libro

    Dio in noi. Lo Spirito nel corpo - Helios D'andrea

    HELIOS D'ANDREA

    LA  VITA  NON  FINISCE QUI

    Revisione completa del dattiloscritto

    DIO IN NOI

    LO SPIRITO NEL CORPO

    Saggio sulla sopravvivenza della percezione

    Itinerario di filosofia metapsichica

    (1983-2020)

    Presentazione dell'opera

    Scrivere o parlare dello spirito non è certamente facile, tanto più che il termine spirito non dice nulla se ci riferiamo ad un presunto...fantasma! In realtà noi siamo uno spirito del corpo. Questa è la riflessione di base dalla quale scaturisce questo libro; da una parte il nostro io che fa affidamento quasi unicamente alla vista  intesa come conoscenza visionaria e percezione del nostro mondo materiale. Dall'altra, il nostro io che sente la presenza effettiva di uno spazio spirituale che circonda le cose ed è presente all'interno della materia. Tutte le creature pensanti appartengono ad esso, volenti o nolenti e la complessa percezione di questi due stati sensoriali è affidata al nostro Spirito. L'anima non è un'altra persona ma siamo noi che percepiamo persino tutte le sensazioni fisiche ricevute dal cervello, vero catalizzatore di energia. Siccome il nostro spirito vede oltre gli occhi, la percezione avviene contemporaneamente su due fronti: la visione esterna e la visione interna. Da una parte la realtà provvisoria  ossia quella fisica con un tempo e vari spazi artificiali, dall'altra la realtà definitiva senza tempo e con un unico spazio che assorbe l'intera materia. La nostra razionalità ossia la ragione illuministica è legata esclusivamente al linguaggio, codice arbitrario, perciò al momento della nascita dell'uomo la percezione è pura: vedere e sentire senza capire. Nell'età adulta, questo stadio di serenità particolare può essere raggiunto solo con la preghiera. Il pensiero viene qui definito immagine interiore.  mentre soggettivismo e oggettivismo sono legati solo al linguaggio o ai numeri matematici perciò non costituiscono una garanzia di assoluta certezza e soprattutto di vera Libertà. Lo spirito non è il nostro soffio vitale ma è la nostra intera percezione. Apparentemente sono inscindibili. In realtà nello stato di Veglia effettiva, l'atto di pensare contemporaneamente a due cose ossia la distrazione dimostra che la nostra percezione non è univoca ma abbraccia vari settori dello spazio. Il cervello è solo materia grigia. Nei sogni e in alcuni fenomeni paranormali la sensazione non è esclusivamente celebrale perché è presente anche nei casi di morte apparente o catalessi e di morte clinica ma anche nel coma. Numerose sono le testimonianze in proposito. Negare la Realtà dello spirito, significa dire che non esiste il pensiero nella percezione. Esiste la vita al di là di ogni credo religioso. Infatti Gesù dice a tutti noi: " non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non hanno potere di uccidere l'anima ( Vangelo di Matteo 10,28); l'anima e quindi la nostra percezione non possono morire come non può disperdersi nel nulla ciò che è indipendente dalla volontà e dalla materia vivente. La mia opera si situa quindi alla luce del Vangelo senza volere dimostrare o peggio analizzare le verità della fede Cristiana. Le ipotesi riguardano invece la natura della nostra percezione allo stato di Veglia effettiva ( ai sogni  è stato dedicato solo un piccolo margine di importanza). Perciò resta da stabilire un metodo per poter raggiungere lo stato di percezione pura o di serenità. Psicologia, filosofia e metapsichica cospargono questa teoria con i loro migliori argomenti. Certamente  non ho la volontà di sostituirmi all'opera di catechesi attualmente molto valida ma propongo semplicemente una teoria  metapsichica complessa ed originale che dovrà restare tale anche dopo un'attenta lettura.

    PREFAZiONE n. 1

    La lettura del saggio di Helios D'Andrea mi induce a pensare che lo spirito del nostro tempo è universalistico e che tutti gli elementi significativi di questa epoca additano la necessità di universalizzare la consapevolezza e la coscienza dell'uomo e che il nostro futuro, l'unica nostra possibilità di uscire da un'età di oscurantismo, dipende appunto da questa coscienza. Le pagine di D'Andrea rivelano il suo porsi di fronte ad un problema determinante: lo spirito dell'uomo, rendersi consapevole della propria immaginazione, della propria attitudine evocativa della propria capacità di osservazione attraverso la semplicità, l'immediatezza e la profondità che vengono raccolte scavando nele forze nascoste e acquistando una intensità ritmica pari all' immediatezza dello spirito. Helios D'Andrea ha studiato il Vangelo per cercare l'essenza della vita, sempre tra il razionale e il superrazionale, in bilico tra l'alto pensiero e l' elementare verità; è stato illuminato dal Vangelo trovandovi una maniera di esistere, una forza imprevedibile e imprevista; una forza conquistata sfuggendo al problema di spirituale e non spirituale perché le sue riflessioni sono l'uno e l'altro a seconda soprattutto dell'esperienza umana maturata. Perché tutto appare naturale in Helios D'Andrea e perciò il nulla è contraddittorio. È in sostanza quello che afferma Gabriel Marcel quando scrive : nell'intimo del raccoglimento prendo posizione o più esattamente mi metto in condizione di prendere posizione di fronte alla mia vita è così me ne estraneo in qualche modo, ma non come il soggetto puro della conoscenza; in questo ritirarmi porto via con me ciò che sono e ciò che forse la vita non è...Io non sono la mia vita; e se io sono nella possibilità di giudicarla...a condizione di poter Innanzitutto raggiungermi nel raccoglimento al di là di ogni giudizio possibile e, aggiungerò, di ogni rappresentazione (Position et approches concrètes du Mystère ontologique, Paris Vrin, 1949).

    È la legge di necessità interiore non nel senso di uno scaturire spontaneo ma da un motivo esterno che viene indagato come Spazio Interiore del mondo. Una indicazione per stabilire il lavoro di D'Andrea è la preghiera. Egli respira attraverso la preghiera-contemplazione definendola un obiettivo straordinario difficile da raggiungere nel caos della nostra vita,  lo sforzo di afferrare la vita che sta nell'intimo della forma, di penetrare al di là dello specchio, di definire la realtà indefinita che è principio attivo della vita. La preghiera contemplazione come espressione immediata di esperienza spirituale, di introspezione profonda negli abissi dell'inconscio tracciato misterioso di un dialogo senza tempo, fertilità  immaginativa, vibrante particella infinitesimale, molecola misteriosa animata da una vita profonda. Afferma Helios D'Andrea che la preghiera percezione di Dio all'interno del nostro corpo è l'evento più straordinario della nostra esistenza. Egli ha respirato attraverso la preghiera i momenti della sua emozione della sua meditazione portando la traiettoria della sua indagine oltre i confini di qualsiasi altra discesa nei meandri dello spirito della psiche radiografando  pensiero ed esistenza per ricomporre il tutto in una serie di combinazioni variabili all'infinito di Dio in noi.

    Prof. Bernardo Razzotti ordinario di storia e Filosofia Università Gabriele D'Annunzio di Pescara, critico e saggista.

    PREFAZIONE n. 2

    L'iter mentis ad Deum è il tentativo compiuto dall' autore nell'ansia comune a tutto il genere umano, di penetrare il mistero dell'assoluto attraverso una serie di problematiche, ricche di pungenti interrogativi e di sofferte meditazioni. Animato dal proposito d verificare la profondità della sua Fede, pone in discussione tutto ciò in cui ha creduto finora, in maniera epidermica, e, nel momento in cui esamina sé stesso, acquista forza nelle certezze ed esperimenta, in maniera tutta nuova e personale, un modo di procedere verso la conquista della verità che è quello di identificare Dio, in noi e fuori di noi, attraverso la Simbiosi di ciò che egli definisce visione esterna e visione interna. Il suo é uno studio tutto personale ed originale: l'assenza stessa di riferimenti bibliografici diretti, è testimonianza di un cammino autonomo, completamente svincolato degli inevitabili condizionamenti posti  dall' esempio o dal confronto con altri autori. Le conclusioni a cui giunge, possono diventare occasione di polemica o di discussione, ma, in esse dobbiamo riconoscere la sua assoluta sincerità e la sua convinta persuasione che, in un modo o in un l'altro dobbiamo tutti *impadronirci" di Dio e renderlo vivo ed operante in noi.

    Abate Giuseppe Natoli cattedrale di San Cetteo Pescara

    INTRODUZIONE

    Nella storia del pensiero, il problema della sopravvivenza della coscienza ha un estrema importanza; l'immortalità libera l'uomo dei limiti del corpo e del linguaggio,  perché l'attesa di un'eternità è una nuova speranza. Non esiste credo religioso senza la prospettiva di una vita nell'aldilà. In teoria però, ho cercato per quanto possibile, di discostarmi da altri numerosissimi testi, tenendo conto di due fattori preliminari molto importanti: la sensazione è prettamente spirituale, non fisica e In secondo luogo, tra spirito e corpo esiste una netta separazione anche se indistinta, non solo per quanto riguarda il mondo dei sogni e dei fenomeni paranormali ma anche nello stato di veglia effettiva, nella distrazione, nelle emozioni primarie o memoria e secondarie o volontà e in ogni movimento del corpo, sia esso volontario o involontario. Il linguaggio, espressione comunicazione dello spirito è costituito da tre momenti simultanei: individuazione degli elementi noti tramite la vista, connotazione e comunicazione tramite i simboli fonetici e infine memorizzazione. Ognuno di questi elementi però, si discosta nettamente dalla realtà perché ne analizza solo una parte mentre invece lo spirito e di per sé volontà di aderire completamente alla totalità del mondo circostante.

    Questo fenomeno è già noto assieme all'assincronia del linguaggio, ossia l'incompatibilità e l'incompletezza permanente tra il linguaggio e i sentimenti o le sensazioni che vengono espressi. La tendenza a distaccarsi dalla realtà, intesa come separazione momentanea dal corpo, non avviene solo implicitamente come nel caso del linguaggio ma anche in modo palese nei sogni, vita notturna dello spirito. La stessa distrazione è un fenomeno positivo perché consente allo spirito impegnato contemporaneamente in più attività ldi risparmiare energia. Lo spirito Infatti è volontà di movimento al di là di ogni conoscenza già al momento del concepimento; la conoscenza graduale, dai sensi al pensiero interiore, dissimula questa volontà di movimento tipica dello spirito e spesso induce l'uomo a concepire la staticità del suo spirito come un'assenza e non come una presenza effettiva. In realtà la ripetizione giornaliera del ciclo vitale non Indica né assenza di Dio né assenza del proprio spirito. Ecco perché, la volontà di movimento e di adesione spontanea alla forza superiore creatrice non potendo manifestarsi pienamente, produce fenomeni sgradevoli, noti anche alla filosofia orientale come malattia, nervosismo e disturbi vari intesi come scompensi di energia. Tutte le forze fisiche producono un aumento dell'immissione di energia da parte dello spazio spirituale che  è esterno e nello stesso tempo, interno al nostro corpo. L'identificazione tra esterno e interno è tale, che se fossimo fuori dal corpo saremo all'interno di uno spazio e stando dentro il corpo ci sentiamo esterni, separati, lontani apparentemente da Dio. Infatti non esiste spazio senza spirito. Non potendo esserci uno spazio o un elemento esterno, senza la presenza di una percezione che li identifica, lo spazio stesso e ogni suo punto diventano percezioni essi stessi per cui, ciò che è invisibile e insignificante, per esempio lo spazio tra gli oggetti e tra le persone  si rivela come percipiente superiore dotato di un'energia che crea e che continuamente ci guida. La creazione come evento non terminerà mai. Essa è un rinnovamento perpetuo, il rinnovamento si attua progressivamente nella cancellazione delle relazioni superflue con il mondo consumistico. Quelle relazioni con l'esterno che richiedono un enorme aumento dell'energia ossia visione, desiderio, possessività,  causano l'annullamento del desiderio di conoscere Dio. Ciò che non è stato mai rivelato pienamente si libera solo con quella calma e serenità che segue una malattia o una sofferenza momentanea, anche se non si è credenti . Lo spirito guida il corpo in tutti i suoi aspetti non sono nel movimento è nello stesso tempo si dissimula. Giustamente la filosofia odierna ha  abolito la nozione di causa e effetto. Infatti poiché lo spazio spirituale  non ha né inizio né fine, non esiste quindi né la causa né l'effetto ma la continuità,  ossia sovrapposizione di tempo e di spazio, non cronologia o successione di ore, giorni, mesi e anni. L'identificazione è quindi totale in una immensità inestricabile. Il soggettivo si identifica con l' oggettivo in un' interposizione continua. La teoria esposta in questo libro  basandosi su queste premesse, non propone una nuova dottrina religiosa né tantomeno una spiegazione razionale del Vangelo. Ci  sono solo spunti di riflessione, alcuni non dimostrabili e non per questo da accantonare: l'immortalità dello spirito non può certo essere analizzata come riflessione in silenzio sui propri interrogativi e sul perché dell'esistenza. Si passa poi all'analisi

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