Il Genocidio armeno: Dalle cause storiche alle conseguenze odierne
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Info su questo ebook
Questo è quanto accaduto in Anatolia nel 1915, nell’Impero ottomano, a un piccolo popolo, dalla forte identità, orgoglioso della sua civiltà millenaria: gli armeni.
Pochi anni dopo, le diplomazie occidentali, nella loro cattiva coscienza, se ne erano opportunamente dimenticate, tanto da indurre, nel 1939, Adolf Hitler a dichiarare: “Chi ricorda oggi lo sterminio degli armeni?” Come tutti sappiamo fu il momento in cui si pianificò la Shoah.
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Anteprima del libro
Il Genocidio armeno - Sandra Fabbro Canzian
Sandra Fabbro Canzian
Il Genocidio armeno
Dalle cause storiche
alle conseguenze odierne
In copertina: Chiesa di S. P’rkitch, Ani (Turchia)
Proprietà letteraria riservata
2023 © Piazza Editore
via Chiesa, 6 - 31057 Silea (TV)
Tel. 0422.1781409
www.piazzaeditore.it - info@piazzaeditore.it
ISBN 978-88-6341-300-7
Oh popolo armeno, la tua unica salvezza, è nella tua forza unitaria.
Yeghisce Ciarents (1897-1937)
Attraversammo molti villaggi sulla via della montagna. Alcune persone ci fissavano, ma la maggior parte distoglieva lo sguardo o rientrava in casa. Un uomo corse verso il nostro carro e cercò di offrirci del pane, ma un soldato glielo fece cadere di mano di colpo. Allora l’uomo si sedette in mezzo alla strada e non volle saperne di muoversi, anche se tutti i soldati, a turno, vennero a spintonarlo e uno, addirittura, gli sputò addosso.
È stanco quanto noi - sospirò papà - Ci sono momenti in cui un uomo deve accollarsi il rimorso di un intero villaggio
.
David Kerdian Lontano da casa
Dal diaro di Varvar: Ma perché Dio ha voluto che noi bambini sopravvivessimo? Perché siamo stati risparmiati dalla furia omicida? Forse noi fummo dispersi per il mondo come una manciata di semi in cerca di terra fertile per testimoniare, ricordare e indicare ai nostri figli la via impervia e dolorosa del perdono
.
Alice Tachdjian Pietre sul cuore
La mia coscienza mi chiama ad essere testimone. Io sono la voce degli esiliati che grida nel deserto
.
Armin Wegner Der alte Mann (Il vecchio)
Nota introduttiva
Questo breve quadro storico intende fornire una serie di informazioni essenziali su una vicenda storica molto ampia e complessa. Auspico che quanto esposto sia sufficientemente chiaro e fornisca al lettore spunti per ulteriori approfondimenti.
L’obiettivo non è solo quello di mantener viva la memoria del genocidio, che gli armeni hanno subìto oltre un secolo fa e che chiamano Metz Yeghérn
(Grande Male), ma anche quello di render note le storie di coloro che vi si opposero e le reazioni politiche internazionali registrate nel corso del tempo; non ultimo, intendo evidenziare le conseguenze del perdurante negazionismo, il cui peso grava non solo sulle vittime e sui loro eredi, ma anche su tutti coloro che credono fortemente nei valori della verità e della giustizia.
Sandra Fabbro Canzian
Un po’ di storia in sintesi
Se il tema del genocidio armeno perpetrato nel corso del primo conflitto mondiale dal governo dell’Impero ottomano è relativamente poco noto, sicuramente ancor più sconosciuta è la storia di questo antico popolo, portatore di una grande civiltà, fautore di un patrimonio artistico e culturale considerevole per originalità e grandezza, soprattutto se si considera che gli armeni sono sempre stati, numericamente e territorialmente, un piccolo popolo
tra i tanti, che hanno abitato e percorso la storia del Medio Oriente.
Pertanto, prima di affrontare il nucleo centrale del nostro tema, cerchiamo di fornire qui in modo schematico ed essenziale alcune informazioni di base sulla storia armena. Emergeranno così i caratteri salienti di questo popolo, i pilastri su cui nei secoli si è retta l’identità armena. Attraverso questo breve quadro ci troveremo dinnanzi ad un popolo che non si è mai piegato a facili forme di assimilazione, acculturazione e assoggettamento ed è stato, proprio in conseguenza di ciò, oggetto di persecuzioni.
Nel VII secolo a.C. una popolazione che designa se stessa come hay (da cui Hayastan che significa Armenia) e che gli storici greci denominano in armenoi, si stanzia nell’altopiano anatolico ai piedi del monte Ararat (5.164 mt), chiamato Masis
(Grande Madre) dagli armeni. In una prima fase vengono fondati tanti piccoli regni, successivamente unificati in un più composito dominio territoriale su cui, nel corso dei secoli, regneranno diverse dinastie.
Negli anni 95 - 55 a.C., sotto la dinastia degli Artassidi e alla guida di Tigran II detto il Grande, il Regno d’Armenia raggiunge la sua massima estensione territoriale, abbracciando un’area comprendente il corso superiore dell’Eufrate, il Caucaso meridionale e la Mesopotamia settentrionale. In questa vasta area si collocano i tre grandi laghi di Van, Sevan e Urmia. Il primo si trova oggi in Turchia, Sevan nell’attuale Repubblica Armena e Urmia in Iran. In ogni caso, tale estensione, come si può constatare dalla datazione, ebbe una durata piuttosto breve. Il Regno armeno, cui gli storici spesso attribuiscono la denominazione di Armenia Storica
, vide non solo il succedersi di diverse case regnanti sul proprio trono, ma anche considerevoli mutamenti dei propri confini con relativi spostamenti della sede della capitale.
Sintetizzando al massimo una questione molto complessa ed articolata, si può affermare che gli armeni, nel corso di una storia di oltre venticinque secoli si sono più volte trovati ad esser circondati da diverse superpotenze
del passato, quali i Macedoni, i Romani, i Bizantini, gli Arabi, i Persiani, gli Ottomani, i Russi. Vista l’oggettiva inferiorità numerica e il più delle volte militare, i sovrani armeni furono costretti, in diverse circostanze, a venire a patti con tali potenti vicini di casa, se non a subirne il predominio o le forti ingerenze politiche. Fu quindi necessario attuare strategie diplomatiche complesse, e dagli esiti diversi.
Ricordiamo comunque un fattore importante da un punto di vista geopolitico ed economico: data la sua collocazione geografica, l’Armenia ha continuato a rappresentare un crocevia tra Oriente ed Occidente, una via naturale per i commerci, compresa la Via della Seta
. Non a caso il territorio armeno era disseminato di caravanserragli. Di molti restano semplici tracce, identificate dagli archeologi, ma uno di questi si è conservato perfettamente. Si tratta del caravanserraglio di Selim, nell’attuale Repubblica Armena, a 2410 mt, sull’omonimo passo.
L’ultimo Regno armeno, noto come Regno di Cilicia (territorio dell’Anatolia centro-meridionale con ampio sbocco sul Mar Mediterraneo) crolla nel 1375. A partire da questa data, il popolo armeno sarà suddito di altre potenze straniere e dovrà attendere il 1918 per veder nascere uno stato armeno indipendente. Nonostante questa situazione sicuramente non facile per i destini di una civiltà, il popolo armeno è riuscito a conservare la propria identità, con orgoglio e determinazione. Facendo un ampio passo indietro nella datazione, vediamo ora quali furono gli eventi storicamente fondamentali, su cui poggia tale forza identitaria.
301 d.C. L’Armenia, prima nazione al mondo, si converte al Cristianesimo, che viene proclamato religione di Stato dal sovrano Tiridate III. L’iniziale opera di predicazione era stata condotta dagli apostoli Taddeo e Bartolomeo e dalle vergini martiri Gaianè e Hripsimè; San Gregorio l’Illuminatore, dopo esser stato lungamente perseguitato dallo stesso Titidate III, nella località oggi nota come Khor Vyrap (lett. Fossa Profonda), opera la conversione dell’intera famiglia regnante e della corte. Per tale ragione è storicamente considerato il principale fautore della conversione. La Chiesa armena è definita solitamente Apostolica, oppure Gregoriana. Apostolica in riferimento agli apostoli Taddeo e Bartolomeo, Gregoriana in riferimento a San Gregorio l’Illuminatore.
405 d.C. Al vardapet (monaco predicatore e maestro) Mesrop Mashtots va attribuito il merito dell’invenzione dell’alfabeto armeno. Prima l’armeno era solo un idioma orale. L’alfabeto armeno consta attualmente di 38 lettere (in origine erano 36), ognuna delle quali corrisponde a un singolo fonema. L’armeno è una lingua indoeuropea di tipo flessivo, scritta da sinistra verso destra. È una lingua a se stante, non appartenendo a nessun grande ceppo, come ad esempio le lingue slave, germaniche, etc. L’alfabeto di Mesrop pertanto è impiegato solo per tale lingua. L’invenzione dell’alfabeto consentì la traduzione in armeno dei testi sacri, prima fra tutti la Bibbia, che erano letti in greco o siriaco durante la liturgia e quindi non comprensibili al popolo dei fedeli. Seguirà quindi la creazione di una vasta letteratura armena, sia sacra che profana.
451 - 485. In un periodo in cui il Regno armeno è politicamente soggetto a forti ingerenze persiane, scoppia un conflitto noto come Guerra dei Vardanak, dal nome del principale condottiero armeno Vardan Mamikonian. Il sovrano persiano aveva emanato un editto con cui si voleva imporre agli armeni l’abiura del Cristianesimo e l’adesione al Mazdeismo. Clero e nobiltà armene si oppongono, dichiarando di riconoscere l’autorità politica del sovrano persiano, ma non le sue imposizioni in materia religiosa. Sebbene l’iniziale battaglia di Avarayr (26 maggio 451) abbia fatto registrare gravissime perdite in campo armeno, la guerra continua in forma di guerriglia per oltre un trentennio, con la partecipazione anche di molte donne armene combattenti. Il conflitto si conclude positivamente dal punto di vista armeno, in quanto il sovrano di Persia riconosce la libertà di culto alle popolazioni armene e nomina marzapan (governatore plenipotenziario) Vahan Mamikonian, nipote di Vardan. Con costui ha inizio una dinastia che resta al potere fino all’anno 850.
850 - 1045. Regna la dinastia dei Bagratidi. Si apre un periodo di pace, di prosperità, di grande fulgore culturale e artistico. È l’epoca di San Gregorio di Narek, ritenuto uno dei più grandi mistici di tutti i tempi e grande poeta per gli armeni. La sua opera maggiore è Il Libro della Lamentazione: si sostiene che questo libro non manchi in nessuna casa armena, e non vi sia mai mancato, anche nei momenti più bui. A sancire l’importanza nella storia della cristianità di San Gregorio di Narek è giunto l’annuncio da parte di Papa Francesco della sua proclamazione a Dottore della Chiesa, nel corso di una solenne celebrazione svoltasi a San Pietro il 12 aprile 2015. Durante la prospera epoca bagratide, viene eretta l’imponente capitale Ani (oggi pochi resti in Turchia orientale), nota con l’appellativo di città dalle mille e una chiese
.
Uno degli elementi caratterizzanti e particolarmente rappresentativi della cultura e storia armene