Io che non so chi sei
Di Iside Lay
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Info su questo ebook
Iside Lay è nata nel 1986 in Sardegna a Tempio. Ha terminato gli studi presso la facoltà di Scienze della comunicazione di Sassari nel 2017. La passione per la lettura, scoperta e coltivata sin da piccola, ha trovato con il tempo lo sbocco naturale nella scrittura, inizialmente attraverso l’espressione poetica, con una mostra, Prendas, di poesie in lingua Gallurese. Nel 2012 pubblica, con l’Associazione culturale BeCreativeSardinia, il suo primo romanzo dal titolo
Il paradiso dietro casa.
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Anteprima del libro
Io che non so chi sei - Iside Lay
Iside Lay
Io che non so chi sei
© 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-8190-3
I edizione settembre 2023
Finito di stampare nel mese di settembre 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Io che non so chi sei
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di Lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Ai miei tre nipoti Francesco, Ettore e Alessandro.
Siete la luce della mia vita
"Vivrò così…
Cercando un senso anche per te."
(Voglio di più, Pino Daniele)
Capitolo 1 - Io che non so chi sei
– Ehi…
– Ciao sei a casa?
– Sì sono appena rientrato, mi preparo qualcosa da mangiare poi mi corico, sono distrutto.
– Va bene. Ti chiamo per dirti che parto verso le cinque, devo vedere Martina, la mia compagna di banco ti ricordi?
– Sì sì certo, e come mai? saranno anni che non vi vedete.
– Si laurea tra venti giorni. È a Palau per il battesimo del nipote e mi ha chiesto se ci possiamo salutare. Dato che sono qui e ho anche la tua macchina, passo a prenderla dopo pranzo e andiamo a farci un giro al mare. Poi parto così arrivo con il sole.
– Va bene, vedi di non fare tardi e stai attenta.
– Tranquillo Nico. Sarò a casa per cena.
– Pizza?
– Mmmm Kebab?
– Vada per il kebab… da quando abitiamo a Cagliari sarà la centesima volta.
– Non è colpa mia se è così buono. E poi da quando mi hai portato a Napoli lo sai che per me la pizza non è più pizza.
– Dai da Gigi non è così male.
– Ahhahahahha a stasera amore.
– Ciao tesoro a dopo.
La casa che avevano preso in affitto qualche mese prima sarebbe dovuta essere solo una sistemazione momentanea. La caserma dei carabinieri di Palau, aveva chiuso con poco preavviso per poter pensare di acquistare una casa in un così breve lasso di tempo. Se poi ci metti i dubbi di Serena sul trasferimento e le varie carte da sbrigare, non si aveva altra scelta se non quella di prendere una casa in affitto. Un appartamento non troppo grande ma perlomeno confortevole. Il costo non sarebbe stato un problema, se solo Serena non si fosse fissata con il fatto di non volersi far mantenere. Nicola di fatto ha un lavoro stabile e può vantare un patrimonio di famiglia non indifferente, mentre lei con un diploma di liceo scientifico e un lavoro da cassiera in un supermercato da dover abbandonare, non poteva contare sul sostegno dei genitori e non se la sentiva di vivere a sbaffo del suo fidanzato. Cosa comprensibile, insisteva ogni qualvolta se ne parlasse Nicola, ma pur sempre compatibile con un compromesso. Avrebbe potuto, infatti, cercare un lavoro nelle settimane seguenti al trasferimento con serenità e senza troppi pensieri e in seguito contribuire alle spese alla pari.
– La casa io devo cercarla comunque, un letto ci sarebbe, perciò cosa cambia?
– Senti ne abbiamo già parlato, io qui ho un lavoro, di conseguenza uno stipendio e soprattutto non devo chiederti i soldi per comprarmi che ne so, gli assorbenti... le mutande... i miei libri o boh... per farti un regalo come faccio? Ti chiedo i soldi in prestito? te lo fai da solo il regalo?
– Devi sempre esagerare. Troveresti un lavoro subito ne sono sicuro. Cagliari non è Palau. È la città più grande in Sardegna e poi comunque sia quando avremo dei figli, tu farai la mamma e io andrò a lavorare. Sarebbe così assurdo?
– La cosa più assurda che io abbia mai sentito. Io esisto e non ho intenzione di non avere un senso nella mia vita. Non che essere mamma non abbia senso, ma hai capito benissimo cosa intendo.
– Sì lo so ma…
– Niente ma o se o dove. Chiudiamo il discorso. Ci penserò.
Fu una lotta continua, ma alla fine non ebbe scelta e decise di trasferirsi con lui, non senza compromessi ma con la certezza che tutto avrebbe trovato il giusto incastro con il tempo.
Il padre di Serena, un uomo alto e grosso con i capelli bianchi come i suoi baffi folti, lavora in un piccolo bar del centro del paese, sua mamma invece bada alla casa e fa ogni tanto qualche lavoretto di cucito. Quando la figlia più grande gli disse che si sarebbe trasferita, in casa si rattristarono tutti, la sorella più piccola Carlotta, molto legata a Serena, si tranquillizzò solo quando comprese che di lì in avanti avrebbe avuto la cameretta tutta per se, mentre il fratello, Luca, si prenotò da subito per una visita nella metropoli
.
– Vado a Cagliari, non a Parigi eh...
– Beh sempre meglio che stare qui a non far nulla! Appena finisco il