ANTROPOS MICROCOSMO PSICHE E LETTERATURA: L'Esplorazione della Psiche Umana attraverso la Letteratura
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Ogni tematica è strutturata in una prima parte iniziale, che riguarda direttamente la psiche e le problematiche ad essa connesse. Seguono, dopo questa sezione di analisi psicologica, argomenti testuali specificatamente letterari e, infine, metodologie operative di scrittura creativa e autobiografica. Questa parte specifica, che segue la tecnica, ampiamente sperimentata nei Paesi anglosassoni, della “Biblioterapia” e della “Poetry Therapy”, funge da supporto emozionale per la conoscenza di sé e la crescita della propria autostima.
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ANTROPOS MICROCOSMO PSICHE E LETTERATURA - Fontana Eustachio
NOTA DELL'AUTORE
Gli antichi filosofi e i pensatori rinascimentali, che si richiamavano a quei valori classici, affermavano che il microcosmo era l’ánthrōpos, l’uomo, concepito come un mondo organizzato in sé, come lo specchio dell'universo fisico e cioè del macrocosmo, a cui è contrapposto. In tal senso, quando si esamina il legame tra psiche e letteratura, ci confrontiamo con lo specchio dell’universalità dei sentimenti che gli scrittori e i poeti ci trasmettono attraverso le loro opere, le quali diventano utili strumenti di autoanalisi. In effetti, l'esplorazione della psiche umana attraverso la Letteratura è importante per diverse ragioni. La produzione letteraria è, infatti, una forma d'arte che può catturare e comunicare in modo potente le esperienze umane, comprese le sfumature della psiche che è anch'essa un intero universo.
Attraverso la scrittura e la lettura di opere letterarie, le persone possono esprimere e comprendere meglio le proprie emozioni, paure, desideri e conflitti interiori. La letteratura propone sempre una riflessione sulla condizione umana, perché offre una finestra sulla complessità della mente. Opere letterarie, come romanzi, poesie e drammi, spesso, esplorano le sfide psicologiche ed emotive che le persone affrontano nella vita quotidiana. Questo aiuta a riflettere sulla condizione umana in modi che possono essere illuminanti e perspicaci. La letteratura favorisce anche l'empatia e la comprensione degli altri. Per mezzo dell'identificazione con i personaggi letterari e la comprensione delle loro esperienze psicologiche, i lettori possono imparare a vedere il mondo da prospettive diverse e a sviluppare una maggiore comprensione e tolleranza per le differenze individuali. La letteratura serve anche come trattamento e terapia nelle difficoltà psicologiche. É, infatti, possibile beneficiare dell'uso della letteratura come strumento terapeutico. La terapia attraverso la lettura, conosciuta come biblioterapia
, può aiutare le persone a esplorare i propri problemi e le proprie emozioni attraverso la lettura e la discussione di opere letterarie che affrontano temi psicologici rilevanti. Attraverso l'analisi del soggetto, il terapista è in grado di selezionare un libro adatto alla situazione dell’utente. L'individuo, leggendo, attua un processo di introspezione che lo induce a riflettere su di sé. La letteratura approfondisce la conoscenza psicologica, infatti essa spesso offre una profonda analisi dei personaggi e delle loro psicologie, contribuendo così a espandere la conoscenza della psicologia umana. Gli scrittori spesso creano personaggi complessi e ben sviluppati, offrendo uno sguardo approfondito sulla loro psiche e sulle dinamiche interne. La letteratura sviluppa la creatività e l'espressione artistica. Per gli scrittori, infatti, la scrittura è un mezzo attraverso il quale possono esplorare ed esprimere la propria psiche. Elaborare delle storie può essere terapeutico e un modo per dare sfogo alle emozioni, nonché per esplorare l'immaginazione e la creatività.
Vi è poi un coinvolgimento critico. Lo studio della letteratura richiede, infatti, una riflessione critica sulla psiche umana e su come viene rappresentata nei testi. Questo stimola la riflessione e la discussione su temi psicologici e culturali, contribuendo al dibattito intellettuale. In sintesi, l'esame del legame tra psiche e letteratura è importante perché offre una comprensione più profonda della natura umana, facilita l'espressione emotiva e contribuisce sia alla terapia psicologica che all'evoluzione culturale.
La letteratura, quindi, rappresenta uno specchio che riflette ed esplora la complessità della mente umana.
LA STRUTTURA DEL LIBRO.
L’opera analizza i fondamentali sentimenti umani, quali il rimorso, il rimpianto
, la solitudine
, la paura
, la gelosia
, la rabbia
, l’orgoglio
, l’invidia
, la cupidigia
e l’incomunicabilità
.
Ogni tematica è strutturata in una prima parte iniziale, che riguarda direttamente la psiche e le problematiche a essa connesse. Seguono, dopo questa sezione di analisi psicologica, argomenti testuali specificatamente letterari e, infine, metodologie operative di scrittura creativa e autobiografica. Questa parte specifica, che segue la tecnica, ampiamente sperimentata nei Paesi anglosassoni, della Biblioterapia
e della Poetry Therapy
, funge da supporto emozionale per la conoscenza di sé e la crescita della propria autostima.
IL RIMORSO, IL RIMPIANTO E LE IMPLICAZIONI SULLA PSICHE UMANA
Apparentemente il rimorso e il rimpianto sono due emozioni simili, ma hanno alcune differenze significative qui sotto esplicitate.
Il rimorso: questa emozione si manifesta quando una persona si rende conto che ha fatto qualcosa di sbagliato o dannoso e si sente in colpa o pentita per l'azione negativa commessa. Spesso il rimorso porta a un desiderio di redenzione o di riparazione al danno causato. È un sentimento di tristezza o rammarico per eventi passati o per scelte che, talvolta, potrebbero non essere state consapevolmente sbagliate, ma che hanno avuto conseguenze indesiderate o che hanno impedito di raggiungere un risultato desiderato.
Il rimpianto: questo sentimento produce un impatto più negativo sulla psiche umana rispetto al rimorso, in quanto, il più delle volte, si tratta di una scelta sbagliata irreversibile che ha provocato un danno e non consente un ripensamento o una riparazione. Questo provoca sulla persona che prova tale sentimento una frustrazione negativa la quale si ripercuote sulla propria psiche attraverso una diminuzione della propria autostima.
Non sempre, però, l’estrema negatività delle conseguenze si riflette in modo assoluto solo sul rimpianto. In effetti, la risposta a quale delle due emozioni sia da preferire dipende dalla situazione e dal contesto e sarebbe errato generalizzare. Entrambe le emozioni, infatti, possono essere normali e naturali e hanno un ruolo importante nell'evoluzione personale e nell'apprendimento dagli errori. Il rimorso, in particolare, può essere un'emozione utile, poiché può motivare una persona a cercare il perdono, a fare ammenda e a evitare di commettere lo stesso errore in futuro e può anche aiutare a sviluppare l'empatia verso gli altri.
Il rimpianto, d'altra parte, può essere utile in quanto ci fa riflettere sulle nostre scelte e ci spinge a essere più consapevoli delle decisioni che prendiamo nella vita. Può anch'esso portare a una crescita personale, a una maggiore maturità emotiva e a decisioni migliori in futuro. In generale, entrambe le emozioni, nel caso in cui si possa rimediare all'errore commesso, possono essere considerate normali e benefiche, se gestite in modo sano e se portano a un cambiamento positivo nel comportamento e nelle scelte personali. La chiave è imparare da esse anziché essere sopraffatti o immobilizzati da questi due sentimenti.
Il rimorso, il rimpianto e la psiche
Il rimorso e il rimpianto sono emozioni profondamente radicate nell'esperienza umana e possono avere un impatto significativo sulla psiche di una persona.
Queste emozioni possono emergere quando una persona sente di aver commesso un errore o un'azione negativa e si rammarica di ciò che ha fatto o non ha fatto. Ecco come queste emozioni possono interferire con la psiche:
Autocastigo : il rimorso e il rimpianto possono portare a sentimenti di colpa e autocondanna. Le persone che li provano possono tormentarsi mentalmente, ripetendo interiormente l'errore o l'azione che li ha portati a sentirsi così.
Stress e ansia : il rimorso e il rimpianto possono causare stress e ansia significativi, poiché le persone possono preoccuparsi costantemente delle conseguenze delle loro azioni passate.
Depressione : il costante rimuginare sul passato e il rimorso prolungato possono contribuire allo sviluppo della depressione.
Isolamento sociale: alcune persone, a causa del loro rimorso, possono ritirarsi dalla vita sociale e isolarsi da amici e familiari.
Difficoltà nel prendere decisioni future : il rimorso e il rimpianto possono rendere difficile per una persona fare delle scelte future, poiché hanno paura di commettere nuovi errori.
IL RIMORSO E IL RIMPIANTO NELLA LETTERATURA
Molti scrittori e poeti hanno esplorato il tema del rimorso e del rimpianto nelle loro opere. Ecco alcuni esempi:
William Shakespeare: il personaggio di Macbeth, nell'opera omonima, è un esempio classico di come il rimorso possa tormentare una persona dopo aver commesso azioni orribili. Nel famoso soliloquio dell'Atto II, scena Prima del Macbeth
, il protagonista immagina un pugnale insanguinato, un presagio soprannaturale, che simboleggia l’assassinio del re Duncan per sua mano. É così dilaniato dal senso di colpa che non sa più distinguere tra la realtà e l'immaginazione:
È un pugnale che vedo davanti a me,
col manico verso la mia mano?
Su, fatti afferrare.
- Non ti ho preso, eppure ti vedo ancora.
Sei insensibile al tatto e non all’occhio,
visione del destino? O sei soltanto
un coltello della mente, un’allucinazione
del mio cervello oppresso dalla febbre?
Charles Dickens : il personaggio di Ebenezer Scrooge in Canto di Natale
è ossessionato dai rimorsi e dai rimpianti dopo essere stato visitato dai fantasmi:
Scrooge, nell'agonia della curiosità, corse alla finestra e guardò di fuori. L'aria era piena di fantasmi, che erravano di qua e di là senza posa, traendo guai. Ciascuno, come lo spettro di Marley, trascinava una catena; ce n'erano di quelli incatenati insieme, ed erano forse membri di governi malvagi; nessuno era libero. Molti, da vivi, erano stati conoscenze personali di Scrooge. Era stato in contatto, quando era in vita, ad un vecchio spettro che si mostrava in panciotto bianco, con un enorme scrigno ferrato attaccato alla caviglia, il quale disperatamente piangeva per non poter soccorrere una povera donna con in collo un bambino, ch'ei vedeva giù, sulla soglia d'una porta. Il supplizio di tutti loro era questo, senz'altro, di voler entrare nelle faccende umane per fare un po' di bene e di averne per sempre perduto il potere. Se coteste creature si fossero risolute in nebbia o se la nebbia le avesse avvolte, Scrooge non potea dire. In un sol punto, sparvero gli spettri e tacquero le voci. Tornò la notte profonda.
Edgar Lee Master: nell'Antologia di Spoon River
evidenzia spesso il sentimento del rimpianto. Ogni poesia della raccolta racconta, in forma di epitaffio, la vita degli ex residenti defunti, sepolti nel cimitero locale dell'immaginario paesino di Spoon River, il cui nome deriva da quello di un omonimo fiume realmente esistente, che scorre vicino a Lewistown. Quasi ogni tomba, nella sua lapide, esprime più che un rimorso un rimpianto, perché la morte non potrà far tornare indietro i pentiti, ormai defunti, a porre rimedio alle nefandezze compiute. Vi è però un caso particolare ed è l'epigrafe della signora Ollie McGee, in quanto è il vivo marito che è roso dal rimpianto. La defunta ce lo descrive in preda alla disperazione proprio sulla sua tomba:
Ollie McGee
L’avete visto in giro nel villaggio
un uomo con gli occhi bassi e il volto scavato?
È mio marito, è lui che per segreta crudeltà
innominabile, mi prese gioventù e bellezza;
così alla fine, avvizzita e coi denti gialli,
spezzata nell’orgoglio e in abietto avvilimento,
sprofondai nella fossa.
Ma sapete cos’è che rode il cuore a mio marito?
Com’ero, e come mi ha ridotta!
Questo lo spinge al luogo dove giaccio.
Nella morte, dunque, sono vendicata.
Edgar Allan Poe : molte opere di Poe, come Il cuore rivelatore
e Il gatto nero,
affrontano il tema del rimorso e delle conseguenze psicologiche delle azioni sbagliate. L'assassino, protagonista parlante del racconto Il cuore rivelatore
, ha ucciso un anziano ed è interrogato dai funzionari di polizia. La sua coscienza, però, si risveglia in un modo inatteso. A un certo punto l'uomo si sente impallidire e prova il bisogno di stare da solo. Avverte un ronzio nelle orecchie, ma crede che provenga dal cuore del vecchio sotto le tavole del pavimento. Non riesce a resistere e chiacchiera ancor più animatamente con gli agenti, che non si accorgono di niente, fino a quando non confessa il suo delitto per far cessare il martirio della sua anima:
Era un suono basso, sordo, rapido, molto simile a quello che fa un orologio quando è avvolto nel cotone. Respiravo a fatica e tuttavia i funzionari non lo udivano. Parlai sempre più velocemente, più impetuosamente; ma il rumore cresceva con regolarità. Mi alzai e ragionai su inezie, in tono acuto e gesticolando violentemente; ma il rumore continuava a crescere. Perché non se volevano andare? Misuravo il pavimento avanti e indietro con passi lunghi e pesanti, se le osservazioni dei tre uomini eccitassero il mio furore ma il rumore cresceva continuamente. Oh, Dio! che potevo fare? Schiumavo, deliravo, imprecavo! Dondolai la sedia sulla quale stavo seduto, e la sfregai sulle tavole, ma il rumore sovrastava tutto e aumentava continuamente. Divenne più forte, più forte, più forte! E ancora gli uomini chiacchieravano piacevolmente, e sorridevano. Era possibile che non l’udissero? Iddio Onnipotente! No! No! Lo udivano! Sospettavano! Sapevano! Si stavano beffando del mio orrore! questo pensai, e questo penso. Ma qualsiasi cosa era meglio di questa agonia! Qualsiasi cosa era più tollerabile di questa irrisione! Non potevo sopportare più a lungo quei sorrisi ipocriti! Sentii che dovevo gridare o morire! e ora di nuovo! Ascoltate! Più forte! Più forte! Più forte! Più forte! «Mascalzoni!», gridai, « Smettetela, di fingere! Ammetto di averlo fatto! Strappate le assi! Qui, Qui! È qui il battito del suo orrendo cuore!
Fyodor Dostoevsky: nella sua opera Delitto e castigo
lo scrittore e filosofo russo affronta la tematica del rimorso. Rodiòn Romànovič Raskòl'nikov, il protagonista del romanzo, dopo aver commesso l'omicidio di un'usuraia e lotta con le conseguenze psicologiche della sua azione. È, infatti, emblematico il cognome del protagonista. Non a caso, in russo, il verbo raskolet significa dividere ed è proprio nella dissociazione della coscienza che si produce nel personaggio la parte topica del messaggio di Dostoevskij. Il rimorso e l’ansia di espiazione trasformano in azioni minacciose la visita di Nastàs’ja Petrovna, serva della padrona di Raskol'nikov, Praskov'ja Pavlovna e della convocazione nell’ufficio di polizia. Si sente già stanato ed è assalito dal dubbio di aver nascosto male gli oggetti rubati. In realtà tutta questa inquietudine nasconde il suo desiderio di confessare per far cessare la sua angoscia interiore Purché si finisca alla svelta!
:
La convinzione che anche la memoria, anche la semplice capacità di riflettere lo stavano abbandonando cominciava a tormentarlo insopportabilmente. «E se fosse già il castigo che comincia, il castigo che si avvicina? Ecco, ecco, è proprio così!» In realtà i ritagli della frangia ch’egli aveva recisa dai pantaloni erano abbandonati sul pavimento, in mezzo alla stanza, perché il primo capitato li potesse vedere! «Ma che mi succede mai?» esclamò di nuovo, come perduto. Allora gli venne in mente uno strano pensiero: che forse anche tutto il suo vestito era insanguinato, che forse le macchie eran molte, ma lui non le vedeva, non le notava, perché la sua facoltà di riflessione era indebolita, frantumata. . .il suo intelletto offuscato… A un tratto si ricordò che anche sul borsellino c’era del sangue. «Bah! Per conseguenza anche nella tasca ci dev’essere del sangue, perché allora vi avevo cacciato il borsellino ancora bagnato!» In un batter d’occhio rivoltò la tasca e – proprio vero – sulla fodera di essa c’eran delle tracce, delle macchie! «Dunque la ragione non mi ha ancora lasciato del tutto, dunque ho ancora la capacità di riflettere e la memoria, se me ne sono accorto e ho pensato da me a queste cose!» pensò trionfante, respirando profondamente e con gioia a pieni polmoni, «è semplicemente una debolezza febbrile, un momento di delirio» e strappò tutta la fodera dalla tasca sinistra dei pantaloni. In quel momento un raggio di sole illuminò il suo stivale sinistro: sulla calza, che faceva capolino dallo stivale, pareva che ci fossero delle tracce. (. . .) Ma il suo riso cedette subito il posto alla disperazione. «No, è superiore alle mie forze…» gli venne di pensare. Le sue gambe tremavano. «Dal terrore», mormorò tra sé. La testa gli girava e gli doleva dalla febbre. «È un’astuzia! Vogliono attirarmi con l’astuzia e poi tutt’a un tratto sconcertarmi» seguitò a pensare uscendo sulla scala. «Il male è che io ho quasi il delirio… posso tirar fuori qualunque sciocchezza…» Sulla scala si ricordò che aveva lasciato tutti quegli oggetti così, nel buco della tappezzeria, «e intanto verranno forse apposta a perquisire mentre io non ci sono», pensò e si fermò. Ma lo invasero improvvisamente un tale sconforto e, se si può dire, un così disperato cinismo che egli scosse soltanto la mano e andò oltre. Purché si finisca alla svelta!
Robert Frost , Il noto poeta statunitense in opere come The Road Not Taken,
esplora il rimpianto legato alle scelte di vita e ai bivi che si presentano:
La strada non presa
Due strade divergevano in un bosco d’autunno
e mi spiaceva non poterle percorrere entrambe
essendo un solo viaggiatore, a lungo rimasi incerto
e ne guardai una più lontano che potevo,
fin dove piegava nel sottobosco.
Poi presi l'altra, altrettanto valida,
e che forse aveva un aspetto migliore,
perché era erbosa e forse meno calpestata;
anche se il passaggio le avesse consumate più o meno allo stesso modo.
Ed entrambe quella mattina giacevano equamente
tra le foglie che nessun passo aveva calpestato.
Oh, percorrerò la prima un altro giorno!
Eppure, sapendo che una strada porta all'altra,
dubitavo che sarei mai tornato.
Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra anni e anni:
due strade divergevano in un bosco, e io...
presi quella meno battuta,
e questo ha fatto la differenza.
Questi scrittori e poeti citati sono solo alcuni esempi, fra i tanti, che hanno contribuito a esplorare i complessi sentimenti del rimorso e del rimpianto, evidenziando come queste emozioni possano avere un impatto profondo sulla psiche umana.
ESPLORARE LA LETTERATURA DEL RIMORSO E DEL RIMPIANTO ATTRAVERSO L'ANALISI DEI TESTI
Dino Buzzati e il racconto I giorni perduti
Lo scrittore nasce il 16 Ottobre 1906 a San Pellegrino (Belluno), in Cadore. La cornice favolosa delle Dolomiti e la splendida villa in cui trascorre l’infanzia, con la sua favolosa biblioteca e le suggestioni delle storie di imperscrutabili presenze che animano l’antico granaio, saranno il cardine dei suoi incanti letterari: dalle montagne ricaverà le influenze di uno stile limpido, sobrio e riservato, dai misteri del luogo natio trarrà il suo realismo magico
, sospeso tra sogno e realtà. La città di Milano, in cui compirà gli studi e vivrà gran parte della sua vita, gli riserverà quel sottile moralismo e lo sdegno intellettuale verso i negativi aspetti del nostro tempo che anima gran parte delle sue opere. Laureatosi in Giurisprudenza entra, come cronista, al «Corriere della Sera», di cui sarà redattore. Nel 1933 pubblica il suo primo romanzo Bàrnabo delle montagne
. Nel 1935 è edito il romanzo breve Il segreto del Bosco Vecchio
. Nel 1940 pubblica Il deserto dei tartari
, l’opera che gli assegnò finalmente la fama dovuta, il romanzo che potremmo definire dell’inutile attesa
Nel 1942 pubblica I sette messaggeri
, una raccolta di novelle che comprende Sette piani
, una sorta di tormentoso viaggio all'interno della decadenza fisica e della morte, da cui è stato tratto il film Il fischio al naso
diretto e interpretato da Ugo Tognazzi. Nel 1945, è edita la sua favola per bambini La famosa invasione degli orsi in Sicilia
che uscì a puntate sul Corriere dei piccoli
. Nel 1958 vince il Premio Strega con il libro Sessanta racconti
.
Introduzione al racconto I giorni perduti
Carpe diem
, afferra il giorno, dicevano i latini.
A volte invece lasciamo scivolare via gli stupendi frammenti della nostra esistenza, quelli che potrebbero essere appunto i giorni più belli e con loro la nostra stessa vita. Esistono degli istanti che più di ogni altro sono degni di essere vissuti e il moralismo magico
di Buzzati ci invita ad una riflessione essenziale: quanti sono quei momenti che giornalmente perdiamo, per la nostra superficialità o per il nostro egoismo? Eppure si tratta di pezzi del nostro arco vitale che potrebbero cambiare in meglio i destini di ognuno di noi e che, invece, noi fatalmente perdiamo. La vita può essere luminosa e terribile, fantastica ed iniqua, felice