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Dante adriaticus: Atti dei Covegni internazionali di studi
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Dante adriaticus: Atti dei Covegni internazionali di studi
E-book403 pagine5 ore

Dante adriaticus: Atti dei Covegni internazionali di studi

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Info su questo ebook

In un'epoca in cui era ancora prematuro parlare di Stato e di Nazione, Dante aveva le idee ben chiare su quali fossero i confini territoriali e culturali d'Italia. Un'Italia concepita come una regione in cui si parlava una medesima lingua, osservata nella varietà dei suoi dialetti nel De vulgari eloquentia, in cui si fa menzione anche dell'istrioto. Un'Italia concepita nella Divina Commedia "com'a Pola presso del Carnaro, ch'Italia chiude e suoi termini bagna", con riferimento alla necropoli romana di Pola, che l'illustre poeta ebbe quasi sicuramente modo di vedere durante un soggiorno istriano.
Nel periodo risorgimentale, in cui la lingua italiana rappresentava una componente fondamentale nella ricerca di un'identità ancora da perfezionare, Dante diventò icona nazionale e, nelle terre ancora irredente al termine delle Guerre d'indipendenza, statue e busti, riferimenti toponomastici ed iniziative culturali in onore del "ghibellin fuggiasco" si sarebbero riscontrati a Trento, Pola, Trieste, Zara e Fiume.
Questa passione dantesca avrebbe raggiunto l'apice nel viaggio patriottico compiuto a Ravenna nel 1908 da centinaia di giuliani, fiumani e dalmati per recare omaggio alla tomba di Dante.
Senza dimenticare che la Società Dante Alighieri, sorta a Roma nel 1889, svolse un ruolo importantissimo nel sostenere la salvaguardia e la promozione della lingua e della cultura italiana nelle province ancora sotto la dominazione asburgica.
Al termine della Prima Guerra Mondiale sorsero ufficialmente anche a Trieste, in Istria, a Fiume ed in Dalmazia sedi locali della Dante Alighieri e dopo la Seconda Guerra Mondiale centinaia di migliaia di esuli adriatici si sarebbero identificati nei versi in cui il poeta fiorentino, incontrando nel Paradiso l'avo Cacciaguida, prevedeva e descriveva il proprio esilio:
«Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente; […] Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salire per l'altrui scale».
 
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2024
ISBN9791280649553
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    Anteprima del libro

    Dante adriaticus - Gammarò Editore

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    Tutti i diritti riservati

    Copyright ©2023 GAMMARÒ edizioni

    Oltre S.r.l., via Torino 1 – 16039 Sestri Levante (Ge)

    www.librioltre.it

    ISBN 9791280649553

    isbn_9791280649553.jpg

    Titolo originale dell’opera:

    Dante adriaticus

    Atti dei Convegni internazionali di studi Roma, 1 luglio 2021, Verona, 9 ottobre 2021, Pola, 13 novembre 2021

    Autori Vari

    a cura di Donatella Schürzel, Giuliana Eufemia Budicin, Maria Grazia Chiappori, Lorenzo Salimbeni, Barbara Vinciguerra

    Collana * Atti di Convegno *

    ISBN formato cartaceo: 9791280649140

    La presente pubblicazione è il prodotto finale di un progetto di ricerca dal titolo Dante Adriaticus per il Dantedì.

    Tale progetto, promosso dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e dal Comitato provinciale di Roma dell’A.N.V.G.D., è stato finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero della Cultura ai sensi della Legge 16 marzo 2001 n. 72, recante «Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dell’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia», e successive proroghe ed integrazioni.

    Le copie dei volumi destinate all’Ente finanziatore sono fuori commercio e ne è vietata la vendita ai sensi di legge.

    Editing e revisione editoriale: Donatella Schürzel, Lorenzo Salimbeni.

    Revisione bozze: Maria Grazia Chiappori, Priscilla Schürzel, Barbara Vinciguerra

    Presentazione

    di Renzo Codarin

    L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha a suo tempo salutato con molto favore l’istituzione del Dantedì da parte del Ministero della Cultura, in quanto Dante Alighieri ha un consolidato rapporto con l’italianità adriatica.

    Dante padre della lingua italiana, quella lingua che gli italiani della Venezia Giulia, di Fiume e della Dalmazia sentivano come loro elemento identitario negli anni di dominazione dell’Impero austro-ungarico o durante la dittatura della Jugoslavia comunista.

    Dante che nelle sue opere fa riferimenti alle comunità italiane autoctone dell’Adriatico orientale poiché già nel Medioevo vi era consapevolezza dell’appartenenza linguistica e culturale di quelle terre alla tradizione italiana.

    Dante esule allontanato per motivi politici dalla propria patria, proprio come il popolo dell’esodo giuliano-dalmata.

    È stata quindi nostra intenzione aderire alle celebrazioni del centenario dantesco in occasione dei 700 anni dalla morte del Ghibellin fuggiasco (1321-2021) per fornire un tributo al Sommo Poeta ed un contributo originale agli studi danteschi: la prospettiva degli italiani dell’Adriatico orientale.

    Italiani di ieri e di oggi, italiani che in quelle terre ci vivevano o che le conservano nel cuore in quanto costretti all’esilio, studiosi appartenenti alla nostra comunità o che le hanno sempre manifestato vicinanza ed interesse.

    Nasce così il progetto Dante Adriaticus, finanziato dal contributo della Legge 72/2001 e successive modifiche, ideato anche per conto della sede nazionale dell’ANVGD dal Comitato Provinciale di Roma che lo ha sviluppato attraverso il lavoro appassionato, professionale e qualificato compiuto da un Comitato scientifico presieduto dalla Professoressa Donatella Schürzel.

    Sensibilità e provenienze diverse, discipline e formazioni culturali altrettanto varie, modalità espressive e comunicative parimenti diversificate: una polifonia che nei vari eventi del progetto ha avuto modo di manifestarsi e di dare lustro alla nostra prospettiva in maniera organica.

    Questi Atti intendono quindi raccogliere le ricerche originali, gli stimoli di studio e gli approfondimenti specifici che hanno caratterizzato le varie fasi di un progetto nel quale non solo si è identificata la nostra Associazione, ma al quale anche altre istituzioni culturali e sigle della diaspora adriatica hanno collaborato o guardato con simpatia.

    Il mio ringraziamento personale e come massimo dirigente dell’ANVGD va a chi ha realizzato quest’opera, mentre il mio auspicio è che nuovi filoni di studio danteschi possano da queste pagine trarre stimoli e suggestioni.

    Introduzione

    di Donatella Schürzel

    Il progetto, Dante Adriaticus per il Dantedì¹, finanziato dal governo italiano, che l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha sviluppato tramite la Sede di Roma che lo ha ideato, coordinato e realizzato, si propone di studiare e valorizzare aspetti meno noti della biografia e dell’opera dantesca, soprattutto per ciò che le lega alla storia delle genti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.

    Il 25 marzo, giorno in cui Dante fissava l’inizio del suo viaggio ultraterreno, narrato nella Divina Commedia, è stato meritoriamente istituito dal Ministero della Cultura come Dantedì, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, per celebrare uno dei padri della lingua italiana. A tale proposito si intende ricordare quanto, in un’epoca in cui era ancora prematuro parlare di Stato e di Nazione, Dante aveva le idee ben chiare su quali fossero i confini politico-territoriali e culturali d’Italia. Un’Italia concepita come una regione in cui si parlava una medesima lingua, osservata nella varietà dei suoi dialetti nel De vulgari eloquentia, in cui si fa menzione anche dell’istrioto. Un’Italia pensata nella Divina Commedia com’a Pola presso del Carnaro, ch’Italia chiude e suoi termini bagna, con riferimento alla necropoli romana di Pola, un luogo all’epoca già poco noto, tanto da far ipotizzare un soggiorno istriano dell’illustre poeta che avrebbe visto in prima persona questa antica città dei morti.

    Nel periodo risorgimentale, in cui la lingua italiana rappresentava una componente fondamentale nella ricerca di un’identità ancora da perfezionare, Dante diventò icona nazionale e, nelle terre ancora irredente, al termine delle Guerre d’indipendenza statue e busti, riferimenti toponomastici ed iniziative culturali in onore del ghibellin fuggiasco si sarebbero riscontrati a Trento, Pola, Trieste, Zara e Fiume. Questa passione dantesca avrebbe raggiunto l’apice nel viaggio patriottico compiuto a Ravenna nel 1908 da centinaia di istriani, fiumani e dalmati per recare omaggio alla tomba di Dante, con un’ampolla votiva forgiata dallo scultore Giovanni Mayer ed impreziosita dagli stemmi delle città irredente. Da ricordare che la Società Dante Alighieri, sorta nel 1889, svolse un ruolo importantissimo nel sostenere la salvaguardia e la promozione della lingua e della cultura italiana nelle province ancora sotto la dominazione asburgica.

    Non per nulla, dopo la Seconda guerra mondiale centinaia di migliaia di esuli adriatici si sarebbero identificati nei versi in cui il poeta fiorentino, incontrando nel Paradiso l’avo Cacciaguida, prevedeva e descriveva il proprio esilio: «Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente; […] Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salire per l’altrui scale».

    Si auspica dunque che questo progetto, in occasione del settecentenario dantesco, possa servire a ricordare che, al di fuori degli odierni confini italiani, l’italianità autoctona dell’Adriatico orientale è da salvaguardare, oggi più che mai, e da ricordare nella sua plurisecolare presenza in loco.

    Il Progetto è stato articolato in diverse attività, che si sono svolte in tre poli culturali: Roma, Verona, Pola. I momenti di studio e approfondimento scientifico sono stati concentrati in Convegni internazionali ai quali sono intervenuti specialisti e studiosi delle molteplici discipline coinvolte. In ciascuna città sede dell’evento sono stati approntati e svolti Itinerari tematici, legati ai luoghi significativi per il poeta e il suo tempo. Ugualmente, in ciascuna sede hanno avuto luogo Performances poetico-musicali, accompagnate da sfondi di immagini artistiche e con approfondimenti proposti da studiosi. Al termine delle attività è stata allestita una mostra fotografica di documentazione, con pannelli descrittivi, che è stata una sorta di report conclusivo del progetto e ha permesso ad un più ampio e variegato pubblico di conoscere Dante Adriaticus. Il materiale e i contributi prodotti durante i Convegni scientifici internazionali di taglio multidisciplinare, invece, sono stati raccolti in questo volume di Atti.

    Per sviluppare un programma di tale portata sono state coinvolte tutte le istituzioni, quelle locali e le massime, sia in Italia che in Croazia e Slovenia, le Ambasciate d’Italia in Croazia e di Croazia in Italia, il Consolato Italiano in Istria, il MIC, la Comunità italiana di Pola, le diverse sedi delle Società Dante Alighieri sparse tra Roma e tutto l’Adriatico, le Università, gli Istituti scolastici, i Musei, i Teatri, e gli Istituti di studio e di ricerca, cui rivolgo un sentito ringraziamento per il notevole contributo e per l’alta qualità fornita.

    Questo progetto ha rappresentato e rappresenta davvero un punto di riferimento al quale guardano entrambe le sponde dell’Adriatico; attorno alla eccezionale figura simbolo della cultura italiana si intrecciano i percorsi di studio della contemporaneità che hanno visto Roma, Verona e Pola protagoniste. La denominazione attribuita al progetto proviene da una famosa incisione che ritrae l’Alighieri, realizzata da Adolfo De Carolis per celebrare nel 1920 Gabriele D’Annunzio e la città di Fiume, al centro di un travagliato percorso di riunificazione all’Italia dopo la Prima guerra mondiale. L’intera iniziativa è stata condotta dal Comitato scientifico composto da Donatella Schürzel, Eufemia Giuliana Budicin, Maria Grazia Chiappori, Lorenzo Salimbeni, Barbara Vinciguerra (esperti studiosi e dottori di ricerca di diverse discipline umanistiche), con l’apporto fondamentale di Gianni Schürzel, il quale ha effettuato l’intera documentazione fotografica, confluita nella mostra da lui stesso curata e allestita.

    La prima Giornata di Studi e attività introduttiva, si è tenuta in teleconferenza lunedì 12 aprile 2021 nella sede romana dell’ANVGD. Tale Webinar ha dato l’avvio al progetto presentando molteplici eventi del programma: sono intervenuti studiosi, accademici, giornalisti, enti teatrali, allievi di scuole di teatro e Società Dante Alighieri delle due sponde adriatiche, sino a quella di Cattaro nel Montenegro, con la partecipazione particolare dell’attrice Isabel Russinova che ha effettuato una deliziosa ed attraente Lectura Dantis del I Canto dell’Inferno in dialetto triestino, dalla pubblicazione di Silvio Benco del 1918 sulla rivista Umana².

    Si è trattato di una prima accattivante occasione per approfondire un aspetto meno noto della biografia e dell’opera dantesca che coinvolge l’Adriatico in una prospettiva europea dal Medioevo a oggi.

    Nelle giornate di mercoledì 30 giugno e giovedì 1 luglio 2021 si è svolta, dunque, la prima tappa in presenza del progetto Dante Adriaticus. Il 30 giugno si è aperto nel Quartiere Giuliano-Dalmata, dove non mancano i riferimenti al ghibellin fuggiasco, un percorso dantesco fortemente simbolico: la Prof.ssa Donatella Schürzel, la Prof.ssa Barbara Vinciguerra, ed il Dott. Marino Micich hanno illustrato lo stretto legame che sussiste tra l’italianità dell’Adriatico orientale e la figura di Dante Alighieri, proprio nel cuore del quartiere, il Villaggio giuliano dove, sin dal 1947 arrivarono gli esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia che qui trovarono la possibilità di iniziare a ricostruire un’esistenza dignitosa³. Sono visibili qui monumenti, un busto e una copia proprio dell’incisione di De Carolis, accuratamente conservati dalle Associazioni competenti. Un’originale rappresentazione teatrale diretta dal Maestro Paolo Pasquini (fonica e luci a cura di Jacopo Verrecchia e Lorenzo Galeffi) ed in cui la Lectura Dantis dell’attore Carlo Ricci si è alternata a esegesi e commenti a cura di Donatella Schürzel e Maria Grazia Chiappori, ha concluso la serata con l’arte recitativa.

    Il Convegno di studi scientifici internazionali del primo luglio, ospitato nella prestigiosa Sala degli Specchi di Palazzo Valentini, sede della Prefettura capitolina, ha affrontato non solo le influenze dantesche in Istria e Dalmazia, ma anche aspetti specifici della poetica dantesca, in correlazione con la città di Roma, in cui l’Alighieri aveva trovato non pochi ostacoli se si pensa ai rapporti particolarmente difficili con il papato. Dopo i saluti istituzionali del Prefetto, di parlamentari, del Ministero dell’Istruzione, del Presidente nazionale ANVGD, Renzo Codarin, dei rappresentanti delle altre associazioni e società di studi presenti nella capitale e della Società Dante Alighieri nazionale, si sono susseguiti i valentissimi relatori (alcuni, come i rappresentanti delle Società Dante Alighieri lungo il litorale adriatico in Croazia, online) con i loro contributi scientifici e di vulgativi. Diversi approcci multidisciplinari e

    differenti sensibilità hanno così avuto modo di analizzare aspetti noti e meno noti della figura di Dante Alighieri, tra cui soprattutto il suo rapporto con gli italiani dell’Adriatico orientale. Questa prima iniziativa Roma, Dante Alighieri e l’italianità adriatica ha ottenuto il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, del Municipio Roma IX e del Festival Dantesco, trovando ampi riscontri sia sui giornali che presso TV locali (Rete Sole) che hanno ripreso e mandato in onda parti delle due giornate di lavori.

    L’appuntamento successivo ha avuto luogo a Verona sabato 9 e domenica 10 ottobre 2021, con una serie di eventi organizzati in collaborazione con il Teatro Stabile di Verona e patrocinati da Ministero della Cultura, Regione Veneto, Comune di Verona e Festival Dantesco. Il 9 ottobre appunto, nel pomeriggio, presso il Teatro Nuovo della città scaligera, si è aperta l’iniziativa con il Convegno internazionale di studi Dante Alighieri tra Verona e l’Adriatico orientale. Dopo i saluti istituzionali (Comune di Verona, ANVGD di Verona e Consulta regionale del Veneto della medesima associazione, Direttore del Teatro Nuovo) i diversi ampi e specifici contributi dei relatori hanno fornito punti di vista differenti sull’opera dantesca e le sue influenze partendo da diverse prospettive (filosofia del diritto, arte, letteratura e storia) tenendo in tal caso a mente il contesto veronese nel quale l’exul immeritus aveva trovato amicizia, ospitalità e grande stima. Anche a Verona, la serata presso il Teatro Nuovo ha ospitato lo spettacolo teatrale dantesco Tu lascerai ogni cosa diletta, in cui la Lectura Dantis di Massimilla di Serego Alighieri (discendente del Sommo Poeta), Alessandro Dinuzzi e Katia Mirabella si è alternata con gli approfondimenti esegetici di Maria Grazia Chiappori, Donatella Schürzel e Piermario Vescovo (Direttore artistico del teatro), seguendo l’accompagnamento musicale a cura di Paolo Pasquini. Domenica 10 ottobre ancora dal Teatro Nuovo è partito lo spettacolo itinerante Silent Dante ideato dall’attore e regista Paolo Valerio, in cui gli spettatori, moderne anime in viaggio, sono stati condotti sulle orme di Dante, in un modo unico ed irripetibile, tra luoghi terreni, storici e reali e luoghi ultraterreni dell’immaginario. Un percorso affascinante nella città camminando per vie che il poeta percorse prima di andare nuovamente ramingo fin verso la Venezia Giulia.

    Infine la terza tappa, sabato 13 e domenica 14 novembre 2021 a Pola. La Commedia e il De Vulgari Eloquentia hanno rappresentato un viaggio attraverso l’intera penisola. Dante ha parlato di tutte le regioni e cita anche «Sì com’a Pola presso del Carnaro, ch’Italia chiude e suoi termini bagna». Quindi, quale posto migliore se non Pola per destinare l’ultima tappa del progetto dedicato al Sommo Poeta, per tutelare il patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia? Non soltanto, però. Un altro obiettivo del progetto difatti è stato ricordare come sopra detto l’autoctonia originale della cultura e lingua italiana in Istria e nelle terre adriatiche orientali. Nella principale città dell’Istria il Convegno internazionale di studi Dante Adriaticus – Sì com’a Pola presso del Carnaro, è stato ospitato negli spazi della Comunità degli Italiani di Pola, dove diversi storici, studiosi di letteratura, storici dell’arte e altre discipline di varia provenienza hanno fornito spunti e prospettive sull’opera dantesca, con particolare riferimento alle sue ricadute e influenze nello sviluppo dell’italianità nell’area in questione (l’Adriatico orientale), fra passato e presente. Tra gli interventi ufficiali delle istituzioni nazionali, locali, diplomatiche, delle società di Studi presenti sul territorio, delle Comunità degli italiani di Pola e Rovigno, dell’ANVGD portatrice del progetto e delle altre associazioni ospiti del mondo dell’Esodo giuliano-dalmata, è stato molto importante ascoltare cosa abbia rappresentato Dante nel mondo dei rimasti, dopo i grandi cambiamenti di confini avvenuti nel Novecento, al termine del Secondo conflitto mondiale.

    «Studiare Dante non significava soltanto studiare la letteratura italiana o rapportarsi con il padre della nostra lingua. Era una specie di mantra che noi recitavamo insieme ai suoi canti per rendere ancora più forte la nostra identità. Era un mantra laico, particolarmente significativo per noi, perché ci faceva sentire parte di una realtà molto più vasta e molto più importante. Ci faceva sentire parte della nostra Madre Patria», ha rammentato Rosanna Turcinovich-Giuricin.

    Ha incalzato questi concetti la Presidente della Comunità degli Italiani di Pola, Tamara Brussich che, ringraziati gli organizzatori per avere dato proprio alla CI di Pola l’opportunità di ospitare un grande evento come Dante Adriaticus, ha sottolineato il pieno appoggio del sodalizio locale all’iniziativa precisando che «la Comunità di Pola, è la casa della lingua e della cultura italiana di questa città» e che proprio per questo «chi in città convive con noi, ci sceglie perché si rende conto che proprio noi, la nostra lingua e la nostra cultura diamo una marcia in più», ricordando le tante attività e diverse iniziative dedicate alla celebrazione del settecentesimo anniversario dantesco promosse dalla CI. Anche a Pola i patrocini sono stati i più importanti, dal Ministero della Cultura al Festival Dantesco, dalla Regione istriana alla Città di Pola, il cui vicesindaco Bruno Cergnul nel suo intervento ha posto l’accento sull’importanza di riaffermare la lingua italiana e il dialetto istroveneto a Pola e in Istria, perfettamente in linea con quanto recentemente sollecitato da parte dell’Unione europea e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Croazia.

    Certamente nell’evento di Pola si sono visti già i frutti di questo progetto, man mano acquisiti nel suo percorso partito dalla capitale, passato a Verona e che a Pola ha raggiunto l’obiettivo di ricostruire un futuro insieme, grazie alla cultura e alla lingua del Sommo poeta. Tanto che il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, ha incentrato il suo intervento sui rapporti passati, presenti e futuri tra la CNI (Comunità nazionale italiana) e le associazioni degli esuli, ringraziando «per questa pregevole e importantissima iniziativa, che a breve potrebbe iniziare a beneficiare della nuova stagione di rapporto tra la CNI e gli esuli, grazie agli accordi presi dall’UI e da FederEsuli». Ha poi specificato che «noi, figli e figlie di un unico popolo cerchiamo di far tesoro [della cultura e lingua dantesca] per ricostruire un futuro di comunanza e di fraternità, partendo dalla consapevolezza che l’unità e l’unitarietà vera della CNI della Croazia e della Slovenia e quella degli esuli è la tela su cui disegnare, scrivere e ideare il nuovo pentagramma su cui incidere e fare risuonare ‘virtute e canoscenza’ di un’unica comunità. Una comunità che vuole e sa creare cultura, che ha cura della propria lingua, dei propri dialetti e tradizioni e della propria ricchissima storia».

    Così Tremul ha tenuto a ricordare che il percorso di collaborazione tra esuli e rimasti è iniziato tanti anni fa, che è proseguito nei primi anni Novanta e che è stato ulteriormente rafforzato con un percorso di pace una decina d’anni fa. Anche la vicepresidente della Regione istriana ha sottolineato quanto Dante sia presente in Istria, pure semplicemente negli odonimi che specificano identità e cultura e il Console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini, ha rilevato che concentrarsi sulle ricadute e le influenze dell’immensa opera dantesca nello sviluppo dell’italianità su questa sponda dell’Adriatico, significa mettere in evidenza una dimensione poco frequentata e poco conosciuta sia in Italia che in questi territori. Ringraziando per questo gli organizzatori, ha commentato anche la collaborazione tra questi e la CI di Pola con le istituzioni locali, definendola «di cruciale importanza per la promozione della nostra lingua e cultura in questi territori». L’ultimo intervento di questa prima parte del Convegno è stato quello del vicepresidente e deputato della CNI al Sabor croato, Furio Radin, che ha posto l’accento sui confini ideali e simbolici della cultura consegnati da Dante e sui presupposti e gli strumenti che lo stesso Dante ha fornito per abbatterli e superarli. Ha ricordato che Dante è morto da esule e ha concluso il suo intervento invitando i partecipanti al Convegno ad affrontare le tematiche e le problematiche dantesche con spirito di vicinanza. Spirito che è stato perfettamente individuato nella prof.ssa Silvana Wruss, premiata dall’ANVGD per l’attività continuativa e indefessa nel portare avanti la lingua e per il suo lungo impegno nell’ambito della Società Dante Alighieri di Pola ⁴.

    Uno dopo l’altro, quindi, si sono avvicendati al tavolo dei lavori moltissimi nomi illustri che hanno presentato numerosi punti di vista, spaziando tra le diverse arti, discipline e la storia, dal tempo di Dante all’attualità, offrendo al mondo degli studi una ventata di scientificità appassionata e maggiore conoscenza su questo particolare spazio del mondo dantesco in Adriatico, come evidenziato dai contributi di questo volume.

    Pure a Pola, come nei precedenti siti la lunga, ma interessantissima giornata si è conclusa con la teatrale Lectura Dantis di Isabel Russinova e Paolo Pasquini. L’accompagnamento musicale a cura dello stesso Pasquini (musicista oltre che regista) ha valorizzato alcuni passi, estremamente noti e conosciuti, altri meno, in particolare dedicati alle donne di Dante. Momento particolarmente emotivo quello in cui Russinova ha interpretato il passo del Canto IX dell’Inferno in cui Dante cita proprio Pola. A significare quanto abbia avuto riscontro questo ponte con l’Adriatico il fatto che la scenografia dello spettacolo sia stata realizzata proiettando alcune opere gentilmente concesse in anteprima per Pola dal noto maestro Gianni Testa e che gli abiti di scena della signora Russinova siano stati forniti dalla celebre stilista Regina Schrecker. Anche nella città dell’Arena istriana i percorsi tematici danteschi sono stati particolarmente

    suggestivi e molto seguiti, sia nella visita all’area archeologica di Nesazio fuori città, cui Dante fa riferimento, sia nel centro urbano, ove i sepolcri che il poeta cita nella sua opera non sono più individuabili, sia nel percorso del centro storico sulle tracce del convento benedettino che lo avrebbe ospitato. Quest’ultima fase ha suggellato in modo affascinante la conclusione del Progetto, nel corso del quale veramente da una parte all’altra di questo eccezionale mare Adriatico si è potuto tracciare un percorso culturale nuovo rivolto al futuro, che ha già visto nascere delle nuove collaborazioni unite da questo mare.

    Nel nome e nella lingua di Dante, dunque si è cercato di tracciare una traiettoria da Roma attraverso la penisola, sino all’Istria e alle bocche di Cattaro, passando da Verona, Gorizia, Trieste, Capodistria, Fiume, Zara, Spalato, si è creata una comunità di intenti, si è risvegliata l’attenzione allo studio dantesco e si è aperto uno squarcio importante per la conoscenza dell’opera e del Sommo poeta da più di settecento anni nell’Adriatico orientale.

    Desidero ora ringraziare in qualità di Presidente del Comitato scientifico per Dante Adriaticus, tutti i relatori, le Società Dante Alighieri, le Società di Studi e ricerca, le Università e Accademie, il Teatro Nuovo di Verona, il Festival Dantesco, le Associazioni rappresentative del mondo degli esuli e dei rimasti, i giornali e i media, le rappresentanze diplomatiche e le Istituzioni locali e nazionali italiane e croate per il sostegno ed i patrocini concessi.

    Un ringraziamento particolare al Professor Davide Rossi per il sostegno amichevolmente fornito alla realizzazione dell’evento veronese. Un sentito ringraziamento, infine, per il grande supporto e l’operato con me condiviso nei due anni di impegno dedicati alla realizzazione di questo progetto, alla Dottoressa Giuliana Budicin, alle Professoresse Maria G. Chiappori e Barbara Vinciguerra, al Dottor Lorenzo Salimbeni e al Dottor Gianni Schürzel, che ha realizzato anche diverse foto presenti in questo volume di Atti.

    Si ringrazia particolarmente la Presidenza della Repubblica italiana e il Presidente Sergio Mattarella, che ha voluto destinare la Medaglia del Presidente della Repubblica, che ci onora, al Progetto culturale Dante Adriaticus.

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    1 Legge 16 marzo 2001 n. 72 e successive proroghe ed integrazioni.

    2 A dimostrazione di quanto nella Venezia Giulia in generale fosse vasto l’interesse per l’opera dantesca che vide in questa famosissima edizione, peraltro non la sola (ve ne sono anche in dialetto istriano) la volontà precisa di rendere più approcciabile per tutti, anche i meno colti, attraverso la forma idiomatica, l’opera del grande fiorentino.

    3 Dal censimento effettuato da Amedeo Colella per l’Ente Opera per l’assistenza ai profughi giuliani e dalmati, pur con diverse mancanze, si possono annoverare con sicurezza circa 12.500/13.000 esuli adriatici nel Lazio, di cui oltre 8.600 a Roma.

    4 Tutte le citazioni dagli interventi dei diversi ospiti a Pola sono stati pubblicati su «La voce del popolo» il quotidiano in lingua italiana che si pubblica a Fiume e sul «Novi List», il quotidiano in lingua croata del 14 e 15 novembre 2021. Sono stati inoltre effettuati servizi giornalistici da Tv Pola e da Tele Capodistria che hanno dato grande risalto e importanza all’evento.

    Nota dell’Editore

    di Diego Zandel

    In veste di direttore letterario della Oltre Edizioni, di cui fa parte il marchio storico Gammarò, rivolto tutto alla saggistica letteraria e ai grandi testi classici della letteratura e della storia, sono lieto e onorato di pubblicare questo volume che contiene gli Atti dei Convegni Internazionali di studi del progetto Dante Adriaticus, realizzato lo scorso anno dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia col Comitato provinciale di Roma in occasione del Dantedì per i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta.

    Lo sono come editor – come vengono comunemente chiamati oggi i redattori editoriali, responsabili dei libri che propongono all’editore, in questo caso il magnifico Paolo Paganetto – e lo sono come scrittore, ma soprattutto come figlio di esuli fiumani, costretti a lasciare la loro città all’avvento di una nuova dittatura, quella comunista della ex Jugoslavia (che seguiva la precedente fascista e l’occupazione nazista). Il regime titoista non avrebbe garantito, se non in forme di assoluta sottomissione ideologica, la libera sopravvivenza della lingua e cultura italiana, della quale Dante Alighieri è il padre assoluto. Un timore che poi, alla prova dei fatti, si sarebbe mostrato fondato in ogni suo aspetto, non solo sul piano del cambio delle popolazioni italofone autoctone con genti provenienti da altri lidi, ma anche con cancellazioni e sostituzioni di nomi e riferimenti culturali – come appunto quello di Dante Alighieri o di Giuseppe Verdi – ormai ritenuti universali ma che avevano il torto di essere italiani. Per restare a Dante, a Pola, ad esempio, alla scuola intitolata proprio al Poeta, fu imposto il nome di un politico jugoslavo, già partigiano di origine serba, come Moše Pijade. Siffatta iniziativa, al di là delle qualità dell’uomo, rivelava il progetto di cancel culture e di imposizione di lingue e culture che sicuramente non si rifacevano a quanto rappresenta il Dante di com’a Pola presso del Carnaro, ch’Italia chiude e suoi termini bagna.

    Però tutto passa e qualcosa ritorna. Sicuramente ritorna quanto di immortale, per sua natura, sopravvive ai tragici inganni dell’uomo. La caduta ormai trent’anni fa del regime comunista, la diffusione delle democrazie liberali negli Stati, oggi indipendenti che ne facevano parte, ha consentito di far tornare Dante – soprattutto, come scrive la professoressa Donatella Schürzel, coordinatrice del progetto, per ciò che lega la sua opera alla storia delle genti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia – lungo entrambe le coste che si affacciano sull’Adriatico, non solo quella di Ravenna dove si trova la sua tomba, ma anche la dirimpettaia dell’Istria e della Dalmazia, grazie al progetto che ha avuto quali sedi di attività Roma, Verona e, significativamente, Pola.

    Le Società Dante Alighieri per Dante Adriaticus

    di Lorenzo Salimbeni¹

    Il 21 novembre 1888 il patriota triestino Giacomo Venezian scrisse a Giosuè Carducci una lettera in cui per la prima volta si proponeva di costituire una Società per la tutela e la diffusione della lingua italiana. Il poeta rispose subito all’appello e a lui si deve l’idea di dare alla Società il nome di Dante Alighieri. Nel 1889 venne pubblicato e diffuso il Manifesto agli Italiani: la Dante era ormai operativa. Lo scopo della Società è ancor oggi quello di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria ed alimentando tra gli stranieri l’amore ed il culto per la civiltà italiana.

    Ecco perché, nell’ambito del progetto Dante Adriaticus, sono stati coinvolti nelle varie sedi e sessioni i Comitati della Società Dante Alighieri di Trieste, Gorizia, Capodistria, Pola, Fiume, Zara, Spalato e Cattaro, in maniera tale da avere una panoramica sulle loro attività ovvero per avere contributi di rilievo nei lavori convegnistici ed esprimere l’adesione ai contenuti culturali del progetto medesimo.

    Nel webinar svoltosi il 12 aprile 2021, il Segretario Generale della Società Dante Alighieri Alessandro Masi, sottolineando l’importanza di un simile progetto, relativo al mondo culturale adriatico, ha dichiarato: «La nostra lingua è una lingua ricchissima adatta alla coltivazione dello spirito: è il giardino fiorito che tutti vorrebbero, anche Papa Francesco sceglie l’italiano come lingua della Chiesa». Contestualmente, i rappresentanti di alcuni Comitati della Dante, operativi nell’Adriatico orientale, hanno presentato le proprie più recenti attività. In particolare Valentina Petaros Jeromela (Comitato di Capodistria della Società Dante Alighieri), successivamente tra i relatori al convegno romano, Fulvio Salimbeni (Comitato di Trieste), il quale si è soffermato sulla tradizione patriottica

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