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La Fortezza di Shaankyasa
La Fortezza di Shaankyasa
La Fortezza di Shaankyasa
E-book414 pagine5 ore

La Fortezza di Shaankyasa

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Info su questo ebook

Quasi quarant’anni prima dei tumultuosi eventi descritti in “ANOMALIA”, le incessanti lotte di potere tra le maggiori superpotenze dello Star Cluster Zero conducono all’invasione del ricco e ambito pianeta Simba.

La popolazione è costretta a subire il predominio e le angherie degli occupanti, mentre la classe politica Simbiana appare sempre più divisa e incapace di agire.

L’indipendenza e la tanto amata libertà sono appese a un filo...

Un pugno di ragazzini, orfani di guerra e ospiti del “Castello”, si troverà coinvolto nella più incredibile e disperata avventura in difesa dell’amato pianeta. Il piccolo scienziato Nuru e i suoi amici, Kiro, Rachida, Ashanti e tanti altri affiancheranno le forze militari ancora disposte a combattere per la libertà.

Un avvincente romanzo Combat, dal finale unico e coinvolgente.

LinguaItaliano
Data di uscita11 mag 2024
ISBN9798894122359
La Fortezza di Shaankyasa
Autore

Nicola Marco Camedda

Nicola ama scrivere romanzi e racconti ambientati in sistemi stellari situati in luoghi ed epoche a noi ancora sconosciuti. Storie popolate da donne e uomini impegnati a sopravvivere in mondi dove umanità, tecnologia e progresso si intrecciano fra loro in spirali dai confini sempre più labili.È ideatore e autore della saga “Star Cluster Zero” – una space opera ricca di azione e avventura, con salde radici nella Fantascienza classica, capace di esplorare tematiche e suggestioni assolutamente attuali.Nicola loves writing novels and short stories set in star systems located in places and times still unknown to us. Stories populated by women and men committed to surviving in worlds where humanity, technology and progress intertwine with each other in spirals with increasingly blurred borders.He is the creator and author of the "Star Cluster Zero" saga - a space opera full of action and adventure, with firm roots in classic science fiction, capable of exploring absolutely current themes and suggestions.

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    Anteprima del libro

    La Fortezza di Shaankyasa - Nicola Marco Camedda

    La Fortezza di Shaankyasa

    Star Cluster Zero: La Grande Guerra

    Nicola Marco Camedda

    Copyright © 2024 Nicola Marco Camedda

    © Tutti i diritti riservati all'autore.

    Nicola Marco Camedda è l’autore di quest’opera.

    Quest’opera è coperta da copyright, ne è perciò vietata la modifica, duplicazione, ripubblicazione, trasmissione, anche parziale, senza previa autorizzazione dell’autore.

    I fatti e i personaggi rappresentati in questa pubblicazione sono frutto dell’immaginazione e della libera espressione artistica dell’autore. Ogni riferimento a fatti, persone, nomi o luoghi reali è puramente casuale.

    Copertina: © 2024 Nicola Marco Camedda

    Consulenza editoriale a cura di Simona Ferrini

    Prima edizione | Formato Ebook

    ISBN: 9798894122359

    Questo libro è disponibile anche in formato cartaceo.

    Per maggiori informazioni:

    www.nicolamarcocamedda.com

    Segui la serie di Star Cluster Zero – Ammasso Stellare Zero:

    www.starclusterzero.com

    Sommario

    Introduzione

    Mappe

    Prologo

    1.Heshkwa Shymbaa!

    2.Rappresaglia

    3.Ranocchio

    4.Incontro col capitano

    5.Addestramento

    6.Cessate il fuoco

    7.L’Irto Sentiero

    8.Il prigioniero

    9.Esodo

    10.Cicatrici

    11.Una nuova vita

    12.Niente da perdere

    13.Il gelato

    14.Zaino in spalla

    15.Qualcosa in cui credere

    16.Thionokor

    17.Punto di non ritorno

    18.I miei bambini

    19.Il progetto

    20.Pieni poteri

    21.La banda

    22.Avanti!

    23.Come un videogioco

    24.Patti e scommesse

    25.Principe

    26.CMF

    27.Zona di guerra

    28.Tunnel S_02

    29.Niente può dividerci

    30.Guerra sotterranea

    31.Giovani leoni

    32.Assalto

    33.Ortheya

    34.Salvarsi la pelle

    35.Prova di fede

    36.Assenza di segnale

    37.Game Over

    38.La lancia è stata scagliata

    Epilogo

    Dediche e ringraziamenti

    L'autore

    Altre pubblicazioni

    Introduzione

    Quando tutto sembra perduto e il mondo intorno sta cadendo a pezzi, un gruppo di ragazzini decide di non arrendersi. Legati da un profondo senso di amicizia, armati di ingegno e disperata voglia di riscatto, gli orfani del Castello sono disposti a tutto pur di riconquistare l'amata libertà.

    Carissimo lettore e carissima lettrice,

    sono lieto di presentarti una nuova avventura targata Star Cluster Zero.

    In questo romanzo ti mostrerò l'Ammasso Stellare Zero da una prospettiva finora poco esplorata: quella di un fiero pianeta, diviso e martoriato dal conflitto e in balia delle superpotenze dominanti.

    In primo piano, il dramma della guerra visto attraverso lo sguardo di un gruppo di giovani protagonisti.

    Che il viaggio abbia inizio…

    …ti auguro una buona lettura!

    Nicola Marco Camedda

    Mappe

    Star Cluster Zero - Mappa completa

    Star Cluster Zero - Mappa completa

    Mappa del Sys.star_0

    Mappa del Sys.star_0

    Mappa del Sys.star_1

    Mappa del Sys.star_1

    Mappa del Sys.star_2

    Mappa del Sys.star_2

    Mappa del Sys.star_3

    Mappa del Sys.star_3

    Mappa del Sys.star_4

    Mappa del Sys.star_4

    Mappa del Sys.star_5

    Mappa del Sys.star_5

    Mappa del Sys.star_6

    Mappa del Sys.star_6

    Prologo

    Ricco di materie prime, patria e dimora di una delle più antiche colonizzazioni, Simba ( Shymbaa , nelle parlate locali) era il più florido pianeta del Sys.star_0 , il primo dei sette sistemi stellari appartenenti all'Ammasso Stellare Zero .

    Quando scoppiò la Terza Guerra Interplanetaria (in seguito nota come la Grande Guerra), Simba divenne terreno di scontro fra le due maggiori superpotenze. La tradizionale politica isolazionista, tipica delle classi dirigenti Simbiane, non bastò a tenere lontane le potenti forze militari di Athenis e Sparta, impegnate a contendersi le migliori rotte commerciali e risorse strategiche.

    L’indipendenza e la tanto amata libertà erano appese a un filo.

    Correva l’anno 11371, numerazione standard dello Star.cluster_0, quando il popolo di Shymbaa, impreparato e diviso al suo interno, venne chiamato a sfidare il proprio destino.

    1

    Heshkwa Shymbaa!

    Isoldati procedevano svogliati con l’elmetto tattico agganciato alla cintura, scolando lattine di birra e lamentandosi dei turni di servizio. Era solo una delle tante noiose ronde intorno al perimetro Sud della Fortezza di Shaankyasa , base militare nel cuore dell’omonima regione. Da mesi ormai i locali non avevano più osato infrangere il cessate il fuoco.

    «Ci siamo», fece Kiro rivolgendosi al resto della banda.

    La pattuglia svoltò l’angolo e imboccò l’ultimo tratto del sentiero in salita. D’improvviso venne giù una pioggia di pietre e bulloni. Alcuni soldati caddero al suolo, altri furono rapidi nell'indossare l’elmetto e aprire il fuoco.

    «Heshkwa Shymbaa!» gridarono in coro i ragazzini armati di fionde e frombole mentre se la davano a gambe infilandosi nel profondo della boscaglia.

    Concentrato sulle interfacce visuali dei propri cyber glasses, Nuru inciampò nella radice sporgente di un albero e finì col muso per terra.

    «Può capitare a tutti», gli disse Ashanti dopo averlo aiutato ad alzarsi. «Hai inviato il segnale?»

    Nuru fece segno di sì con la testa. Ripresero a correre e raggiunsero il resto della banda. Attraverso i cyber glasses egli aveva appena inviato un comando vocale a un paio di vecchi robot operai appostati sulle alture sopra il sentiero. Questi iniziarono a scagliare massi contro la pattuglia, perciò soldati furono costretti a ripararsi e a concentrare il fuoco sugli androidi.

    Come ogni pomeriggio i ragazzini si incontrarono al centro ricreativo presso il Castello, nel settore Nord della città di Thionokor. Si trattava di una struttura sociale gestita da devoti al Culto Deva dell’Irto Sentiero con l’aiuto di alcuni volontari delle Forze Armate. Dopo lo scoppio del conflitto, gran parte delle attività del centro erano dedicate a fornire assistenza e supporto ai tanti bambini orfani e senza dimora.

    «Perché quelle facce?» chiese Kiro. «Avete l’espressione di chi è appena stato scoperto ad hackerare le pagelle di fine anno dal server scolastico.»

    «Forse…forse non saremmo dovuti venire proprio qui», rispose Ashanti giocando nervosamente con le proprie treccine.

    Dakarai, Yola e Sakshyan annuirono. Kiro fissò il soffitto e sbuffò. Pronto a ribattere, venne anticipato da Nuru.

    «E invece è giusto stare al Castello, è casa nostra ormai. Qui non destiamo sospetti.»

    «Bravo Nuru!» esclamò Kiro. «Sei l’unico che sa usare il cervello. Oltre me, si intende.»

    «Nuru il Ranocchio, mi pare di averti perso di vista durante la fuga o sbaglio?» domandò con tono altezzoso Rachida.

    Nuru avrebbe voluto fissarla dritto negli occhi e ribattere con tono spavaldo proprio come avrebbe fatto Kiro. Ma come al solito non fu in grado di sostenere lo sguardo della bella fanciulla per più di mezzo secondo.

    «Io no, cioè sì, in effetti sono inciampato e poi, poi io…»

    «Nuru è riuscito a rialzarsi in tempo per azionare i robot», lo interruppe Ashanti, «e prima ancora ha disattivato i droni di perlustrazione. Te ne sei dimenticata?»

    «Ma certo! Stavo solo scherzando», rispose lei.

    «Ha fatto la sua parte», intervenne Kiro. «Tutti noi abbiamo fatto il nostro dovere. E ciò che più conta, il mio piano ha funzionato.»

    Nuru sorrise soddisfatto. Sapeva che senza il suo contributo l’entusiasmo di Kiro non sarebbe stato sufficiente al buon esito di quell’impresa. Il fatto che quest’ultimo amasse prendersi tutti i meriti non lo disturbava affatto. In fondo egli era pur sempre il capo della banda e soprattutto il suo migliore amico.

    «Allora, questo torneo al simulatore?» chiese brandendo una cloche da gioco. All'improvviso tutti si voltarono in direzione dell’ingresso.

    «Hey, ragazzi!» esclamò Xavieri appena entrato nella sala, «ho incrociato Il sergente maggiore Dhustee, lui e i suoi amici vogliono incontrarci. Stasera, alla sua officina alle dieci in punto.»

    «Bene, ci saremo», disse Kiro serrando il pugno con sguardo soddisfatto.

    «Dove te ne vai a quest’ora?» chiese la nonna.

    «Vado in spiaggia con gli amici», rispose Nuru senza guardarla.

    «Non sarebbe meglio che restassi un po’ a casa?»

    «Non c’è più il coprifuoco.»

    «Lo so, ma che c’entra? Dobbiamo vedere quel documentario di cui mi parlavi l’altro giorno, te ne sei dimenticato?»

    «Domani?»

    «Già… però rientri per la mezzanotte, intesi?»

    Nuru diede un bacio alla nonna e annuì. Prese il suo hoverskate e si precipitò fuori dall'appartamento. All’esterno lo attendevano Sakshyan e la sorellina Yola, entrambi a bordo di una vecchia tavola. Si scambiarono un cinque e partirono verso Thionokor Nord.

    «Questo maledetto stabilizzatore è da cambiare», fece Sakshyan mostrando una certa difficoltà nel controllare il mezzo.

    «La tua tavola non è fatta per andarci in due», ribatté il ragazzino. «Ma posso darle una sistemata. Domani ci darò un’occhiata.»

    Strada facendo li raggiunse Rachida a bordo del suo hoverscooter, un modello da corsa che utilizzava per le gare del campionato giovanile cittadino.

    «Perché guida come uno scemo?» rise la piccola Yola mentre osservava Nuru effettuare alcune gimcane in accelerazione.

    A volte il giovane nerd amava sfoggiare uno stile di corsa spericolato nella vana speranza di attirare l’attenzione della bella Rachida.

    «Muovetevi con quei catorci», li spronò proprio lei prima di distanziare le tavole dei compagni.

    «Vi sembra questa l’ora di andare in spiaggia?» chiese sorella Ivhanika.

    «Ci piace guardare il cielo stellato e questa è l’ora giusta», rispose Kiro.

    «I bambini a quest’ora non dovrebbero…»

    «Noi non siamo bambini!»

    «Ah no? E cosa sareste allora?»

    «Siamo ragazzi! Mi sembra ovvio.»

    «Ragazzini, al massimo», intervenne fratello Timothy. «Va bene, andate pure ma non fermatevi nelle aree distrutte e girate a largo dai posti di blocco. Vi voglio qui di ritorno fra non più di un’ora e mezza. Questo non è un albergo, ok? Kiro, tu sei il più grande e sei anche il capo, ciò significa che sei responsabile per tutto il gruppo.»

    «Certo, Timothy, non preoccuparti. A più tardi.»

    Kiro uscì dall'ufficio del coordinamento organizzativo. Ad attenderlo nel corridoio c’erano gli altri bambini ospiti della struttura, cioè Ashanti, Xavieri, Dakarai e Zhuva. Con gli hoverskate sottomano raggiunsero il piazzale sul retro per riunirsi a Nuru e al resto della banda e incontrare il sergente maggiore Dhustee.

    «Non sei d’accordo, vero?» chiese nel frattempo Timothy a sorella Ivhanika.

    «Perché me lo chiedi se conosci già la risposta? Assecondare ogni loro richiesta non è certo ottimale per la loro educazione. A quell'età è giusto restare fra queste mura quando è buio.»

    «Di solito non sono così permissivo ma attualmente stiamo vivendo una situazione fuori dall'ordinario, mia cara sorella. Quei bambini hanno incubi di notte e sono ancora terrorizzati da ciò che hanno vissuto. Il loro cuore è lacerato dalla perdita dei loro cari e dalla distruzione delle loro case. Anche se alcuni fingono di essere dei duri, come Kiro ad esempio, il loro piccolo mondo è andato in pezzi.»

    «E credi che non lo sappia? Passo tutte le notti a vegliarli. Li sento singhiozzare e vorrei tanto aiutarli a superare questo schifo. Ma loro sono tanti e noi così pochi. Comunque avrei potuto accompagnarli in spiaggia.»

    «Penso che sia giusto che se ne stiano un’oretta a guardare le stelle senza grandi in mezzo ai piedi.»

    Ivhanika rifletté.

    «In effetti, non hai tutti i torti… forse sono troppo severa. È solo che mi preoccupo così tanto. O forse dipende dalla cultura del luogo dove sono nata.»

    «Nardaal è un pianeta gelido come i tuoi occhi, sorella. Ma non il tuo cuore.»

    L’officina del sergente maggiore Dhustee si trovava in un’ala semi abbandonata del vecchio porto. Kiro scese dalla sua tavola e si avvicinò all'ingresso. Dopo aver eseguito il riconoscimento biometrico, i pistoni idraulici sbuffarono e il portellone a scorrimento laterale si aprì.

    «Hey, avevo detto che volevo vedere Kiro e Nuru, non tutta la combriccola!»

    «Noi ci muoviamo tutti uniti», ribatté con tono fiero Xavieri.

    Il sergente maggiore Dhustee scoppiò a ridere e lo stesso fecero Julius e Dalmar, amici e colleghi dell’Esercito Simba in licenza come lui. Tutti e tre appartenevano alla Terza Compagnia del Battaglione Tigre. Dhustee era un Incursore, Julius un carrista e Dalmar un pilota di caccia.

    «Veniamo al dunque. Mi è giunta voce che stamattina, nel territorio interdetto intorno alla base, una squadra di pattuglia è stata accolta da una bella sassaiola. Ne sapete qualcosa? Avanti, non siete così bravi a mentire…»

    Il giovane sottufficiale smise di sorridere e iniziò a squadrare uno per uno i ragazzini. Yola e Sakshyan, intimoriti, si voltarono in direzione del loro capo. A quel punto, Kiro decise di vuotare il sacco.

    «Erano solo sassi e qualche bullone. Se avessimo avuto pistole e fucili…»

    «Ma siete impazziti?» lo sgridò Dhustee.

    «Devono capire che qui non li vogliamo. Non è quello che hai detto tu l’altra sera?»

    «Maledizione, l’altra sera vi ho detto che dovete tenervi pronti, ma solo se la situazione dovesse precipitare. Non vi ho certo spronato ad attaccare una pattuglia Athenis!»

    A quel punto intervenne il sergente Julius.

    «Giusto Dhustee, i marmocchi hanno fatto una stronzata. Però, per gli Dei, hanno dimostrato un dannato spirito d’iniziativa.

    «Adesso ti ci metti pure tu a istigare queste piccole canaglie?»

    «Siamo sicuri che non siete stati aiutati da qualcuno?» s’ intromise il sergente Dalmar.

    «Abbiamo fatto tutto da soli», rispose Kiro gonfiando il petto e voltandosi verso i suoi compagni. «Noi siamo una squadra!»

    Dalmar e Julius trattennero a stento le risate, a differenza di Dhustee la cui espressione si fece ancor più severa.

    «Quindi siete stati voi! Speravo di aver ricevuto un’informazione sbagliata. Scommetto che c’è il tuo zampino, non è così?» chiese rivolgendosi a Nuru. «Sei stato tu a disattivare i droni di sorveglianza che perlustrano l’area interdetta?»

    Prima di rispondere Nuru guardò il capo in attesa di un suo cenno. Infine annuì.

    «E i robot? Da dove sono saltati fuori?» domandò Dalmar.

    «Stavano in una rimessa abbandonata nella zona Ovest. Ho rigenerato un paio di batterie, sostituito qualche giuntura e poi li ho riprogrammati», rispose il ragazzino.

    «Già, sapevo che eri esperto in certe cose», aggiunse Dhustee. «Ma non immaginavo fino a questo punto.»

    «Con lui, ogni mio piano può diventare realtà», intervenne Kiro poggiando una mano sulla spalla del fidato compagno esaltato al solo pensiero che gli fossero riconosciute le sue abilità davanti a tre autentici soldati. «Possiamo dare filo da torcere a quei bastardi. La prossima volta potremmo attaccarli con bombe incendiarie. Se riuscissimo a procurarci dei droni, potremmo armarli con dell’esplosivo. Sei in grado di fabbricarlo, vero Nuru? Per gli invasori non ci sarebbe più scampo!»

    Il sergente maggiore Dhustee ghignò. Finì la sua birra, accartocciò la lattina e la gettò via. Si avvicinò a Kiro, incollandosi a pochi centimetri dal suo viso.

    «Sentimi bene. Non voglio più ascoltare questo genere di stronzate, hai capito? Stavolta siete stati abbastanza fortunati da poter venire qui a raccontare la vostra bravata, ma avete rischiato la vita!»

    Spinse il giovane capobanda contro il portellone dell’officina. Quest’ultimo continuò a fissarlo con lo sguardo torvo e senza fiatare.

    «La vostra bravata avrebbe potuto scatenare un’azione di rappresaglia», proseguì il sergente maggiore. «Sai cosa significa? Bombardamenti e arresti. Per fortuna il comando nemico ha capito che si è trattato solo di una ragazzata… Maledizione Kiro! Ho promesso a tuo fratello che mi sarei preso cura di te.»

    Poi si voltò verso gli altri bambini, alcuni dei quali erano visibilmente intimoriti. «E sorella Ivhanika mi ha chiesto di tenere d’occhio voialtri! Perciò, aprite bene le orecchie. Dovete stare alla larga dal territorio intorno a quella base Athenis, chiaro?»

    «Quindi sarete voi soldati a vendicare mio fratello e mio padre?» fece Kiro.

    «Mio papà, mia mamma, il mio fratellino e tutti gli altri… Athenis e Sparta devono pagare», aggiunse Nuru, con voce tremante.

    «Dovete cacciarli via da qui. Non li vogliamo!» esclamò Ashanti.

    «Quei demoni maledetti ci hanno fatto del male!», urlò singhiozzando Zhuva.

    La piccola Yola si mise a piangere e suo fratello Sakshyan si dette subito da fare per consolarla. Allora Dalmar si avvicinò alla bambina sorridendo e le offrì una lattina di succo d’arancia appena tirata fuori dalla cella frigo.

    «Julius, offri qualche bevanda anche agli altri.»

    Il sottufficiale distribuì altre bibite al resto della banda e poi si avvicinò a Dhustee.

    «Credo che questi giovinastri abbiano imparato la lezione.»

    «Lo spero.»

    «Non siete i soli ad aver perso le persone care», disse Dalmar rivolto ai ragazzini, «o ad aver visto la casa distrutta. Tutti noi abbiamo perso qualcuno, me compreso. Quindi noi capiamo come vi sentite perché ci sentiamo allo stesso modo. Pure se ci vedete bere e dire cazzate, sappiate che anche noi stiamo soffrendo. Siamo altrettanto distrutti. Sì, la perdita di coloro che amiamo fa male e niente e nessuno può cambiare questo fatto. Non sapete quanto vorrei veder saltare in aria quella fottuta base Athenis, non potete nemmeno immaginarlo. Ma adesso non è possibile.»

    «Perché non è possibile?» chiese Dakarai.

    «La guerra è un gioco complesso. E non spetta a voi occuparvi di queste cose.»

    «E allora a chi spetta? A voi soldati?» Ribatté Kiro.

    «Già, spetta a noi dell’Esercito e alla Flotta. E agiremo solo quando ci verrà ordinato di farlo. La Fortezza sorge non lontano da zone abitate, da fabbriche e importanti siti estrattivi. Una campagna di liberazione non si improvvisa così su due piedi. Oltre alla salvaguardia dei civili, ci sono tanti altri aspetti di cui tenere conto.»

    «È una questione politica?» domando Nuru.

    «Sì. In fondo, la politica è una guerra senz'armi. Comunque sono questioni troppo complesse per ragazzini della vostra età.»

    Ashanti prese la parola.

    «Da quando sono piovute le bombe abbiamo smesso di essere bambini, sergente maggiore. Ho letto da qualche parte che in guerra si diventa subito uomini o donne.»

    I tre militari restarono spiazzati dalle parole dell’undicenne. Il sergente Dalmar scosse la testa e buttò giù un altro goccio di rossa.

    «D’accordo Ashanti, messaggio ricevuto. A quanto pare alcuni di voi sono abbastanza grandi per capire come vanno le cose. La situazione è molto complicata, cercherò di farla semplice. I nostri capi militari hanno elaborato piani di liberazione dell’intero pianeta che tuttavia richiedono lunghi tempi di preparazione. Insomma, non siamo ancora pronti per cacciare gli invasori. Come ben sapete, Marte e Atena hanno deciso di venire ad affrontarsi qui sul nostro sacro suolo, affamati delle nostre risorse e materie prime. In tante regioni abbiamo dovuto affrontare entrambe le due potenze con il rischio di perdere il nostro pianeta. Abbiamo tenuto duro ed evitato il peggio. Per il momento siamo riusciti a tenere lontani gli Spartan. Athenis mantiene basi e avamposti ma la tregua è fragile. Ci hanno promesso che non tenteranno di espandersi se eviteremo di attaccarli. Lo so, non è il massimo, comunque è la situazione ottimale per guadagnare tempo e prepararci a cacciarli via una volta per tutte.»

    «Perché non ci accordiamo con Sparta per mandarli via?» intervenne Xavieri.

    «Sei uno stupido! Chi ci aiuterà poi a cacciare gli Spartan quando diventeranno i nuovi padroni di Shaankyasa?» lo redarguì Kiro.

    «Non litigate, voi due», li zittì Dalmar. «Sapete, alcuni nostri politici pensano che dovremmo stringere un’alleanza con Sparta per cacciare le forze Athenis. Altri invece mantengono un atteggiamento più cauto nel timore che un patto a lungo andare possa trasformarsi nell'ennesima sottomissione a un potere straniero.»

    «E voi cosa ne pensate?» chiese Nuru.

    «Noi?» fece Dhustee, «Noi siamo soldati, ci atteniamo agli ordini. E forse sarebbe ora che anche voi imparaste a comportarvi in modo simile.»

    «Il sergente maggiore ha ragione», asserì Julius. «Quando verrà il momento potreste anche scegliere di far parte dei Gruppi di Difesa Territoriale. Ci sono distaccamenti giovanili, lo sapete?»

    «Già, questo potrebbe essere un buon modo per dare una mano», incalzò Dalmar «ma attenzione, non tutti possono entrare nei Gruppi di Difesa Territoriale. Vengono selezionati solo i migliori. Per questo credo che dovreste iniziare ad allenarvi fin da ora.»

    «Mi sembra un’ottima idea», convenne il sergente maggiore Dhustee dopo aver aperto l’ennesima Marinus bionda. «Ho sentito dire che presto potrebbero abbassare l’età di arruolamento… E comunque, tenervi in buona forma fisica e addestrarvi nelle arti marziali è la maniera migliore di occupare il tempo libero, vista la vostra intraprendenza. Uhm…potremmo organizzare dei corsi al Castello. Domani ne parlerò a fratello Timothy e a sorella Ivhanika.»

    «Io sono capace di allenarmi da solo», sbuffò Kiro.

    Rachida, che fino a quel momento si era intrattenuta sul cyberphone a chattare con le amiche, lo redarguì aspramente.

    «Non dire stupidaggini. È chiaro che la nostra banda ha bisogno di un serio addestramento.»

    «Parla per te», ribatté l’altro indispettito.

    «Io sono in ottima forma e conosco anche molte tecniche di difesa personale, me le ha insegnate il mio papà. Però voglio apprenderne altre, non si sa mai. Quanto a te, Kiro, sarai anche il più forte nei paraggi, cosa di cui dubito ovviamente, ma dovresti volgere l’attenzione al resto della banda di cui ti vanti di essere il capo. Ti rammento che stamattina Nuru è inciampato in un albero come un perfetto inetto. Xavieri, Dakarai e Zhuva sembravano muoversi in regime di microgravità. Su Yola e Sakshyan stenderei un velo pietoso. E chi rimane? Ah sì, Ashanti. Beh Ashanti, mi pare superfluo sottolineare quanto sia fuori peso.»

    «Stupido manico di scopa, ma chi ti credi di essere? Sei solo una presuntuosa privilegiata!» urlò infuriata quest’ultima.

    «Privilegiata? Come sarebbe a dire?»

    «Sarebbe a dire che sei l’unica tra noi ad avere ancora una famiglia. La tua bella villa non è stata toccata dalle bombe e questo ti fa sentire tanto superiore, non è così? Ammettilo!»

    «Ashanti, sei più velenosa dei serpenti del Boka-Kyushan! Ti ricordo che ho perso la mia migliore amica e non era certo stupida e cattiva come te! Mi manca tanto, ogni giorno. E il mio povero cane lupo, lo hai forse dimenticato? Sai quanto ci tenevo! Ti avevo anche chiesto di darmi una mano a seppellirlo, ma mi hai completamente ignorata. E sarei io la presuntuosa?»

    «Rachida, sei una stupida! Non è questo che intendevo dire, io…»

    «Voi due, finitela!» le interruppe Dhustee alzando la voce. «Non è il caso di stillare classifiche per stabilire chi soffre di più o chi ha perso più cari. Non è una fottuta competizione, quante volte ve lo devo ancora ripetere? Tutti noi, fratelli e sorelle Simbiani, siamo un’unica forza, un unico popolo e abbiamo il dovere di restare uniti! Altrimenti gli Antichi Dei ci volteranno le spalle e ci abbandoneranno al nostro destino.»

    EEEEH! EEEEH! EEEEH! EEEEH!

    «Sono sirene…» disse preoccupato il sergente Julius. «È l’allarme antiaereo!»

    Dhustee si fece scuro in viso.

    «Ho parlato troppo presto. Evidentemente per il comando Athenis quella sassaiola non è stata solo una stupida ragazzata.»

    «Significa che stanno bombardando, di nuovo… a causa nostra?» chiese Nuru.

    «Il motivo ormai non ha importanza. Adesso dobbiamo pensare a metterci in salvo. Julius, contatta il Comando Territoriale e senti se hanno ordini particolari per noi. Dalmar, prendi l’hovercar e scorta i ragazzini fino al rifugio sub-superficie vicino al Castello.»

    «Tu che hai intenzione di fare?» chiese Dalmar.

    «Vi raggiungerò al solito posto. Prima devo far sparire alcune cose qui in officina. Di certo arriverà qualche squadra di perlustrazione e metterà tutto sottosopra. Avanti, muoviamoci!»

    2

    Rappresaglia

    La Fortezza militare di Athenis a Shaankyasa sorgeva nel cuore di un territorio montuoso assai impervio, protetto da gole e alture rocciose frastagliate. Un luogo ideale, dotato di un terreno che rendeva impraticabile il movimento di mezzi corazzati. La roccaforte era stata realizzata durante il periodo in cui l’intera regione era sotto completa occupazione sfruttando strutture militari e industriali preesistenti.

    Nelle fasi più calde del conflitto, prima del cessate il fuoco, le Forze Armate Simba avevano tentato numerose sortite contro la base, tuttavia i sistemi difensivi della Fortezza si erano rivelati capaci di resistere a qualsiasi attacco, sia aereo che di artiglieria pesante. Le squadriglie di elicotteri e caccia vennero ripetutamente neutralizzate dai mezzi contraerei e antinave e gli altri reparti a difesa del complesso si dimostrarono altrettanto efficaci nel respingere ogni tentativo di incursione da parte dei reparti d’assalto Simbiani.

    Le peculiarità della base non erano comunque solo di carattere difensivo. La Fortezza forniva uno scalo sicuro per unità aviotrasportate su caccia pesanti e mezzi d’attacco leggeri, in più possedeva battaglioni di fanteria mobile meccanizzata, corpi speciali d’assalto e reparti di polizia militare utili per esercitare il dominio sul territorio circostante. Era dotata di numerose unità mobili e fisse in grado di sferrare attacchi missilistici a media e lunga gittata, gli stessi missili che in quel momento avevano iniziato a bersagliare obiettivi considerati sensibili nel territorio urbano di Thionokor e nei villaggi circostanti sparsi nell'hinterland.

    «È colpa di quei teppistelli!»

    «A cosa ti riferisci?»

    «Ho sentito dire che è stato un gruppetto di orfani che vivono al Castello, una specie di istituto che si trova a Thionokor Nord, a provocare una pattuglia in una zona invalicabile, lungo il confine esterno della base. Facendo incazzare i militari, ovviamente!»

    «Beh, se le cose stanno così allora i furfanti devono essere puniti, anche se si tratta solo di minorenni.»

    I due uomini di mezz'età continuarono a dibattere animatamente mentre facevano la fila davanti al centro di distribuzione pubblico per ritirare la propria razione settimanale di viveri.

    Tali centri erano posizionati in gran parte dei settori sub-superficie, ormai adibiti a rifugi anti bombardamenti.

    La conversazione non passò inosservata e presto altri astanti ruppero la coda unendosi alla discussione in un piccolo capannello. Seduto su una panchina a pochi metri di distanza, il sergente maggiore Dhustee, in abiti civili, ripose in tasca il proprio cyberphone e si alzò in piedi. Aveva sentito abbastanza e ritenne giusto intervenire.

    «Quindi avreste intenzione di punire un branco di ragazzini solo perché hanno lanciato un paio di sassi contro qualche soldato Athenis? Ammesso che questa storia corrisponda al vero…»

    «Giovane, questa vicenda mi è stata riferita da una fonte più che attendibile.»

    «Bene, allora prendiamo per buono quanto lei afferma.»

    Nel frattempo erano arrivati Julius e Dalmar. Dhustee li salutò con un breve cenno del capo, dopodiché si rivolse nuovamente al piccolo assembramento di civili e alzò la voce affinché tutti prestassero la dovuta attenzione.

    «Aprite bene le orecchie. Quanto sta accadendo ora è da imputare solo alle forze di occupazione. Bombe, rastrellamenti e pestaggi sono opera dell’invasore. Egli è il nostro nemico, non un pugno di orfani colpevoli al massimo di aver fatto una stupida bravata.»

    «Questa stupida bravata, come la chiami tu, ci sta costando la distruzione delle nostre proprietà in superficie e altre sofferenze!»

    «Che danni crede che possano aver provocato un paio di sassi contro quei soldati equipaggiati fino ai denti? Al massimo qualche graffio!»

    «Le autorità ci hanno vietato di commettere atti ostili verso le forze occupanti, quei ragazzini invece…»

    «È normale che qualcuno perda la pazienza contro l’invasore, specialmente quando è stato privato dei propri affetti. Se tutti avessero il coraggio di quei marmocchi, il nemico avrebbe vita difficile nel nostro pianeta. Ad ogni modo, levatevi dalla testa certe stupide smanie giustizialiste. I bambini del Castello non si toccano.»

    «E tu chi saresti per dare degli ordini?»

    «Sergente maggiore Khande Dhustee, Terza Compagnia del Battaglione Tigre, Primo Reggimento di Fanteria di Shaankyasa, Esercito Simba.»

    «Credo comunque che dovremmo avvisare la Stazione di Polizia.»

    «La Polizia è già al corrente della vicenda. Ma vi ricordo che siamo sotto legge marziale e attualmente la Polizia prende ordini dal Comando Territoriale, cioè dalle Forze Armate a cui io stesso appartengo. Perciò ribadisco il concetto, i bambini del Castello non si toccano. Sfogare la propria frustrazione contro altri compatrioti è un gesto vile quanto meschino. Conservate la vostra rabbia e usatela quando sarete chiamati anche voi a combattere l’invasore, chiaro? Avete capito ciò che ho detto?»

    Nel frattempo aveva aperto la giacca lasciando che tutti vedessero la piastrina di riconoscimento intorno al collo e la pistola nella fondina.

    «Pensate alle vostre famiglie e dimenticate quei ragazzini o incapperete in spiacevoli conseguenze», concluse senza ammissione di repliche.

    Gli astanti si rimisero in fila senza più fiatare e finalmente Dhustee poté raggiungere i suoi amici.

    «Un sottufficiale in licenza che parla a nome del Comando Territoriale? Dovrebbero conferirti una medaglia in recitazione», disse Dalmar.

    «Pensa se ti avesse sentito il tenente Manrhios», sghignazzò Julius.

    «Già, per fortuna quell'idiota è altrove. In effetti sono bravo a raccontare panzane quando mi ci metto. E poi la Aarminar calibro 45

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