Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La leggenda dei Dark Killers (prima parte)
La leggenda dei Dark Killers (prima parte)
La leggenda dei Dark Killers (prima parte)
E-book230 pagine3 ore

La leggenda dei Dark Killers (prima parte)

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Giunto nella capitale dell'Impero in cerca di lavoro, il giovane Lion si troverà catapultato in un mondo oscuro dove corruzione e ingiustizie la fanno da padrone ai danni della popolazione, costretta a subire ogni abuso da parte dei potenti, al cui vertice c'è il primo ministro Atrox Dishonest. Ma troverà anche amici insostituibile con i quali combattere per riportare libertà e giustizia.
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2021
ISBN9791220341622
La leggenda dei Dark Killers (prima parte)

Leggi altro di Manuel Mura

Correlato a La leggenda dei Dark Killers (prima parte)

Ebook correlati

Fantasy per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La leggenda dei Dark Killers (prima parte)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La leggenda dei Dark Killers (prima parte) - Manuel Mura

    633/1941.

    Ingenuità e valore

    Lion si sentiva soddisfatto: finalmente aveva raggiunto la capitale imperiale. Ed era davvero immensa.

    Per lui, abituato a vivere in un piccolo paesino di montagna, costituito da una manciata di case e un'unica via, qualunque agglomerato urbano gli appariva enorme ma quello in cui si trovava lo era davvero.

    Dove voltava lo sguardo c'erano case su case, edifici non imponenti e per la maggior parte nemmeno tanto fatiscenti, anzi spesso decadenti, ma in numero così impressionante che non sarebbe bastata una vita per contarli. E le vie che si susseguivano all'infinito tra gli stessi sembravano formare un'enorme ragnatela che per un momento temette l'avrebbe imprigionato per sempre.

    Non che volesse allontanarsi dalla città, ora che finalmente l'aveva raggiunta, ma temeva di perdersi in quel dedalo di vie senza fine.

    Inoltre brulicava di vita. Anche lì al limitare vedeva un via vai di gente che a quell'ora del mattino non si sarebbe mai aspettato, chiedendosi come dovesse essere all'ora di punta.

    Ma a colpirlo maggiormente fu la residenza imperiale, l'enorme castello abbarbicato su un altissimo colle che giganteggiava sulla città ed era visibile in ogni punto della stessa.

    <> mormorò tra sé. <>

    A logica gli venne da pensare di sì. Proprio con i suoi inseparabili amici di infanzia aveva intrapreso quel lungo viaggio, atto a costruirsi un avvenire e dare sostentamento al loro povero villaggio. Ma una frana lungo il tragitto li aveva separati. Lui aveva dovuto fare il giro lungo e perdere almeno due giorni di viaggio per ritornare sulla strada principale mentre loro avevano proseguito e con ogni probabilità erano già lì, magari già arruolati nella milizia, pensò.

    Non lo escludeva. Miko era un ragazzo sveglio e Wizca determinata, oltre che la più bella del villaggio. Dovette ammettere anche l'unica che non veniva contagiata dal suo fascino, forse perché lo considerava da sempre come un fratello. Sbuffò a quell'idea.

    Comunque in un ambiente così vasto le ragazze non sarebbero di sicuro mancate, soprattutto se riusciva a farsi una posizione. Ma anche senza, a detta di tutti, era considerato un ragazzo molto affascinante.

    Non tanto alto e nemmeno enorme ma molto atletico, aveva muscoli già ben sviluppati e un fisico scattante. I capelli castani erano folti e dal taglio sbarazzino che aumentava il fascino dovuto al volto ben fatto, contornato dagli occhi verdi chiari e dallo sguardo sicuro con il quale attirava subito le ragazze. Inoltre era un tipo adattabile e alla mano ma soprattutto già molto abile con la spada malgrado la giovane età.

    Del resto si allenava da una vita e nel suo villaggio non aveva rivali.

    Con rinnovato entusiasmo s'inoltrò all'interno di quelle vie che subito lo confusero. Fortuna il suo senso dell'orientamento era ottimo inoltre le strade erano costeggiate di cartelli, alcuni anche provvisti di piccole mappe che designavano con precisione le vie circostanti e i possibili sbocchi, così da non perdersi. Tuttavia capire dove si trovava l'ufficio preposto alla milizia e soprattutto raggiungerlo richiese più tempo del previsto: ci impiegò tutta la mattina.

    Passò per vie corte e strette, per altre ampie e larghe, per rioni sporchi e decadenti ad altri lussureggianti, per viali alberati e altri in cui la fuliggine rilasciata dagli infiniti banchi di lavoro degli artigiani copriva le strade, anche perché molti di loro lavoravano a cielo aperto. Sbuffi di fumo provenivano da molti edifici, facendogli comprendere che stava attraversando la zona industriale. Passò poi a quella del mercato, un territorio immenso che avrebbe coperto dieci villaggi come il suo, in cui perse ulteriore tempo ad ammirare i banchi pieni di mercanzia, le belle ragazze che passavano, spesso con pochi vestiti addosso, ma anche i miliziani che sorvegliavano la zona. Oltre che possenti nel fisico(almeno la maggior parte) erano tutti forniti di armatura e, oltre le armi tradizionali, molti portavano anche quelle chiamate da fuoco retaggio di un'epoca passata.

    In effetti tutto ciò non lo stupiva, aveva sentito dire che nella capitale esistevano alcune fabbriche che le producevano.

    Era certo che avrebbe saputo adoperarle ma non gli piacevano, preferiva di gran lunga quelle classiche, soprattutto la spada.

    Per un istante si toccò la spada corta che portava al fianco, non pregiata ma tagliente all'occorrenza. Costituiva il suo unico equipaggiamento visto l'armatura non ce l'aveva non essendo una guardia e non potendo permettersela. Portava in spalla uno zaino con tutto il necessario per sopravvivere e teneva in tasca la sacca di monete, lasciata dai genitori adottivi per il viaggio.

    Stufo di girare a vuoto chiese a una guardia informazioni su dove arruolarsi e l'uomo con sguardo perplesso indicò l'ufficio di arruolamento poco avanti.

    Lo raggiunse in un lampo ma dovette aspettare più di tre ore sotto il sole cocente per entrarci, vista l'enorme fila di persone che lo precedevano.

    Vedeva per lo più contadini, artigiani e persino musici, tipo uno che non la smetteva di suonare un'orrenda melodia, non di certo guerrieri. Di sicuro non erano adatti a quel ruolo, al contrario suo.

    Quando venne il suo turno era certo di fare bella figura ma lo stanco impiegato gli consegnò un foglio, dicendo di compilarlo se sapeva leggere e di barrare una croce in fondo se non ne era in grado. Aggiunse di consegnarlo all'ufficio subito sulla destra per poi congedarlo bruscamente.

    <> protestò venendo subito interrotto.

    <>

    Avrebbe voluto dargli una lezione ma lasciò perdere. Si allontanò dall'ufficio e si sedette sopra un muro riparato dal sole, sfruttando quel lasso di tempo per mangiare qualcosa e leggere il modulo. Di per sé non era niente di complicato, doveva solo scrivere le sue generalità e le sue capacità per poi consegnarlo.

    Ci volle poco per trovare l'ufficio in questione e per fortuna non era così affollato come l'altro. Dopo quindici minuti poté entrare ma il risultato non fu così soddisfacente come si aspettava. Un uomo robusto che fungeva da supervisore nemmeno controllò il foglio: lo gettò in un cestino a far compagnia agli altri e lo congedò immediatamente. Ma dopo tutte quelle ore di fila nell'altro ufficio e dopo tante fatiche per raggiungere la capitale non intendeva di certo farsi sbattere la porta in faccia da quello che considerava un incapace.

    <>

    <> ruggì l'uomo.

    Era alto e robusto con la barba scura folta molto trascurata, lo sguardo torvo e non sembrava per niente incline alla pazienza.

    <> Lion comprese di dover abbassare i toni se voleva ottenere quell'incarico. <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    L'uomo rise: una risata gutturale e volgare.

    <>

    <>

    <>

    <>

    La sua voce forte e il fare sicuro colpì il supervisore che stavolta non gli urlò contro.

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    In effetti la fila fuori stava aumentando di numero.

    Lion non sapeva più cosa inventarsi, poi gli cadde l'occhio su un manifesto appeso al muro: una taglia.

    C'era scritto Saitana Kill viva o morta, preferibilmente morta ma la parte che lo stupì fu un'altra, quella riguardante la cifra. La lesse due volte per essere sicuro di non sbagliarsi, ma c'era proprio scritto cinquemila monete d'oro. Stentò a crederci.

    Con una simile cifra avrebbe potuto ridare lustro al suo villaggio.

    <>

    <> e indicò il ritratto.

    L'uomo rise. <> Bastò guardare il volto di Lion per capire la risposta. <> Indicò altri cinque ritratti, raffiguranti due uomini e tre donne, anch'essi con pari taglia, anzi una delle donne, raffigurata con un occhio bendato, l'aveva di ben diecimila monete d'oro, una cifra da capogiro. Faticava anche solo a pensarla.

    <> Lion fece no con la testa. <>

    <>

    <>

    <> ribadì.

    <>

    Lion annuì. Anche se non condivideva il suo modo di fare dovette ammettere che a modo suo lo stava aiutando.

    <>

    Uscì rapido e demoralizzato dall'ufficio.

    <> chiese un collega del supervisore.

    <>

    <>

    I due risero mentre Lion passeggiava lentamente, riflettendo sul da farsi.

    Entrare a far parte di un gruppo mercenario non rientrava nelle sue prospettive ma se non trovava lavoro come guardia doveva per forza pensare a un'alternativa.

    Poteva lavorare per qualche locanda visto in cucina se la cavava bene, e in posti del genere, frequentati da molta gente, farsi anche qualche amicizia importante. Però no, lui voleva dimostrare a tutti quanto valeva e per riuscirci occorreva compiere qualche impresa che lo mettesse in luce. Ma quale?

    Ripensò ai ricercati i cui manifesti vide appesi a ogni muro. Se fosse riuscito a catturarne uno, oltre i soldi per il suo villaggio, avrebbe dimostrato a tutti quel che valeva e sarebbe entrato nella milizia. Però come fare?

    Non lo spaventava battersi con loro e nemmeno le formidabili armi che possedevano. C'era chi le definiva magiche ma lui aveva imparato che la magia era solo una leggenda, una diceria del volgo per nulla reale. Pensandoci anche le armi da fuoco venivano considerate magiche dalla popolazione ma non lo erano di certo. E neppure gli arti meccanici visti a qualche soldato o uomo importante erano tali. Di sicuro anche quelle armi leggendarie avevano un principio scientifico alla base, inoltre l'arma da sola non significava niente, a fare la differenza era l'utilizzatore. E lui era bravo, più di molti altri, doveva solo dimostrarlo. Ma come fare a catturare quei tizi? Non sapeva nulla di loro né tanto meno dove si nascondevano. E se nessuno finora era riuscito a catturarli di sicuro erano molti abili a non farsi scoprire. Come avrebbe fatto lui da solo a stanarli?

    Non lo sapeva ma intendeva riuscirci, in un modo o nell'altro.

    Si sedette su una panchina e prese dalla tasca il sacco delle monete. L'aprì appena, giusto per dargli una rapida occhiata e fare un veloce calcolo, per poi richiuderlo e rimetterlo a posto.

    Aveva abbastanza soldi per andare avanti ancora un bel po'; se li sarebbe fatti bastare e nel frattempo cercato le tracce di quei misteriosi assassini. Se necessario avrebbe anche lavorato in qualche locanda ma quello solo in un secondo tempo.

    Così intento a pensare a come acciuffare quei banditi, trasalì alla voce di donna vicino a lui.

    Alzò leggermente la testa e vide una ragazza alquanto insolita.

    Doveva avere la sua età o poco più ma era alta il doppio di lui e anche parecchio robusta, con muscoli insolitamente sviluppati per una donna e un fisico atletico. Ma il suo sguardo si posò subito sul seno prorompente e abbondante che la fascia scura non riusciva a contenere, lasciandone buona parte esposta ai raggi del sole e agli sguardi lascivi della gente a cui si unì anche il suo. Proprio tale punto di forza metteva in secondo piano il viso marcato e non perfetto contornato da folti capelli biondi sparpagliati malamente in uno stile più maschile, gli occhi castani vivaci e furbi e i fianchi non eccezionali. Anche il fondoschiena, coperto solo in piccola parte dai pantaloni chiari, stracciati proprio in quel punto, non era così eccezionale come faceva credere mentre le gambe lunghe rappresentavano il punto più coperto ma sembravano sode e ben fatte. Notò solo all'ultimo la sciarpa bianca attorno al collo che le conferiva quel tocco di classe in più che la sua figura atletica e prorompente denotava poco. Ma subito tornò a puntare gli occhi sul davanzale che la giovane pensò di posizionargli ancora meglio poco sopra la testa. E l'espressione sul viso di Lion bastò a farle capire d'avere tutta la sua attenzione.

    <> proruppe con voce forte ma cordiale. <>

    <>

    Si spostò leggermente dandogli modo di respirare e soprattutto di ragionare: la vista di quel davanzale gli aveva per un istante tolto la ragione.

    Lion pensò bene d'alzarsi e puntare gli occhi sul viso della ragazza. Gli sorrideva benevola e sembrava ben disposta nei suoi confronti: era certo d'aver fatto colpo.

    <> sorrise a quel pensiero.

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    La ragazza sorrise.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1