Male Antico
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Info su questo ebook
Ci minaccia e ci alletta, ha molti volti diversi, riesce persino a vedere dentro di noi e a guardare con i nostri occhi.
Per quanto sia sempre diverso, siamo soliti chiamarlo con un solo nome: il Male.
E' nato con l'Uomo o esisteva già in ere precedenti?
Semplicemente non lo sappiamo.
E cosa vuole in realtà da noi?
Anche questa risposta si perde nel tempo che abbiamo trascorso in sua compagnia, nella Storia costellata da immani tragedie, siano esse ben conosciute, come le Crociate o la Seconda Guerra Mondiale, oppure episodi di microcriminalità ignorati dalla maggior parte della gente, eppure tanto importanti nel disegno del Male.
In ambientazioni storiche diverse, i racconti di questa raccolta ci faranno conoscere coloro che si arrendono a questa spaventosa entità e coloro che invece la combattono con tutte le forze.
Grazie a questi ultimi scopriremo che probabilmente non conosciamo la risposta a un'ultima domanda: è davvero possibile sconfiggere il Male?
Gianluca Turconi
http://www.letturefantastiche.com/autore.html
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Anteprima del libro
Male Antico - Gianluca Turconi
Camminando nell’oltre
– Identificare, reprimere, estirpare! – gridò a voce alta Alcuino da Cossato, protendendo nel vuoto le dita tese della mano destra, a fendere l’aria spessa, canicolare, della cappella. Un respiro profondo e riattaccò: – Ciò che esula dalla Grazia del Signore, l’eresia, non può che provenire dal Maligno. E come tale va combattuta.
Di fronte a lui, i volti dei villici, smunti; occhi spenti, puntati a terra; orecchie chiuse per il terrore, incapaci di udire voce d’uomo, non degne di accogliere il Verbo. Soprattutto, tre panche più indietro del transetto centrale, vi era la figura spaurita di Norberto, quasi nascosto nell’ampio abito bianco, col mantello nero da domenicano a coprirgli le spalle, un fardello pesante per quel giovane di diciotto anni che gli avevano assegnato come compagno nella predicazione e nell’altro compito.
Bisbigli sommessi.
– Tacete bestie! – sfuriò il chierico dal pulpito, serrando le mani intorno alla balaustra di legno. Strinse più forte, anche quando il solo fruscio del suo respiro fu udibile. Strinse ancora, fino allo stremo della propria forza. Provò il dolore delle schegge che penetravano nel palmo e il bruciore per il sangue che fuoriusciva, ma l’ira anziché scemare crebbe.
Allora Alcuino ammonì l’uditorio. – Empi! Tutti voi morrete, come ogni uomo! Se non desistete dalla vostra falsa fede, avrete la dannazione eterna!
I precedenti bisbigli si mutarono in preghiere flebili, eppure convinte. Si era aperta una breccia in quella comunità catara. Alcuino sorrise.
Dall’unica porta aperta, nella quale ogni luce fuggiva come attratta all’esterno, provennero passi pesanti picchiati sul pavimento e le parole sprezzanti: – Domini canes!
– Sì! – si inorgoglì Alcuino nell’accettare senza remore l’insulto. – Siamo i segugi del Signore, i suoi fedeli cani che fiutano, addentano e scacciano il male in ogni sua forma. Verrà il giorno in cui anche tu, balivo, sarai contento della mia presenza qui. – Il domenicano anziano abbandonò la sua postazione di predica. Nello svolazzo del mantello cupo attraversò ad ampie falcate il corridoio tra le panche, con l’indice di una mano sanguinante puntato dritto al petto del funzionario borgognone. – Ne gioirai addirittura – terminò.
– Ne dubito molto, lombardo – gli restituì il balivo, per aggiungere il disprezzo delle origini del chierico al primo insulto. – Ho ricevuto istruzioni dai messi del Vescovo di darvi pieno appoggio e voi... voi...
– Io cosa, balivo? Riverite pure il vostro Conte. Non pretendo che facciate altrettanto con me, purché mi obbediate fino a che saremo in spedizione in queste terre. Portate la croce cucita sulle vostre vesti, non scordatevelo.
Fronte a mento, i due uomini si affrontarono, col domenicano ad alzare il capo all’insù affinché l’interlocutore non traesse vantaggio dalla sua maggiore altezza.
Gli abitanti del villaggio concentrati nella piccola chiesa colsero l’occasione per trarsi d’impaccio, sciamando nella corte centrale, tra chiocce intente a beccare sparuti semi disseminati sopra la terra dura e i pali su cui alcuni irriducibili avevano scoperto quanto fosse terribile il giorno dell’ira del Signore. Dai loro corpi scuoiati di fresco fuoriusciva sangue ben più che dalle mani di Alcuino.
Quella visione e il silenzio impotente del balivo calmarono l’animo del domenicano.
– Norberto – chiamò quindi. Aveva necessità di pezze per tamponare l’emorragia.
Il giovane era perduto nell’analisi della danza macabra che qualche attento scalpellino aveva inciso in quella sperduta landa della Provenza. Passò le dita, come rapito, sulle singole figure della processione di scheletri, ballanti e ardenti di passione, che dall’abside si dirigevano all’uscita, per passarvi sopra, fin sulla bassa cupola, in uno slancio di lingue di fuoco ondeggianti anche nella pietra.
– Ora, Norberto, non nei tempi che ti aggradano, secondo la tua natura – insistette Alcuino. Sollevò le ferite, a mostrarle, impaziente.
– Arrivo subito! – si scosse infine il giovane. Raccolse da terra la propria sacca e vi rovistò. Ne trasse panni puliti che strappò in strisce lunghe un braccio con le quali provvide prontamente a medicare il compagno.
Alcuino sopportò la sua giovanile irruenza espressa nella stretta eccessiva delle bende. Poi, rimirandosi il dorso delle mani e il tessuto che le copriva, chiese al balivo: – Ci sono altre notizie di lei?
– Recenti e sconcertanti – ebbe a risposta. Il domenicano si illuminò in volto.
– Dov’è?
– Alle pendici del Mont Pelat, se i contadini catturati dicono il vero.
– Quella donna quanti ne prenderà questa volta?
– Due, di poco più di sei mesi.
– Avete udito, Alcuino? – intervenne Norberto, speranzoso. – Solo due. Forse si sta ravvedendo.
– Ravvedendo, mi dici? – ringhiò l’altro. – Sei giovane e non comprendi. Ha aggiustato il tiro nella sua ricerca.
– Allora partiamo – stabilì il balivo. – Con buona corsa, saremo sul luogo per il vespro, l’ora abituale della cerimonia.
I tre uscirono all’aperto. Nel passaggio verso il sole, la canicola divenne un calore da fornace. Si fosse compiuto il suo tempo, quell’estate sarebbe stata l’ideale per il nuovo arrivato.
Sguardi furtivi li seguirono dagli usci socchiusi fino ai loro cavalli, dove il resto della squadra di crociati era già pronto alla cavalcata.
Appena in sella, il balivo si rivolse ad Alcuino: – Che ne facciamo di questo villaggio?
– Sapete bene cosa farne – replicò il domenicano.
– Non ci sono stati segni di pentimento da parte della comunità durante la vostra predica?
Alcuino alzò lo sguardo su ciascuna capanna e sulla chiesa, per poi tornare a fissarlo sul balivo. – Dall’inizio della crociata, già