Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Io lo faccio con le orecchie
Io lo faccio con le orecchie
Io lo faccio con le orecchie
E-book240 pagine3 ore

Io lo faccio con le orecchie

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Dalia Grimaldi, la protagonista di questo libro di memorie erotiche, è una ragazza non vedente dalla nascita che vive la sua disabilità senza alcun senso di inferiorità rispetto ai “normodotati”, anzi con la profonda convinzione che la propria condizione le abbia portato oltre agli inevitabili problemi, qualcosa di decisamente positivo. Partendo dal dato di fatto che i ciechi dalla nascita sviluppano in modo sicuramente superiore alla media l’udito, la sensibilità tattile, l’olfatto, l’orientamento e la capacità di memorizzazione, Dalia è convinta che anche la sua sfera della sessualità fisica e mentale sia stata enormemente avvantaggiata in termini qualitativi e quantitativi dal suo handicap. Il libro porta avanti questa tesi con i ricordi di Dalia, a volte teneri, a volte grotteschi, dall’inizio della sua vita sessuale e cioè dalla prima adolescenza fino alla maturità alle soglie della laurea in lettere.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2010
ISBN9781446102664
Io lo faccio con le orecchie

Correlato a Io lo faccio con le orecchie

Ebook correlati

Biografie e memorie per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Io lo faccio con le orecchie

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Io lo faccio con le orecchie - Dalia Grimaldi

    DALIA GRIMALDI

    IO LO FACCIO

    CON LE ORECCHIE

    MEMORIE INTIME DI UNA RAGAZZA NON VEDENTE

    ISBN 978-1-4461-0266-4

    Editore: Lulu.com

    Tutti i diritti sono riservati a norma di legge

    e a norma delle convenzioni internazionali

    …Qualcuno di noi pensò di chiedere al nostro cieco se sarebbe stato contento di avere gli occhi: Se non fosse per la curiosità - rispose - mi piacerebbe altrettanto avere lunghe braccia: penso che, per sapere ciò che accade sulla luna, le mani mi sarebbero certamente più utili dei vostri occhi o dei vostri telescopi.

    (Denis Diderot - Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono - 1749)

    Quando ho conosciuto Dalia, nell'ambito di un'attività svolta per conto di un'associazione dedicata a ipovisione e cecità, sono stato colpito dalla carica di sensualità che inconsapevolmente emanava con la sua voce, i suoi gesti, la sua personalità. Bastavano pochi minuti accanto a lei per essere completamente conquistati dalla sua particolare visione della vita. Dalia, fisicamente, è una ragazza splendida, con una particolarità (che lei non ama chiamare handicap) : è cieca dalla nascita.

    Perché particolarità e non handicap? Perché Dalia è convinta che la sua condizione di non vedente pur togliendole qualcosa nella vita pratica di tutti i giorni, l'abbia arricchita di una sensibilità all'erotismo e al piacere sensuale assolutamente superiore a quella della maggior parte delle ragazze normodotate.

    Io lo faccio con le orecchie… ama ripetere Dalia. Perché con le orecchie, oltre che col tatto, con l'olfatto e con l'immaginazione lei riesce ad amplificare tutti quegli stimoli erotici che la maggior parte delle persone non sa cogliere perché troppo distratta dall'intensità prorompente dei messaggi visivi.

    Nei nostri incontri abbiamo parlato molto di sesso e, spesso, mi sono trovato a non capire quale fosse il confine tra l'esperienza veramente vissuta e quella semplicemente immaginata. Ma poco importa: anche la fantasia, quando viene vissuta con serenità e partecipazione, è il segno di una superiore capacità di vivere (o di immaginare) le sensazioni e il piacere della sensualità.

    Ho convinto e aiutato Dalia a scrivere questo libro per assecondare il suo desiderio di abbattere quell'irritante senso di pietismo che la maggior parte delle persone prova a contatto con la diversità fisica. Leggendo le sue esperienze erotiche scoprirete anche voi che Dalia non è una cieca: è al contrario una ragazza che ci vede molto bene nonostante o, forse, proprio a causa della mancanza del senso della vista.

    L.V.

    1

    Non ricordo quando mi accorsi di non essere come le altre bambine, ma sicuramente avevo più di sei anni. Fino a quel giorno il mio mondo era completo così, con i suoi rumori, le sue voci, i suoi odori e le sue sensazioni tattili. Il morbido, il bagnato, il caldo si trasformavano nella mia mente in immagini o, per lo meno, in quelle che io chiamavo immagini. La voce dolce di mia madre, quella più autoritaria di mio padre, il rumore del suo passo deciso, così diverso da quello di mamma un po’ esitante e sempre leggero come un soffio. Non sapevo cosa significasse la parola cieca che avevo sentito mormorare da qualcuno mentre in un negozio attendevo che mamma pagasse il conto. Probabilmente non avevo neppure capito che era riferita a me…o forse sì, ma sicuramente avevo pensato che fosse uno dei tanti aggettivi carini che le persone usavano con me. Fin da piccolissima ero abituata a sentirmi dire cose tipo che bambina dolce oppure ha dei capelli meravigliosi, ha dei lineamenti così delicati, proprio come quelli della sua mamma. Quasi sempre, però, aggiungevano qualcosa come poverina oppure che sfortuna.

    Nessuna di queste frasi aveva per me un senso reale se non quello di un complimento o di una frase dolce pronunciata da una persona a cui io piacevo o che mi voleva bene. Insomma la parola cieco, fin dalla prima volta che l’avevo udita, non aveva assunto per me il significato né la valenza negativa di un handicap che la maggior parte delle persone vi attribuiva. E devo dire che, anche negli anni successivi, quando compresi la mia diversità dalla maggior parte delle ragazze della mia età, non vi diedi mai particolare peso. La mia cecità non mi causò mai sensazioni né di tristezza o di depressione né quel senso d’inferiorità che i vedenti danno per scontato nelle persone a cui manca la vista. Proprio il contrario. Potrà sembrarvi strano ma negli anni dell’adolescenza, ero arrivata quasi a provare un senso di superiorità rispetto alle coetanee vedenti: in confronto a loro ero, infatti, in grado di memorizzare in brevissimo tempo qualunque lezione scolastica, anche la più complessa e densa di nomi e date. Ero anche molto invidiata per la mia sensibilità musicale: ero in grado di imparare e di riprodurre al pianoforte o cantando anche dopo un solo ascolto la maggior parte delle canzoni. Ma la mia sensibilità musicale mi permetteva anche di immergermi totalmente e spiritualmente nella musica che ascoltavo, tanto da cadere quasi in trance. Non esiste modo migliore per ascoltare certi brani di musica classica contemporanea o di rock progressive: altre persone per raggiungere lo stesso effetto di totale abbandono hanno bisogno di droghe o di particolari tecniche di meditazione. Più di una volta, infatti, in particolare quando si andava in gruppo ad assistere a qualche concerto rock, mi era successo che gli amici mi chiedessero se per caso mi ero fatta una canna tanto mi vedevano trasportata e rapita dalla musica.

    Su, Dalia, non essere egoista. Passa un po’ di fumo anche a noi! – era una frase ricorrente.

    Ma io non avevo bisogno di droghe: bastavano i miei sensi acuiti perché la musica (di qualunque tipo fosse dal dodecafonico, al rock o allo psichedelico) entrasse come un fluido dentro di me dalle vene al cervello con le sue vibrazioni regalandomi sensazioni difficili da esprimere con le parole.

    Naturalmente è un fatto risaputo, che tutti noi non vedenti abbiamo gli altri sensi acuiti. Per questo godiamo così tanto della musica, dei profumi, delle sensazioni tattili che possono darti il velluto o un petalo di fiore. Ma il vero GRANDE vantaggio di questa caratteristica, la venni scoprire soltanto dopo la pubertà….quando mi accorsi che il piacere che si poteva trarre da quattro sensi in versione super poteva essere di molto superiore a quello provato da chi ha tutti i cinque sensi ma li utilizza solo parzialmente. E sto parlando della maggior parte delle persone.

    Ma prima di raccontarvi qualcosa di più sul mio rapporto col mondo che mi circonda e soprattutto con i miei sensi è bene che sappiate qualcosa di me e della mia vita.

    Mi chiamo Dalia e sono cieca dalla nascita. Per quel che riguarda il mio aspetto fisico, naturalmente, devo fidarmi dei giudizi di chi mi conosce (un bel vantaggio, non potermi vedere allo specchio vero?) Nessuno avrebbe mai il coraggio di dirmi che sono brutta come un rospo per cui...

    Insomma, tutti mi dicono che sono molto carina…ed io, che sono sempre stata piuttosto vanitosa, preferisco credere che sia vero piuttosto che prendere in considerazione la possibilità molto più probabile che questo giudizio nasca dal fatto che sono circondata da persone che mi vogliono molto bene.

    Le caratteristiche certe del mio lato fisico sono comunque: un’altezza superiore alla media delle ragazze. Come faccio a saperlo? Semplice: le voci femminili le sento quasi sempre arrivare dal basso mentre quelle della maggior parte dei maschi arrivano più o meno dalla mia stessa altezza; il mio corpo è magro e longilineo come quello di un’adolescente e per questo dicono che dimostro parecchi anni in meno della mia età. Scendendo in dettagli più intimi posso affermare che i miei seni sono piuttosto piccoli, una consapevolezza acquisita dopo i vari confronti tattili a cui ogni ragazza durante lo sviluppo si sottopone dopo essersi chiusa a chiave nella propria cameretta con le amiche. Sto per laurearmi in lettere moderne dopo aver frequentato le medie e il liceo in istituti specializzati per non vedenti. La mia è una splendida famiglia che adoro e che ha sempre tentato di farmi vivere nel modo migliore questa mia condizione particolare. E’ composta da mio padre, architetto, frequentemente in viaggio per lavoro o per studio grazie al quale ho avuto la possibilità di respirare l’aria di molti paesi stranieri accompagnandolo in alcuni dei suoi viaggi. Mia madre, professoressa, è forse quella che, in famiglia, non ha ancora ben accettato la mia situazione, e, pur essendo esclusa scientificamente qualunque possibilità di una mia eventuale guarigione, non ha mai smesso di consultare specialisti e di tenersi aggiornata sui progressi della medicina oculistica.

    Terzo componente della famiglia è mio fratello Umberto, di tre anni più giovane di me…esperto in cose di sesso (è l’unico argomento di cui lo abbia mai sentito parlare da quando ha compiuto undici anni), grande masturbatore ed esperto di film e pubblicazioni pornografiche. Viviamo in una grande città del nord, in un appartamento del centro, scelto appositamente per la sua vicinanza con l’Istituto per non vedenti che ho frequentato fino alla maturità classica.

    Nonostante la mia condizione particolare, conduco una vita piuttosto normale: frequento l’Università tutti i giorni, faccio lunghe passeggiate con Orfeo il mio cane-guida, a volte vado al cinema con gli amici (non stupitevi: quando un film è bello è pienamente godibile anche semplicemente ascoltandone i dialoghi). A volte, però, sono costretta ad assistere a film in cui i dialoghi sono praticamente assenti: sono le volte in cui mio fratello Umberto mi trascina in qualche cinema a luci rosse confidando nel fatto che, arrivando in coppia con una ragazza grande come me, può far credere di avere già compiuto i fatidici diciotto anni (sta attendendo con ansia quel futuro compleanno che gli permetterà di frequentare cinema e locali per adulti). Infatti la fa sempre franca ma io sono costretta per tutta la durata di quei noiosissimi film ad ascoltare una sequenza infinita di gemiti e grida. Dal mio punto di vista (eh eh si fa per dire) devo confessarvi che questi film non hanno assolutamente nulla di eccitante. Il mio udito, che come vi ho già detto, è molto più sensibile del vostro e la mia possibilità di ascoltare senza essere distratta da scene esplicite di sesso mi fa, ogni volta stupire che le pornostar possano permettersi di ingannare un numero tanto grande di uomini con una serie di orgasmi così sfacciatamente simulati. Il mio fratellino, invece, trova questi film assolutamente spettacolari e, spesso, dopo qualche minuto di proiezione, ho la sensazione di sentirlo respirare un po’ troppo velocemente mentre in sottofondo percepisco un rumore ritmico come di sfregamento di stoffa. In pratica ho da tempo capito che, oltre ad annoiarmi per un film senza capo né coda, devo anche presenziare alle probabili masturbazioni di Umberto.

    A questo proposito vi voglio raccontare un episodio piuttosto imbarazzante che mi successe alcuni mesi fa proprio in uno dei nostri pomeriggi a luci rosse. Umberto mi aveva trascinato ancora una volta ad assistere con lui a un film porno di cui, mi disse, aveva sentito un gran bene. In effetti, dai brusii e dalle esclamazioni ammirate che sentivo arrivare da ogni parte della sala, doveva essere probabilmente un film particolarmente eccitante. Mio fratello, accanto a me, dopo i primi minuti, seguiva il film in totale silenzio e concentrazione.

    Ma ad un tratto successe qualcosa di veramente sorprendente. Mi sentii prendere la mano da Umberto che la tirò fra le sue gambe dove percepii la carne bollente di un pene durissimo già abbondantemente fuori dalla patta dei pantaloni. La cosa, inizialmente, mi turbò parecchio.

    Insomma, fino a quel giorno mio fratello, con me, si era limitato a discorsi, domande o considerazioni di tipo sessuale di ogni genere, ma senza mai varcare i limiti della parola. Essendo la sua sorella maggiore ed avendo già avuto parecchie esperienze sessuali, venivo considerata da Umberto con un misto di ammirazione ed invidia. Ogni volta che uscivo con un ragazzo venivo poi sommersa di domande, per la maggior parte di carattere tecnico-sessuale, a cui avevo sempre risposto nel modo più dettagliato ed esauriente. Ma in quel momento, trovandomi tra le mani, il suo pene eretto, ebbi un attimo di sconcerto. Com’era possibile che il mio fratellino avesse sviluppato dei desideri incestuosi nei miei confronti? Dopo tutto, avevamo addirittura condiviso la camera fino alla mia adolescenza e, spesso, durante la sua infanzia, avevo aiutato mia madre a vestirlo e a lavarlo. Possibile che da questi episodi ormai lontani nel tempo, quando lavandolo lo toccavo ovunque con la tipica curiosità di una ragazzina che vuole apprendere i primi rudimenti dell’anatomia maschile avesse sviluppato qualche desiderio morboso nei miei confronti?

    Dovetti decidere in pochi attimi come comportarmi. Ritrarre la mano, magari offendendolo e causandogli un imbarazzo nei miei confronti oppure assecondarlo con il proposito di affrontare successivamente con un discorso franco le motivazioni per cui due fratelli non possono abbandonarsi a pratiche sessuali? Decisi che questa seconda possibilità fosse quella più opportuna.

    Così, per il bene che voglio al mio fratellino superai le remore e l’imbarazzo ed iniziai a muovere ritmicamente in su e giù la mia mano. Come ho già detto, avevo già avuto parecchie esperienze di tipo sessuale e avevo da molto tempo appreso a fondo le tecniche per rendere felici i miei fidanzati. Misi a tacere gli scrupoli dovuti a tabù ancestrali convincendomi che per me sarebbe stata una semplice operazione meccanica senza alcuna implicazione (ci mancherebbe altro con mio fratello!) di carattere erotico. Fui sorpresa, comunque, dalle dimensioni del pene di Umberto. Anche se, come ogni non vedente, stabilisco con tutte le persone che mi circondano un rapporto di tipo tattile, non avevo più avuto occasione, dopo la sua pubertà, di contatti con le sue parti intime. Sì, avrei dovuto immaginare che dopo lo sviluppo qualunque pistolino si trasforma per forma e dimensione in qualcosa di completamente diverso. Ma ero comunque stupita che la mia mano riuscisse a stento a circondarne la circonferenza che continuava via via ad aumentare con pulsazioni sempre più intense. Non gli sentii pronunciare una parola dal momento in cui me lo mise in mano a quello in cui inondò le mie dita con un liquido caldo. Subito dopo lo sentii alzarsi ed allontanarsi dal suo posto così immaginai che andasse in toilette a sciacquarsi. Ma quasi immediatamente lo sentii nuovamente sedersi accanto a me.

    Hai cambiato idea?- gli chiesi – non vai in bagno?

    Ma che dici Dalia? Ci sono appena tornato dal bagno...hai presente i fagioli di pranzo? E’ già la terza volta di oggi e questa volta mi hanno fatto perdere almeno venti minuti di film.

    Cioè… vorresti dire che negli ultimi venti minuti eri in bagno?

    E dove avrei dovuto essere….dannati fagioli! Vabbè fammi vedere cosa succede sullo schermo che mi pare un passaggio interessante. Ah, ecco un uso delle melanzane che non conoscevo.

    Detto questo Umberto tacque e si concentrò sul film. Io, invece, per la prima volta scoprii che il mio handicap poteva avere risvolti assolutamente inaspettati e, tutto sommato, abbastanza ripugnanti. Continuavo ad annusarmi la mano e ad essere colta da conati di vomito finché fui costretta a chiedere a Umberto di accompagnarmi in bagno.

    Insomma, qualcuno aveva approfittato dell’assenza di mio fratello e se l’era spassata usando la mia mano.

    Naturalmente non dissi nulla ad Umberto né in famiglia di quello che mi era successo: non volevo causare apprensione fra i miei cari. Del resto devo confessare che, passato il primo momento di assoluta ripugnanza, nei giorni successivi, l’idea di aver masturbato uno sconosciuto iniziò a non darmi più fastidio e, successivamente, addirittura ad eccitarmi.

    Quella, probabilmente, fu l’unica volta che qualcuno approfittò, quasi di sicuro inconsapevolmente, del mio handicap. Nel corso degli anni ho imparato in fretta a gestire la mia vita e il mio rapporto col prossimo soprattutto dal punto di vista sessuale, come potrete giudicare dalla lettura di queste pagine in cui vi confiderò alcuni dei momenti più significativi della mia vita intima.

    Nonostante l’episodio che vi ho raccontato, continuai a frequentare i cinema sia con mio fratello che con gli amici, coi quali, per fortuna, potevo assistere a film ben più interessanti ed avvincenti. Il cinema, quello normale naturalmente, mi ha sempre affascinato. Queste meravigliose storie che arrivano alle mie orecchie sotto forma di dialoghi e di rumori creano nella mia immaginazione le scene che voi vedete con gli occhi. Ma la differenza è che in ognuna di queste storie c’è un protagonista in più: la mia fantasia, quella che mi permette di dare ad ogni personaggio e ad ogni luogo l’aspetto che io sento più adatto alla storia. Insomma, mentre voi siete al cinema spettatori passivi, io divento quasi una seconda regista. Nessuno dei miei amici ipervedenti può vantarsi di aver collaborato con Stanley Kubrick nella realizzazione di capolavori come Arancia Meccanica o Il dottor Stranamore…anche se le mie versioni, sarò l’unica persona al mondo ad averle viste. Insomma, avrete capito che adoro il cinema e vi confesso che il mio sogno più grande sarebbe poterci lavorare. Non come regista, naturalmente, anche se Woody Allen nel suo Hollywood Ending racconta di un regista diventato improvvisamente cieco che, aiutato in segreto dai suoi assistenti, riesce a concludere lo shooting del film che stava realizzando senza che nessuno si accorga del suo stato. No, non credo che potrei fare addirittura la regista ma... se riuscissi a diventare sceneggiatrice o soggettista cinematografica, sicuramente, realizzerei uno dei miei sogni.

    Tenendo conto poi che c’è una sola cosa che mi entusiasma di più del cinema ed è il sesso... pensate che brava sceneggiatrice di film pornografici potrei diventare. Ci farò un pensiero dopo la laurea.

    Comunque proprio a questo proposito (raccontare di sesso) vorrei chiarire che non ho iniziato a scrivere queste mie memorie intime per soddisfare la mia passione cinephile e tentare poi di proporle come soggetto per un film pornografico; il vero motivo di questo mio lavoro è il desiderio di far capire a chi forse ha delle idee preconcette e pietistiche sulla vita sessuale di una non vedente, quanto, al contrario, questa possa essere piena di stimoli e totalmente soddisfacente.

    Allora bando alle divagazioni: sarò una Fanny Hill un po’ particolare e come lei vi racconterò alcune delle esperienze della mia vita o per essere più precise, alcune delle esperienze di quella parte del corpo... sotto alla mia vita. Scoprirete così come una non vedente possa ampiamente battere ogni record nella classifica del piacere sensuale (ma esiste questa classifica? Boh, credo che esista una classifica per ogni cosa al mondo per cui...).

    2

    Partiamo dall’inizio della vita sessuale mia (e sicuramente di ognuno di voi): chi può dimenticare il suo primo vero orgasmo? Sicuramente ricordate bene quello che provaste quel giorno, e poco importa se provocato da un vero rapporto sessuale o più probabilmente dall’arte appena scoperta della masturbazione. Per molti di voi quell’orgasmo è un ricordo irripetibile, un’esplosione di sensazioni immensa, indescrivibile. E’ qualcosa che avete cercato invano di riprovare ma che ben difficilmente avete eguagliato in intensità e in stupore negli anni successivi.

    Ebbene, prendete come riferimento quella sensazione e provate a moltiplicarla per dieci. Se, con uno sforzo di immaginazione

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1