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Una litania e altri scarabocchi
Una litania e altri scarabocchi
Una litania e altri scarabocchi
E-book91 pagine37 minuti

Una litania e altri scarabocchi

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Info su questo ebook

Amare la vita? Oh si, è ovvio, non c’è che dire,

certo si tratta di essere vivi a tutti gli effetti

e non solo, anche nei tempi morti

e perfino quando tutto sembra vero

e niente più possibile

e tutto inevitabile.
LinguaItaliano
Data di uscita21 mar 2015
ISBN9786050366839
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    Una litania e altri scarabocchi - José Carbonero

    Titolo

    Una litania e altri scarabocchi

    Autore

    José Carbonero

    Data di pubblicazione: sabato 21 marzo 2015

    Formato e-book - ISBN: 9786050366839

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    e-mail: jcrbon@gmail.com

    Una litania e altri scarabocchi

    José Carbonero

    Porque la realidad nos cerca y, sin embargo, hay que buscarla, no es suficiente con que esté o quizá no está sino cuando nos hemos colocado en situación de recibirla. Por eso, lo primero en San Agustín, es la aceptación, aceptación sin condiciones...

    Maria Zambrano, in La confesión: Género literario

    La verità è nei rosicchiamenti

    delle tarme e dei topi,

    nella polvere ch'esce da casermoni ammuffiti

    e nelle croste dei 'grana' stagionati.

    La verità è la sedimentazione, il ristagno,

    non la logorrea schifa dei dialettici.

    È una tela di ragno, può durare,

    non distruggetela con la scopa.

    Eugenio Montale. La Verità, in Quaderno di quattro anni

    Oh dolce ruggine che persisti

    Un nullaosta con pianticelle di peperoncino,

    un picchio e un prete.

    Anche se la salma non era più in casa

    il prete venne lo stesso.

    Aveva fatto il più presto possibile disse,

    arrivò con mezzora di ritardo.

    disattento sermoneggiò di partenze, esodi,

    ebrei costretti alla diaspora.

    Il pianoforte verticale, chiuso in un angolo

    sembrava, forse, l’unico essere vivente.

    Tra i convenuti il più afflitto per la dipartita,

    si offriva come appoggia gomiti

    per due o tre che erano rimasti in piedi.

    La voce che veniva dalla sottana slavata

    e l’odore dell’incenso più acre col caldo

    stordivano a una ventina o poco più.

    Forse era più fresco alle pompe funebri,

    nel viale delle palme. Si entrava da un portone

    rinsecchito, color cioccolato amaro.

    In fondo attraversando un tetro corridoio celeste

    ai quattro lati del patio interno vi erano

    le stanze con le bare scoperchiate,

    le corone di fiori che appassivano, e l’aria

    che tutti a quell’ora stessero facendo la pennichella.

    Per noi invece, il primo lutto,

    la prima morte in famiglia, avvenuta all'alba,

    verso le sei, al primo chiarore, ma ora

    sono già le due e mezza del pomeriggio.

    Che il prete sapesse che si trattava di emigrati

    o che nei funerali il rito prescriva di parlare

    di esili, diaspore, commiati,

    partenze, non lo capimmo.

    Destò angoscia tra gli sbadati congiunti,

    lievemente si rividero morire

    nel tornare indietro, assaliti dai ricordi.

    Era eccessivo, dopo più di quarant'anni.

    Diaspore poi, terre promesse, disse uno...

    - Cosa centrava quel prete stralunato

    tra i convenuti dall'aldilà...

    Fuori la brezza calda viene dal lago,

    un sole giallo cupo brucia il pavimento.

    Al di là della porticina di ferro verdino,

    che cigola più che mai con l'andirivieni,

    a entrambi i lati dei tre gradini centrali:

    pianticelle di peperoncino, un orlo

    a tratti interrotto di margherite,

    il fiore della savila, buganvillee, begonie

    due piccoli rosai agli angoli, e difronte

    sul marciapiede alberato, un Camoruco

    con un nido scavato nel tronco in alto:

    un picchio, l’uccello carpentiere.

    Fotografia su una scrivania di legno scuro

    (La dignità dei ricordi)

    In alto il lucernario lasciava entrare le nuvole

    e così come ora la memoria sembra attraversare un amabile

    banco di nebbia, illuminava una

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