Marcado para morrer: Storia di un menino de rua
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Anteprima del libro
Marcado para morrer - Anna Paola Rainaldi
Anna Paola Rainaldi
Marcado para morrer
Storia di un menino de rua
© 2015 REA Edizioni
Via S. Agostino 15
67100 L’Aquila
www.reamultimedia.it
redazione@reamultimedia.it
www.facebook.com/reamultimedia
….…. è difficile difendere la vita con le parole
ancora di più quando è questa che si vede……
Joao Cabral de Melo Neto
Indice
PREFAZIONE 6
PEDRO 8
ALVITO 10
DIEGO 18
GLOSSARIO 44
In favore dei meninos de rua
47
Il dramma dei bambini brasiliani negli anni ’90 50
Il dramma della prostituzione infantile dietro agli sfarzi dei Mondiali di Calcio – Anno 2014 51
Il Brasile: note geografiche, storiche ed economiche 52
Bibliografia essenziale sulle favelas 54
PREFAZIONE
Si racconta che un vecchio rabbino domandò ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno.
Un allievo rispose: Quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora
. Un altro disse: Forse quando si riesce a distinguere un albero di datteri da un albero di fichi
.
Ma a tutti il maestro rispose No
.
Allora gli allievi gli domandarono in coro: Ma quand’è, allora, che si può riconoscere il momento preciso in cui la notte ha termine ed inizia il giorno?
E il rabbino rispose E’ quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Prima di quel momento c’è ancora la notte nel tuo cuore
.
Questa antica storia mi è tornata alla mente leggendo il libro di Anna Paola Rainaldi: Marcado para morrer
.
In ognuno dei sei milioni di bambini e bambine brasiliani, vittime di violenze e ingiustizie di ogni genere, Anna Paola ha riconosciuto il volto di tanti piccoli fratelli e di tante piccole sorelle.
Ed ha scritto per non sentirsi complice dell’indifferenza e del cinismo che sono all’origine di questa moderna e incredibile strage degli innocenti.
La scenografia allestita dall’autrice, dentro cui si snodano gli eventi, é a forti tinte contrastanti: da una parte la sfacciata ricchezza di pochi, dall’altra il mondo brulicante e torbido delle favelas.
Droga, prostituzione, carcere minorile, squadroni della morte, l’estasi collettiva del carnevale, viados litigiosi e spudorati, specialisti del borseggio, rapine, scippi, locali notturni malfamati, fame e violenza: sono i gironi infernali dove si consuma l’esistenza di Diego e dei tanti figli della discarica
, sventurati angeli della miseria
.
Chi legge non può sottrarsi a sentimenti di amarezza e di profonda partecipazione.
L’autrice documenta le tremende storie dei meninos de rua
con obiettività e con rigore quasi scientifico. Si astiene dai commenti personali, non fa trasparire i valori etici in cui crede, lascia che i fatti parlino da soli.
Eppure il suo testo risulta un sincero e immenso atto di amore nei confronti dei meninos de rua
, una denuncia forte e appassionata della condizione disperata di milioni di bambini e bambine calpestati nei più elementari diritti umani.
E l’autrice si rivolge soprattutto ai giovani dell’Occidente sazio e indifferente, perché prendano coscienza dei drammi spaventosi delle periferie più povere e disperate del mondo e della storia.
Perché conoscere é il primo passo verso l’amore. E dall’amore può nascere la pacifica rivoluzione per costruire un mondo diverso, dove non esistono più i meninos de rua
. Dove esiste per tutti la dignità di uomini e di figli di Dio.
Secondo la luminosa parola di Gesù: Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me
(Nt. 25,40).
E’ solo quando abbiamo capito questa parola e cominciamo a viverla che la notte finisce nel nostro cuore e nasce l’alba di un nuovo mondo.
Come annunciava l’Apostolo Giovanni ai primi cristiani: Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli
(1 Sv. 3,14).
Giuseppe Molinari
Arcivescovo Emerito
dell’Aquila
PEDRO
Erano trascorsi cinque anni da quando Pedro aveva occupato con la sua numerosa famiglia quella terra incolta ed abbandonata, ad un giorno di cammino da Paulistana, che, dopo mesi e mesi di duro lavoro, aveva trasformato in una bella roça, coltivata a fagioli, mais e manioca. Gliela invidiavano tutti i poveri contadini della zona, costretti ogni giorno, alle prime luci dell’alba, a lasciare i loro tuguri e a camminare più di due ore per andare a lavorare nelle piantagioni di cotone e di tabacco che, a perdita d’occhio, si estendevano ad est del paese, dove arrivava l’aria umida dell’oceano.
Gliela invidiava pure Alonso, il *fazendeiro più ricco dei dintorni, che di terre ne aveva da vendere, ma che non potendo mandar giù che un miserabile come Pedro fosse diventato un *posseiro, rivendicava come sua proprietà la bella roça che sconfinava per un piccolissimo tratto nel suo latifondo e pretendeva che Pedro gliela restituisse.
Ma Pedro sapeva bene che era un suo diritto rimanere in quella terra a cui lui e i suoi figli avevano dato l’anima, perciò non si fece intimidire.
Alonso, abituato a considerare ogni sua richiesta un ordine, ritenne il rifiuto ostinato di Pedro un’ offesa gravissima alla sua persona e decise di dargli la lezione che si meritava. Assoldò una banda di *cangaceiros che portarono i suoi animali a pascolare nel campo di Pedro appena seminato, mandando all’aria tutto il lavoro fatto.
A questa prima incursione ne seguirono altre che costrinsero Pedro ed i suoi figli a rifare più volte il lavoro già fatto rimettendoci oltre alla fatica i pochi *cruzeiros accantonati per far fronte alle disgrazie che non mancano mai alla povera gente.
Alonso, però, non contento delle rovinose