I distretti delle parrocchie di palermo al 1820
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Anteprima del libro
I distretti delle parrocchie di palermo al 1820 - Marcello Messina
Filangeri
Introduzione
Ferdinando I con regio decreto del 12 agosto 1819 stabiliva che dal primo gennaio dell’anno seguente si costituissero in Sicilia, come già nella parte continentale del regno, gli uffici dello stato civile. Con questa norma il sovrano volle che lo Stato si assumesse per l’intero regno l’onere di registrare le informazioni di natura anagrafica della popolazione, togliendone per conseguenza delega alla Chiesa¹.
La legislazione canonica aveva invece già nel 1563 sancito l’obbligo per i parroci di tenere i registri dei matrimoni e indirettamente quelli dei battesimi con il decreto de reformatione matrimonii del Concilio di Trento (Sess. XXIV, capp. 1-2) e quasi mezzo secolo dopo, con il Rituale Romanum emanato da Paolo V nel 1614, introdusse i registri dei defunti, degli stati d’anime e dei cresimati. Consuetudini locali avevano tuttavia già fissato in alcune chiese l’uso dei registri parrocchiali anteriormente all’emanazione di tali norme, come a Palermo, dove le registrazioni già avvenivano nel 1444.
In una società che nella quasi totalità fu cattolica², questa anagrafe costituitasi con finalità di ordine canonico fu riconosciuta valida ed efficace anche in ambito civile e ancora oggi costituisce fonte d’informazione imprescindibile e fondamentale per ricerche genealogiche e demografiche che riguardino epoche anteriori all’istituzione degli uffici dello stato civile.
Le giurisdizioni dei parroci erano stabilite sulla base di una rigida scansione territoriale e non era consentito amministrare i sacramenti ai fedeli appartenenti ad altre circoscrizioni parrocchiali. In alcuni casi tale inosservanza poteva degenerare in vere e proprie liti giudiziarie.
A Palermo l’espansione urbana, la crescita demografica e la ridistribuzione della densità abitativa, unitamente a favorevoli condizioni politiche e a un particolare indirizzo ecclesiale favorirono nel corso del passato secolo l’istituzione di numerose nuove parrocchie. I distretti parrocchiali più antichi furono per questa ragione ridisegnati in più occasioni tanto da far perdere l’esatta cognizione dei loro originari confini.
Questo stato d’incertezza è stato ulteriormente aggravato dalla mancanza di antiche raffigurazioni degli stessi. Se si esclude la rappresentazione del distretto di San Nicolò all’Albergheria, risalente al 1749 e attualmente esposta al Museo Diocesano, e quella perduta del distretto di San Nicolò la Kalsa, risalente al 1766, attestata in una sbiadita fotografia editata da Angela Mazzè nel 1979, manca testimonianza grafica di quelli delle restanti quindici parrocchie esistenti nel 1820³.
Riferimento non irrilevante sinora è stato l’opuscolo di F. M. Emanuele e Gaetani, Marchese di Villabianca, intitolato Diocesi e quartieri delle parrocchie di Palermo secondo lo stato presente 1788. Nella monografia, editata nel 1989 a cura di Giuditta Fanelli, l’elenco dei distretti manca però di alcune parrocchie e presenta la tipica stesura discontinua e approssimativa degli stati d’anime, dove ai toponimi di vie, piazze, cortili e vicoli si alternano quelli delle isole o di particolari emergenze architettoniche. Simili elementi lasciavano spazio a qualche perplessità⁴.
In questi ultimi anni sono stato numerose volte sollecitato dal compianto Camillo Filangeri affinché cercassi di colmare tale mancanza, ulteriore ostacolo all’indagine negli archivi parrocchiali, già di per sé difficile e tortuosa.
Soltanto oggi, a quasi un anno dalla sua scomparsa, sono in grado di offrire una risposta alla sua richiesta. La lunga gestazione di tale ricerca è stata motivata dalla difficoltà di reperire un’omogenea e sicura descrizione degli antichi distretti parrocchiali e ancora si sarebbe prolungata, se recentemente la dottoressa Daniela Ruffino, prima di me Responsabile di Sala dell’Archivio Storico Diocesano di Palermo, non mi avesse cortesemente segnalato un prezioso fascicolo, conservato fra i penes acta dell’Archivio Storico Comunale e contente una descrizione della maggior parte di tali circoscrizioni, stilata dagli stessi parroci nel 1820⁵.
Questa documentazione, unitamente a quella da me raccolta negli anni, ha consentito di fornire un’accurata descrizione dei distretti, indicandone per l’area urbana le strade di confine. La descrizione è stata inoltre introdotta, per maggior intelligenza del lettore, da una breve nota, dov’è indicato l’anno di costruzione della chiesa sede parrocchiale, l’anno di fondazione della parrocchia ed eventuali passaggi in altre sedi⁶.
Oltre alle informazioni sulle parrocchie esistenti nel 1820 si acclude un elenco dove si enumerano coevi enti ecclesiastici sottoposti in varia misura all’ordinario diocesano⁷. Da tale elenco sono stati invece esclusi quelli esenti dalla giurisdizione arcivescovile e di pertinenza del clero regolare⁸ o di patronato regio con l’eccezione delle tre parrocchiali chiese di San Pietro Apostolo - Cappella Palatina, San Giacomo dei Militari nell’omonimo quartiere e Santi Giovanni Battista e Silvestro nel demolito Castello a Mare e di pochi altri enti⁹.
L’elenco è stato elaborato attraverso un esame degli atti della Sacra Visita che fu condotta tra il 16 maggio 1840 e il 31 marzo 1845 sotto il governo del Card. Ferdinando Maria Pignatelli e che si annovera fra le più complete e dettagliate della storia della Chiesa palermitana.
In particolare sono state riportati gli enti ecclesiastici con