Archivio storico della Pieve di San Marino
Di Allegra Paci
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Info su questo ebook
L’assoluta mancanza di strumenti di corredo e lo stato della documentazione posta senza alcun ordine e distinzione all’interno di 120 contenitori privi, perlopiù, di diciture significative, non permettevano di conoscere l’esatta natura delle carte, né l’individuazione dei diversi soggetti, oltre alla Pieve, che avevano contribuito a produrle. Ora, a seguito dell’attività di riordino e della redazione dell’inventario analitico che qui si presenta, è possibile datare l’archivio a partire dal 1526, con una consistenza di 500 unità archivistiche tra buste, mazzi e registri, a testimonianza della Pieve in quanto parrocchia e chiesa matrice del territorio, ai suoi rapporti col governo civile e all’amministrazione del patrimonio nonché in quanto sede di vicaria.
Si presenta qui inoltre l’inventario dell’archivio dell’Uditorato, strettamente connesso al primo. Il presente contributo descrive tutte le unità archivistiche schedate e riordinate, è corredato delle introduzioni alle serie e alle partizioni d’archivio ed è dotato di apparati storico istituzionali, andando a costituire così uno strumento indispensabile per la conoscenza e la consultazione del fondo, in particolare per le attività di studio e di ricerca che hanno per oggetto la storia di San Marino.
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Anteprima del libro
Archivio storico della Pieve di San Marino - Allegra Paci
Marino
Introduzione
Premessa
L'intervento di riordino e inventariazione di cui al presente inventario, è stato promosso e finanziato dal Centro Sammarinese di Studi Storici dell'Università di San Marino, in accordo con la Diocesi di San Marino Montefeltro, ed è stato condotto dalle archiviste Sonia Ferri e Allegra Paci. Infatti, se è nota l'importanza dell'ente Pieve all'interno della più generale storia di San Marino, era praticamente nulla, prima dell'attuale intervento, la conoscenza del suo archivio, così come mancavano totalmente strumenti descrittivi, quale un inventario sia pur sommario, atti a supportare l'attività di ricerca.
Ci si è quindi prefissi di avere una descrizione analitica dei fondi conservatisi e dei relativi soggetti produttori e di redigere uno strumento che rimarrà a disposizione della Diocesi di San Marino Montefeltro, proprietaria dell'archivio che, corredato da adeguate introduzioni, fosse affidato al Centro Sammarinese di Studi Storici per la cura della pubblicazione. Ci si è quindi riproposti di riorganizzare, ordinare e descrivere l'archivio, anche al fine di garantire la corretta conservazione della documentazione sottraendola, tra l'altro, al rischio di ulteriori dispersioni.
Come prima fase dell'intervento è stata condotta una ricognizione di tutto il materiale conservato presso la canonica. L'assoluta mancanza di strumenti di corredo e lo stato della documentazione, posta senza alcun ordine e distinzione all'interno di 120 contenitori privi, perlopiù, di diciture significative, non permettevano di conoscere l'esatta natura delle carte, né l'individuazione di eventuali altri soggetti, oltre alla Pieve, che avessero contribuito a produrle, rendendo difficile preventivare modi e tempi di intervento. Al termine dell'attività di ricognizione è stato possibile datare l'archivio storico della Pieve a partire dal 1526, con documenti in copia dal XV secolo e con una consistenza di diverse centinaia di unità archivistiche tra buste, mazzi e registri, a testimonianza delle antiche proprietà e della loro amministrazione, dei rapporti col Governo civile, dell'attività di chiesa matrice del territorio e di quella di parrocchia con cura delle anime.
Accanto e spesso frammista alla documentazione propria dalla Pieve, ne è stata evidenziata altra prodotta dalle numerose confraternite o compagnie del territorio e da altre istituzioni, per un totale di circa 50 unità archivistiche, documentazione che data, considerata nel suo insieme, a partire dal 1630.
Oltre alla analisi della documentazione conservata nei locali della canonica, si è cercato di individuare altri nuclei documentari dispersi. In particolare si è proceduto a una disamina di quanto conservato nell'Archivio di Stato di San Marino e presso l'archivio della Diocesi di San Marino Montefeltro, e si è analizzata la bibliografia disponibile.
Dopo la fase di ricognizione che ha consentito, tra l'altro, di progettare il successivo intervento di inventariazione che ha interessato l'archivio proprio delle Pieve e l'archivio dell'Uditorato, è stato predisposto un elenco topografico e si sono rilevati i dati relativi agli estremi cronologici e alla consistenza, oltre a individuare una serie di altri soggetti produttori di specifici fondi. I numerosi soggetti produttori, oltre la Pieve, emersi nel corso della rilevazione effettuata hanno formato ciascuno un proprio nucleo documentario che, in un intervento di inventariazione al momento non preventivato, dovrà andare a costituire un fondo archivistico autonomo, pur conservando un legame con la Pieve, che si configura soggetto conservatore dell'insieme di questi fondi.
Nella realizzazione della seconda fase del progetto è stato prodotto il presente inventario, in cui sono state descritte le singole unità archivistiche, riordinate nelle serie di competenza, corredato dalle introduzioni alle diverse partizioni d'archivio e dotato di apparati storico istituzionali.
Collocazione
All'avvio del presente intervento, la documentazione storica era distribuita su tre locali al primo piano della canonica, frammista a materiale più recente. Nell'attività di riordino, è stata accorpata nella terza stanza, in un armadio chiuso a sinistra dell'entrata, dove ne era già conservata la maggior parte. Provengono dalla prima stanza parte degli atti di matrimonio prodotti dal parroco in veste di ufficiale di Stato Civile, documentazione relativa alla Compagnia delle Dame della Carità, i registri dei visitatori oltre a registri diversi, tra cui quelli relativi alla Pia Unione della Beata Vergine della Misericordia.
Anche la documentazione di interesse storico presente nella seconda stanza – tra cui quattro registri con atti di nascita – dove era frammista a pubblicazioni monografiche e ad alcune cartelle di carteggio molto recente per la maggior parte riferibile a interventi al patrimonio immobiliare, è stata spostata nell'armadio nella terza stanza.
Stato di ordinamento e dispersioni
L'archivio della Pieve ha subito importanti dispersioni. Per quanto riguarda la documentazione antecedente al XVI secolo occorre, però, considerare che non esisteva di fatto un archivio pievano prima di questa data, in cui trovare i titoli fondanti le proprietà; prima di allora gli atti erano conservati presso i notai che li avevano rogati.
Se sulle carte più antiche dell'archivio storico sono visibili segnature attribuibili quanto meno al XVIII secolo che denotano il tentativo di un qualche ordinamento, bisogna attendere i primi decenni dell'Ottocento per avere un intervento archivistico sistematico. Cristoforo Buscarini[1] dà notizia di un primo strumento sommario redatto nel 1827, al momento non rinvenuto. Nell'Elenco de' libri manoscritti esistenti nell'Archivio di questa Pieve di Sammarino fino al presente anno 1827, riportato da Buscarini, sono individuati registri riconducibili a tipologie documentarie diverse, quali vacchette per messe, libri di anagrafe o patrimoniali e congregazioni del clero ma la mancanza di dati di consistenza per ciascuna tipologia e, soprattutto, di estremi cronologici, ha reso particolarmente difficile il riscontro con quanto oggi conservatosi. L'elemento di maggior interesse ricavato da questo quadro riepilogativo ottocentesco è l'attribuzione di una lettera o di una coppia di lettere identificativa del singolo pezzo a cui corrisponde, in realtà, una identificazione per serie o tipologia documentaria tutt'altro che univoca e chiara.
Nel corso del riordino del 1827 sono stati creati volumi a tema rilegando insieme singole unità archivistiche, carte sciolte o entrambe le cose, dotandoli di coperte in cartone pressato. Un esempio in tal senso è quanto riordinato e descritto alla serie Cause e vertenze. Nel corso dello stesso riordino sono state apposte segnature sul dorso di molte unità, con indicazione della natura della documentazione, numero romano progressivo all'interno di una ipotesi di serie e attribuzione di una lettera dell'alfabeto alla serie o gruppo di serie, le stesse lettere poi riportate nell'Elenco de' libri manoscritti di cui sopra.
L'intervento del 1827 – in inventario Riordino 1827 – è attribuibile a Marino Mercuri. Costui, che fu arciprete della Pieve dal gennaio 1803 sino alla sua morte avvenuta il 31 ottobre 1844, condusse il lavoro di riordino e inventariazione dell'archivio verosimilmente nel tentativo di risalire agli atti fondanti se non, almeno, acquisire documenti e notizie necessari ad alcune questioni.
Se la tipologia delle unità archivistiche create da Mercuri, che in quanto volumi o registri sono rilegate, ne ha permesso la conservazione nella loro integrità, non altrettanto è successo per le carte sciolte o per quelle, fra esse, che Mercuri aveva legato insieme a filza. In quest'ultimo caso, sia per il deterioramento del filo che le legava sia perché le filze sono state sciolte per eventuali ulteriori riordini o per la consultazione, l'ordinamento di Mercuri è andato perduto. Benché delle carte sciolte o legate a filza non rimanga alcun elenco a differenza dei registri e dei volumi, da indicazioni fornite da segnature presenti sul retro delle carte è possibile ipotizzare che anch'esse fossero contrassegnate da lettere dell'alfabeto.
Dal confronto fra quanto oggi presente in archivio e quanto descritto nell'elenco di Mercuri, nonché dalle consistenti lacune nella numerazione progressiva delle carte – là dove presente – emergono importanti dispersioni di materiale documentario. Oltre alle tracce del riordino ottocentesco si è rilevata la presenza di un intervento sull'archivio pievano collocabile intorno agli anni Cinquanta del Novecento. Questo intervento ha considerato, oltre alla documentazione dell'archivio della Pieve vero e proprio, parte di documentazione afferente ad altri fondi, quale una busta con documentazione della Confraternita del SS.mo Sacramento e una relativa alla chiesa di Ca' Centino. L'intervento ha interessato quasi esclusivamente le carte sciolte, tra cui quelle precedentemente legate in filza, raccogliendole e condizionandole in fascicoli a tema, in particolare per la documentazione su confraternite e legati.
Nell'occasione sono state create buste dotate di etichetta sul dorso, con indicazione estremamente generica di quanto raccoltovi: una buona parte del materiale documentario è stato condizionato in quattro buste denominate Cose varie
e altrettanto in buste denominate Miscellanea
. Nelle quattro buste denominate Cose varie
– contenenti, nel loro insieme, diciotto fascicoli, con estremi cronologici generici (secoli XVI-1900) – si trovavano, organizzati in successione cronologica e frammisti fra loro, carteggio, atti notarili, brevi pontifici, tabelle di obblighi per messe, disposizioni testamentarie. Nelle buste denominate Miscellanea
erano stati posti un registro di congregazioni del clero, due volumetti di liti e cause, due copie a stampa dello statuto della Repubblica di San Marino, un fascicolo con rescritti, suppliche al papa, corrispondenza dell'arciprete, documenti relativi alla Compagnia della Misericordia e altro.
A metà degli anni Ottanta del Novecento Cristoforo Buscarini, allora direttore dell'Archivio di Stato di San Marino, fu chiamato a un intervento archivistico sull'archivio della Pieve, che risultava disordinato a causa di lavori edilizi condotti nella canonica. Tracce del suo intervento si sono rinvenute soprattutto nella documentazione precedentemente conservata sciolta all'interno delle quattro buste denominate Cose varie
. Buscarini ha suddiviso la documentazione qui conservata per secoli, condizionandola in fascicoli intestati «Archivio di Stato di San Marino». Ha poi condotto una puntuale ricognizione su quanto creato ed elencato nell'intervento del 1827 dell'arciprete Mercuri, di cui ha dato conto nel suo articolo sopra citato[2].
La documentazione novecentesca, considerata sino agli anni Novanta, si presentava, prima del presente intervento di riordino e inventariazione, condizionata in grossi faldoni senza alcun criterio o divisione. Sul dorso dei faldoni erano vergate a matita indicazioni molto generiche, quali Atti e materiali diversi
, Monsignor Donati
o Amministrazione
. All'interno vi era documentazione assolutamente eterogenea, senza alcuna segnatura che potesse far pensare a qualche possibile classificazione o, quantomeno, registrazione di protocollo. Inoltre molta della documentazione qui conservata risultava stracciata, apparentemente con atto volontario e sistematico.
Nel corso del presente riordino, dopo attenta disamina, si è suddivisa la documentazione conservata in queste buste attribuendole una posizione logica all'interno dell'inventario e dando notizia della provenienza originaria in nota.
Stato di conservazione
Lo stato generale di conservazione della documentazione è buono. Al momento si sono rilevati seri problemi conservativi solo per alcuni pezzi:
due fascicoli cuciti con testimonianze giurate rese in giudizio per Fabrizio Squadroni, 1648-1650, inconsultabili per acidità di inchiostro che ha perforato le pagine;
filza di corrispondenza 1823-1827, con danni da umidità e muffe;
registro dei Censi antichi, 1696-secolo XVIII, completamente slegato;
registro di enfiteusi, 1727-1805, con danni da umidità e muffe che hanno mangiato la legatura e le carte.
All'elenco di cui sopra va aggiunta parte della documentazione degli ultimi decenni del Novecento che, come detto, è stata strappata.
Maggiori criticità hanno presentato le unità di condizionamento. La maggior parte delle buste che raccolgono la documentazione aveva le fettucce di chiusura rotte e in numerosi casi presentava scollamento dei dorsi. Dopo una attenta valutazione si è preferito non procedere alla totale sostituzione ma si sono sostituiti solo i pezzi maggiormente compromessi, recuperando nelle descrizioni le vecchie diciture e segnature ora apposte sui dorsi delle buste, per non cancellare completamente l'apporto conoscitivo dato anche dalle unità di condizionamento.
Anche i registri anagrafici presentano qualche criticità, essendo in più casi privi di coperta o slegati. Per questi ci si è limitati a chiuderli in una camicia, per evitare il logoramento delle pagine esterne.
Altri soggetti produttori e rispettivi fondi archivistici
Nel corso dell'attività di ricognizione, come detto, sono emersi altri venti soggetti produttori oltre alla Pieve-Parrocchia di