Cinder
Di Marie Sexton
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Marie Sexton
Marie Sexton lives in Colorado. She’s a fan of just about anything that involves muscular young men piling on top of each other. In particular, she loves the Denver Broncos and enjoys going to the games with her husband. Her imaginary friends often tag along. Marie has one daughter, two cats, and one dog, all of whom seem bent on destroying what remains of her sanity. She loves them anyway.
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Anteprima del libro
Cinder - Marie Sexton
Pubblicato da
Triskell Edizioni – Associazione culturale Triskell Events
Via 2 Giugno, 9 - 25010 Montirone (BS)
http://www.triskelledizioni.it/
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.
Cinder - Copyright © 2014
Copyright © 2014 Cinder
di Marie Sexton
Traduzione di Laura Di Berardino
Cover Art and Design di Laura Di Berardino
Copyright immagine: © fazong
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma né con alcun mezzo, elettronico o meccanico, incluse fotocopie, registrazioni, né può essere archiviata e depositata per il recupero di informazioni senza il permesso scritto dell’Editore, eccetto laddove permesso dalla legge. Per richiedere il permesso e per qualunque altra domanda, contattare l’associazione al seguente indirizzo: Via 2 Giugno, 9 – 25010 Montirone (BS)
http://www.triskelledizioni.it/
Prodotto in Italia
Prima edizione – Novembre 2014
Edizione Ebook 978-88-98426-36-2
img2.jpgC’era una volta una bella fanciulla che si innamorò perdutamente di un giovane e bel cavaliere. Vissero una magica storia d’amore, poi il cavaliere trascinò la sua donna in una terra molto lontana e la sposò.
Ma non vissero felici e contenti.
Dieci anni dopo il loro matrimonio, rimasero uccisi in un incendio, lasciando me, il loro unico figlio, alle cure della sorella gemella di mia madre. La zia Cecile era rimasta recentemente vedova con due figlie. Era già abbastanza brutto che mia madre fosse scappata con un cavaliere piuttosto che sposare un vero e proprio gentiluomo, gettando così una macchia nera sul buon nome di famiglia, e ora mi aveva addirittura lasciato senza soldi né eredità. Zia Cecile già nutriva una grande quantità di risentimento. Doversi accollare anche me non migliorò la sua propensione nei miei confronti. E se qualche volta mi veniva da pensare che il destino era stato un po’ ingiusto, preferivo non soffermarmi su quell’argomento.
Il giorno in cui incontrai il principe era cominciato come qualsiasi altro. Mi alzai presto per fare le faccende: alimentare il fuoco, raccogliere le uova, dare da mangiare agli animali e quindi aiutare la nostra vecchia cuoca, Deidre, a preparare la colazione per la famiglia. Le mie cugine, Jessalyn e Penelope, erano più agitate del normale.
«È come vi dico, madre,» disse Penelope, «i servi non parlano d’altro.»
Jessalyn guardò volutamente nella mia direzione e alzò gli occhi. «Servi?» chiese con evidente disprezzo. «Cosa ne sanno loro?»
«A volte, abbastanza,» rispose zia Cecile. «I servi sanno ascoltare. Vedono cose che gli altri non vedono.» Si voltò verso di me. «Cinder, cosa hai sentito?»
Raramente si prendevano la briga di parlarmi, se non per darmi ordini. La domanda di Cecile mi colse alla sprovvista. Non avevano mai chiesto la mia opinione su qualcosa. Mi schiarii la gola.
«Beh, ho sentito le stesse cose che ha sentito Penelope: che il principe è in città. Ma ho anche sentito che c’è un gruppo di nani cercatori di diamanti che vivono nei boschi, e che il re sta bruciando ogni arcolaio nelle sue terre perché ha paura dei fusi, e che la cameriera di Bella ha baciato una rana che si è trasformata in duca.» Mi strinsi nelle spalle. «I servi spettegolano molto. Non credo alla maggior parte delle cose che sento.»
«Vedi?» disse Jessalyn a sua sorella. Erano gemelle, ma non del tutto identiche. Entrambe avevano bei capelli lunghi e scuri e visi gradevoli, ma quello che c’era di grazioso in Penelope era incantevole in Jessalyn. Tutto in lei sembrava brillare. Purtroppo, la sua personalità non corrispondeva esattamente al suo bell’aspetto. Sogghignò verso di me con disgusto. «Nient’altro che menzogne e dicerie.»
Ma zia Cecile non era pronta ad accantonare la cosa. «Chi dice che il principe è qui?» mi chiese.
«Beh, l’ho sentito da Tomas, che l’ha sentito da Anne, che l’ha sentito da Tabby. La cameriera di Tabby l’ha sentito dal fratello. Lavora presso la stalla della locanda lungo la strada. Lui le ha detto di aver parlato con una delle guardie del principe, e la guardia gli ha detto…»
«Che il principe è venuto per cercare moglie!» terminò Penelope per me. Stava praticamente rimbalzando sulla sedia per l’eccitazione.
«Giusto,» conclusi. «È quello che ho sentito.»
Jessalyn mi guardò con fredda aria calcolatrice, poi si voltò verso la sorella e la madre. Odiava dover essere d’accordo con me su qualcosa, ma non era stupida. Era ovvio che non avesse nulla da guadagnare continuando a insultarmi, mentre aveva tutto da guadagnare abbracciando il dramma. Stava chiaramente valutando la situazione, cercando di decidere come cambiare schieramento e far sembrare come se fosse stata sempre nel giusto.
«Penny ha ragione,» disse infine a sua madre. «Se il principe è venuto qui, ha dovuto alloggiare alla locanda lungo la strada e il fratello di Tabby lavora lì. E se è vero che lo scopo della sua visita è trovare una sposa, allora dobbiamo essere preparate. Volete che facciamo una buona impressione, non è vero?»
Zia Cecile sorrise con indulgenza a sua figlia. «Certo che sì.»
E fu così che la zia Cecile fece salire Jessalyn e Penelope in carrozza e si diresse verso la sarta per assicurarsi che entrambe avessero dei vestiti nuovi.
«Ci vorrà qualcosa in più che dei bei vestiti per fare in modo che quelle due imbecilli entrino a palazzo,» mi disse Deidre quando se ne furono andate. «Brutte ragazze!»
«Non sono brutte, però,» dissi. «Soprattutto Jessalyn ha una buona possibilità di catturare l’attenzione del principe.»
«Bah!» sputò lei. «Può prendersela. Se tutto quello che vuole è un bel viso, si merita di finire con una mocciosa come Jess.»
Sospettavo che il principe sarebbe stato davvero più interessato a un bel viso, in particolare a curve aggraziate e a una bella scollatura, ma scelsi di non condividere la mia opinione con Deidre. «Scendo al fiume,» le dissi. «Catturerò qualche pesce per cena.»
«Non dimenticarti di lasciarne un po’ per la strega.» Me lo ripeteva ogni volta.
«Non lo farò.»
Mi avviai attraverso il bosco con la mia canna sopra la spalla. Era una bella giornata d’autunno. Il sole splendeva attraverso i rami, illuminando a chiazze il terreno ricoperto di muschio. Gli uccelli cantavano sugli alberi. Gli scoiattoli mi guardarono con sospetto mentre correvano tagliandomi la strada. Mi sentivo incredibilmente fortunato che mi fosse concesso un po’ di tempo libero in una mattina così stupenda. Mentre camminavo, fischiettavo una melodia che ricordavo dai tempi dalla mia giovinezza.
Era bello essere vivi.
A metà della strada che conduceva al fiume, c’era una piccola radura nel bosco. Era un posto dove mi sedevo spesso quando avevo del tempo libero. Di solito era vuoto, salvo per la fauna selvatica, ma non quel giorno. Nel centro del piccolo prato c’era un uomo. Aveva circa la mia età, alto e bello. E indossava una scarpa sola. Raramente vedevo qualcuno nel bosco e la cosa mi sorprese.
«Buongiorno,» disse mentre mi fermavo.
«Buongiorno anche a te,» riuscii a rispondere.
«Bella giornata, non è vero?»
«Sì.»
«Ehi, fa attenzione a Milton.»
«Chi?» chiesi.
In quello stesso istante, qualcosa di enorme mi colpì da dietro, sbattendomi faccia a terra. Un peso enorme sulla mia schiena mi teneva giù. Il mio primo pensiero fu che stavo per essere derubato, salvo che non avevo niente che potesse essere rubato. Il mio secondo pensiero fu che Milton, chiunque fosse, aveva un problema di respirazione. Ansimava pesantemente nel mio orecchio, il suo respiro