Le origini del collegio San Carlo e un frammento di storia modenese: Le Notizie sopra l’Origine, Stabilimento e Progresso della Congregazione della Beata Vergine, e S. Carlo di Modena, e del Collegio de’ Nobili da un manoscritto del Settecento
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Dalla prefazione di Roberto Franchini
Nell’archivio del Collegio San Carlo è presente un volume manoscritto dal titolo Notizie sopra l’origine, stabilimento e progresso della Congregazione della Beata Vergine e San Carlo di Modena e del Collegio de’ Nobili, datato 1779, copia di un originale già appartenuto al celebre letterato e convittore del Collegio Cesare Campori (1814-1880) e probabilmente perduto.
La cronaca coincide con i centocinquant’anni che trascorsero dalla nascita del Collegio dei Nobili di Modena e, prima ancora, della Congregazione della Beata Vergine e di San Carlo che lo aprì e gestì fin dalle origini, alla riapertura dell’Università (1772) e poco oltre: furono gli anni di maggior splendore dell’ente e l’arco di tempo nel quale la chiesa di San Carlo e l’annesso palazzo del Collegio assunsero la loro veste quasi definitiva, fatte salve poche se ben luminose eccezioni.
L’estensore delle Notizie è Giuseppe Dallamano, segretario del Collegio, poi confessore, come si definisce lui stesso. Rimase nel Collegio fino al 1783, quando si spostò nella parrocchia di San Biagio di Modena dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1807.
A cura di Chiara Albonico, Lucia Peruzzi Cerofolini, Barbara Salimbeni
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Anteprima del libro
Le origini del collegio San Carlo e un frammento di storia modenese - Giuseppe Dallamano
In copertina: Guglielmo Silvester, Veduta del Collegio de’ Nobili sulla Strada Maestra di Modena durante il Carnevale, incisione, fine XVIII secolo – Archivio Deputazione Storia Patria, Modena
L'ebook è prodotto con il contributo della
Fondazione Collegio San Carlo di Modena
Informazioni sull’attività culturale della Fondazione si trovano sul sito www.fondazionesancarlo.it
ISBN 978-88-7000-772-5
© Stem Mucchi Editore
Via Emilia est, 1741 – 41122 Modena
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EDIZIONE DIGITALE: APRILE 2018
Produzione digitale: STEM Mucchi Editore
Fotografie Ghigo Roli: tavv. 8, 9. Studio Cento29: immagini e tavv. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 10, 11, 12, 13, 14 ,15 ,16.
Indice
Frontespizio
Colophon
Apologia della (nostra) storia, di Roberto Franchini
Introduzione
Frontespizio originale
Notizie sopra l’Origine, Stabilimento, e Progresso della Congregazione della B. Vergine, e S. Carlo di Modena
Al lettore
Indice dei Capi, ne quali si divide l’Opera
CAPI
CAPO PRIMO
CAPO SECONDO
CAPO TERZO
CAPO QUARTO
CAPO QUINTO
CAPO SESTO
§ unico. Catalogo di tutti li Confratelli dal principio sino a giorni nostri
CAPO SETTIMO
CAPO OTTAVO
CAPO NONO
CAPO DECIMO
CAPO UNDECIMO
CAPO DUODECIMO
CAPO DECIMO TERZO
CAPO DECIMO QUARTO
CAPO DECIMO QUINTO
CAPO DECIMO SESTO
§ 1. Altar Maggiore
§ 2. Altar del Crocifisso
§ 3. Altar di S. Filippo
§ 4. Altar di S. Giuseppe
§ 5. Altar de Ss.ti Apostoli
§ 6. Altar di S. Antonio
§ 7. Altar della Pietà
§ 8. Quadro sopra la porta, e damaschi
§ 9. Torre delle campane
§ 10. Conservazione della Chiesa
§ 11. Cupola, facciata, ed altre novità fatte in Chiesa
CAPO DECIMO SETTIMO
CAPO DECIMO OTTAVO
CAPO DECIMO NONO
§ 1. Cattedre di Legge Civile, e Canonica
§ 2. Cattedra di Matematica
§ 3. Cattedra di S. Tommaso
§ 4. Terza Cattedra di Medicina
§ 5. Cattedre d’Instituta Criminale, e Ius pubblico
§ 6. Funzioni della Università
CAPO VIGESIMO
CAPO VIGESIMO PRIMO
§ 1. Privilegio di tener il Santissimo in Chiesa
§ 2. Privilegio di esenzioni parrocchiali
§ 3. Privilegi per le Capelle di città, e di campagna
§ 4. Privilegio delle Indulgenze della Chiesa, e degli Altari del Crocifisso, ed Apostoli
§ 5. Privilegi delle Ottave
§ 6. Privilegi Ducali di Esenzioni
CAPO VIGESIMO SECONDO
CAPO VIGESIMO TERZO
CAPO VIGESIMO QUARTO
Tavole
Tav. 1
Tav. 2
Tav. 3
Tav. 4
Tav. 5
Tav. 6
Tav. 7
Tav. 8
Tav. 9
Tav. 10
Tav. 11
Tav. 12
Tav. 13
Tav. 14
Tav. 15
Tav. 16
Appendici
Glossario
Note di trascrizione
Fonti
Bibliografia
Apologia della (nostra) storia
La Fondazione Collegio San Carlo compirà nel 2026 quattrocento anni di vita ed è certo che una istituzione come questa non vive per quattro secoli senza avere piena consapevolezza della propria storia. Non si resiste se non si vive il passato in funzione del presente e il presente in funzione del passato
, come scrisse Marc Bloch.
La decisione di editare, sia in formato digitale che in veste cartacea, l’antica cronaca del Dallamano non è, dunque, un capriccio erudito. Sul limine del mio ultimo mandato, ho ritenuto necessario ribadire anche simbolicamente che il recupero della memoria collettiva
del san Carlo merita un impegno diretto e consapevole. Leggendo le pagine del segretario di fine Settecento si ha netta l’idea che il mettersi al servizio della memoria e della storia del Collegio fosse per lui un dovere, un impegno dal quale non era possibile derogare.
Questo testo, noto a pochi studiosi, come il Campori, che fu il primo storiografo ufficiale del San Carlo, sino al compianto Albano Biondi, mette in fila date e protagonisti, vita pubblica e scontri interni tra i confratelli. La cronaca del Dallamano è sicuramente un frammento del moto universale verso la conoscenza
per comprendere e non solo per spiegare la storia; ci aiuta a ricostruire un contesto
storico adeguato. Più in generale, è la prova che la storia non è solo scienza degli uomini: è scienza degli uomini nel tempo
. La cassetta degli attrezzi degli storici consente e consentirà di trovare nuove notizie, di leggere con occhi nuovi i documenti e le narrazioni. Non vi sarà mai un punto fermo alla nostra storia, né qualcuno potrà affermare con assoluta sicurezza: noi siamo questo.
Nasce da questa consapevolezza il fascino che ci arriva da queste pagine, il profumo che inaliamo: che il passato non va valutato con gli occhi del presente. Eppure, sia l’amministratore che lo storico desiderano cercare ciò che di permanente esiste in questa Istituzione, il filo che lega i decenni come perle in una collana, le variazioni sul tema come se fosse una sinfonia.
Con sicurezza possiamo affermare che questo è il senso del nostro fare storia della Fondazione, non la volontà di giustificazione o di condanna nel tempo presente. Il passato ci ha lasciato delle tracce, sia volontarie che involontarie, ma in ogni caso incomplete, che a noi compete interpretare.
Questa pubblicazione è anche il frutto di un lavoro incrociato sui beni mobili della Fondazione: completa, infatti, la catalogazione, condotta nel 2016, delle nostre opere d’arte, maggiori e minori. Abbiamo anche recuperato e restaurato opere non più visibili e le abbiamo riportate agli onori del mondo. Nelle note, davvero pregevoli, alla cronaca del Dallamano vi è traccia abbondante di questo scavo archivistico: andate a leggervi le note sulle Quarantore, che spiegano il testo della cronaca ma rimandano anche ad oggetti recuperati, esempi di arte effimera
assai rari e storicamente importanti.
Per questo lavoro voglio ringraziare le ricercatrici, alla cui scienza, pazienza e competenza dobbiamo un risultato pari alle attese della nostra Fondazione. Hanno lavorato sempre in tandem con il personale del San Carlo, che ha assecondato tutti i progetti messi in campo.
Infine, un ringraziamento va anche all’editore, che aggiunge quest’opera ad un catalogo fondamentale per la memoria e la cultura di Modena.
Roberto Franchini
Introduzione
Nell’archivio del Collegio San Carlo è presente un volume manoscritto dal titolo Notizie sopra l’origine, stabilimento e progresso della Congregazione della Beata Vergine e San Carlo di Modena e del Collegio de’ Nobili, datato 1779, copia di un originale già appartenuto al celebre letterato e convittore del Collegio Cesare Campori (1814-1880) e probabilmente perduto.
La cronaca coincide con i centocinquant’anni che trascorsero dalla nascita del Collegio dei Nobili di Modena e, prima ancora, della Congregazione della Beata Vergine e di San Carlo che lo aprì e gestì fin dalle origini, alla riapertura dell’Università (1772) e poco oltre: furono gli anni di maggior splendore dell’ente e l’arco di tempo nel quale la chiesa di San Carlo e l’annesso palazzo del Collegio assunsero la loro veste quasi definitiva, fatte salve poche se ben luminose eccezioni.
L’estensore delle Notizie è Giuseppe Dallamano, segretario del Collegio, poi confessore, come si definisce lui stesso. Rimase nel Collegio fino al 1783, quando si spostò nella parrocchia di San Biagio di Modena dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1807. Si tratta, naturalmente, di un testo scritto con criteri settecenteschi: per quanto ordinato, preciso, graficamente impeccabile e scritto usando un italiano privo di inflessioni dialettali e decisamente colto e moderno, soffre tuttavia di puntigliosità, lunghi elenchi, ripetizioni, riproposizioni delle medesime citazioni o delle stesse occorrenze, lunghe trascrizioni da corrispondenza, da statuti o da altri documenti. Si è scelto di rispettare anche questo aspetto, includendo porzioni di testo non utili ai fini della ricostruzione della consistenza o della storia delle collezioni, ma che l’autore ha ritenuto importante inserire per dare forza ad alcune affermazioni o per estremo scrupolo nella stesura delle Notizie riguardanti una istituzione che rivestiva per lui grande importanza. Ne abbiamo rispettato le volontà.
L’importanza del manoscritto qui pubblicato, naturalmente già noto agli studiosi ma mai affrontato nella sua totalità, è divenuta ancora più evidente durante le varie fasi di inventariazione e catalogazione dell’intero patrimonio artistico e storico della Fondazione San Carlo, lavoro intrapreso e portato a termine fra il 2016 e il 2017. Le indagini archivistiche che ne hanno accompagnato lo svolgimento hanno portato all’esame di una quantità di materiale notevole che meritava d’essere posto all’attenzione degli studiosi; da questa messe di informazioni solo in parte già conosciute è nata l’idea della presente pubblicazione. A corredo della trascrizione del testo si è quindi scelto di dare voce soprattutto ai documenti d’archivio rimandando ad essi quando si è reperito il documento originario a cui il testo delle Notizie, o la successiva bibliografia, fanno riferimento. Sono stati anche segnalati, accanto alle voci principali, altri documenti esplicativi dell’azione di un rettore, di un confratello, nonché quanto è stato possibile reperire per dare voce e base documentaria alla parte più antica della collezione con uno sguardo agli sviluppi più recenti.
Le vicende più antiche della Congregazione che diede vita al Collegio dei Nobili, la gestione di entrambe le istituzioni – Congregazione e Collegio – e delle loro sedi fino all’attuale sito sono ripercorse e approfondite da Albano Biondi nel volume Il Collegio e la Chiesa di S. Carlo a Modena, a cura di Daniele Benati e Lucia Peruzzi (Modena, 1991) al quale si rimanda senz’altro. Gli altri saggi contenuti nello stesso volume costituiscono tuttora una fonte imprescindibile per lo studio della storia della chiesa, del Collegio e delle collezioni. I riferimenti documentari contenuti nelle note dei saggi della pubblicazione del 1991 sono stati aggiornati alla collocazione attuale. Per quanto riguarda le altre pubblicazioni a stampa si è scelto di segnalare per ciascun argomento il testo più recente o più significativo al quale si rimanda per l’apparato bibliografico. L’ultima pubblicazione relativa alla realtà della Fondazione San Carlo, edita nel 2017 e curata da Carlo Altini, ha riportato all’attenzione del pubblico svariati aspetti della storia e della vita culturale passata e recente del Collegio fornendo ulteriori spunti di riflessione.
Si accennava alle nuove collocazioni dell’Archivio storico del Collegio. Posto che tutt’ora quest’ultimo è e rimane un territorio esteso, in parte dislocato in altre sedi e almeno in parte ancora inesplorato, si segnala che la fotografia che ne fecero nel 1991 Grazia Biondi e Patrizia Curti (in Benati, Peruzzi 1991, pp. 277-279) è riferita ad una realtà profondamente mutata. Il riordino concluso nel 2011, compatibilmente con il rispetto delle unità e delle logiche antiche, ha comportato un profondo ripensamento della natura delle informazioni contenute nei documenti e ha aperto la strada a nuove possibilità d’indagine. A corredo di questo nuovo assetto è stato prodotto un inventario informatizzato oggi a disposizione degli studiosi. Tuttavia ciò che non è mutato, e che non poteva mutare rispetto al 1991, è la constatazione delle lacune: scritture, libri di computisteria, libri e registri relativi a varie eredità, elenchi e altro materiale requisito nel 1796 in occasione di una causa intentata dai Fratelli Secolari contro i Fratelli Sacerdoti e probabilmente irrimediabilmente perduto. In seguito a tutte queste considerazioni i curatori della presente ristampa sono consapevoli della parzialità di uno studio che viene presentato come una tappa, non certo come un punto d’approdo.
Una nota ancora circa la natura fisica del testo. Il manoscritto è vergato su un quaderno rilegato con coperta in cartapecora. È stato utilizzato un inchiostro ferro-gallo-tannico di buona composizione: la conservazione è ottima, non sono presenti fori nella carta o segni di corruzione. L’uniformità dell’inchiostro, proveniente da un’unica preparazione o da una formula costante e differente rispetto all’inchiostro usato negli altri documenti coevi conservati in archivio, è un ulteriore segnale di una stesura programmata portata a termine in un lasso di tempo limitato; la preparazione delle pagine sulle quali è tracciata una cornice di contorno a matita e addirittura la cura per la penna dal tratto perlopiù regolare restituiscono senz’altro l’impressione di un testo nato per essere letto. Ed è al lettore che, talvolta, si rivolge l’autore nell’affermare con forza una posizione o nel testimoniare un avvenimento: ne è stato raccolto l’invito.
Desideriamo ringraziare sentitamente la Fondazione per aver sostenuto questo progetto, agevolando la ricerca con grande disponibilità.
Chiara Albonico - Lucia Peruzzi Cerofolini - Barbara Salimbeni
Frontespizio manoscritto originale
NOTIZIE
SOPRA L’ORIGINE,
STABILIMENTO, E PROGRESSO
DELLA
CONGREGAZIONE DELLA B. VERGINE,
E S. CARLO DI MODENA,
E DEL COLLEGIO DE’ NOBILI
Timbro a secco della Congregazione della B. Vergine e di S. Carlo, XVII-XVIII secolo – AsFSC, 22.7.1
Al Lettore
Per il genio, che ho sempre avuto, di rendermi attivo in qualche modo al Servigio di questa Congregazione, mi adoperai fin da tempi addietro in dar ordine, e metodo alle Scritture dell’Archivio della medesima; come feci pure nei Volumi della sua Libreria, che poi nella massima parte furono ceduti ad uso della Biblioteca dell’Università degli Studi in occasione del nuovo suo riaprimento, e poiché in mio volontario impegno andava meditando, che per essere la Congregazione mancante di una serie ben regolata di sue Notizie dei tempi passati, sarebbe assai profittevole ai Posteri di Essa un distinto sicuro ragguaglio della medesima, così queste replicate riflessioni mi determinarono a formare il presente qualunque siasi Istorico fedele racconto di tutto ciò, che ha cooperato al principio, stabilimento, e progresso della Congregazione stessa, per eseguire il quale non l’ho perdonata a fatiche, ed a passi, onde compilare, e disporre con la possibile sincerità le Notizie in gran parte ritrovate dalle memorie qua, e la sparse dell’Archivio suddetto, dalle tradizioni dei più Veterani ora Defunti Sacerdoti di Casa, e finalmente da varie cognizioni, che ho potuto rilevare da molte altre Scritture dell’Archivio pubblico della città, in mezzo alle quali applicazioni vi ho impiegate le molte ore della giornata.
Le Lettere però del Conte Paolo Boschetti Fondatore, da Lui [p. II] scritte a Confratelli Ippolito Manni, D. Bartolomeo Malpighi, e anche alla Congregazione¹ in Corpo nel tempo di sua permanenza in Firenze, ed in Parigi, ove risiedeva in qualità d’Inviato del Ser.mo di Modena, mi hanno dato tutta la idea del Principio, e dell’avvanzamento della Congregazione dall’anno 1608, in cui ebbe comminciamento sino all’anno 1627, in cui morì il Conte, e tale idea venne da me confermata maggiormente, quanto che ho dovuto combinare più cose rilevate dalle Lettere stesse lette, e rilette, con varie altre circostanze di tempo, e di luogo indicanti benissimo la verità di quanto vengo ad esporre. Siccome poi dopo la morte del Conte Paolo comminciò la Congregazione a far vari acquisti medianti limosine, e legati, così essendosi poi fatte alcune memorie benché in fogli volanti, e con pochissima riflessione al buon ordine tanto necessario per i Posteri, così non guardando io a fatica, a passi, e letture, mi sono fatto uno studio particolare di unire insieme la serie di tutte quante le notizie ho potuto trovare, e ponendole divise nei Capi, che ho creduto convenienti al mio intento, mi è riuscito di porre qualche termine a questa mia Operetta, che se non può servire ad altro, servirà almeno a far conoscere in qualche maniera quella stima, ed attaccamento, che mi protesto di aver sempre avuto, e di aver sempre verso della Congregazione medesima.
Chi legge, accetti la buona volontà di chi ha scritto unicamente per lasciare alla Congregazione stessa una serie di cose vere, che saranno sempre di piacere, di comodo, e di vantaggio a [p. III] quanti avranno a convivere Sacerdoti di questa Casa, e particolarmente a quelli, che dovranno regolarne la direzione, ed il Governo.
1 Tali lettere sono conservate presso l’archivio della Fondazione (AsFSC, 10.2.14): lettere inviate a Ippolito Manni anni 1612-1613, 1615-1617, 1619, 1621, 1625; corripondenza con Malpighi: anni 1615-1616 (1619); lettere inviate da Boschetti ai Confratelli: anni 1615-1617, 1619. Sempre nell’archivio è custodita la Copia delle Lettere del Signor Conte Paolo Boschetti (AsFSC, 10.2.33), che contiene parte degli scambi epistolari relativi agli anni 1612-1621.
[p. IV]
Indice dei Capi, ne quali si divide l’Opera.
Cap. 1. Principio vero della Congregazione… pagina 1
Cap. 2. Il Conte Paolo Boschetti ne prende la direzione… 5
Cap. 3. Passa a stabilirsi nella Chiesa della Madonna del Paradiso sotto la direzione dei Padri Teatini… 9
Cap. 4. Perché si dica Congregazione del V. Ippolito Galantini… 13
Cap. 5. Principio, e seguito degli Esercizi di Congregazione… 22
Cap. 6. Turbolenze della Congregazione, che si divide restandone parte colli Teatini in S. Vincenzo, e parte si stabilisce del tutto in S. Giovanni detto del Cantone… 30
§ unico. Catalogo di tutti li Confratelli dal principio sino a giorni nostri… 42
Cap. 7. Fondazione dell’Oratorio Rotondo di S. Carlo presso S. Vincenzo… 78
Cap. 8. Il Conte Paolo s’impegna per le Scuole pubbliche, che si aprono, e si proseguiscono… 86
Cap. 9. Principio, e seguito della Congregazione dei Sacerdoti col loro Catalogo… 90
Cap. 10. Origine, progresso, e stabilimento del Collegio regolato dalla Congregazione dei Sacerdoti… 111
Cap. 11. Breve ragguaglio della vita, e della morte del Conte Paolo Boschetti Fondatore… 122
Cap. 12. La Congregazione acquista sito a parte, e passa ad abitarvi… 139
Cap. 13. Ristrette Notizie del primo Oratorio della Congregazione… 143
Cap. 14. Instituzione dell’Opera Molza accettata co’ suoi Obblighi dalla [p. V] Congregazione dei Confratelli, e Sacerdoti… 145
Cap. 15. Instituzione dei quattro Confessori… 149
Cap. 16. Si fabbrica la Casa, e Chiesa di Congregazione… 153
§ 1. Altar Maggiore… 166
§ 2. Altar del Crocifisso… 170
§ 3. Altar di S. Filippo… 175
§ 4. Altar di S. Giuseppe… 179
§ 5. Altar de Ss.ti Apostoli… 182
§ 6. Altar di S. Antonio… 184
§ 7. Altar della Pietà… 185
§ 8. Quadro sopra la porta, e damaschi… 186
§ 9. Torre delle campane… 187
§ 10. Conservazione della Chiesa… 188
§ 11. Cupola, facciata, ed altre novità fatte in Chiesa… 192
Cap. 17. Origine, e stabilimento della nostra Libreria… 196
Cap. 18. Congregazione dei Confratelli del S.mo Rosario… 199
Cap. 19. Origine, e progresso della Università degli Studi… 204
§ 1. Cattedre di Legge Civile, e Canonica… 243
§ 2. Cattedra di Matematica… 244
§ 3. Cattedra di S. Tommaso… 245
§ 4. Terza Cattedra di Medicina… 246
§ 5. Cattedre d’Instituta Criminale, e Ius pubblico… 248
§ 6. Funzioni della Università… 252 [p. VI]
Cap. 20. Congregazione del Cattecumeno… 261
Cap. 21. Privilegii perpetui della Congregazione… 263
§ 1. Privilegio di tener il Santissimo in Chiesa… 264
§ 2. Privilegio di esenzioni parrocchiali… 266
§ 3. Privilegi per le Capelle di città, e di campagna… 271
§ 4. Privilegio delle Indulgenze della Chiesa, e degli Altari del Crocifisso, ed Apostoli… 287
§ 5. Privilegi delle Ottave… 298
§ 6. Privilegi Ducali di Esenzioni… 300
Cap. 22. Funzioni della Congregazione e Chiesa… 303
Cap. 23. Catalogo delle Messe… 310
Cap. 24. Elemosine perpetue per i Confratelli poveri Infermi del Coro… 318
[p. 1]
CAPO PRIMO.
Vero principio della Congregazione
Quanto prodigioso sia il principio della Congregazione, di cui sono a formarne regolato racconto basta il dire, che la sua vera origine venne prodotta dalla sola, e soda Pietà di certi poveri uomini, che, accidentalmente unendosi, zelavano per la gloria di Dio, e per la salute delle anime. Quindi è che senza l’aiuto di quelle sostanze, che tanto danno di coraggio alle persone, che professano le pompe, e le magnificenze mondane, ma solo col riflesso di far cose buone, e grate al Signore, viene la Congregazione a stabilirsi con uno Spirito simile a quello dell’Apostolo, cioè regolato dalla vera Carità, che di nulla teme, sempre eguale nel suo operare, e che dalle stesse sue avversità prende maggior lena, e coraggio maggiore a superarne gl’incontri malagevoli, riportandone anche da ciò motivo di sempre miglior merito. Tale dissi fu lo spirito del primo nostro Instituto, perché spirito di santa semplicità, e di profonda umiltà, spirito in somma regolato, e diretto dalle pure intenzioni di Dio, che voleva in questa città una unione di tante persone divote sempre impegnate per il vero di Lui culto, e però da sodi, e veri fondamenti volle, che fosse innalzata una Macchina di sì grande edificazione quanto quella, che dovea formare in Modena il mag [p. 2] gior decoro alla Pietà Cristiana, e il miglior lustro alla Ecclesiastica Secolare Gerarchia.
Perché nel secolo passato distinguevasi in modo particolare per queste nostre contrade la Pietà, e la divozione, mentre d’altro non si parlava, che di erigere Chiese, di render più adorne le già fatte, d’introdurre nuove Familie Religiose, e di fondar Confraternite, Spedali, ed Opere Pie, un certo Messer Giovanni Lintrù, o Lintruti¹ distinguevasi d’assai nell’esercizio di Opere veramente Cristiane, e in particolare verso gl’Infermi, nel cui servigio era sempre zelantissimo, e nel medesimo finì anche sua vita su le vicinanze di Pavia colà spedito dal Duca Francesco Primo per assistere allo Spedale di soldati ammalati. Questo uomo era detto per sopra nome il Frangino da certa frangia di seta, che gli pendeva dalla beretta portata a foggia di perrucca. Abitava egli in Modena vicino, e sotto la Parrocchia dei SS. Pietro, e Paolo, e precisamente nella Contrada detta la Rua della Pioppa. Fu di professione falegname, e teneva ancora magazzeno di gesso, calcina e pietre. Attendeva sì a suoi affari, ma non ommetteva mai l’esenziale del suo zelo, e verso Dio, e verso il prossimo, e perché erasi esso interessato per la erezione dell’Ospedale per i poveri Pellegrini regolato poscia da gran [p. 3] tempo sino all’erezione del presente grande Albergo de’ Poveri dai Confratelli delle Sacre Stigmate², la di cui Confraternita in allora era eretta, ritrovandosi un giorno a far visita al suo Compagno Messer Modesto Cagnoli da qualche tempo indisposto, e cadendo il discorso del suddetto Ospedale, nel quale si adoprava la sua Pietà, spiegò al medesimo altra sua idea, di trovar modo di dar ricovero alle Povere Vedove Scalze della città, così nominate per la estrema loro povertà, per distinguerle da altre Povere Vedove, che alloggiavano gratis in certe case della Comunità dette Caselle, acquistate, e donate secondo la tradizione, che corre, dalla Contessa Metilde [sic], ma che più non susistano a tal uso, trasportate sin d’allora le Vedove nella contrada a man sinistra della Chiesa fù S. Michele ora S. G. Battista della Morte chiamata a dì nostri le Caselline.
Pieno pertanto il Lintruti di belle, e sante idee, ma privo di sostanze, e scarso di denaro, senza del quale difficilissima per non dire impossibile riesce ogni impresa, fidandosi però in Dio, e nella Pietà dei cittadini, soggiunse, che sarebbe bene di andare cercando per la città, affine di far raccolta di elemosine se non sufficienti a compier l’opera, almeno a principiarla. Ripigliò allora l’Infermo, ed’Io pure sarò con Voi, se Iddio mi farà la grazia [p. 4] di potermi rimettere perfettamente in Sanità. Stipulato così l’instrumento di Società, e guarito il Cagnoli ecco, che si pongono all’atto dei loro concertati disegni, ed appunto nel giorno 8 di agosto 1608 escono per la città vestiti di una cappa di tela rossa coperti in faccia, scalzi ne’ piedi dentro però a’ sandali, e con bussola in mano dimandano elemosina a quanti incontrano. Questo nuovo Metodo produsse secondo il solito nel paese la curiosità, sicché ben presto si fece pubblica la Idea, ed il nome dei due Compagni, che riscuotendo da tutti applauso, si viddero ben presto accresciuti di numero con altri, che ad essi si unirono, e furono M.r Giacomo Castra di professione vasaio, poi fattore da città delle Monache di S. Paolo; M.r Giovan Paolo Brizi rivenditore de capelli, de’ quali allora se ne introduceva la usanza, e M.r Lodovico Ansaloni giovane studioso, che fu poi Notaro.
Non contenti questi divoti Compagni di questuare per il fine già detto si univano poi verso sera a prender fresco sotto il portico di S. Giovanni detto del Cantone, ed era nel sito ove ora è il Coro della Chiesa, ed ivi respirando con quiete, e pace disegnavano il luogo della Fabbrica ideata, destinandosi a vicenda gl’impieghi per il buon regolamento dell’Opera, ma frastornati da giovanetti, [p. 5] che ivi concorrevano a divertirsi, determinò il Franzino coll’approvazione dei Compagni di fabricare in casa sua un picciolo Camerino vicino al tetto per ivi unirsi senza verun disturbo. Presto fu eseguito il Disegno dell’angusto sito, ed ivi poi si radunarono in seguito a celebrar divote preci ne’ giorni feriali, e a lodar la Vergine ne’ dì festivi cantandone il di Lei Offizio con le Litanie, ed altre Orazioni. Così proseguirono per qualche tempo senza mai alienarsi dal semplice pio loro instituto, e da questa stabile adunanza ebbe il vero suo principio la nostra Congregazione, mentre questi poveri Uomini regolati dal solo spirito della divozione ne piantarono così quelle prime pietre di fondamento, che la eressero, la stabilirono, e la dilatarono nel modo, e forma come sono per dire.
CAPO SECONDO
Il Conte Paolo Boschetti ne prende la direzione
Perché la Congregazione potesse stabilirsi con metodo, e regola proporzionata alla integrità d’intenzione de’ suoi primi Institutori, provide Iddio ben presto di un mezzo assai efficace, e ben prodigioso. Il Sig.re Conte Paolo Boschetti³ nobile modonese, e Cavaliere di S. Steffano fu quegli, che prendendone la direzione, e col suo zelo, e col suo [p. 6] impegno, se ne fece e Fondatore, e Prottettore insieme. Questo Signore era stato allevato da giovane nella Corte del gran Duca di Toscana nella paggeria, e come riuscì poi caro in seguito a quelle Reali Altezze per la sua pietà, e purità di costumi fu destinato dal nostro Duca a rissiedere colà per molt’anni in qualità di suo Ministro. Nel tempo però della villeggiatura faceva alle volte una scorsa a rivedere la Patria, e i suoi.
Venuto egli dunque a Modena nell’estate del 1609, ed essendo affezionatissimo alla conversazione dei Religiosi, tra gli altri prescelse D. Bartolomeo Malpighi⁴ Padre confessore delle Monache di S. Lorenzo, e Maestro dei Serenissimi Principi. Essendo fra loro un giorno in discorso delle cose di Firenze, cade ragionamento al Conte Paolo di quella, che per ischerzo dicevasi la Setta de’ Bacchettoni⁵ così detti, perché ne’ giorni di festa andavano per la città colla Croce inalberata, e lunghe bacchette in mano a raccogliere, e condurre i birbanti alla Dottrina cristiana, che insegnavasi da alcuni divoti operai sotto la direzione di un uomo da bene per nome Ippolito Galantini di professione tessitore. Proseguì il Conte Paolo a dire, che la primaria nobiltà di Firenze andava ad udire quest’uomo pio, e che frequentava l’Oratorio da esso eretto in [p. 7] onor di Dio, e dei SS. Francesco d’Assisi, e Lucia Vergine, e Martire, benché però molti vi andassero di nascosto per non essere beffatti. Soggiunse, che egli era uno di questi, e che era amicissimo del buon servo di Dio. Allora il Malpighi ripigliando il detto dell’Apostolo, che Iddio scieglie le cose basse di questa terra a confusion delle grandi, rivolto in aria ridente al Cavaliere, cred’ella (disse) che in questo Modena la ceda a Firenze? E narrandogli quanto ho detto di sopra, lo invogliò di parlare col Franzino, ed