Mediterraneo. Storie di cavalieri e di corsari. XII-XVIII secolo
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Poi le storie della disfatta della flotta barbaresca dell’imprendibile corsaro Arrayz Soliman ad opera dell’ammiraglio siciliano don Luigi Requesens e della guerra tra l’imperatore Carlo V e il temibile corsaro Khayr al-Dīn Barbarossa, asserragliato nella sua Tunisi.
Per passare alla “Battle of Pantalarea” come la nominano gli storici inglesi, avvenuta il 13 luglio dell’anno 1586, che rappresentò, per quegli stessi storici, un valido test navale per battere di lì a qualche anno, l’Invincibile Armada spagnola. Infine la battaglia navale, avvenuta nelle acque di Marbella il 7 novembre 1736, che fu una limpida vittoria della marineria dei cavalieri dell’Ordine di Malta contro l’ammiraglio corsaro Soliman Rais Pantelleresco.
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Recensioni su Mediterraneo. Storie di cavalieri e di corsari. XII-XVIII secolo
1 valutazione1 recensione
- Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Pregevole collezione di eventi storici poco conosciuti, ma proprio per questo molto interessanti per approfondire certe tematiche. In alcuni casi vi sono state imprecisioni (lapsus?) che non inficiano il lavoro nel suo insieme, ma sottraggono punti alla valutazione.
Anteprima del libro
Mediterraneo. Storie di cavalieri e di corsari. XII-XVIII secolo - Orazio Ferrara
Mediterraneo. Storie di cavalieri e di corsari. XII-XVIII secolo
di Orazio Ferrara
Direttore di Redazione: Jason R. Forbus
ISBN 978-88-33467-32-0
Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, Gaeta 2020©
Saggistica – Storia e cultura
www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com
È severamente vietato riprodurre, in parte o nella sua interezza, il testo riportato in questo libro senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.
Orazio Ferrara
Mediterraneo
Storie di cavalieri e di corsari
XII-XVIII secolo
AliRibelli
Sommario
Prefazione
Cavalieri inglesi a San Giovanni d’Acri
Messina e l’Ordine della Luna Crescente
Disfatta di una flotta barbaresca
Morte di un capitano di Carlo V
Un’incursione di Dragut Rais
Un test per battere l’Invincibile Armada
La guerra da corsa e la fine di un ammiraglio rinnegato
Bibliografia
Nota biobliografica dell’Autore
Alla cara memoria di mia madre
donna Caterina Salsedo
che m’insegnò
ad amare la Sicilianità
e il mare
Prefazione
Storie sbalzate a tutto tondo dal fluire dei secoli e dall’azzurra culla del Mediterraneo. A partire dalla fondazione della domus Hospitalis Sancti Thomae martyris Acconensis, che cominciò ad enuclearsi tra le fila dei crociati inglesi al seguito di re Riccardo Cuor di Leone, al tempo dell’assedio di San Giovanni d’Acri. Quell’Ordine, nel suo massimo fulgore, riuscirà a mettere in campo una forza di circa 5.000 armati, una forza non da poco nei delicati equilibri militari della Palestina di quei tempi fortunosi. Si prosegue con una storia del XIII secolo quando Messina restava ancora uno dei porti strategici per eccellenza della Cristianità per l’imbarco dei cavalieri dei vari ordini cavallereschi verso la Terra Santa. A quegli intrepidi cavalieri s’ispirò il re di Napoli e di Sicilia, Carlo I d’Angiò, per avere un ordine tutto suo, di cui egli fosse Gran Maestro. E nacque così, proprio in Messina, l’Ordine dei Cavalieri della Luna Crescente o della Mezzaluna. Forse il più esoterico tra gli Ordini cavallereschi. Poi le storie della disfatta della flotta barbaresca dell’imprendibile corsaro Arrayz Soliman ad opera dell’ammiraglio siciliano don Luigi Requesens che vendicò l’affronto fatto a papa Giulio II sei anni prima, e della guerra tra l’imperatore Carlo V e il temibile corsaro Khayr al-Dīn Barbarossa, asserragliato nella sua Tunisi, che costò la vita ad uno dei migliori capi militari italiani del tempo e su cui l’impero aveva contato fino a quel momento per le sue fortune guerresche. Per passare alla Battle of Pantalarea, come la nominano gli storici inglesi, avvenuta il 13 luglio dell’anno 1586, che rappresentò, per quegli stessi storici, un valido test navale per battere di lì a qualche anno l’Invincibile Armada spagnola. Ma segnò anche il tramonto della galea da guerra e l’inizio della fortuna bellica della nave di linea armata. Infine la battaglia navale, avvenuta nelle acque di Marbella il 7 novembre 1736, che fu una limpida vittoria della marineria dei cavalieri dell’Ordine di Malta. Essa significò la fine di Soliman Rais Pantelleresco, un rinnegato cristiano divenuto ammiraglio e l’inizio del crepuscolo della marineria da corsa della Reggenza d’Algeri.
L’Autore
Cavalieri inglesi a San Giovanni d’Acri
Come per altri antichi ordini cavallereschi, anche per quello della domus Hospitalis Sancti Thomae martyris Acconensis
[casa dell’Ospedale di San Tommaso martire di Acri] la nascita o fondazione si perde tra le brume di racconti leggendari. Una cosa è certa che esso cominciò ad enuclearsi, al tempo dell’assedio della città di San Giovanni Acri, tra le fila dei crociati inglesi al seguito di re Riccardo Cuor di Leone. Non a caso dunque, per tutto il tempo della sua esistenza, esso resterà sempre un ordine cavalleresco prettamente inglese, che comunque, nel suo massimo fulgore, riuscirà a mettere in campo una forza di circa 5.000 armati, una forza non da poco nei delicati equilibri militari della Palestina di quei tempi fortunosi.
Nel giugno dell’anno Domini 1191, Riccardo I d’Inghilterra, detto per il suo indomito coraggio Riccardo Cuor di Leone, giungeva in Terra Santa presso Acri con una flotta di circa un centinaio di navi, che trasportavano 8.000 crociati inglesi euforici per aver conquistato, nei mesi precedenti, l’isola di Cipro. Il loro arrivo capovolgeva una situazione militare gravemente compromessa per le armi cristiane e che vedeva i crociati assedianti Acri in grosse difficoltà, in quanto circondati a loro volta dall’esercito del Saladino [Salah al-Din]. Ripresero così, con rinnovato vigore, gli assalti dei crociati alle poderose mura di Acri, e quotidianamente il campo di battaglia diventò un vero e proprio carnaio di corpi morti e di feriti che supplicavano aiuto. Secondo una costante tradizione un monaco cappellano inglese di nome Hubert Walter, mosso da cristiana pietà e aiutato da pochi volenterosi, cominciò a dare una degna sepoltura a tutti quei morti e a curare i feriti.
Cavaliere di San Tommaso d’Acri (stampa inglese moderna)
Nel successivo mese di luglio del 1191 i crociati riuscirono ad espugnare finalmente la città di San Giovanni d’Acri. Intanto l’apprezzamento per la pia e misericordiosa opera di quel sant’uomo di Hubert Walter era stato unanime, per cui egli, oltre al cimitero, riuscì a costruire anche una piccola domus ospitaliera posta poco ad est di Acri, con una cappella dedicata al santo inglese per eccellenza, San Tommaso Becket. Nella scelta di quest’ultimo deve aver giocato non poco anche il fatto che lo stesso re Riccardo I era devotissimo del santo, in quanto riteneva che, grazie alla sua intercessione, fosse scampato, nella primavera precedente, al grave pericolo di una furiosa tempesta di mare al largo di Creta.
Ma chi era San Tommaso Becket cui era stata sacrata quella domus ospitaliera? Egli era nato a Londra il 21 dicembre 1118 da Gilbert Becket di Thierville e da Matilda di Mondeville. Sin dalla prima infanzia fu avviato alla carriera ecclesiastica, prima presso l’abbazia di Merton poi, per perfezionare gli studi, a Parigi. Una volta rientrato in Inghilterra fu subito notato, per le sue spiccate capacità intellettive, dal potente arcivescovo di Canterbury, Teobaldo di Bec, che lo volle al suo fianco quale collaboratore. L’arcivescovo aveva visto giusto. Tommaso si rivelò ben presto un prezioso e saggio consigliere, di cui la chiesa non poteva più fare a meno. Successivamente fu mandato all’università di Bologna per meglio approfondire le sue già vaste conoscenze nel diritto canonico.
Nell’anno 1148 Tommaso accompagnò l’arcivescovo Teobaldo al concilio di Reims, dove ebbe modo di mettersi in luce ancora una volta, successivamente nel 1154 venne nominato prevosto di Beverley e arcidiacono della cattedrale di Canterbury. In quello stesso anno saliva al trono d’Inghilterra Enrico II. Subito dopo la sua incoronazione il re, consigliato dai maggiorenti del clero e della parte baronale, nominò Becket lord cancelliere del regno.
A soli 36 anni Tommaso Becket diventava dunque uno degli uomini più potenti ed influenti d’Inghilterra, secondo solo al re, di cui custodiva personalmente lo stesso sigillo reale. D’altronde tra i due si formò subito una salda amicizia, più che fraterna. Becket, con le sue non comuni capacità, assecondò ed aiutò Enrico a ristabilire l’autorità monarchica anche a scapito dei baroni e del clero, tanto che molti membri di quest’ultimo lo accusarono apertamente di tradire i suoi doveri di arcidiacono di Canterbury, sussurrando inoltre che egli era assiduo compagno del re