Memorie e impressioni: (28 agosto1941 – 7 maggio 1945)
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Anteprima del libro
Memorie e impressioni - Giuseppe Sannazzaro-Natta
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2023 Gammarò edizioni
Oltre S.r.l., via Torino 1 – 16039 Sestri Levante (Ge)
www.librioltre.it
ISBN 979-12-80649-43-0
isbn_9791280649430.jpgTitolo originale dell’opera:
MEMORIE E IMPRESSIONI
(28 agosto1941 – 7 maggio 1945)
di Giuseppe Sannazzaro-Natta
Collana * Famiglie storiche d'Italia *
ISBN formato cartaceo: 979-12-80649-20-1
LA DIGNITÀ DELLA FUNZIONE
– GIUSEPPE SANNAZZARO-NATTA (1875-1948) –
di Giorgio Federico Siboni
Geografia della memoria
Per il lettore, la prima pagina di una compilazione autobiografica è forse, inaspettatamente, la più complessa. Si trova innanzi chi ha avuto l’esigenza di presentarsi a sé stesso, ritraendo degli episodi, dei pensieri, i propri comportamenti. Si partecipa, come doppiamente, al riverbero di un carattere. Scandagliando la produzione personale del saggista e pubblicista polacco Gustaw Herling – che fu reduce dalla prigionia sovietica nel 1940-’42 – Jerzy Giedroyć, scriveva: «La mia predilezione per la [sua] forma diaristica deriva dal fatto che essa è aperta a contenuti»¹. Possiamo dunque associare e aggiungere come la diaristica in sé delinei più in generale proprio quei contenuti strettamente sunteggiati dal Giedroyć. Essa è una sorta di «geografia» della memoria dell’individuo: «distinta e definita», «chiave di molti problemi complicati», capace di compiere nel proprio percorso una forma di selezione al proprio interno².
In Italia, nel 1912, il ministero della guerra, per tramite dell’Ufficio istruzione del comando del Corpo di Stato Maggiore, stabilì che per tutti i comandi – fino a quelli dei corpi, comprese le intendenze e le direzioni dei servizi – fosse sancito l’obbligo della redazione di un vero e proprio diario storico-militare, steso dal giorno della mobilitazione per la campagna sino a quello in cui terminava il rinvio in congedo delle classi richiamate sotto le armi. Con il procedere della Grande guerra fu prescritto che tale diario dovesse essere rigorosamente redatto a mano in penna, illustrando vere e proprie narrazioni e non semplici registrazioni dei fatti³. Durante e dopo quel conflitto, nuovamente nello spazio del successivo scontro mondiale e con il secondo dopoguerra, i diari storico-militari insieme con le private memorie dei singoli – dagli ufficiali ai soldati semplici – costituirono segnali umani importanti, non soltanto del disporsi degli armati nel concerto militare, ma rappresentando pure testimonianze preziose di mentalità e complessità morali e sociali, tanto da raffigurare una sorta di genere letterario proprio⁴.
Nel 2021 fui consultato dalla famiglia Sannazzaro-Natta per analizzare alcuni taccuini custoditi con una parte dell’eredità conservata presso la propria dimora fiorentina dagli eredi di Uberto, quinto dei figli di Giuseppe Sannazzaro-Natta. Il piccolo fondo, non inventariato, raggruppa i tre diari manoscritti di Amelia Amman, sposa del colonnello Giuseppe, e il diario personale di questi, cui si aggiunge nello specifico il mazzo delle «Memorie e impressioni» qui pubblicate.
Tali carte coprono un ciclo temporale che va dal 28 agosto 1941 al 7 maggio 1945. Ovvero dall’emergere di alcuni degli effetti politico-diplomatici del secondo conflitto mondiale sino alla sostanziale caduta del nazifascismo. Vergate a mano in inchiostro blu e nero, le memorie sono caratterizzate da una scrittura corsiva, netta e precisa, con una consonanza nella impostazione formale, pure discorsiva, che molto rammenta le disposizioni del Comando supremo emesse durante il primo conflitto mondiale⁵. In totale il mazzo, senza titolo, dei fogli sciolti in carta rettangolare (cm. 15 x 21) custoditi nella risalente camicia, ammonta a dieci unità, numerate graficamente recto e verso in cifre arabe crescenti per ogni facciata. Con l’eccezione dei fogli dal settimo al nono, i quali riportano la numerazione solo al recto, e specificamente con il decimo foglio che evidenzia la medesima numerazione tanto al recto quanto al verso ⁶.
Se il diario testimonia lo sguardo del suo autore verso questioni e occorrenze prima di tutto intime e familiari, le «Memorie e impressioni» tracciano il sentire di un veterano, propenso sia all’indagine strategica come a quella diplomatico-militare. Non sorprende constatare che le due testimonianze siano state stese quali annotazioni separate⁷. Pure abbracciando a tratti periodi cronologici medesimi, entrambe le stesure percorrono in sostanza difformi solchi di soggetto e di meditazione. Il diario riporta infatti le disposizioni personali dell’autore verso la realtà tutt’altro che agevole in cui lui e quanti gli furono accanto vennero introdotti e inseriti. Le «Memorie e impressioni» raffigurano un passo ulteriore. Vale a dire la decomposizione di quegli stessi accadimenti non più solo e non soltanto nell’ottica di un individuo protagonista di quella realtà, ma di colui che è competente a intendere e a cercare di decifrare i caratteri bellici e formali che ne dettano il percorso. Se le due metà sono speculari, il piano di scrittura delle «Memorie e impressioni» è volutamente destinato a una rifrazione minuziosa della realtà sintomatica di quel tempo.
Nomen urget
Il 30 agosto del 1875, Giuseppe Sannazzaro-Natta nacque presso il castello di Giarole, non lontano da Casale Monferrato, dal conte Giacinto e dalla seconda moglie di questi, Aline Seyssel d’Aix. La famiglia paterna del colonnello – i Sannazzaro-Natta, conti di Giarole – costituiscono una vicenda familiare monferace che affonda il proprio terminus a quo nel XII secolo, mentre quella dei Seyssel risale ad antica estrazione cavalleresca savoiarda⁸. Giuseppe era il terzo di quattro figli. Preceduto da Giulia, che prenderà poi il velo, quindi da Giovanni Battista, e seguito da Jacopo. Come dall’interpretazione dei documenti d’archivio, Giuseppe compì parte della formazione liceale a sud-est di Roma, presso il Nobile Collegio Mondragone dei gesuiti, rivolto alla formazione dei figli della aristocrazia e dell’alto ceto civile italiano⁹. Nel 1894 il giovane Giuseppe fece il proprio ingresso alla scuola militare di Modena, uscendone col grado di sottotenente di cavalleria. Una partecipazione, quella verso i cavalli e l’attività venatoria ippica, che lo caratterizzò per tutta la giovinezza come nel seguito¹⁰.
Nel 1896, Giuseppe fu collocato nel Reggimento Cavalleggeri di Roma. Costituito a Voghera nel 1871 col nome di 20° Reggimento, nel 1876 assunse la denominazione di Reggimento Cavalleria Roma (20°), adottando la successiva designazione di Cavalleggeri di Roma nel 1897. Il Reggimento partecipò alle campagne del 1887-1888, 1895-1896 e 1911-1912. Nel 1901 un plotone fu in Cina, nel quadro della missione internazionale contro la setta dei Boxer. Tale plotone rientrerà in Patria solo nel 1915¹¹. Nel giugno del 1902, ‘Josey’ – come era interpellato en famille¹² – si unì in matrimonio con Giuseppina Ginami de’ Licini e rimasto precocemente vedovo sposò la bella Amelia Amman, imparentata tanto con la celebrata Luisa Casati, quanto con l’imprenditore e ministro Giulio Prinetti¹³. Dall’unione nacquero nel tempo Aline, Edoardo, Franchina, Ranieri e Uberto. Il giovane ufficiale Sannazzaro-Natta fu disposto nel 1911 quale ordinanza del generale Felice Avogadro di Quinto presso la divisione di Milano¹⁴.
Il generale Avogadro di Quinto, in veste di aiutante di campo del monarca italiano, era stato presente a Monza il giorno dell’assassinio di Umberto I nel 1900. Venne quindi accolto come aiutante di campo del figlio successore e in precedenza