Love in
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Anteprima del libro
Love in - Bruna K. Midleton
Bruna K. Midleton
Love in
Cavinato Editore International
© Copyright 2015 Cavinato Editore International
ISBN: 978-88-6982-141-7
I edizione 2015
Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di mem-orizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi
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Progetto grafico, copertina e impaginazione Rakesh Kumar Sharma
Era quasi l’alba e Federico giaceva sul letto, le coperte tirate addosso e gli occhi spalancati per l’insonnia. Non ricordava di aver mai avuto un sonno così travagliato nei suoi diciannove anni di vita. Suo fratello Leonardo, nonostante i dilemmi della sua età adolescenziale, dormiva tranquillo. Gli faceva quasi rabbia, perché Federico era da qualche tempo che non riusciva a dormire come avrebbe voluto e come avrebbe avuto bisogno per riposarsi bene. Certi pensieri non lo lasciavano più in pace. Soprattutto uno lo faceva stare attento a ogni cosa, a ogni suono, a ogni rumore.
La pallida luce dell’alba cominciava a filtrare tra le fessure delle tapparelle, mentre lui era ancora avvolto nella penombra della sua stanza a struggersi dietro a quel pensiero. Il silenzio era ancora quello che si era coricato con lui ieri sera. Soltanto lui era sospeso, senza sonno, irrequieto. Concentrato sui battiti del suo cuore e sul groviglio del suo martellante pensiero che, oppressivo, inconfessabile, non lo lasciava in pace.
Ora si vedeva costretto ad attendere il mattino per riscaldare il suo tormento. Ma ogni giorno adesso passava più rapido di prima e la sera era costretto a riporlo sotto le palpebre, per poi aspettare di nuovo il mattino.
La vita fuori aveva sempre lo stesso ritmo, ma il suo tempo scorreva più veloce, come un orologio sfasato. Federico vedeva nelle sue nuove notti le regine imperscrutabili, evanescenti, che lo avvolgevano, dominavano e lo crucciavano.
Leonardo dormiva ancora profondamente.
Lui si alzò piano, cercò di attutire il battito del suo cuore, e di soffocarsi in petto l’ansia che gli cresceva dentro come una vampa irrefrenabile. Si avvicinò alla finestra, l’aprì senza fare rumore e accostò gli occhi alle fessure della tapparella, cercando di allargarle con le dita. Sbirciò la casa di fronte, una porta finestra in particolare, dove c’era il motivo del suo tormento, Veronica: alle spalle vent’anni di più rispetto a lui, moglie e madre di una spensierata quindicenne, Alessia. Da quando Veronica aveva comprato casa di fronte alla sua, Federico non aveva avuto più pace. Non sarebbe stata una donna indicata per la sua età, ma le sue occhiate furtive, i suoi pensieri non erano che per lei. Sempre e solo per lei. Era una bella donna, Veronica, e non passava certo inosservata. Federico pareva essere stato fulminato. Si era invaghito di lei. Forse era troppo matura per lui, ma non gl’importava. Quello non lo frenava affatto. Era diventato il suo pensiero fisso, il suo sogno proibito. Lei neppure se lo sognava quel ragazzo che l’aveva inquadrata la prima volta che l’aveva vista e che da allora non era più riuscito a togliersela dalla testa.
Mentre era ancora incollato alla tapparella, sentì sua madre che apriva la finestra della stanza, segno che stava per arrivare a svegliare anche loro due. Teresa era una donna sensibile e comprensiva, ma anche molto decisa e di poche parole. Forse un po’ troppo autoritaria, ma sempre, a suo dire, per il bene dei figli.
Quando lei si alzava, il marito Ludovico era già andato a lavorare. A quarantanove anni aveva un mestiere, quello di muratore, che gli piaceva e che gli permetteva di vivere bene, ma il suo obiettivo primario nella vita era dare modo ai figli di studiare e avere una vita migliore della sua. Per quello lavorava sodo, senza risparmiarsi, ed era riuscito anche a comprarsi una casa. Per merito dei suoi sacrifici, Leonardo poteva frequentare adesso le scuole superiori, mentre Federico l’università.
Federico sentì i passi della madre in avvicinamento. Si scollò dalla sua tapparella e si coricò a letto, veloce come un fulmine.
Teresa aprì la porta della stanza, senza troppa precauzione, come faceva sempre. «Forza che è tardi!» disse ad alta voce, appena entrata.
Poi aprì la finestra e tirò su le imposte.
Mentre Leonardo si stirava e sbadigliava pigramente, Federico faceva solo finta, poiché era ben sveglio. Da quando invece c’era Veronica, Federico chiedeva sempre: «Che tempo c’è?» e si avvicinava alla finestra.
Teresa non aveva mai fatto caso a quel comportamento, non ne aveva motivo. Ma quella mattina glielo rimproverò: «Ma cosa ti salta in mente da un po’ di tempo a questa parte? Perché chiedi ogni mattina che tempo fa? Capisco che tu lo chieda quando hai un esame, ma lo chiedi ogni mattina, come se fosse la cosa più importante per te.»
«Così, senza motivo! Se c’è bel tempo mi predispongo meglio per la mia giornata.»
«Mah!» commentò la madre, non troppo convinta.
Nel frattempo Leonardo era già arrivato in cucina per fare la colazione, mentre Federico non aveva fretta. Quel giorno doveva soltanto studiare, non aveva nient’altro da fare.
Raggiunse anche lui la cucina mentre il fratello era già andato a scuola e la madre si apprestava a rimettere ordine nelle stanze. Dopo la colazione, consumata con calma apparente, ritornò nella sua stanza.
«Sei già qui?» lo rimproverò quasi Teresa. «Non vedi che non ho ancora finito?» aggiunse con tono più secco. «Cos’è questa voglia di studiare che ti è saltata addosso da un po’ di tempo a questa parte?»
Federico ritornò sui suoi passi. «Chiamami, per favore, quando hai finito.»
«Mah!» commentò ancora la madre guardandolo andar via.
Federico non ritornò in cucina, ma uscì in giardino. Era una bella giornata di sole e andò ad accomodarsi sul dondolo, che si trovava proprio di fronte alla finestra di Veronica. Ignara dei problemi di Federico, lei era intenta a governare la sua casa. Era ancora in vestaglia, era abituata a fare le faccende così e non aveva impegni di lavoro. Suo marito Gaetano era un artigiano e poteva mantenerla senza che lei dovesse contribuire con un altro reddito al sostentamento famigliare. Ne entravano abbastanza di soldi in casa sua e lei sapeva anche goderseli. Amava vestirsi bene e ostentarsi agli occhi della gente. Accattivante, forse un po’ maliziosa, ma mai grossolana né indecente. Era solamente una donna che piaceva e che non passava inosservata. Incurante degli occhi di Federico che la seguivano in ogni suo movimento, Veronica continuava ad andare e venire dai balconi con indosso la sua vestaglia trasparente. Federico sembrava una macchina da presa che stava registrando, non perdeva neppure un istante delle sue apparizioni.
Soltanto la voce dura della madre lo richiamò alla realtà. «Fede, ho finito!» gli gridò.
Lui finse di non aver sentito. Era troppo preso dal suo tormento, e così pensò di prendersi un po’ di tempo prima di dedicarsi allo studio.
Teresa, nel frattempo, aveva proseguito le sue faccende. Dopo un bel po’, vedendo la porta della stanza di Federico ancora aperta, si affacciò all’esterno e lo richiamò con tono più severo: «Fede, ho finito! Vai a studiare!»
Lui si alzò con calma, cercando di distogliere lo sguardo dalla casa di Veronica. Finse di sistemarsi i pantaloni per lanciare un ultimo sguardo. Poi si avviò verso la porta di casa che sua madre aveva lasciata aperta. Andò a chiudersi in camera sua.
Veronica era diventata una piacevole ossessione, ma anche un problema. Nel chiuso della sua stanza, da quando era arrivata lei, non riusciva più a stare tranquillo. Non riusciva più a studiare come prima, a concentrarsi su quello che stava facendo. Quella donna gli stava scombussolando la vita. Gliela stava cambiando, e temeva che i suoi se ne accorgessero. Solo quando sapeva che Veronica era andata via o non era in casa, cercava di immergersi nei suoi doveri. Anche se la voglia e la concentrazione non erano più quelle che ci sarebbero volute, e nemmeno quelle che credevano i suoi famigliari.
«Si raffredda, se non vieni» gli disse la madre verso mezzogiorno. «Ti è venuta tutta d’un colpo e tutta a te la voglia di studiare?»
Lui si scosse dal suo torpore. «Magari! No, solo che non mi accorgo del tempo che passa.»
«Strano! Perché era tua abitudine venire molto in anticipo, non ti sei mai fatto chiamare.»
«Sai che il mio segno zodiacale è un po’ incostante e pazzerello! E poi, la stagione si presta a rompere la metodicità e la monotonia della vita. È nella natura delle cose.