La civiltà degli Aztechi
Di AA. VV.
3/5
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Info su questo ebook
Le origini
La fondazione
Gli Dei
La concezione del mondo per i Messicani
Gli dei supremi della creazione
Il pantheon Azteco
Metà della vitae metà della morte
Il mondo sotterraneo
Un'intera classe di sacerdoti dedita al servizio degli dei
I sacrifici di sangue
La confessione azteca
I riti funebri
La guerra
L'Azteco pronto al combattimento
Le armi azteche
Il commercio
I mercanti di Tlatelolco
Non esiste la moneta
Trasporti a dorso d'uomo
Una civiltà del mais
Il divieto dell'alcool
L'ubriachezza unita con la morte
Più guarigioni che altrove
Una diagnostica divinatoria
Rimedi miracolosi
L'invenzione del caucciù per le palle del gioco sacro
Il modo di vivere
Il battesimo azteco
Prima educazione dei bambini
Il collegio per le masse
Il matrimonio: un accordo tra famiglie
Dalla moglie principale... alle “altre”
Divorzio e ripudio
La casa Azteca
Le cure di bellezza
I gioielli
I pasti
Le feste
Il gioco dell'oca
Giocatori impenitenti
La cultura
Un calendario più esatto del nostro
I primi inventori dello zero
Due calendari
L'oroscopo comanda la vita
Calendario e feste tuttora praticati nel Messico
Sulla “Pietra dei cicli”, appassionanti discussioni
Presagi minacciosi
La grande “domanda” che li turbava
Una scrittura insufficiente alla necessità
Dei “promemoria” che sono dei “rompicapo”
Diciassette “codex” conservati
Gli Aztechi apprendono i caratteri latini
I poemi aztechi
Strumenti musicali
Canti e danze, con l'imperatore in testa
Danze erotiche della fecondazione
Migliaia di testimonianze architettoniche
La piramide non era che uno strumento per i sacrifici
Avvicinarsi al cielo
Con mezzi dell'età della pietra
Ignoravano la chiave di volta
La meravigliosa diga del principe-poeta-ingegnere
Gli Spagnoli scoprono la civiltà azteca
Il ritorno di Quetzalcoalt
L'anno stesso del possibile ritorno
Strani racconti e segni
L'alleanza del conquistador e della giovane azteca
Il concilio dei Negromanti
Una montagna galleggiante sul mare
La pelle bianca e la barba lunga
Ringraziamenti con la voce del cannone
Resa a Cortés di popoli tiranneggiati dagli Aztechi
Cortés sfugge alla trappola di Montezuma
L'incrocio delle strade
La corsa all'oro
Gli idoli abbattuti
Che fallimento
L'aquila che cade
La morte dell'aquila
Illustrazioni
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Recensioni su La civiltà degli Aztechi
1 valutazione1 recensione
- Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Sono un grande appassionato della storia Azteca e ho trovato questo libro piuttosto interessante. Sfortunatamente è pieno zeppo di errori di battitura.
Anteprima del libro
La civiltà degli Aztechi - AA. VV.
LA CIVILTA' DEGLI AZTECHI
Autori Vari
Prima edizione digitale 2016 a cura di David De Angelis
Indice
Le origini
La fondazione
Gli Dei
La concezione del mondo per i Messicani
Gli dei supremi della creazione
Il pantheon Azteco
Metà della vitae metà della morte
Il mondo sotterraneo
Un'intera classe di sacerdoti dedita al servizio degli dei
I sacrifici di sangue
La confessione azteca
I riti funebri
La guerra
L'Azteco pronto al combattimento
Le armi azteche
Il commercio
I mercanti di Tlatelolco
Non esiste la moneta
Trasporti a dorso d'uomo
Una civiltà del mais
Il divieto dell'alcool
L'ubriachezza unita con la morte
Più guarigioni che altrove
Una diagnostica divinatoria
Rimedi miracolosi
L'invenzione del caucciù per le palle del gioco sacro
Il modo di vivere
Il battesimo azteco
Prima educazione dei bambini
Il collegio per le masse
Il matrimonio: un accordo tra famiglie
Dalla moglie principale... alle altre
Divorzio e ripudio
La casa Azteca
Le cure di bellezza
I gioielli
I pasti
Le feste
Il gioco dell'oca
Giocatori impenitenti
La cultura
Un calendario più esatto del nostro
I primi inventori dello zero
Due calendari
L'oroscopo comanda la vita
Calendario e feste tuttora praticati nel Messico
Sulla Pietra dei cicli
, appassionanti discussioni
Presagi minacciosi
La grande domanda
che li turbava
Una scrittura insufficiente alla necessità
Dei promemoria
che sono dei rompicapo
Diciassette codex
conservati
Gli Aztechi apprendono i caratteri latini
I poemi aztechi
Strumenti musicali
Canti e danze, con l'imperatore in testa
Danze erotiche della fecondazione
Migliaia di testimonianze architettoniche
La piramide non era che uno strumento per i sacrifici
Avvicinarsi al cielo
Con mezzi dell'età della pietra
Ignoravano la chiave di volta
La meravigliosa diga del principe-poeta-ingegnere
Gli Spagnoli scoprono la civiltà azteca
Il ritorno di Quetzalcoalt
L'anno stesso del possibile ritorno
Strani racconti e segni
L'alleanza del conquistador e della giovane azteca
Il concilio dei Negromanti
Una montagna galleggiante sul mare
La pelle bianca e la barba lunga
Ringraziamenti con la voce del cannone
Resa a Cortés di popoli tiranneggiati dagli Aztechi
Cortés sfugge alla trappola di Montezuma
L'incrocio delle strade
La corsa all'oro
Gli idoli abbattuti
Che fallimento
L'aquila che cade
La morte dell'aquila
Illustrazioni
LE ORIGINI
Montezuma I, per quanto fosse imperatore per diritto divino, provò il desiderio molto umano di conoscere il luogo di cui il suo popolo era originario. Convocò, pertanto, i suoi più validi sacerdoti e affidò loro l'incarico di fare il senso inverso la lunga strada percorsa dai loro antenati, con il compitò cioè di ritrovare Aztatlan.
I sacerdoti, sebbene fossero molto in gamba, non poterono risalire più in là di Tula. Quindi, ritornati in presenza dell'imperatore, raccontarono che gli dei erano loro apparsi per aiutarli, li avevano rivestiti di pelli di animali magici, così che essi avevano potuto vedere Aztatlan, in sogno...
Era una bugia bell'e buona.
Comunque Montezuma I si ritirò nel suo palazzo e rimeditò la tradizione degli antichi, che aveva imparato a memoria: il suo popolo era giunto da Aztatlan (La terra dell'airone
), situata molto lontano a nord-ovest del Messico. Ma proveniva altresì, in linea retta da un altro luogo: Cicomoztoc (Le sette caverne o Le sette stirpi).
Secondo la tradizione, le grandi famiglie che avevano lasciato Aztatlan erano i Cicimechi (Popolo dell'arco e delle frecce), i Malinalca (Popolo dell'erba intrecciata), i Cuitlahuaca (Popolo del vaso per l'acqua), i Matlazinca (Popolo della rete), gli Xocimilca (Popolo del campo fiorito), gli Huexotzinca (Popolo del piccolo salice) e i Chalca (Popolo di giada).
Ma, tra tutti, i favoriti del dio Huitzilopochtli rimanevano gli Atzechi.
Perché questo fosse ben chiaro, il dio aveva passato sulle orecchie .e sulla fronte di ciascuno di loro della resina, quindi vi aveva appiccicato dei pennacchi fatti di piume, cosicché tutti potessero riconoscerli come appartenenti al popolo da lui prescelto. Aveva inoltre voluto che essi cambiassero il loro nome di Atzechi in quello di «Messicani», derivato dal secondo nome del dio, Mexitli.
Tutte le tribù per molto tempo avevano vagato insieme da un posto all'atro, finché un giorno un albero non cadde sul tempio di Huitzilopochtli-Mexitli. Allora gli Aztechi compresero il segno, si separarono dagli altri, tranne che dai Cicimechi, e si misero alla ricerca del luogo in cui avrebbero edificato la città. Lunga fu la strada e numerosi gli ostacoli; molti morirono prima di raggiungere Tula, un tempo capitale dei Toltechi.
In questo luogo si parlava la loro stessa lingua: il nahualt, cosicché essi poterono venire a conoscenza di questa storia: nel 900 d.C., il capo dei Toltechi, Mixcoatl (serpente-nuvola), alla ricerca di una sposa, aveva incontrato, un giorno, mentre cacciava, una creatura di grande bellezza. Si era messo ad inseguirla, tentando di fermarla con un fitto lancio di frecce davanti a lei, ma grande era stata la sua sorpresa nel vederla afferrare le frecce al volo. Il nome della fanciulla era Cimalma (Manoscudo); come egli lo seppe, cessò ogni stupore e la fece sua sposa..
Un giorno Cimalma ingoiò inavvertitamente una scheggia di giada verde-blu e si trovò incinta, cosa che, in un certo qual modo, fece andare molto in collera il suo signore e padrone, sebbene egli fosse contento di avere un figlio. Tuttavia, non ebbe la fortuna di vedere il suo bambino, poiché suo fratello Atecpanecatl (Signore del palazzo e delle acque) lo uccise e divenne al suo posto re dei Toltechi.
Cimalzna, pazza di dolom, fuggì e andò a mettere al mondo il figlio presso i genitori. Il bambino fu chiamato Topilzin (Nostro Principe) e, poiché era nato il giorno Ce Acatl (Prima Canna), il suo nome per intero fu Ce Acatl Topilzin. Questo affascinante principe, dotato di grande intelligenza, venne educato nella scuola sacerdotale di Zocicalco dove, ancora ai giorni nostri, si può ammirare la magnifica piramide innalzata in onore del Serpente piumato. Topilzin si distinse subito per le sue eccezionali qualità e divenne il gran sacerdote del dio Quetzalcoatl (Il Serpente piumato), con tale devozione che finì per identificarsi col dio stesso, cosicché da allora in poi fu conosciuto col nome di Ce Acatl Topilzin Quetzalcoatl.
Quindi si mise alla ricerca dei resti di suo padre e, ritrovatili, diede loro una sepoltura decorosa a Cuitlahuac, oggi Tlahuac, dove Mixcoatl riposa in pace. Poi, dopo aver ucciso lo zio Atecpanecatl, che lo aveva reso orfano, istituì il culto di Mixcoatl, dio cacciatore, compagno immortale di cervi e cerbiatte.
Dopo tutto ciò, trasferì il suo popolo più lontano e fondò la città di Tula facendone una località magnifica, mentre egli stesso andava acquistando fama di grande saggezza e santità.
Nella sua migrazione, Ce Acatl Topilzin Quetzalcoatl accettò la compagnia del popolo dei Nonoalca (I Sordomuti o Quelli che non sanno parlare), la cui lingua non era capita da nessuno dei Toltechi. Non avrebbe comunque avuto a pentirsi di questa decisione poiché questi Nonoalca si rivelarono dei costruttori formidabili: edificarono a Tula molti templi e scolpirono magnifiche statue.
Topilzin nutriva in cuor suo una grande propensione per questo popolo, tanto più che essi adoravano lo stesso dio, quello dei suoi nonni, divenuto il suo e poi addirittura se stesso: Quetzalcoatl, mentre il suo popolo, i Toltechi, dedicavano il culto al dio di suo padre: Tezcatlipoca.
Il principe tentò di portare avanti una ritorna, decretando che i sacrifici umani sarebbero stati aboliti e che la sola offerta consentita sarebbe consistita in farfalle, fiori e incenso.
Questo turbò molto il popolo; senza sacrifici umani si rischiava infatti che la pioggia non cadesse più, facendo seccare i raccolti; sarebbe stata la carestia...
L'inquietudine dei Toltechi cresceva di giorni in giorno, ma il loro amore per questo giovane principe-dio pio e casto restava immutato.
Per rassicurarli, Topilzin andava di notte sulla montagna e si estraeva il sangue dalle vene con l'aiuto di un lungo ago, che in realtà era una spina di cactus. I suoi amici Nonoalca gli confidavano straordinari segreti, cosicché a Topilzin fu possibile insegnare ai rozzi Toltechi come lavorare l'oro, l'argento, come adornarsi con ricchi monili e, soprattutto, come tingere il cotone o le fibre