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La vera storia di Ah Q
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E-book90 pagine1 ora

La vera storia di Ah Q

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Edizione integrale

Può la giustizia essere cieca come la fortuna e come la fortuna abbattersi a caso sugli esseri umani? Ah Q non è altro che un semplice operaio, perseguitato da sfortune e disgrazie e tuttavia sempre pronto ad accettare la propria sorte e a cercare il lato positivo in ogni cosa. Persino quando inspiegabilmente (ed erroneamente) si ritrova condannato a morte. Certo della superiore giustizia anche in questa circostanza, Ah Q rifiuta di protestare.
Il romanzo di Lu Xun, scritto nel 1921, vuol essere una metafora della transizione che portò la Cina da Impero a Repubblica: la Storia appare come una potente macchina che tutto e tutti travolge.
Lu Xun
(1881-1936) è stato considerato padre della lingua cinese moderna. Appartenente a una famiglia feudale in decadenza, conobbe le difficoltà della Cina rurale, quindi visse in Giappone e studiò medicina a Sendai per quasi due anni, preferendo tuttavia seguire la vocazione letteraria piuttosto che l’attività medica. Pubblicò raccolte di racconti e altri componimenti in prosa e rivisitazioni di antiche leggende cinesi. Famoso il suo Diario di un pazzo.
LinguaItaliano
Data di uscita29 lug 2016
ISBN9788854198425
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    La vera storia di Ah Q - Lu Xun

    569

    Titolo originale: The True Story of Ah Q

    Traduzione dall’inglese di Umberto Ledda

    Prima edizione ebook: agosto 2016

    © 2016 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-9842-5

    www.newtoncompton.com

    Edizione digitale a cura di Librofficina

    Lu Xun

    La vera storia di Ah Q

    Edizione integrale

    1

    Introduzione

    Da molti anni volevo raccontare la vera storia di Ah Q, ma tutte le volte che ci pensavo venivo colto dall’ansia. Questo per dire che non sono uno di quegli uomini destinati a raggiungere la gloria attraverso la scrittura: serve una penna immortale per narrare le opere di un uomo immortale, in modo che l’uomo diventi celebre presso i posteri grazie alla scrittura e lo scrittore lo diventi grazie all’uomo di cui ha raccontato la storia, fino a far sì che sia impossibile stabilire chi abbia reso celebre chi. In ogni caso, come un demone, la volontà di raccontare la vita di Ah Q tornava sempre a impossessarsi della mia mente.

    Quando poi ho finalmente deciso di prendere la penna e di mettermi a scrivere, mi sono reso conto delle terribili difficoltà che avrei incontrato nel comporre quest’opera ben poco immortale. La prima difficoltà stava nel capire come avrei potuto definirla, e quindi quale titolo avrei potuto darle. Confucio ha detto: «Se il nome è sbagliato, le parole non suoneranno vere», e credo sia una regola di grande saggezza, degna di essere osservata scrupolosamente. Ci sono molti tipi di biografie: biografie ufficiali, autobiografie, biografie non autorizzate, leggende, biografie supplementari, storie di famiglia e raccolte di aneddoti… Sfortunatamente, non volevo scrivere nessuna di queste cose. Biografia ufficiale? Il mio resoconto non ha la minima possibilità di essere accostato a quelli paludati e istituzionali in cui si narrano le vite degli uomini illustri. Autobiografia? Ma io non sono Ah Q, questo è ovvio. E se lo chiamassi biografia non autorizzata, dove sarebbe quella autorizzata? L’uso del termine leggenda mi è precluso, perché Ah Q non è stata una figura leggendaria. Biografia supplementare? Di sicuro nessun presidente ha mai ordinato all’Istituto Storico Nazionale di scrivere una vita ufficiale di Ah Q a cui io potessi aggiungere qualcosa. Certo, per quanto nella storia inglese non ci siano vite dei truffatori, il celebre scrittore Conan Doyle ha pubblicato un romanzo che nell’edizione cinese si intitola proprio Biografia supplementare dei truffatori¹, ma questo è concesso solo agli scrittori famosi, e io non lo sono. Ci sono poi le storie di famiglia, ma io non so se appartengo alla famiglia di Ah Q oppure no, e i suoi figli e i suoi nipoti non mi hanno mai commissionato un lavoro del genere. Se avessi usato il termine aneddoti, qualcuno avrebbe certamente obiettato che non esiste un resoconto completo della vita di Ah Q. Per farla breve, questa è davvero una vita, ma dato che scrivo con un linguaggio umile, simile a quello dei ciarlatani e dei mercanti di strada, non oso dare alla mia opera un titolo così altisonante. E allora ho rubato una frase ai romanzieri, che non sono ben visti nelle grandi scuole ufficiali: «Ma ora chiudiamo la digressione, e torniamo alla vera storia». Ecco, il mio titolo saranno le ultime due parole, e se questo potrà far pensare alla Vera storia della calligrafia dei tempi antichi, pazienza.

    La seconda difficoltà con cui mi confrontavo era che una biografia come quella che avevo in mente avrebbe dovuto iniziare più o meno così: «Tizio, il cui cognome era Di Caio, era nato nel villaggio di Talnome». Ma io non so nemmeno quale sia il cognome di Ah Q. Un giorno sembrò certo che fosse Chao, ma il giorno dopo non lo si sapeva già più. Questo accadde quando il figlio del signor Chao superò con successo il concorso locale: i gong stavano annunciando il suo trionfo nel villaggio quando Ah Q, che si era scolato due scodelle di vino, iniziò a vantarsi dicendo che il successo era in parte anche suo, perché apparteneva alla stessa famiglia di Chao, e per la precisione era di tre generazioni più vecchio del candidato vincitore. E lì per lì alcuni degli astanti si alzarono timidamente in piedi per felicitarsi con lui. Ma il mattino dopo l’ufficiale giudiziario convocò Ah Q a casa del signor Chao, e quando questo vecchio gentiluomo mise gli occhi addosso ad Ah Q la faccia gli divenne paonazza per la rabbia.

    «Ah Q, miserabile disgraziato! Hai detto di appartenere alla mia stessa famiglia?», gli ringhiò contro.

    Ah Q non rispose. Il signor Chao si arrabbiò ancora di più e fece due passi verso di lui, con aria minacciosa. «Come osi dire una tale assurdità? Pensi davvero che io potrei avere un parente come te? Credi davvero che il tuo cognome sia Chao?».

    Ah Q non rispose nemmeno questa volta, e stava studiando un modo per scappare quando il signor Chao si lanciò su di lui e gli diede un ceffone.

    «Uno come te che si fa chiamare Chao! Ah! Come se lo meritassi!».

    Ah Q non fece alcun tentativo per rivendicare il proprio diritto a quel cognome, e sfregandosi la guancia uscì insieme con l’ufficiale. Una volta fuori, dovette

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