La stanza rossa
Di Adam Carlier
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Anteprima del libro
La stanza rossa - Adam Carlier
30
La stanza rossa
SABATO 25 LUGLIO 2009
1
Erano da poco passate le due, l’uomo che correva sul Boulevard de la Plage si fermò un attimo per prendere fiato. Si voltò per una frazione di secondo e riprese a correre tra lo stupore dei pochi nottambuli che passeggiavano sul lungomare in questa calda sera. Soffiava un leggero vento e il mare non ne risentiva rimanendo calmo. L’uomo era madido di sudore ma continuava a correre. Prepotentemente entrò in un locale avvicinandosi al bancone, dove un uomo stava meccanicamente asciugando dei bicchieri. <
L’uomo dietro al bancone cercò di mantenersi calmo, nonostante la situazione lo agitava. Iniziò a domandarsi chi potesse essere quel tale e cosa lo turbasse tanto.
Andò nel retro per prendere un vecchio telefono. Lo diede allo sconosciuto che compose il numero velocemente, bisbigliò qualcosa d’incomprensibile e riagganciò. Ordinò da bere. Voleva qualcosa di molto forte. L'uomo dietro il bancone andò sul retro a riporre il telefono, prese una bottiglia di cognac, al suo ritorno notò con sorpresa che il misterioso uomo non c'era più. Si guardò intorno e non potendo far altro che vedere la porta sbattere per via della corrente. Rimase qualche istante a contemplare il nulla, poi riprese ad asciugare i suoi bicchieri.
Era ormai allo stremo delle forze, barcollando sentì la terra sotto i suoi piedi venire meno, si accorse di essere finito sulla spiaggia. Avanzò ancora qualche metro, poi le gambe cedettero e s’inginocchiò sulla pungente ghiaia umida. Percepì il sapore salato sul volto. Fece per rialzarsi, notò che non c'era nessuno intorno a lui, le fronde delle palme si agitavano. Il vento era aumentato, meccanicamente si aggiustò i capelli che si erano scompigliati. Che gesto assurdo in un momento come quello pensò. Riprese la fuga, inciampò rovinosamente in qualcosa, con ogni probabilità una vecchia rete da pesca. Si accorse di essere accanto ad alcune imbarcazioni adagiate sulla spiaggia e si nascose dietro ad una di esse.
Dopo qualche minuto il silenzio fu rotto dallo scalpiccio di due o più persone. Sentì il cuore battere sempre più veloce, assaporò ancora una volta il sale sulle labbra, udì il rumore del mare che accarezzava la spiaggia. Per via del vento gli si scompigliarono di nuovo i capelli, si voltò di scatto verso destra. Vide un lampo. Un dolore lancinante gli prese la schiena. Fece appena in tempo a voltarsi.
Poi più nulla.
2
L'ispettore Luis Klus impiegò circa cinque minuti per raggiungere la centrale di polizia di Chemin Grands Plans dalla sua abitazione di Rue Thomas Edison. Aveva percorso camminando la breve distanza che lo separava dal suo posto di lavoro.
Appena entrò in caserma, si accorse di non avere ancora preso il caffè. Si avvicinò Jean Marchand, collega che l'aveva aiutato tantissimo ad ambientarsi una volta trasferitosi a Cagnes sur Mer da Parigi circa due anni prima. Avevano instaurato un rapporto di amicizia. Klus poté chiaramente affermare che Marchand era l’unico amico che possedeva a Cagnes.
Ogni tanto sentiva il bisogno di avere la compagnia della moglie e del figlio, ma si dovette accontentare di vederli una volta al mese, quando aveva il permesso di volare a Parigi per qualche giorno. Avevano deciso di rimanere nella capitale per stare vicino alla sua famiglia, e poter seguire da vicino le cure della madre, affetta ormai da troppi anni da Alzheimer. Il giorno del trasferimento scatena in Klus una forte malinconia, per questo cerca sempre di rimuovere questo ricordo.
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Si avviarono insieme verso le macchinette del caffè, altri agenti sostavano in quella zona.
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Insieme gettarono i bicchieri di carta del caffè e si avviarono verso l'ufficio che condividevano, nella centrale stavano ristrutturando l'ufficio che avrebbe dovuto essere di Luis Klus da circa due anni. Quella situazione non pesava a nessuno dei due. Era interessante imparare a conoscere il metodo di lavoro dei colleghi, inoltre Klus non era un tipo che amava stare solo. La compagnia di un collega e amico come Marchand era la benvenuta.
Entrò in ufficio una giovane donna sui venticinque anni. Era la prima volta che Klus la vide, doveva essere la giovane poliziotta trasferita da Cannes a Cagnes da poco, come capitò a lui due anni prima. Posò dei fascicoli sulle scrivanie, poi veloce come se n'era entrata, uscì.
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Klus afferrò il fascicolo, conteneva il rapporto fatto qualche ora prima sul corpo trovato sulla spiaggia.
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Klus si avviò verso il boccione dell'acqua prendendone un bicchiere. Costatò tra sé e sé che nel rapporto non c'era scritto nulla di più. Si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore e sui suoi capelli castani che stavano diradandosi. Come starò pelato? Pensò distrattamente guardando fuori dalla finestra.
<<è tutto qui quello che abbiamo su questa faccenda? Non sappiamo il nome del cadavere?>> domandò poi al collega.
Anche Marchand si alzò dalla scrivania e andò ad appoggiarsi al boccione sistemandosi la cravatta.
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Cosa strana pensò Klus. Un uomo viene trovato morto sulla spiaggia senza documenti ma con un orologio.
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Vide Marchand cambiare espressione.
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Klus si diresse verso il fascicolo e lo prese, diede un’ulteriore lettura e lo lanciò sulla scrivania.
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<<... se a Parigi avessero visto un rapporto simile, avrebbero licenziato in tronco il suo autore!>>.
Nei momenti di rabbia l'ispettore Klus non poteva fare a meno di rilevare come ci fosse una differenza abissale tra il modo di lavorare della polizia di Parigi rispetto a quella piccola città della Costa Azzurra. Questo perché il fatto di essere stato trasferito gli dispiaceva molto, detestava quella cittadina adagiata sul mare. Era spesso scontroso e trattava gli abitanti quasi con un senso di superiorità.
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Qualche minuto dopo un giovane agente in divisa entrò nell'ufficio. Dopo le presentazioni di rito Klus iniziò a chiedere lumi.
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Klus, che nel frattempo si era seduto alla sua scrivania, prese alcuni appunti.
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L'agente rifletté per qualche istante.
<<è morto per un colpo di pistola alla schiena. Con sé non aveva documenti, era vestito in modo sobrio. Una camicia, un paio di pantaloni scuri. Con sé non aveva portafogli, ma in tasca è stato trovato un orologio>> affermò il giovane.
Devo sapere ancora di più, se fossi ancora a Parigi avrei già saputo tutto su quel corpo pensò Klus.
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Il giovane agente fu congedato, ciò che aveva ascoltato non era poi tanto diverso da ciò che c'era scritto nel fascicolo. Almeno sapeva che l'orologio trovato nella tasca del cadavere era d'oro.
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L'ispettore si alzò rispondendo al sorriso dell'amico e collega.
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Marchand prese la giacca e si avviarono insieme verso l'uscita.
Impiegarono circa dieci minuti per arrivare nel punto esatto della spiaggia in cui fu trovato il corpo. Quella mattina il traffico era molto intenso, faticarono a trovare un parcheggio.
La spiaggia del resto non era da meno, centinaia di turisti francesi e non affollavano divertendosi quel lungo lembo di ghiaia, non curandosi del fatto che poche ore prima un uomo aveva trovato la morte.
Sul posto non notarono nulla d’importante. Nessun indizio, nessuna traccia e nessun segno. Klus, di tanto in tanto, si soffermava a guardare i bambini che giocavano spensierati sulla spiaggia, rabbrividì al pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere se il corpo fosse stato trovato in un altro momento con tutte quelle persone. Marchand continuò a ispezionare meticolosamente la zona. Il solco della barca era ben visibile. Col senno di poi pensò Klus, è stato un errore permettere a quel pescatore di rimuovere la barca e prendere il largo. Avrebbe potuto essere importante ai fini dell'indagine.
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Luis Klus decise quindi di avvicinarsi al bagnasciuga, si mise a contemplare l'orizzonte. Che cosa starà facendo ora Lucie, sua moglie, in quel momento? Aveva sottovalutato la solitudine che l'avrebbe attanagliato da lì a pochi mesi dal suo trasferimento. E ora, dopo due anni, era diventata quasi insopportabile.
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Una palla rotolò accanto ai piedi dell'ispettore, la rispedì al mittente con un calcio.
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I due tornarono verso l'auto e fecero ritorno in centrale. Marchand fece quanto chiesto e si ritrovarono poco dopo nell'ufficio. Klus era intento a leggere un quotidiano, vedeva quello strano caso come una seccatura. Aveva già i suoi problemi e non aveva voglia di perdere tempo indagando su un cadavere sconosciuto. La sua testa era a Parigi dalla sua famiglia, il suo corpo invece sedeva inerme su una sedia a Cagnes sur Mer.
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Klus sollevò gli occhi per un istante e fissò il collega.
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Klus chiuse il giornale e lo mise in un cassetto.
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<<... un anno fa ti saresti subito messo a dare la caccia all'assassino di quell'uomo. Ora invece ti secca persino fare un sopralluogo. Se non vuoi farlo per te almeno fallo per la famiglia di quel tale che non sappiamo neppure chi sia, ma devi metterci tutta la grinta che sai di avere>> concluse.
Luis Klus rifletté un attimo. D'altronde il suo unico amico aveva ragione, perché perdere tempo in quel modo. Si disse sicuro che presto la sua famiglia l'avrebbe raggiunto ritornando a essere di nuovo felici. Era solo una situazione passeggera. L'unica cosa da fare ora era risolvere questo caso.
<<è tornato il pescatore? Quell'autopsia?>> domandò alzandosi dalla sedia. Sul volto di Marchand si dipinse un sorriso.
Erano circa le dodici quando i due uscirono per andare a pranzo. Solitamente si recavano in un locale in fondo alla via, dove mangiavano dei panini. Questa volta decisero di andare in un bar sul Boulevard de la Plage. Il sole continuava a battere forte, la spiaggia era come al solito colma di gente.
Al termine del pranzo decisero di fare due passi e raggiungere l'agente appostato in vista del ritorno del pescatore.
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Klus s'imbronciò. Aveva bisogno di parlare con quel pescatore il prima possibile. Doveva avere dettagli precisi sul ritrovamento del cadavere, informazione che nessun agente avrebbe potuto dargli.
Tornò insieme a Marchand alla centrale di polizia. Sulla scrivania giaceva un fascicolo di poche pagine.
Marchand aspettò che l'ispettore Klus lo prese e gli diede una breve lettura.
<<è il referto dell'autopsia su quell'uomo>> disse pacatamente.
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Klus gettò il fascicolo sulla scrivania e si sfregò la fronte.
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Marchand prese il telefono dell'ufficio e compose un numero.
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Erano ormai le quattordici, la calura attanagliava anche l'ufficio. Oltre a quello strano caso non avevano altro su cui lavorare. In questo periodo la centrale di polizia si svuotava, tanto da rimanere solo pochi intimi.
Uno di essi entrò senza bussare, si scusò dell'intromissione e porse a Klus una busta trasparente contenente un orologio. Subito risaltò il cinturino dorato dell'oggetto.
Marchand si avvicinò alla scrivania di Klus che aprì il sacchetto come se stesse scartando un regalo di Natale.
<<è veramente bellissimo! Hai notato i colori del quadrante? Blu e rosso! Non ho mai visto un orologio così>> affermò Marchand entusiasta.
Klus annuì, se lo passò più volte tra le mani, poteva essere la chiave del mistero.
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Allegato vi era un foglio che nel frattempo aveva consultato.
<<... dice che non c'erano impronte digitali. O meglio, nessuna impronta che trovi riscontro nel nostro archivio. Possono essere di chiunque>>
La faccenda era molto complicata. Passarono il resto del pomeriggio dedicandosi ad altre indagini passate, visto l'immobilità del caso.
Verso sera, quando ormai Klus e Marchand stavano preparandosi a fare ritorno a casa qualcosa si mosse. Il telefono squillò, dall'altro capo il poliziotto incaricato di sorvegliare la spiaggia comunicò la notizia del rientro anticipato del pescatore.
<<... dice che è fermo sulla spiaggia. Non è molto felice di essere bloccato dall'agente. Credo che non sarà di buonumore>> disse L'ispettore Klus mettendosi la giacca.
Presero l'auto e in pochi minuti furono sulla spiaggia. Si erano fatte ormai quasi le otto e trenta di sera. I ristoranti sul lungo mare erano colmi di turisti, orde di camerieri li assalivano offrendogli i menù. Il sole era calato già da un pezzo ma il caldo non lo seguì.
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L'uomo sbuffò nervoso gesticolando.
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I due si guardarono negli occhi, poi Klus fece un cenno all'agente e gli disse di tornare in centrale. Di lui non c'era più bisogno.
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<<... le stesse cose che ho detto questa mattina... non vedo cosa possa essere cambiato>> affermò.
Marchand e Klus si guardarono nuovamente. Come mai in centrale non c'era traccia delle generalità del pescatore? Chi poteva avere redatto il fascicolo omettendo un simile particolare d’importanza fondamentale.
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L'uomo rivoltò lo sguardo al cielo come se avesse già raccontato quella storia milioni di volte.
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Marchand lo interruppe.
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Klus non distolse mai gli occhi da quelli del pescatore, monitorava ogni suo minimo movimento.
<<Bonjour
?>> domandò stupito.
Fu Marchand a rispondere.
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Il pescatore sbuffò mettendosi le mani in tasca.
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Marchand e Klus si guardarono in faccia.
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L'uomo si voltò immediatamente e s’incamminò verso Boulevard de la Plage, rimasero a guardarlo per un po’, poi svanì nell'oscurità.
DOMENICA 26 LUGLIO 2009
3
Il giorno seguente, come al solito, Marchand e Klus ignorarono che fosse domenica e si ritrovarono nell'ufficio alla centrale. Il sole era ancora molto caldo, e per la prima volta l'ispettore Klus decise di mettersi una camicia con le maniche corte, alla faccia dell'eleganza.
Per prima cosa trascrissero tutto ciò che disse il pescatore sulla spiaggia il giorno precedente.
Decisero di andare a fare una visita nel locale dove Morel disse di essere andato a cercare un telefono. Arrivarono al Bonjour intorno alle nove. Il Boulevard de la Plage era deserto, i locali affollati della sera prima ora erano malinconicamente vuoti.
Il locale era aperto. A un tavolo all’esterno c'era una coppia che beveva un cappuccino, all'interno invece davanti alla cassa c'era una coda di clienti che ordinavano baguette, la vera specialità del locale. Dietro il bancone videro un uomo con i capelli biondi, indossava una camicia nera. Ai tavoli serviva una bellissima ragazza, non dimostrava meno di vent'anni. I lunghi capelli castani erano raccolti in una coda che lasciavano intravedere un tatuaggio