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Arkuba il Mago Esiliato
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E-book358 pagine4 ore

Arkuba il Mago Esiliato

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Info su questo ebook

Lorenzo e Antonio sono due adolescenti italiani che vivono la loro normale e tranquilla vita liceale quando, un giorno, Lorenzo viene invaso da un’altra personalità: si tratta di Arkuba, uno dei maghi più potenti dell’universo, esiliato dal pianeta dei maghi, Magis, e relegato nel corpo di Lorenzo.
Attraverso Arkuba, che può comunicare con il pensiero, i due ragazzi apprendono la forza che muove l’universo: la Magia. Arkuba fa ciò perché è l’unico modo per uscire dal corpo di Lorenzo e tornare all’Organizzazione di Cuori, ente paramilitare del quale Arkuba è il capo, su Magis. Arkuba addestra Lorenzo e Antonio poiché a breve scoppierà un’altra guerra tra le razze magiche interplanetari: capitanate dai tre Oscuri, le razze di Demoni, Diavoli, Vampiri e Fearless (una progenie creata dall’oscurità) attaccheranno il pianeta dei maghi per distruggerlo. Le motivazioni rimarranno sconosciute ai due ragazzi finché, dopo tante peripezie, non arriveranno su Magis, il pianeta dei maghi, insieme ad Arkuba, finalmente liberato.
Dopo la missione per il recupero della seconda parte della Magma Epistula, un documento trafugato dal Supremo, capo degli Altier, una razza ancestrale, Arkuba acquisisce il potere di Supremo Master, capo del pianeta dei maghi e generale delle forze alleate.
Ma è tempo di tornare sulla Terra per Antonio e Lorenzo: la prossima missione è quella di ritrovare gli scomparsi Dieci Maghi Superiori: Lorenzo quindi si imbatterà in Merlino a Nimega (in Olanda) e poi in Platone nella città perduta di Atlantide, mentre Antonio dovrà recuperare Abe No Semei, famoso onmyoji giapponese del 1000 a.C., per poi partire insieme ad un’altra piccola combriccola sul pianeta degli Smelofi, razza selvaggia che comprende tutte le creature fantastiche di cui narrano le leggende terrestri, per trovare Nicholas Flamel.
Ad Atlantide, Platone spiega ad Arkuba e Lorenzo cosa cercano gli Oscuri: i dieci Sephiroth della Cabala Ebraica, anime potentissime che, una volta riunita, possono permettere di plasmare l’universo a loro piacimento. Dopo una furiosa battaglia, Lorenzo sconfigge uno degli Oscuri, Maphret, e le forze alleate vengono a conoscenza del fatto che gli Oscuri sono solo le pedine di un gruppo di maghi neri ancora più pericolosi: le Otto Angosce della Magia, congrega di malvagi che Arkuba credeva di aver distrutto circa quarant’anni prima, nella scorsa guerra interplanetaria.
Su Smelofia, anche Antonio si imbatte nelle Angosce, che hanno aumentato i loro ranghi fino a diventare dodici. Non possono fare nulla per impedire alle ormai Dodici Angosce di uccidere il re degli Smelofi, che possiede all’interno del suo corpo Yesod, una delle anime della cabala.
Il primo capitolo della saga “La Magia” si conclude con Atres e Cud, due Araldi della Luce, elite al soldo di Arkuba, che si avventurano per i ghetti malfamati di Sohrmmag, capitale del mondo magico, per, a quanto dice Arkuba, assoldare un vecchio alleato.
LinguaItaliano
Data di uscita16 lug 2016
ISBN9788869823398
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    Arkuba il Mago Esiliato - Lorenzo Moffa

    Lorenzo Moffa

    Arkuba il Mago Esiliato

    libro primo della saga La Magia 

    Cavinato Editore International

    © Copyright 2016 Cavinato Editore International

    ISBN: 978-88-6982-339-8

    I edizione 2016

    Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi

    © Cavinato Editore International

    Vicolo dell’Inganno, 8 - 25122 Brescia - Italy

    Q +39 030 2053593

    Fax +39 030 2053493

    cavinatoeditore@hotmail.com

    info@cavinatoeditore.com

    www.cavinatoeditore.com

    Realizzazione ebook a cura di Simone Pifferi

    Indice

    Introduzione

    1 - La Fine

    2 - Comprensione

    3 - Il potere di un mago

    4 - Guerre e battaglie

    5 - Addestramenti

    6 - L’Organizzazione di Cuori

    7- Si inizia!

    8 - Denimas

    9 - Iniziati per un futuro da salvatori

    10 - Braccati

    11 - Apprendere

    12 - Purtroppo

    13 - Le Lacrime della Fenice

    14 - I Sephiroth

    15 - Quattro problemi in più

    16 - Di nuovo insieme

    Alla mia famiglia, che mi ha seguito in quest’opera.

    A mia madre, che mi ha aiutato nella qualità e nell’uso della

    terminologia adatta,

    Ad Antonio Gentile, mio migliore amico, e mio perfetto protagonista.

    A Chiara Seminatore, che è stata una delle mie prime fan, e un grazie per essersi prestata a farmi da coprotagonista insieme a Denise Battista, a cui dedico tutto il mio impegno, e a Mattia Comoglio, mio grande amico.

    A Valeria Morana, che prima o poi possiederà una copia di questo libro…

    A Ray, ovvero Gabriele Cilardi, per essere entrato nel mondo della lettura grazie a questo libro.

    Ad Edoardo Miniotti, e Naomi Sgambato che con i loro disegni han dato vita ai miei personaggi

    Ad Andrea Simioni che, con dedizione e tanta, tanta pazienza, è riuscito a tirare fuori il meglio dal guazzabuglio che avevo in testa.

    Un grazie speciale va anche a tutte quelle persone che non sono state citate ma che mi conoscono e mi aiutano ogni giorno a migliorare la mia vita.

    Quare habe tibi quidquid hoc libelli qualecumque.

    cit. Catullo, Dedica del Liber.

    Introduzione

    Poiché non sono uno scrittore professionista, questo libro potrà scatenare un po’ di stupore nei lettori, ma credo che, se questi amano il fantasy come lo amo io, si ritroveranno coinvolti nel suo vortice travolgente.

    Iniziai a pensare a questo libro nella sera del 21 ottobre 2007, quando, convinto che il genere fantasy non fosse stato ancora rappresentato nella sua pienezza decisi che, se nessuno l’aveva ancora fatto, forse un cultore del genere fantastico, quale mi reputavo, poteva cercare di porvi rimedio.

    Così mi misi a ricercare tutte le storie fantastiche che conoscevo e poi cominciai a scrivere con grande impegno questa storia.

    E tra libri, fumetti (e qualche volta anche i testi scolastici) cercai di tessere le trame di questa vicenda di cui non riesco a scorgere ancora la fatidica fine.

    Guardo dalla finestra e vedo case, animali e uomini che non sanno che sto per scrivere un libro, anzi non sanno neanche chi sono.

    Quindi credo che questo aiuterà il mondo a conoscermi un po’ di più e forse aiuterà anche me ad identificarmi…

    Ai miei lettori voglio lasciare questo.

    1 - La Fine

    <>.

    Le parole del ministro risuonarono solenni nella Gran Sala del Giudizio.

    Si potrebbe dire che fosse estate, benché non fosse né il tempo né il pianeta adatto a una simile parola.

    L’incolpato si mostrava stranamente calmo e questo irritava non poco il Ministro Massimo.

    Appurando che quest’ultimo era sul punto di perdere le staffe, l’imputato Arkuba decise di concedergli la sua attenzione.

    La sala vuota del tribunale magico era illuminata dalla pigra luce del sole che filtrava tra le finestre, creando giochi di polvere e riflessi.

    Dall’alto del suo scranno, il Ministro Massimo osservava torvo quel giovane mago dai capelli bianchi che gli cadevano a casaccio sulla faccia, sulle spalle e sulla schiena.

    Il motivo di un processo simile era che lui stesso aveva tentato di far capitolare l’intera corte della Magia, motivata dalla scoperta dell’imputato di un progetto del Ministro di soggiogare il pianeta tramite un’alleanza con uno degli Oscuri.

    <> chiese l’imputato.

    Sbuffando, il Ministro sorrise <>.

    Le parole avevano uno strano sapore nella bocca del ministro: uno strano miscuglio di irritazione e vittoria.

    <> chiese nuovamente Arkuba.

    <Terra. Già più volte abbiamo provato a stabilire un contatto con loro, ma gli umani sono più propensi alla violenza che al reciproco scambio di culture.>> rispose prontamente il Ministro.

    <Parola di mago.>> dichiarò solennemente l’accusato.

    Il Ministro si sedette sulla sedia ed emise un sospiro di sollievo. Quel giovane mago era il più potente che lui avesse mai visto: capace di lanciare incantesimi senza l’uso né di mani né di parola, poteva controllare qualsiasi elemento della magia ed evocarlo anche dove non ci fosse nessuno di questi. Ideatore lui stesso di incantesimi di difficile realizzazione, Arkuba era stato una pedina predominante nell’ultima guerra.

    Il Ministro Massimo non avrebbe mai voluto inimicarsi un qualcuno di così potente, se costui non fosse venuto a sapere della tirannia che aveva progettato con l’aiuto di uno dei tre Oscuri.

    Presto avrebbe controllato tutta la comunità magica, e nessuno sarebbe più stato in grado di fermarlo.

    E ora perfino Arkuba, l’unico essere che poteva opporsi alla sua tirannia, non preoccupava più il ministro, dato che quando un mago dà la sua parola non può infrangere in alcun modo il suo giuramento.

    Arkuba tese la testa di lato. Stava arrivando qualcuno.

    D’improvviso, nella stanza irruppero tre persone: due ragazzi apparentemente molto giovani e una ragazza.

    <> esclamarono. E, in un battito di ciglia, estrassero le armi. Recavano tutte un cuore inciso su di esse.

    In quell’attimo così silenzioso si sentì l’aria accarezzare i volti dei presenti.

    Come stelle cadenti comparvero nella sala squadre di guardie armate.

    <Tornerò, di questo statene pur certi>> garantì Arkuba ai suoi.

    I tre giovani strabuzzarono gli occhi ma, dopo l’iniziale stupore, cominciarono ad indietreggiare, frustrati.

    Uscendo dalla sala, l’ultimo ragazzo si girò verso Arkuba:

    <> disse.

    <>.

    Sentendo le parole di buon viaggio, le ultime che avrebbe sentito nella lingua dei maghi, Arkuba venne teletrasportato senza vedere per l’ultimo istante i suoi compagni Atres, Kikum e Elien.

    Era la fine. O era l’inizio? Questo Arkuba non poteva saperlo con certezza.

    L’unica speranza alla quale poteva anelare era che il corpo in cui l’avrebbero confinato avesse qualche collegamento con la Magia.

    <>.

    Aprile, in quel piccolo liceo di provincia le parole della prof d’inglese suonarono come una sorta di colpo di stato nella testa degli studenti, che si affrettarono a prendere i libri per ripassare quel poco in più che, per loro, era di vitale importanza per la sufficienza.

    Un vociare sommesso correva tra i banchi, mentre la luce del sole filtrava dentro la classe come una sorta di paramento sacro.

    Ma un ragazzo non si affrettava affatto, stava semplicemente a guardare quel pezzo di cielo che si vedeva dalla finestra.

    A Lorenzo piaceva proprio guardare le nuvole.

    E proprio mentre stava cogliendo l’importanza di quei nembi nella sua giornata, sentì la porta aprirsi e i compagni alzarsi.

    Era entrato il preside della scuola, seguito da un ragazzo presumibilmente della sua stessa età.

    <>.

    Un grande saluto echeggiò nella classe e Lorenzo tornò a guardare le nuvole, incurante della novità.

    Ad un certo punto sentì l’impolverata sedia al suo fianco che si spostava.

    <>.

    <>.

    <>.

    <> disse il magro adolescente concludendo il discorso.

    A causa dell’arrivo del nuovo alunno, la verifica venne sospesa con un boato di sollievo proveniente da ogni componente della classe.

    La campanella suonò e i ragazzi si prepararono all’uscita.

    <>.

    <>.

    Dopo il giro turistico della scuola Lorenzo accompagnò a casa il suo nuovo amico Antonio, che durante il percorso fece alcune domande alla sua nuova conoscenza. Le solite domande che si facevano con nuovi amici: segno zodiacale, interessi e così via.

    Antonio scoprì che Lorenzo non aveva alcun amico. Lo notò infatti molto impacciato nel gestire quella breve chiacchierata, vedendo che si rifugiava quasi sempre con la testa per aria a guardare le nuvole.

    <> chiese Antonio, interrompendo il discorso, una volta sorpreso Lorenzo a fissare il cielo.

    <> esclamò il ragazzo.

    Antonio lo intimò a rispondere. Era curioso.

    Quel ragazzo gli sembrava particolarmente strano.

    <> cominciò Lorenzo.

    <> concluse il ragazzo imbarazzato.

    Insieme, i due amici arrivarono a casa di Antonio, che Lorenzo scoprì essere proprio accanto alla sua.

    Trascorsero gli ultimi giorni di scuola sempre in coppia e Antonio aiutò più volte Lorenzo quando veniva bersagliato dai bulletti della classe.

    Lorenzo stava legando sempre più con quel nuovo ragazzo spuntato all’improvviso nella sua vita, dal quale non riusciva più a separarsi.

    Forse pensò, Ho trovato un vero amico.

    Un giorno Lorenzo si svegliò frastornato, come se avesse la testa tra un’incudine e un martello. Guardò il tempo. Nuvoloni grossi all’orizzonte.

    All’uscita da scuola Lorenzo percorse la strada di casa con Antonio, ma, proprio mentre stavano per prendere l’autobus, Antonio si ricordò che aveva dimenticato di comprare i biglietti.

    <>.

    Lorenzo si appoggiò alla colonnina della fermata, che recitava pigramente e con lettere scolorite i numeri dei bus che attraversavano, nel loro tragitto, quella tappa.

    Sbadigliando si chiese cosa potevano significare i nuvoloni lì in alto, enormi testimoni di qualcosa che il ragazzo presagiva, ma non riusciva a interpretare.

    In quel preciso momento Lorenzo, all’improvviso, venne investito da una strana energia, che sentì pervadergli il corpo.

    Avvertì inoltre una presenza, come se un essere fosse entrato dentro di lui.

    <> urlò disperato Lorenzo, dolente a causa di quello strano potere, mentre in testa gli rimbombavano parole che non gli appartenevano.

    Che misera prigione! E il Ministro Massimo crede che basterà questo per tenermi a bada?

    <>.

    Arkuba, il mago esiliato.

    Percependo queste parole, Lorenzo svenne.

    2 - Comprensione

    <>.

    Lorenzo si svegliò in una stanza singolare.

    <>.

    Questa voce suonò familiare a Lorenzo, anche se non ricordava a chi appartenesse né quando l’avesse sentita.

    Mentre era intento a sondare la memoria, cercò di analizzare il luogo in cui si trovava.

    La stanza era spartana e circolare, al cui centro si trovava una tavola quadrata con nove persone intorno.

    L’unica luce che dava vita alle ombre che danzavano intorno al tavolo era una candela a metà del suo percorso, già costellata di gocce di cera scivolate lungo il suo dorso.

    Questi dialogavano apertamente senza accorgersi della sua presenza.

    I toni erano animati e accesi, quasi fossero questioni di vita o di morte.

    O qualcosa di simile.

    Infine il ragazzo capì: sembrava una riunione di guerra.

    Pareva che le persone stessero parlando di qualche piano bellico, anche se alcuni vocaboli gli suonavano molto bizzarri.

    Nel momento in cui riusciva a carpire il senso delle frasi, ecco che spuntava un termine che metteva in dubbio il concetto appena espresso.

    Quando Lorenzo cercò di sporgersi al di fuori dello sgabuzzino da dove stava osservando la scena, un’estranea forza lo sollevò e lo tirò fuori dal suo nascondiglio. Come d’incanto, quasi come una campanella che, risuonando, riporta alla mente un impegno, si ricordò di quella strana voce.

    Quella strana voce che apparteneva alla stessa presenza che era penetrata nella sua testa, circa dieci minuti fa.

    Eccolo davanti ad un volto, in penombra.

    Al di fuori del piccolo cerchio di luce generato dalla candela, incapace di tendere le sue radici infuocate al di là di quel confine.

    Il volto parlò, ma non con la bocca. Lorenzo sentì la voce direttamente nella sua testa: Buongiorno! E tu che cosa ci fai qua? Già sveglio? Non ti facevo così vispo. Pensavo te ne saresti rimasto a dormire per qualche giorno.

    La voce era pacata e leggermente vivace, quasi fosse divertita dalla situazione per lei evidentemente particolare, e sembrava priva di qualsiasi forma di rabbia.

    Mi dispiace, ma dovresti uscire subito dalla mia mente. Sai, è maleducazione origliare

    Una forza immane spinse improvvisamente Lorenzo contro la parete e, nonostante lo spavento del ragazzo, che chiuse gli occhi, questi non sentì alcun contatto, quasi il muro fosse inconsistente. Attraversatolo, si aprì una strada di luce, e, una volta arrivato al fondo, Lorenzo si svegliò.

    <>.

    La voce di Antonio risuonò nella testa di Lorenzo e lo costrinse ad aprire gli occhi.

    Era sdraiato sul marciapiede a gambe all’aria. Un forte dolore alla testa gli fece portare una mano subito alla tempia.

    Fissò un attimo il vuoto.

    Cos’era appena accaduto?

    Era stato tutto un sogno?

    <>.

    Lorenzo si guardò intorno: tutti lo stavano fissando. Subito la scena si fece imbarazzante e Lorenzo si vide costretto a alzarsi con velocità fulminea, cercando di pulirsi dallo sporco e la polvere e controllando di non perdere sangue.

    <>.

    <>.

    <> rispose l’amico.

    Il mal di testa continuò fino a che i genitori del ragazzo non arrivarono a prenderlo, poi, come per magia, svanì.

    Uno strano brivido percorse il ragazzo quella sera.

    L’indomani, Lorenzo si svegliò ancora più distrutto.

    Gli avvenimenti del giorno prima lo avevano scosso.

    <<… Se solo potessi rimanere a casa dopo che i miei sono andati…>>.

    <> disse sua madre, vedendolo titubante.

    Lorenzo rantolò una lamentela, che rimase in sospeso, non percepita da nessuno, mentre immergeva un biscotto nel caffèlatte quasi lanciandolo a mo’ di lancio del peso.

    Poi fu come se una porta si aprì.

    Ma non era una porta fisica, era come una finestra nella sua testa, tra la tempia e la nuca.

    E qualcosa spuntò fuori da questa finestra, e disse: Vorresti rimanere a casa vero?

    Lorenzo riconobbe quella voce. Quella che aveva sentito quando si era sentito male e quella che aveva anche sentito in sogno.

    Cominciava a dubitare della sua sanità mentale, ma, provando a stare al gioco con se stesso, rispose.

    <>.

    Lorenzo si sentì un po’ matto a parlare con una voce fantasma, ma non più di quanto si ritenesse. Almeno ammazzava la noia.

    Infatti vorrei farmi perdonare per il deplorevole evento. In cosa posso aiutarti?

    <>.

    Vediamo cosa riesco a fare…

    Come d’incanto, la testa di Lorenzo si fece mano a mano più leggera.

    Strabuzzando gli occhi, Lorenzo quasi si soffocò con il caffèlatte.

    Posso aiutarti in qualche altro modo? continuò la voce.

    <>.

    Beh, con i miei poteri non dovrebbe essere troppo difficile…

    <>.

    Non mi pare che ieri tu fossi tanto scettico sul fatto di aver ricevuto una enorme quantità di energia.

    <> sfidò il ragazzo.

    Affare fatto.

    Uscendo di casa, Lorenzo pensava alla scommessa già vinta e si fermò un attimo a riconsiderare il favoloso pensiero e rammarico che la magia non potesse esistere.

    Sarebbe tutto troppo facile pensò tra sé e sé, o tra sé e la voce, che ora Lorenzo si ricordò essersi presentato come Arkuba.

    Arrivato a scuola il ragazzo sentì l’oppressione dell’impegno scolastico cominciare a gravare sulle sue spalle.

    Entrando in classe e sedendosi a fianco ad Antonio, finì per sperare di perdere la scommessa.

    La recita di Lorenzo funzionò magistralmente: riuscì perfino ad ingannare Antonio, che cercò di confortarlo per le prime due ore di lezione.

    Quando la campanella suonò il primo intervallo, Lorenzo, per dare ancora maggior peso alla farsa, annunciò ai compagni di stare male e si diresse verso i bagni.

    Appena varcata la soglia, fu circondato di un bagliore bluastro, che poi identificò come acqua, e si ritrovò a cadere sul suo letto con lo zaino a spalle.

    Non credeva ai suoi occhi.

    Sembrava quasi un sogno, un’impensabile eventualità.

    Ma non era solo, quando avvenne l’evento.

    Qualcosa cadde. Un rumore indistinguibile, ma attirò l’attenzione di qualcuno.

    <> esclamò stupito il ragazzo.

    Certo. Perché mai dovrei mentire al mio corpo ospite?

    <>.

    Quando un mago come me commette un reato, viene condannato di solito a essere rinchiuso in un corpo di un essere non-magico come gli umani. Dato che voi non sapete come richiamare la magia e usufruirne, non potete liberarci.

    Il ragazzo si stupì a tal punto da incalzare la presenza, che a questo punto, fosse pazzo o meno, doveva attestare fosse reale: <>.

    Assolutamente no, io non sono un criminale. Sono solo stato beccato mentre cercavo di diffondere la voce che il nostro ministro, una versione simile ad un vostro re", stava per stipulare un’alleanza con un essere malvagio e potente pensando di poterlo controllare, e così diventare il padrone dell’intero universo dei pianeti accettati della comunità magica.

    Il fatto è che l’essere malvagio non può essere controllato a lungo, poiché è uno degli esseri al comando dei Fearless."

    <>.

    I Fearless sono esseri oscuri in costante ricerca di qualsiasi sentimento. La nostra Organizzazione punta specialmente a distruggere quell’essere malvagio e le sue chimere.

    <>.

    In realtà ero io che mi mettevo in contatto con i membri dell’Organizzazione di cui faccio parte per discutere sulle mosse da attuare in mia assenza.

    Lorenzo si fermò.

    Sembrava tutto come in un film: incredibile.

    Era come se un ragazzo qualsiasi fosse stato gettato in un avventura fantastica.

    Ed era capitato a lui.

    Non pensava di poterci credere davvero.

    Prese un respiro profondo, e andò avanti: <>.

    Esistono due modi per far sì che un incolpato evada dal corpo in cui è stato imprigionato.

    <>.

    Il primo è uccidere l’anima del corpo terrestre, cosicché l’imprigionato abbia il pieno controllo del corpo. Ma questo processo è lungo e a volte può non dare i risultati sperati, dato che alcune vostre medicine sono letali per gli esseri magici come me, e la vostra religione è dannosa per i poteri di un mago. L’altro modo è usufruire del potere magico direttamente dal corpo terrestre.

    <>.

    Insegnarti la Somma Arte Magica, quella che voi chiamate comunemente Magia.

    Lui si svegliò.

    Si svegliò riposato. Il sangue raggrumato sulla bocca.

    Alzandosi, con uno schiocco di dita si ritrovò vestito.

    La stanza era un vecchio studio con un grande e lungo tavolo bianco di marmo affiancato a una scrivania con segni arcani.

    Osservando il tavolo di marmo, si potevano scorgere alcune macchie di sangue. Sangue di mago.

    Perché sacrificare un mago porta a colui che l’ha sacrificato un potere capace di controllare ogni potere Demoniaco, necromantico, e rende capaci di controllare l’oscurità.

    Beninteso: nessuno, a parte l’oscurità, può controllare l’oscurità stessa.

    Ma questa è una cosa che solo Lui e pochi altri potevano fare.

    Lui, il fedele servitore derivante da un’energia facente parte della stessa dell’oscurità, uno dei Tre Oscuri e rinnegato dalla prestigiosa Organizzazione di Cuori, contro la quale stava combattendo valorosamente.

    Appena cercò di sfiorare la porta per aprirla, questa si aprì da sola e da dietro di essa sbucò una creatura nera: una delle tante che controllava, ma questa vantava un briciolo di intelligenza in più delle altre, e lo aiutava nelle questioni diplomatiche con gli altri esseri a lui sottoposti.

    Era una creatura gibbosa, imponente ed infaticabile. Gli esseri come lui non invecchiavano, e non soffrivano la fame e la sete. In più, alcuni di loro potevano usare la più rozza e semplice magia Elementare. Questo era il potere dell’oscurità.

    <>.

    <>.

    <>.

    Lui si leccò ancora un po’ le labbra. Già pregustava il momento in cui il varco si sarebbe aperto definitivamente.

    <>.

    <>.

    <>.

    <> disse la creatura.

    <>.

    Improvvisamente la stanza si rabbuiò, vestendo quelle pareti del colore della notte.

    <>.

    Per tutta la stanza echeggiò la voce di una strana creatura, ancora più oscura di Lui.

    <>.

    <>.

    <>.

    <>.

    Detto ciò, la voce scomparve e l’oscurità, creatasi nella stanza come per contesa tra i due Oscuri, svanì.

    <>

    <> esclamò il servo.

    Insieme entrarono in una grande sala estesa e maestosa, dove si trovavano tre personaggi, seduti intorno a

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