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Sulla strada della Follia
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Sulla strada della Follia
E-book147 pagine1 ora

Sulla strada della Follia

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Info su questo ebook

“Speravo sempre nella magia, dimenticandomi della realtà”
Studi, ti laurei, finisci in un call center e poi ti trasferisci all’estero, in cerca di fortuna, di speranza…
Sulla strada della Follia è una storia dei giorni nostri: un ragazzo che fatica a trovare un lavoro dopo la laurea e deve affrontare disoccupazione, frustrazione e delusioni. Sembrerebbe una storia come tante. Marco, però, non ha paura di mettersi a nudo davanti al lettore né di mostrare il suo lato più sensibile, la sua condizione amorosa, raccontando in prima persona una storia ricca di speranze, sogni e amore. Il lettore vivrà il disagio del ragazzo e lo seguirà nella sua fuga quando, esasperato da una realtà che non sente più sua, troverà il coraggio di trasferirsi a Londra; sentirà poi la delusione e con essa le “mancanze” di sempre.
Sulla strada della Follia è un romanzo dal ritmo vivace e divertente - spassosi i racconti delle conversazioni telefoniche al call center e le dinamiche della convivenza numerosa - ma che richiede al lettore una particolare attenzione. Alcuni passaggi vengono volutamente lasciati in sospeso, quasi a voler coinvolgere il lettore nella stesura della storia. Le domande che il protagonista si pone e a cui raramente viene data una risposta, le interruzioni, così come le metafore e la scelta di inserire delle poesie, lasciano al lettore una chiave di lettura personale. Egli è libero di intuire i pensieri e le emozioni del protagonista narratore.
LinguaItaliano
Data di uscita18 lug 2016
ISBN9786050483321
Sulla strada della Follia

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    Anteprima del libro

    Sulla strada della Follia - Marco M. Ruggiero

    Marco M. Ruggiero

    Sulla strada della Follia

    Marco M. Ruggiero ©

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo e-book può essere riprodotto senza l'autorizzazione scritta dell'autore. 

    (Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.)

    Copertina realizzata in collaborazione con Sara Imbesi. 

    UUID: b8387880-549d-11e6-890b-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    UNO

    Lezioni di ipocrisia

    Entrai in quell’edificio che puzzava ancora di pittura fresca e la prima cosa che notai fu un quadro enorme appeso tutto storto, raffigurante lo skyline di Manhattan. Bella presa per il culo, pensai. Avevo passato gran parte della mia vita a sognare il grande salto transoceanico, New York, i grattacieli, la Statua della Libertà, e poi…

    Mi ero laureato all’Università di Urbino da diversi mesi ormai e come molti dei miei colleghi faticavo ancora a trovare un’occupazione. Così, dopo un lungo periodo di ricerche e di inutili attese, alla prima occasione, alla prima offerta, non esitai: accettai un lavoro part time come venditore, in un call center. Cinque ore al giorno, dal lunedì al venerdì, per quattro euro l’ora: cento euro di paga a settimana, in pratica, per telefonare a casa della gente e rompere i coglioni.

    Cominciai un lunedì di settembre di qualche anno fa, insieme ad altre cinque o sei persone. Non ricordo bene. Eravamo stati convocati per una specie di training della durata ridicola di due ore. Tecniche di vendita, regole di comportamento al telefono, elementi fondamentali della comunicazione…

    Prima cosa, dovete conoscere tutto del prodotto! iniziò a spiegare la responsabile, Se non sapete rispondere alle domande del cliente, trasmetterete insicurezza, incertezza; e questo vuol dire fallimento. Chiaro? Studiatevi bene i fogli che vi ho dato e, mi raccomando, credete nel prodotto. Sempre! Se non siete voi i primi a crederci…

    Quasi tutti vi diranno che non sono interessati. Non importa! Voi provateci lo stesso. Insistete! Insistete sempre.

    Le diapositive riportavano ogni volta le stesse scontatissime frasi, il solito concetto ripetuto fino allo sfinimento: vendere, risparmio; vendere, risparmio.

    È fondamentale, inoltre, che impariate fin da subito a riconoscere il tipo di persona con cui state parlando; ogni cliente, infatti, esige linguaggio e tono diversi…

    E sorridete! Sorridete, state portando buone notizie.

    La sedia era scomoda.

    Infine, quando ormai mancavano pochi minuti al termine della formazione, ascoltammo alcune telefonate andate a buon fine, quelle vincenti, registrate in precedenza e selezionate come modelli da seguire. Dovevamo fare attenzione ai vari aspetti della conversazione e cogliere quei particolari che in qualche modo avevano influenzato positivamente la contrattazione: voce, approccio e sicurezza del venditore…

    Boh, io notavo solo ipocrisia.

    Dieci secondi o dieci minuti

    Il primo giorno di lavoro effettivo fu quindi il seguente. Turno pomeridiano dalle 16 alle 21. Mi recai nello stesso edificio dove si era tenuto il training e, una volta nell’ingresso, mi ritrovai nuovamente di fronte al quadro enorme appeso tutto storto, raffigurante lo skyline di Manhattan. Chissà, forse era il destino…

    Poi, salutai Agata, la responsabile. Era una di quelle bionde con gli occhi azzurri che appena le vedi te ne innamori; subito, per forza, senza scampo. Bella e sensuale. Finché non la sentivi parlare e capivi dove era la fregatura: isterismo. Uno spreco di bellezza.

    Oltre all’ingresso e alla saletta con il proiettore, c’era un’altra stanza più grande e con le varie postazioni per le telefonate. Gli operatori dell’altro turno erano ancora seduti che lavoravano. Pochi ma rumorosi: chi urlava da una parte, chi bestemmiava dall’altra. Nell’attesa che terminassero, entrai e Dio solo sa perché mi sistemai alla postazione più vicina all'entrata.

    Il tempo di far sgombrare i colleghi della mattina e far sedere gli altri poveracci del mio turno e Agata iniziò a spiegarci come utilizzare il programma. In pratica, le chiamate partivano in automatico senza dover digitare nulla (e menomale); contemporaneamente, apparivano sul monitor i dati principali del cliente: nome e cognome, data di nascita, luogo di residenza e il numero di telefono. Sulla sinistra dello schermo, invece, spuntava un menu verticale con una lunga serie di voci:

    cliente non interessato;

    occupato;

    registro opposizioni;

    richiamare…

    E, nel caso in cui la contrattazione fosse andata a buon fine, la tipologia di contratto stipulato. Tutte queste voci servivano a registrare l’esito della telefonata. Mai e poi mai, però, dovevamo utilizzare la voce cliente non interessato. Vietato! L’avevano detto al training, ma io me l’ero già scordato. Mai perdere un numero, mai rinunciare. Riprovateci tra qualche giorno, era il diktat, potrebbe rispondere qualcun altro e accettare!

    Era arrivato il momento di cominciare. Silenzio e imbarazzo. Temporeggiai un po’… Non volevo che i colleghi accanto ascoltassero le mie telefonate. Chinai la testa e cominciai a ripassare uno a uno i fogli che ci avevano consegnato. Domande e risposte relative. Nel frattempo, speravo che qualcuno del gruppo desse il via alle telefonate. Volevo nascondere le mie incertezze. Volevo nascondere le mie incapacità. Per mia fortuna, due ragazzi molto meno ansiosi di me presero le loro cuffie e cominciarono.

    Coraggio. Avvio…

    Pronto?

    Boom! Riattaccai subito. Il tizio mi aveva risposto troppo presto. Non ero pronto psicologicamente.

    Nessuna pausa. Nuova chiamata in arrivo…

    Pronto?

    Ehm, sì, salve signora, sono Marco, ehm… mi scusi se la disturbo…

    Subito il primo errore!

    Al training ci avevano spiegato che non dovevamo mai scusarci per l’eventuale disturbo arrecato, poiché noi, quelli delle offerte super vantaggiose, eravamo, diciamo, un’opportunità, una manna dal cielo, una soluzione a tutti i problemi del mondo… quindi, di cosa mai avremmo dovuto scusarci? Mi era rimasto ben impresso questo strano ordine di Agata, eppure a me veniva di dirlo, di farlo, sempre, tutte le volte:

    Scusi il disturbo!

    Una specie di premonizione?

    Ehm, signora, le dicevo…

    Riattaccò.

    Andai avanti così, tra incertezze e imbarazzi, per una decina di minuti. Telefonate che duravano appena dieci secondi. Era questo il tempo che avevo a disposizione per convincere il cliente a non farmi riattaccare il telefono in faccia. Dieci secondi. La gente concede al massimo dieci secondi, dopodiché ciao. Come potevo conquistare uno sconosciuto in un tempo così limitato? Dovevo trovare una frase ad effetto, chiaro, ma quale?

    Dieci secondi o dieci minuti. Da un estremo all’altro. Da chi non ha mai tempo e va sempre di corsa, a chi di tempo si ritrova ad averne pure troppo. Come un signore anziano, in pensione, annoiato…

    "Buongiorno, sono Marco, ehm… chiamo per conto di BollettaSemplice, sì, facciamo finta che si chiamasse davvero così, e vorrei proporle un’offerta per…"

    Fu schietto e chiarì subito che non era interessato ad alcuna offerta - tanto per cambiare - ma dato che dovevo insistere sempre non riattaccai e lo lasciai parlare. Voleva saperne di più sul ragazzo che gli aveva telefonato… cosa facevo nella vita, dove abitavo, quanti anni avevo. Mi chiese i perché di quel lavoro e infine m’incoraggiò, sicuro che fossi un bravo ragazzo e che avrei potuto fare qualsiasi cosa nella vita. Se solo avessi voluto. Fu il mio primo momento confessioni intime tra estranei.

    Poi, mi raccontò che era stato professore di storia al liceo e che aveva svolto il suo lavoro sempre con grande passione. Giunto alla soglia degli ottant’anni, si era

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