Is God Een Moloch? Antologia della poesia nederlandese e afrikaans
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Questa antologia non è opera di uno specialista di filologia o di linguistica, per cui si cercherà invano in essa un’analisi scientifica, che l’autore, avente competenze accademiche in tutt’altri campi, non si è neppure sognato di poter fornire, mentre si è concentrato sui contenuti dei componimenti poetici scelti. Ha ritenuto importante porre in rilievo ciò che è universale nella poesia, ciò che tocca tutti gli esseri umani, di qualunque epoca e cultura, indipendentemente dalla forma e dalle ripartizioni per scuole.
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Is God Een Moloch? Antologia della poesia nederlandese e afrikaans - Emilio Biagini
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INDICE
Frontespizio
Colophon
Licenza d’uso
Copertina
Is god een moloch
INTRODUZIONE
IL QUADRO LINGUISTICO
IL NEDERLANDESE
L’ANTICO NEDERLANDESE
IL MEDIO NEDERLANDESE
IL NUOVO NEDERLANDESE
L’AFRIKAANS
POESIA NEDERLANDESE
Onbekend 11de eeuw, Hebban olla vogala
Hendrijk van Veldeke, So wé der minnen is so vroet
Calfstaf & Noydekijn, Wolf ende lam
Hadewijch, Lied X
Jacob van Maerlant, Van den lande van oversee
Hertog Jan I van Brabant, Eenes meienmorghems vroe
Onbekend 15de eeuw, Nu zijt wellekomen, Jesu lieven heer
Suster Bertken (Bertha Jacobs), Een Lyedeken
Anthonis de Roovere, Vander mollenfeeste
Roemer Pieterszoon Visscher, Graf-schrift
Suster van Gansoirde, Och, nu mach ic wel troeren
Anna Bijns, Refrein (O doot, door u memorie)
Lucas de Heere, Den autheur tot sijn huusvrauwe
Johannes Stalpart van der Wielen, Smeek-woorden Mariae
Pieter Corneliszoon Hooft, Noodlot
Justus de Harduyn, Maria tot haer suygende kindeken
Gerbrand Adriaenszoon Bredero, Aendaechtigh gebet
Gerbrand Adriaenszoon Bredero, Geestigh liedt
Joost van den Vondel, Decretum horribile: gruwel der verwoestinge
Joost van den Vondel, Eeuwgetij van de E. Here Karel Couvrechef
Willem Godschalk van Focquenbroch, Gedachten op mijn kamer
Joannes Luyken, De horologiemaaker
Willem Bilderdijk, Gebed
Isaäc da Costa, De leeuw van Juda
Carel Vosmaer, Melancolia
Petrus Augustus de Génestet, ‘t was toch de hovenier
Guido Gezelle, Als de ziele luistert
Guido Gezelle, De vlaamsche taal
Guido Gezelle, Zielgedichte
Guido Gezelle, Moederken
Guido Gezelle, Den ouden brevier
Guido Gezelle, Meidag
Guido Gezelle, Ego flos
Albert Verwey, O man van smarte
Carel Steven Adama van Scheltema, De stilte
Pierre Kemp, Stilleleven
Johannes Bernardus Maria Raphael Hanlo, De mus
Gerard Cornelis van het Reve, Het is mal net zoals je het bekijk
Hugo Maurice Julien Claus, Koel is de wereld
Ellen Warmond, Te laat (Een dier)
POESIA AFRIKAANS
Jean François Elias Celliers, Dis al
Eugène Nielen Marais, Winternag
Totius (Jacob Daniel du Toit), Die wereld is ons woning nie
Christiaan Frederik Louis Leipoldt, Die soutpan
Izak David du Plessis, Katrina
Nicholaas Petrus van Wyk Louw, O wye en droewe land
William Ewart Gladstone Louw, Opstanding
Diederik Johannes Opperman, Kersliedjie
Elisabeth Eybers, Verhaal
Ina Rousseau, Eden
DELLO STESSO AUTORE
NOTE
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Is god een moloch
INTRODUZIONE
Questa antologia non è opera di uno specialista di filologia o di linguistica, per cui si cercherà invano in essa un’analisi scientifica, che l’autore, avente competenze accademiche in tutt’altri campi, non si è neppure sognato di poter fornire, mentre si è concentrato sui contenuti dei componimenti poetici scelti. Ha ritenuto importante porre in rilievo ciò che è universale nella poesia, ciò che tocca tutti gli esseri umani, di qualunque epoca e cultura, indipendentemente dalla forma e dalle ripartizioni per scuole. E naturalmente, per definizione, nessuna antologia può essere esauriente, ed anche questa certamente trascura non pochi autori importanti.
Riguardo al metodo scelto per la traduzione, esistevano varie possibilità, come ad esempio tentare di riprodurre la magia
poetica con una traduzione che si sforzasse di essere altrettanto poetica, col rischio di tradire il significato originario, o limitarsi a una modesta traduzione in prosa che si limiti ad informare il lettore sul significato letterale della poesia. L’autore, conscio dei propri limiti, si è limitato a seguire questa, e più facile, soluzione.
IL QUADRO LINGUISTICO
IL NEDERLANDESE
La lingua nederlandese, parlata da circa ventidue milioni di persone tra Paesi Bassi, Brabante belga e Fiandre (ossia la metà settentrionale del Belgio), Surinam (ex Guiana olandese) e alcune isole delle Antille, è la terza lingua germanica per importanza, dopo l’inglese e il tedesco. È caratterizzata da cospicue differenze dialettali e da influenze inglesi a nord e francesi (o tedesche) a sud. Ad esempio, appartamento
si dice flat in nord-nederlandese (olandese) e apartement in sud-nederlandese (fiammingo), una persona rigida e noiosa è hark nel nord e reek nel sud, mentre la nebbia è damp in olandese e nevel in fiammingo (tedesco Nebel).
Il nome nederlands deriva da Nederland, terra bassa. Nel Medioevo la lingua veniva chiamata dietse nelle Fiandre e duutsc nel Brabante, da diet, popolo (equivalente all’antico alto tedesco diot), per indicare che si trattava della lingua popolare, in contrapposizione al latino, lingua della cultura. In modo analogo, il tedesco, nell’alto medioevo, veniva chiamato diutisk. Tali termini arcaici derivano tutti dal protogermanico theudo, che significa popolo
.
Dal sec. XV si usò il termine nederduits (basso tedesco). Dopo la pace di Vestfalia del 1648, i Paesi Bassi cessarono di appartenere al Sacro Romano Impero, ciò che favorì il loro sganciamento, anche linguistico, dall’area dei dialetti tedeschi settentrionali, con i quali mantengono tuttora in comune l’aver evitato il secondo scivolamento consonantico (zweite Lautverschiebung) dell’alto tedesco, realizzatosi tra il V sec. d.C. e la prima metà del VIII sec. (Tab. 1).
Tab. 1. - Esempi del secondo scivolamento consonantico.
Dall’inizio del sec. XIX, sotto la spinta di un’orgogliosa affermazione di identità, in contrapposizione alla Germania, la denominazione ufficiale divenne nederlands. Analogamente ad altre lingue germaniche, i filologi hanno individuato, nello sviluppo del nederlandese, tre fasi principali: antica (oudnederlands), media (middelnederlands) e nuova (nieuwnederlands), significativamente diverse sul piano lessicale (Tab. 2) e grammaticale.
Tab. 2. - Esempi delle trasformazioni lessicali del nederlandese.
L’ANTICO NEDERLANDESE
L’antico nederlandese nasce dall’antico germanico occidentale nella seconda metà del I millennio d.C. Ne sopravvivono documenti molto limitati: (1) parole isolate, toponimi e nomi personali in testi latini, (2) i voti battesimali di Utrecht fatti pronunciare da San Wynfrith (San Bonifacio) (742), (3) la traduzione dei salmi detti salmi carolingi
o salmi di Wachtendonck
(ca. 950), (4) la famosa poesia Hebban olla vogala
(ca. 1050), contenuta nella presente antologia.
La frase più antica risale al sec. VI ed è contenuta nella Legge salica (sec. VI). Si tratta della formula di liberazione di uno schiavo: Maltho thi afrio lito
, ossia, in nederlandese moderno, letteralmente, [ik] meld: [ik] bevreije je, laat
, e in lingua più sciolta. ik meld: ik laat je bevreijen
, in italiano: rendo noto che ti lascio libero
.
Gelobistu in Got alamehtigan Fadaer
, è un esempio della lingua nei voti battesimali di San Bonifacio, l’eroico missionario nato in Inghilterra da una prospera famiglia della zona di Exeter (ca. 675-ca.755), evangelizzatore di ampie regioni della Germania, della quale nazione divenne metropolita. Fu martirizzato dai Frisi pagani, presso i quali si era recato, all’età di ottant’anni, in un’ennesima missione evangelizzatrice. I dialetti germanici formavano, all’epoca, un complesso mutuamente comprensibile, dal quale solo a poco a poco vennero emergendo i diversi idiomi nazionali. Le analoghe formule del catechismo dello stesso S. Bonifacio per i sassoni continentali (es.: Domanda: Forsachistu diobolae? Risposta: Ec forsacho diobolae. D. End allum diobolgelde? R. End ec forsacho allum diobolgelde. Traduzione: Rinunci al diavolo? Rinuncio al diavolo. – E a tutta l’adorazione dei diavoli (idolatria)? E rinuncio a qualunque idolatria.
) erano con ogni probabilità comprensibili, all’epoca, agli anglo-sassoni come ai nederlandesi, ai tedeschi del nord e pure a quelli del sud.
L’areale odierno della lingua nederlandese era, dal punto di vista linguistico, un mosaico di dialetti lievemente differenti l’uno dall’altro. I dialetti occidentali erano ingveoni o d’influsso ingveone (olandese, fiammingo occidentale), mentre dialetti frisoni si parlavano in Frisia, nella regione di Groninga e lungo la costa olandese. Ad est (Achterhoek, Overijssel, Drenthe) si parlava sassone. La fascia di confine con la Francia, inclusa Dunkerque, era, all’epoca, di lingua nederlandese, ma la Francia, nella sua costante politica espansionistica e di assimilazione, anche in questa regione ha spostato verso oriente i confini.
I principali caratteri dell’antico nederlandese erano: (1) vocali sonore, (2) abbondanti desinenze, (3) libero ordine dei vocaboli. Col tempo, il nederlandese venne differenziandosi dai dialetti vicini. Rispetto al frisone il suono au germanico si trasformò in a lunga: ad esempio l’attuale toponimo Akersloot suonava, in antico frisone, Ekerslat. Rispetto all’antico alto tedesco, il secondo scivolamento vocalico non ebbe luogo. Rispetto all’antico basso tedesco, i verbi al plurale mantennero desinenze diverse, l’õ lungo divenne il dittongo oo, la desinenza dei sostantivi plurali divenne uniformemente a, mentre nel basso tedesco permanevano desinenze diverse; infine ebbe luogo la trasformazione di vocali da sonore in mute alla fine di ogni parola (Auslautverhärtung): ad esempio, weh, di contro all’antico basso tedesco wege (cammino, sentiero); divenne muto il suono h all’inizio (es. hring divenne ring, anello) e nel corpo delle parole (es. dihan divenne thion, vedere); le spirali [f] ed [s] all’inizio delle parole divennero sonore.
IL MEDIO NEDERLANDESE
In epoca medio nederlandese si moltiplicarono i documenti scritti, in seguito ad un lavoro letterario che vede all’opera l’aristocrazia, piuttosto che la Chiesa, la quale continuava ad usare in prevalenza il latino, sebbene cominciasse anch’essa ad usare il diets per l’evangelizzazione del popolo.
Nel sec. XII si distinguevano diversi dialetti basso-franconi occidentali: limburghese, fiammingo, brabantino, olandese, con diffusi influssi sassoni e frisoni.
Le tendenze del medio nederlandese furono: (1) progressiva deflessione, e quindi perdita delle declinazioni; (2) prosecuzione dell’indebolimento delle vocali sonore; (3) scrittura fonetica, per cui land (terra) veniva scritta lant, come pronunciata; (4) il gruppo ij veniva pronunciato come ui, mentre solo più tardi, nel nederlandese moderno, diverrà dittongo; (5) l’inclinazione per proclisi (una parola breve si attaccava a quella seguente, con relativa contrazione, come ad esempio tlant a significare het lant, la terra) oppure enclisi (la stessa cosa per la parola seguente, come gaedi, derivante da gaet ghi, seconda persona singolare di gaen, andare); (6); la sincope (le vocali divenivano mute all’interno di una parola: sinere trasformata