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Monachesimo basiliano - nella Calabria bizantina, grecanica e arbërechë e nel Meridione d’Italia
Monachesimo basiliano - nella Calabria bizantina, grecanica e arbërechë e nel Meridione d’Italia
Monachesimo basiliano - nella Calabria bizantina, grecanica e arbërechë e nel Meridione d’Italia
E-book126 pagine1 ora

Monachesimo basiliano - nella Calabria bizantina, grecanica e arbërechë e nel Meridione d’Italia

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Vienne raccontato il cammino del Monachesimo Basiliano dal Medioriente alle coste delle regioni meridionali d'Italia nei secoli VII-XV. Vengono tracciati gli eventi socio-politici che hanno determinato l'esodo e le situazioni socio-politiche-ambientali dei siti di insediamento. Questi vengono illustrati e corredati da numerose immagini.
LinguaItaliano
Data di uscita12 ott 2021
ISBN9791220357951
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    Monachesimo basiliano - nella Calabria bizantina, grecanica e arbërechë e nel Meridione d’Italia - Savelli Francesco

    1. Monachesimo orientale

    In Oriente, all'inizio del IV sec., nel momento (313 d.C.) in cui l'imperatore Costantino I riconobbe ai cristiani la libertà di praticare liberamente la loro religione, il Cristianesimo emerse dalla clandestinità. Si manifestarono allora esempi di devozione che, ad imitazione di Gesù Cristo che si era ritirato nel deserto per praticare la virtù (Lc 4,1-13; Mt 19, 21), abbracciarono la vita spirituale estraniandosi dal mondo per vivere in solitudine (eremiti: da eremos: deserto; anacoreti: da anaNKōréō: mi ritiro). Il primo esempio viene fatto risalire a Paolo di Tebe (230-335) che si ritiro trascorrendo la sua vita in un anfratto roccioso esicastico (n.1) del deserto della Tebaide, in Egitto, fornendo un modello di pratica ascetica che si diffuse in Oriente e diede origine a coloro che vennero definiti Padri del deserto.

    L'esperienza di Paolo di Tebe fu seguita da S. Antonio Abate (251-357) a cui si unirono discepoli che si raccolsero in gruppi.

    Istruito dall'eremita Palemone, S. Pacomio (290-346) fu ispirato a costruire il primo monastero in cui affluirono piccoli gruppi di dieci eremiti che egli organizzò in comunità (kainonia) costituendo un cenobio (koinon-bios: comune-vita).

    Continuatore dell'opera si S. Pacomio e primo legislatore della vita cenobitica fu S. Basilio vescovo di Cesarea e primo dei padri cappadoci (n.2). Egli, pur non avendo fondato un ordine monastico come successivamente farà S. Benedetto in Occidente, viene riconosciuto come vero organizzatore e codificatore del monachesimo orientale.

    Basilio era un retore che per codificare il suo modello monastico si rifece agli insegnamenti del suo maestro, il vescovo Eustazio di Sebaste (discepolo di Ario, elaboratore della dottrina ariana) ed all'esperienza maturata in comunità dalla sorella Macrina. La regola monastica di Basilio, tendente al conseguimento della perfezione cristiana, si discostò dalla pratica eremitica per introdurre l'esercizio della carità. La regola, dettata in due tempi (Regula fusius tractatae e Regula brevius tractatae) era costituita da 55 insegnamenti pratici e sapienti riguardanti i doveri e le virtù di comunità piccole e partecipative di monaci e destinate a fraternità comprendenti uomini e donne. La regola basiliana venne seguita nelle regioni di Egitto, Siria, Palestina e nell'Impero bizan tino e divenne, per i monaci, modello di preparazione culturale, semplicità di vita e relazioni con i fedeli e divenne fondamento teorico ed organizzativo per il monachesimo d'Oriente ed il modello di perfezione ascetica per tutto il mondo cristiano.

    (n.1) Esicastico, da esicasmo, deriva dal greco hesychasmos e da hesychia: col significato di calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione, alla base dell'ascetismo.

    (n.2) S. Basilio (330-379), nato a Cesarea da famiglia colta e di tradizione cristiana, studiò a Costantinopoli ed Atene. Rientrato a Cesarea e collegatosi con il teologo Gregorio Nazianzeno (maestro di San Girolamo), insegnò retorica e dopo essere rimasto sensibilizzato dalla visita agli asceti della Tebaide, si disfece dei beni ed abbracciò la vita ascetica. Durante l'Impero di Valente (364-378) sostenitore dell'ortodossia del presbitero Ario (eresia ariana), Basilio rientrò a Cesarea per sostenere la dottrina cattolica (concetti contenuti in Contro Eunomio, vescovo ariano di Cizico e Epistolario di 365 lettere, da cui emerge la figura di un pastore attento ai bisogni dei suoi seguaci a cui trasmise in maniera semplice ed accessibile la dottrina cristiana) ed intervenne in tutte le dispute teologiche. Nel 370, successe ad Eusebio di Sebaste nella carica di vescovo di Cesarea. L'imperatore Valente, malgrado il dissenso dottrinale che lo divideva da Basilio e che lo indusse a dividere la Cappadocia per limitarne l'influenza, ne rispettava la personalità e l'eloquenza ed a lui affidò incarichi diplomatici ed organizzativi. Abile amministratore, seppe correggere abusi e devianze dottrinarie, difendere la immunità ecclesiastica dal potere civile e proteggere i poveri da ingiuste accuse. Nell'opera di diffusione monastica ebbe il supporto della sorella Macrina che trasformò in monastero la sua proprietà di Annesi. Alla morte di Basilio, gli successe Gregorio Nazianzeno.

    S. Basilio Magno di Cesarea fu autore di scritti ascetici e dottrinali (Sullo Spirito

    Santo) per la definizione del problema trinitario. Basilio, con Gregorio di Nazianzio (330-390) e Gregorio di Nissa (335-395) costituì il gruppo dei Padri cappadoci che fondarono monasteri, con inclusi edifici adibiti a scuole, alloggio ed ospedale, da utilizzare come veri e propri centri di propaganda.

    Gregorio di Nazianzio, fratello di Basilio, partecipò alle dispute contro l'arianesimo e scrisse 45 Orazioni e 5 Discorsi teologici e Oratio catechetica in cui illustra i dogmi della Chiesa.

    In base alla regola dettata da S. Basilio, la giornata dei monaci, dovrebbe essere scandita dalla preghiera in comune, sette volte al giorno; al tramonto veniva cantato l'inno Gioiosa luce tipico della Chiesa bizantina e, dopo i Vespri e prima del riposo notturno, la Compieta (così chiamata perché compie le ore canoniche).

    San Basilio Magno, con San Gregorio Nazianzeno e San Giovanni Crisostomo sono riconosciuti Padri della Chiesa orientale.

    Nella regola di Basilio veniva evidenziata l'obbedienza che la comunità monastica doveva all'abate quale esercizio di umiltà e veniva delineata un'idea di comunità che si distinguesse dall'associazione di singoli per avviarne una diversa, fondata sulla reciproca benevolenza finalizzata ad una vita spirituale più intensa. I monaci della comunità dovevano mantenere stabile dimora nel monastero e partecipare in comune alle preghiere, agli uffici divini in comune, ai pasti in refettorio ed al lavoro, sia manuale per rafforzare il corpo che intellettuale per vivacizzare la mente. Un quadro comportamentale che offriva un armonioso equilibrio ed attraeva chi desiderava intraprendere la via della perfezione. Ai monaci che lo seguirono, il legislatore Basilio diede una solida formazione morale ed ascetica e l'incentivo ad integrarsi con la comunità civile per dedicarsi all'esercizio del ministero pastorale. Un impegno quest'ultimo che distingue le comunità osservanti la regola basiliana sia dalle precedenti che da quelle che seguiranno (S. Benedetto) e che spiega perché i monasteri basiliani venivano dislocati nelle città o in prossimità di esse in maniera che la dimensione del raccoglimento e della preghiera fosse completata dalla pratica di carità verso i bisognosi.

    Basilio riuscì a prevenire deviazioni nel suo clero che difese dagli abusi del potere civile e ne organizzò la carità per realizzare il progetto di costruire a Cesarea una cittadella (Basiliade) che fungesse da locanda, ospizio ed ospedale.

    Delle comunità cristiane sorte in Oriente, quella sorta vicino al sepolcro del santo eremita Marone (n.3) nei pressi di Apamea (Siria), mantenne rituali risalenti alle tradizioni delle popolazioni mediorientali (Chiesa maronita); un'altra, la Comunità di monte Athos (n.4) sede di eremiti fin dalla fine del VII sec. e di numerosi monasteri (X sec.), resta ancora oggi il centro più rappresentativo della comunità monastica greco-ortodossa.

    (n.3) Non si hanno notizie precise del santo eremita siriaco Marone (morto probabilmente nel 410) i cui resti furono tumulati nel monastero di Beth-Maron ed a cui si fa risalire l'origine della Chiesa maronita. Il Santo, accompagnato dalla fama di taumaturgo, sulle rovine di un tempio pagano, ne edificò in cui confluirono diversi eremiti. Nel corso del VII sec. i maroniti, di origine siro-libanese, si divisero fra coloro che abbracciarono il Credo di Nicea e coloro che confluirono nella chiesa bizantina.

    I principali riti della tradizione cattolica sono: alessandrino, antiocheno, armeno, caldeo, bizantino e romano/latino. La Chiesa maronita segue il rito antiocheno.

    Nel IV sec. in Medioriente, a seguito delle Controversie cristologiche discusse nei

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