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Ops, Mi Sono Innamorata del Mio Capo - Parte 3
Ops, Mi Sono Innamorata del Mio Capo - Parte 3
Ops, Mi Sono Innamorata del Mio Capo - Parte 3
E-book185 pagine3 ore

Ops, Mi Sono Innamorata del Mio Capo - Parte 3

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Info su questo ebook

Dall'autrice di "A.A.A Cercasi Finta Fidanzata per Miliardario" ecco il terzo capitolo di un'altra bollente storia d'amore e seduzione.
Jenna decide di dimenticare Tom. Si rifiuta di lasciare il suo lavoro e trasferirsi in un'altra città. Entrambi hanno accettato di manterene una relazione professionale in ufficio, ma è dannatamente difficile imbattersi nel magnifico uomo che ama ogni giorno e non poter stare con lui. Jenna riesce a essere professionale e trova anche un nuovo amico. Quando inizia a legare con Eric, Tom diventa sempre più geloso. Riuscirà Jenna a dimenticare il passato e andare avanti con la sua vita?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita6 dic 2016
ISBN9781507165409
Ops, Mi Sono Innamorata del Mio Capo - Parte 3

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    Anteprima del libro

    Ops, Mi Sono Innamorata del Mio Capo - Parte 3 - Sierra Rose

    Visit Sierra Rose at: www.authorsierrarose.com

    Capitolo 1

    Non sai mai dove o quando troverai l’amore... o quando lui potrebbe trovare te! Ed io ci ero riuscita, o almeno credevo, quando avevo rischiato tutto andando a letto con il mio capo miliardario. Un enorme tabù. Una dipendente che frequenta il proprio capo è sempre una pessima idea. Ed io ne ero consapevole. Era un affare pericoloso. Ma i miei sentimenti erano così veri. Tom era super intelligente, divertente e adorabile. Aveva tutte le caratteristiche che avevo sempre desiderato in un fidanzato. La romanticona in me voleva credere che l’amore riuscisse a vincere su tutto, quindi avevo mandato al diavolo le conseguenze.

    Feci un atto di fede. Una ricetta perfetta per un disastro. Che sciocca, huh? Ne fui devastata, ferita e delusa.

    Altri dubbi mi tormentarono. Come potevo continuare a lavorare per qualcuno che mi aveva mollato? No, non sarei scappata. Amavo il mio lavoro. Ero brava. Mi impegnavo, evitavo i pettegolezzi e accettavo le critiche.

    Fare sesso con il mio capo non era stata una mossa saggia per la mia carriera. Ma lo idolatravo. Lo avevo visto nelle riviste e in televisione. Ed ero onorata che avesse scelto me tra le tante donne che lo desideravano. Che iniezione di autostima. Mi ero sempre chiesta perché proprio me. Perché ero il frutto proibito? O forse era l’euforia di andare contro le regole. Mi aveva viziato mostrandomi un mondo per me nuovo. E poi c’era un’innegabile attrazione tra di noi.

    Tom ed io avevamo una perfetta e passionale relazione in ufficio... e poi, un giorno, tutto era finito. Non capivo come fosse successo. Orgoglio ferito a parte, il mio cavaliere dall’armatura scintillante aveva preferito il suo lavoro a me. Il suo incarico di amministratore delegato o Jenna? Era una scelta ovvia. Non valeva la pena lottare per me. Mi aveva piantato e il fuoco in ufficio si era trasformato in un iceberg.

    Dio, che situazione di merda.

    Le rotture normali sono terribili, ma quelle in ufficio... è tutta un’altra storia. Avevamo cercato di essere discreti. La chimica tra di noi era innegabile. Il fuoco in ogni bacio e tutte le volte che ci sfioravamo. E adesso era finita. Dovevo iniziare a raccogliere i cocci del mio cuore infranto?

    Ancora non avevo idea di come sistemare la mia vita e riportare tutto alla normalità.

    Andai in sala ristoro per la mia abituale pausa delle dieci. Dopo aver versato del latte nel caffè, i miei pensieri vagarono. La mia vita stava andando a pezzi. Non ero un automa. Avevo un cuore. E stava soffrendo. Dovevo evitare Tom e concedermi del tempo. Non potevo biasimarlo se la nostra relazione non aveva funzionato. Per tanto, dovevo fermarmi e riflettere sui miei errori. Ignorai le voci di Joan e Bob che si stavano lamentando a proposito dei resoconti sulle spese da consegnare entro fine giornata.

    Non volevo un’avventura. Volevo di più. Le donne desideravano storie serie e gli uomini volevano sesso. Desideravo solamente un uomo che mi facesse ridere e sentire speciale. Non potevo cambiare. Era nel mio DNA. Maledetto Cupido! Riprenditi la tua stupida freccia!

    Ecco che cosa avevo imparato sulle relazioni: è impossibile incontrare un ragazzo al distributore d’acqua dell’ufficio o in un bar.

    Era finita. Dovevo essere forte e lasciarmi tutto alle spalle.

    Un giorno troverò la mia anima gemella... anche se vivrò in una casa piena di gatti all’età di cinquant’anni.

    «Jenna,» il tipo della contabilità mi chiamò.

    «Ciao, Bob.»

    «Due parole. Ho bisogno di due parole che descrivano la tua vita. È per la newsletter di Larchwood. Le mie sono delirio assoluto. Manchi solamente tu.»

    «Due parole, huh?»

    «Sì.»

    Mi morsi il labbro riflettendo. «Vita complicata.»

    «Perfetto.» Sorridendo scrisse la mia risposta e andò via.

    «Ehi,» Betty esclamò. «Fatti forza, va bene? Se ne hai bisogno, io sono qui.»

    Rimasi a bocca aperta. Come diavolo faceva a saperlo. Era stato Tom? O Michael? Sapevo che Rose non mi avrebbe tradito. Salvo che qualcuno non l’avesse sentita per caso?

    «Sai che cosa ha fatto Tom?» mormorai.

    Annuì. «Be’, sì. Lo sanno tutti.»

    Sentii le lacrime agli occhi, ma mi rifiutai di piangere. Non potevo crollare davanti ai miei colleghi. Mi avrebbero ricordato tutti come una ragazzina debole ed emotiva con il cuore spezzato dopo essere stata piantata dal suo ragazzo. No, dovevo essere forte. Quella situazione non doveva toccarmi. Ma come?

    Ero in imbarazzo. Avevo rovinato ufficialmente la mia reputazione. Il pettegolezzo sarebbe stato inarrestabile! Probabilmente sarei finita sulla pagina principale della newsletter. Le Risorse Umane mi avrebbero tormentato! Perché Tom non era riuscito a tenere la bocca chiusa?

    Respira, Jenna. Il tuo obiettivo principale è non impazzire... e non perdere il lavoro. Dovevo procedere con cautela.

    Capitolo 2

    Volevo evitare di finire sul radar del dipartimento Risorse Umane, ma ormai il danno era stato fatto. Imprecai mentalmente. Il mio battito era accelerato. Sarei stata licenziata?

    «Come facevi a saperlo?» domandai.

    «Ho visto la pila di documenti che Larchwood ha lasciato sulla tua scrivania questa mattina. Jonas Kater è andato via e tutto il suo lavoro è stato diviso equamente. So che ti senti sovraccarica, ma tranquilla. Ce la farai. Ed io ti aiuterò.»

    Sospirai sollevata. Lavoro. Stava parlando di lavoro.

    «C’è molto da fare,» risposi, facendo finta di niente. «Ma posso gestirlo. Non so come, ma ci riuscirò.» Stavo pensando più alla mia vita che al lavoro.

    Ridacchiò.

    «Che piani hai per questa sera?» chiese. «Niente di divertente questo venerdì?»

    «Oh, sì. Ho in programma qualcosa di eccitante.»

    Indossare il pigiama, guardare un film su Netflix e piangere strafogandomi di gelato. Immagino che l’abbrutimento da rottura fosse un cliché. Io ne ero la prova vivente.

    Betty sorrise. «Oh davvero? Che cosa?»

    «Um, uno spettacolo. Andrò a vedere...»

    «Quel nuovo spettacolo a Broadway? Oh, voglio vederlo anch’io! Ti divertirai.»

    Prese il suo caffé e uscì. Quando mi voltai, mi scontrai con Tom. Il mio caffè si riversò sulla sua camicia nera.

    «Mi dispiace tanto,» dissi.

    «Rovesciare il caffè sul capo,» sentii la voce di Joan. «Non è mai un bene. Soprattutto quando è arrivato il momento della valutazione trimestrale.»

    Il nostro primo incontro dopo esserci lasciati e lo innaffiavo con del caffè. Grandioso. Semplicemente grandioso. Che disastro. Okay, non lasciarti sopraffare dalle emozioni. Mantieni la calma. Respira. Puoi farcela.

    Tom ridacchiò. «Nessun problema.»

    Corsi verso il lavandino e afferrai dei panni bagnati. Come un’isterica, iniziai a tamponargli la camicia. Mi sentivo un’idiota. Dovevo ricordare di mantenere un atteggiamento professionale. Non potevo lasciare che quella situazione influenzasse il mio rendimento e reputazione. Sapevo che l’ufficio potesse diventare un campo minato di ansia e distrazione, e non volevo che accadesse.

    «Ti prego, non preoccuparti,» disse.

    Non volevo uno di quei momenti da Oh mio Dio, sono un’ex completamente folle!.

    Quando le sue mani sfiorarono le mia per fermarmi, sollevai lo sguardo. Un brivido mi percorse la schiena. Non potevo riuscirci. Vederlo ogni giorno... avrei dovuto cambiare le mie abitudini e fare pausa in un altro momento. Avevo diversi ricordi in quella stanza. Ripensai ai baci rubati. Le sue morbide labbra, così seducenti.

    «Mi dispiace,» dissi.

    «No, è stata colpa mia. Scusa.»

    Era dispiaciuto di aver infranto tutti i miei sogni e speranze? Ovviamente non diedi voce ai miei pensieri. Qualche giorno prima mi aveva informato che gli sarebbe piaciuto rimanere amici. Che carino. La sua amicizia era il mio schifoso premio di consolazione. No grazie.

    Odiai quell’incontro rivoltante. Mi sentii sul punto di scoppiare a piangere come una fontana. E quelle lacrime non avrebbero aiutato la mia reputazione e la mia credibilità a lavoro.

    Dannazione!

    Perché era così maledettamente sexy? Con quei penetranti occhi blu, il viso stupendo e il completo d’alta sartoria che urlava ricchezza.

    Non era giusto, Thomas Larchwood. Per niente. Lo amavo. E lui aveva gettato tutto al vento. Ed io non potevo nemmeno mostrare quanto mi infastidisse. O raccontare a qualcuno della nostra storia. Era un piccolo e sporco segreto.

    Non potevo permettere che il mio orgoglio ferito mettesse gli altri a disagio.

    Come potevo resistere per otto ore di seguito, cinque giorni a settimana, alle riunioni, e agli altri incontri di lavoro? Avrei dovuto cercare un altro impiego. No. Mi ero impegnata per ottenere quel posto. Avevo rinunciato a tutto.

    «Joan ha ragione. È il momento della tua valutazione trimestrale,» lui disse.

    «Me la consegnerai tu?» chiese.

    «L’ho affidata a Michael,» rispose. «Io sono troppo occupato.»

    Già, giusto.

    Scossi la testa. «Oh, okay. Andrò da lui appena posso.»

    I nostri sguardi si incrociarono.

    Poi uscii dalla stanza come un razzo, cercando di allontanarmi il più possibile. Lo avrei dimenticato più facilmente se fossi andata avanti con la mia vita. Dovevo cercare di tenermi occupata. Dovevo smetterla di pensare a lui tutto il tempo. Dannazione! Quella situazione doveva finire! Okay, dovevo concentrarmi sul lavoro e andare avanti. Ecco la soluzione. Non importava che cosa ci fosse stato tra di noi, dovevo lasciarmi tutto alle spalle.

    Evitare gli ex era la cosa migliore.

    Tornai nel mio ufficio nella speranza che non mi seguisse. Non lo fece. E gliene fui grata. Non potevo vederlo in quel momento. Ma non ebbi la stessa fortuna più tardi quel giorno.

    Rose mi chiamò al telefono dell’ufficio.

    «Che cosa fai questa sera?»

    Non risposi.

    «Ti prego, non dirmi che stai frignando sulla tastiera?»

    «No.»

    «Bene. Quali sono i tuoi piani?»

    «Li conosci fin troppo bene.»

    Sospirò in modo esagerato. «Non il gelato, per favore.»

    Mi morsi il labbro. «Forse.»

    «Che ne dici del vino?»

    «Non voglio essere triste, ubriaca e sola.»

    «No, sciocchina. Berremo insieme. Rideremo e poi piangerò con te. Come quella volta in cui Jaremy mi mollò. Voglio ricambiare il favore.»

    Sospirai.

    «Scusa,» disse. «Non intendevo che anche tu fossi stata mollata.»

    «Non voglio finire da sola,» risposi. «Voglio qualcuno con cui fare lunghe passeggiate in spiaggia o rannicchiarmi davanti al caminetto. Desidero sentire il calore del corpo di Tom mentre ci abbracciamo.»

    «Guardati. Stai già scrivendo il tuo profilo online. Magari lascia stare l’ultima parte.»

    «Niente incontri online!»

    «Perché no? Tinder è fantastico.»

    «Niente Tinder, Rose. Nemmeno appuntamenti al buio.»

    «Okay. Ma Michael ha un amico molto affascinante e...»

    «So che lo fai solamente per il mio bene. Ma hai un appuntamento con Michael. Va’ e divertiti. Non lasciare che risucchi tutta la tua gioia di vivere.»

    «Finiscila!»

    «Potresti tenere il mio cellulare così non invierò a Tom dei messaggi da ubriaca che poi rimpiangerei?»

    «Certo. E vuoi un consiglio?»

    «No, ma sono sicura che me lo darai ugualmente.»

    «Esatto. Qual è la medicina migliore in questi casi?»

    «Vino. Tanto vino.»

    «No.»

    «Scatenarsi a una festa con tanti alcolici?»

    «Stare lontana da Tom. Niente legami extra lavorativi. Niente messaggi, telefonate. Bloccalo su tutti i social. Hai capito, no?»

    «Sì. Non hai bisogno di aggiungere altro. Non inventare scuse. Non dire nulla. Ignora tutto. Bloccalo da qualsiasi parte.»

    «Esatto amica.» 

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