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Il sorriso perverso della morte
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Il sorriso perverso della morte
E-book287 pagine4 ore

Il sorriso perverso della morte

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Info su questo ebook

“Il sorriso perverso della morte” è thriller psicologico della serie “Dark Minds”.

Cosa può fare una donna quando il suo ex non vuole accettare un “no” come risposta? Moya vuole chiudere la sua breve relazione con Martyn ed è convinta che alla fine lui accetterà la sua decisione, ma l’amante respinto non ne ha la benché minima intenzione.

Tre settimane dopo, Moya incontra la sorella maggiore Evie a un picnic e viene a sapere che, di recente, ha trovato l’uomo dei suoi sogni. L’unico problema è che si tratta proprio di Martyn, l’ex respinto da Moya.

Quasi subito, Moya si ritroverà coinvolta in un lungo e terrificante incubo, in cui dovrà lottare contro un avversario che ama mettere in atto sinistri giochetti mentali, celandosi dietro la maschera del suo perverso sorriso.

A mano a mano che passano i mesi, la battaglia psicologica con Martyn si trasformerà pericolosamente in un conflitto fisico. Un conflitto da cui solo uno ne uscirà vivo. 

LinguaItaliano
Data di uscita16 giu 2016
ISBN9781507144220
Il sorriso perverso della morte

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    Anteprima del libro

    Il sorriso perverso della morte - Faith Mortimer

    Informazioni sull’autrice:

    Faith Mortimer nasce a Manchester, in Inghilterra, e frequenta le scuole a Singapore, in Malesia, e nello Hampshire, Inghilterra. Riceve l’abilitazione come infermiera e, in seguito, decide di cambiare lavoro, diventando supervisore presso diverse aziende che si occupano di viaggi e sport.

    Faith è sposata e ha una famiglia. Quando i figli si sono iscritti all’Università, anche lei ha deciso di seguirli, iscrivendosi al corso di Laurea in Scienze. Faith si è laureata con lode nel 2005 e crede che la dedizione e l’energia impiegate per ottenere una laurea lavorando a tempo pieno le abbiano dato la fiducia in se stessa che le serviva per finire di scrivere il suo primo romanzo.

    Finora ha scritto e pubblicato quattordici romanzi e una raccolta di racconti. Sono tutti disponibili in formato eBook e cartaceo nelle vostre librerie online preferite.

    Per ulteriori informazioni su Faith e sulle sue opere seguitela su Facebook (FaithMortimer.Author), Twitter, (FaithMortimer) e sul sito internet www.faithmortimerauthor.com , in cui Faith scrive regolarmente sui più vari argomenti nel suo blog.

    IL SORRISO PERVERSO DELLA MORTE

    di

    Faith Mortimer

    Traduzione di Monica R. Pelà

    e Roberta Giuffrida

    Thriller psicologico della serie Dark Minds

    ––––––––

    Copyright © Faith Mortimer 2014

    Titolo originale: Behind a Twisted Smile

    ––––––––

    Tutti i diritti riservati.

    ––––––––

    Questa pubblicazione non può essere riprodotta, copiata o trasmessa senza un permesso scritto.

    ––––––––

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono nati dall’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, è puramente casuale.

    ––––––––

    Prima edizione originale: 2014

    Pubblicata da Topsails Charter, Southampton

    Ringraziamenti

    Ancora una volta un enorme Grazie alla mia editor Catherine e a mio marito Chris per il loro aiuto, dal valore inestimabile, e per il loro paziente sostegno.

    Capitolo 1

    Sapevo che era una cosa stupida, ma la voglia era forte non appena attraversavo la strada e correvo lungo il mezzo miglio di selciato per raggiungere il parco e la pista da corsa. Le lastre erano ugualmente distanziate e, per tentativi, avevo dimostrato ancora una volta che era possibile completare la distanza senza calpestare le fessure. Se solo la gente avesse saputo ciò che mi stava passando per la mente in quel momento, avrebbero scosso la testa pensando ad un mio disturbo ossessivo compulsivo. Ma si sarebbero completamente sbagliati. È vero, ero pignola in molte cose quando si trattava di ordine e perfezione, ma questo era semplicemente un divertimento, un ricordo della mia infanzia, di quando io e le mie sorelle disturbavamo la quiete del quartiere con i nostri giochi spesso turbolenti e talvolta molesti.

    Quel pomeriggio, finii presto al lavoro e, come un bambino che attende con impazienza di intraprendere un viaggio emozionante da qualche parte, andai dritta a casa, buttai i miei abiti da lavoro nel cesto della biancheria e indossai la mia tenuta da corsa. Tra un mese avrei partecipato ad una mezza maratona e, di settimana in settimana, avevo limato i tempi per avvicinarmi al mio obiettivo. Finora avevo preso parte a varie corse amatoriali nazionali e ad altre mezze maratone in tutto il paese. Stavo migliorando i miei tempi. Il mio miglior risultato era poco meno di un’ora e mezza, ma sapevo di poter scendere fino agli ottanta minuti.

    Di solito, quando mi allenavo, correvo sul prato perché ero consapevole che farlo lungo miglia di cemento e asfalto avrebbe potuto causare fratture da stress, e nel mio lavoro, sarei stata stupida a permettere che ciò accadesse. Davvero paradossale! Eccomi qui, una terapeuta olistica ed esperta di massaggi, che amava correre, nonostante sapessi che un giorno, nel lungo periodo, avrei potuto subirne gli effetti negativi.

    Ma, come ho detto, correre era qualcosa che dovevo fare, non soffrivo di disturbi ossessivo compulsivi — questa descrizione si adattava molto meglio a qualcun altro. Forse era arrivato il momento che se ne andasse. La vita era troppo breve per sprecarla in relazioni mediocri.

    Continuavo a correre, acceleravo, rallentavo, scattavo e alla fine mi diressi verso casa, sudata, ma fiduciosa ed euforica. Il mio corpo era pieno di endorfine. Chi aveva bisogno di alcol o droghe per sentirsi positivo ed eccitato?

    Dopo una lunga ondata di giornate grigie e piovose, quel pomeriggio fu stupendo. Un vento autunnale scuoteva gli alberi, facendo cadere le foglie color rame e oro. La mia settimana era stata intensa, avevo l’agenda completamente piena e il pensiero di concedermi una serata da sola, con un lungo e piacevole bagno, un bicchiere o due di Chablis e cenare in vestaglia guardando un buon film, sembrava un vero e proprio paradiso.

    Quando arrivai alla porta del mio appartamento al piano terra, lanciai uno sguardo superficiale in giro. Non sembrava esserci nessuno in agguato nelle vicinanze, così frugai all’interno dell’armadietto degli utensili, e recuperai la chiave nascosta sotto una pietra piatta. Appena entrata, mi tolsi le scarpe da ginnastica, chiusi con uno scatto la porta dietro di me e camminai a piedi nudi lungo il corridoio verso la cucina. Un rivolo di sudore correva giù tra i miei seni e, siccome stavo morendo di sete, avrei tirato dritta senza fermarmi in salotto se non fosse stato per una risatina appena accennata che catturò la mia attenzione. Controllai e fissai la porta chiusa. Avevo sentito qualcosa? Mi ero sbagliata?

    Subito pensai ai ladri e mi guardai intorno cercando qualcosa di duro e pesante. Decisi che il brutto vaso di fiori secchi di zia Edith, piazzato sul tavolino all’ingresso, mi sarebbe stato utile. Con il cuore in gola, girai la maniglia, aprii la porta di qualche centimetro... e lui era lì. In carne e ossa, la testa china, tutto assorto sul mio computer portatile. Notati un bicchiere del mio Chablis a portata di mano, vicino al mouse. Che faccia tosta!

    Martyn doveva aver percepito la mia presenza, alzò gli occhi e rapidamente cercò di abbassare lo schermo.

    Moya! Si alzò con un movimento fluido. Ciao cara. Sei tornata a casa presto. Fece un passo verso di me prima che avessi il tempo di rispondere e, con le mani sulle spalle, mi baciò sulle labbra.

    Indietreggiò e studiò il mio viso. Mmm, che gusto salato. Molto sexy. Mi piace. Ti va un bicchiere di vino? Temo di aver iniziato senza di te... probabilmente dovremo aprire un’altra bottiglia più tardi.

    Lo fissai. Martyn era innegabilmente attraente: alto e magro, i capelli scuri lasciati cadere su quegli occhi verdi in modo seducente. Insieme ai suoi zigomi prominenti, poteva passare per italiano o comunque di origini latine. Ma lo conoscevo appena... figuriamoci lasciargli libero accesso alla casa. E poi sono affari suoi a che ora torno? Aspetta... come diavolo ha fatto a entrare?

    Scrollai il suo braccio dalle spalle e feci un passo indietro. Che ci fai qui?

    Fece un sorriso pigro. Ho pensato che avrei potuto anticiparti e farti una sorpresa. Mi sono permesso di entrare – so dove tieni la chiave. Sai, dovresti stare un po’ più attenta. Tieni la chiave dove chiunque può trovarla. Per fortuna ero solo io. Ho ragione, vero? Agitò un dito davanti la mia faccia.

    Distolsi lo sguardo e vidi che non aveva avuto il tempo di spegnere il mio portatile – la luce bianca brillava ancora. Mi avvicinai. Prima ancora di chiederlo, sapevo cosa avesse letto e sentii il sangue ribollire nelle vene. Ero nel bel mezzo della scrittura di un romanzo. Ma non si trattava di un romanzo qualsiasi, bensì la storia era liberamente basata su di me e le mie tre sorelle. Era iniziato come un esercizio catartico, ma ben presto la gioia di scrivere mi aveva assorbita e, sebbene non l’avessi detto ad anima viva, speravo un giorno di pubblicarlo.

    Ehi! È privato. Mi voltai per affrontarlo. Stavi leggendo delle cose riservate. Come ti permetti!

    Ebbe il coraggio di fare una leggera alzata di spalle e un sorrisetto ironico. Non lo sapevo. Dovevo cercare una cosa su internet e l’ho trovato, l’avevi ridotto a icona. Non ho potuto resistere.

    Gli lanciai un’occhiataccia e lui alzò le mani. Va bene, va bene, ho ricevuto il messaggio. Mi scuso, mi dispiace. Non avrei dovuto farlo. Ma, sono io. Non dovrebbero esserci segreti tra noi. La lettura era... interessante. Parla di te, vero? Giusto? Posò una mano sulla guancia e passò un dito maliziosamente sul mio labbro inferiore. 

    Non avresti dovuto toccare il mio portatile. Lo allontanai e chiusi lo schermo.

    Ma tesoro, voglio sapere tutto di te. E questo ha sicuramente stuzzicato la mia curiosità. Non mi ero mai reso conto... Vide il mio broncio e provò con un altro sorriso accattivante.

    Prometto che non lo farò più. Non senza chiedere, in ogni caso. Va bene?

    Non riuscivo a guardarlo. I miei pensieri erano registrati sul mio portatile... i miei pensieri più intimi. Dentro mi contorcevo. Alcune cose era meglio lasciarle non dette e, sebbene avessi messo nero su bianco i miei segreti, se fossi andata avanti col romanzo, avrei dovuto cambiare le cose in modo da non ferire nessuno.

    In ogni caso, è bello. Dovresti provare a scrivere i tuoi appunti in modo appropriato, come un romanzo in piena regola. Spesso ho pensato che avrei dovuto scriverne uno anch’io. Sono sicuro di avere un libro dentro di me da raccontare.

    Mi allontanai dalla scrivania e lo guardai, ascoltando a metà quello che stava dicendo. La sua voce era un suono fastidioso per le mie orecchie, come una zanzara che ronza con insistenza nel buio. Improvvisamente mi resi conto che Martyn mi irritava un bel po’ e stavamo uscendo insieme solo da qualche settimana. Mi decisi in un lampo. Nessuno aveva il diritto di invadere il mio spazio, intrufolarsi in casa mia o leggere la mia roba ed essere irritante. Era anche piuttosto noioso, a pensarci bene.

    Mi dispiace, Martyn, ma vorrei che te ne andassi.

    Ma tesoro, sono appena arrivato. Ho pensato che ci saremmo goduti una bella serata insieme. Guarda, se si tratta del tuo portatile, sono davvero dispiaciuto. Che altro posso dire o fare?

    No, non è solo questo. Feci una pausa e trattenni un sospiro. Non funziona... tra noi, intendo.

    Feci in modo che il mio sguardo non vacillasse mentre lo fissavo e per un secondo la sua espressione convinta restò inalterata. Poi alzò la mano come per posarla sulla mia spalla e mi spostai lentamente.

    Moya, disse in tono suadente.

    Dico sul serio, Martyn. Non credo dovremmo continuare.

    Tu non lo vuoi davvero.

    Alzai la testa di scatto. Sì.

    Moya, sei stanca. Guarda, sei appena tornata da una faticosa corsa di allenamento. L’altro giorno ti ho detto che stai esagerando con le cose e anche col tuo lavoro. Che importa quanto tempo ci metti a correre una dannata mezza maratona?

    È importante per me. Non voglio tornarci su di nuovo o essere coinvolta in una discussione, e non sto scherzando. Per favore vai, prima che uno di noi dica qualcosa che rimpiangerà.

    Moya. La sua voce cambiò e assunse un tono più suadente. Se tu fossi più vecchia, penserei che è colpa della temuta menopausa. No, questo è troppo poco gentile. Siamo onesti – tu sei solo stanca e un po’ irritata. C’è qualcosa di fantastico tra di noi. È da pazzi buttarlo via... siamo stati così felici insieme.

    Lo fissai e poi, realizzai che la mia bocca era aperta, la chiusi subito. Che cosa?

    Pensa a quei giorni meravigliosi... e alle notti che abbiamo trascorso.

    Circa due settimane, due e mezzo al massimo, e abbiamo dormito insieme solo un paio di volte.

    E chi le ha contate? Ogni volta è stato meraviglioso.

    Non potevo credere alle mie orecchie. Improvvisamente mi sentii stanca e svuotata da tutta questa ridicola conversazione. Martyn sembrava vivere un sogno. Aveva gonfiato a dismisura l’intera relazione. Era una relazione occasionale. Ci siamo incontrati tramite un contatto di lavoro e ha finito per chiedermi di uscire. Non m’importava più di tanto di lui; era semplicemente uno con cui ero uscita un paio di volte, e poi una notte, dopo un drink di troppo, siamo finiti a letto insieme. E ripensarci non mi fa stare particolarmente bene.

    In ogni caso, continuò, volevo sapere se eri interessata a partire per un fine settimana. Alcuni amici hanno una casa in Cornovaglia e hanno una stanza libera. Possiamo confermare stasera prima che se l’accaparri qualcun altro.

    Sbattei le palpebre e scossi la testa. Ce la stava davvero mettendo tutta. Ho appena detto che non voglio vederti di nuovo, quindi sono poco propensa ad accettare un fine settimana.

    Non credo tu stia riflettendo con lucidità. Un weekend ci permetterà di trascorrere più tempo insieme.

    Mi misi a ridere. No! Ho detto di no... e sono perfettamente lucida, grazie.

    Martyn si passò la lingua sul labbro inferiore, mentre valutava le mie parole. La sua voce era tesa quando rispose: Non vedo cosa ci sia di così divertente.

    Mi ricomposi e mi calmai. Il suo volto sembrava teso, le labbra tirate verso il basso in una smorfia. Mi si drizzarono i capelli sulla parte posteriore del collo. Questa volta fui io a scusarmi.

    Scusa. Non volevo. Non sto ridendo di te.

    Spero di no. Tra l’altro, la tua famiglia sa che sei andata a letto con il marito di Evie? Tuo cognato?

    Che hai detto? sussurrai, le parole strette in gola.

    Hai sentito. Oh, non lo dice in modo esplicito il tuo romanzo, ma qualsiasi idiota può arrivarci.

    Mi si gelò il sangue nelle vene. Non sono andata a letto con... Mi fermai come se tornassi in me. Che diavolo stavo facendo, davo spiegazioni a questo deficiente?

    Vai. Vai via.

    Non parli sul serio, Moya.

    Invece sì. Vattene!

    Si chinò verso di me, i suoi occhi erano fessure fredde e scure, potevo sentire il suo respiro caldo su tutta la mia faccia. Sei tu che ci rimetti, dolcezza.

    Dopo che se ne fu andato, chiusi a chiave la porta, gettai il suo bicchiere vuoto nel lavandino e riempii di vino il mio. Mille emozioni mi attraversavano. Ero turbata e nauseata.

    Che strano. Feci una stima veloce: avevamo trascorso appena tre settimane insieme, senza contare le poche volte che era venuto da me per il trattamento per la spalla messa male. Difficile cementare un rapporto in così poco tempo. E abbiamo fatto sesso solo due volte. Rabbrividii. La prima volta avevo bevuto troppo e la seconda... beh, non riuscivo a ricordare molto neanche di quella volta, tranne che di certo non mi aveva fatta impazzire.

    Conobbi Martyn quando andai a fare diving con il gruppo con cui avevo preso il brevetto da istruttrice. Lo notai mentre eravamo in procinto di cambiarci per indossare la nostra attrezzatura e chiesi a Patrick, uno dei membri del gruppo, chi fosse. A quanto pareva, Martyn si era allenato con un altro gruppo precedente al nostro corso e voleva fare una giornata di aggiornamento, così ci accompagnò. Chiacchierammo durante il pranzo, e quando chiese cosa facessi per vivere Patrick lo ragguagliò. Mi ricordai di Patrick nel momento in cui diceva che io e Martyn eravamo nello stesso ambito di lavoro – io aiutavo a guarire lesioni utilizzando un approccio olistico, inclusi i massaggi, e lui era un infermiere qualificato. Vagamente simile, pensai, dal momento che entrambi aiutavamo la gente a stare meglio.

    Pochi giorni dopo, ricevetti una telefonata, e Martyn mi spiegò che sentiva la spalla rigida e dolorante dopo una giornata di immersioni. Si chiedeva se fosse dovuto al sollevamento delle bombole nel furgone del club.

    Facevo attenzione a chi curavo, in generale, il più delle volte i miei clienti venivano da me perché mandati da amici. Siccome Patrick conosceva Martyn, pensai che curarlo sarebbe stato un bene. E così fu. La spalla guarì dopo quattro sedute, Martyn mi era grato e mi portò fuori a cena. Dopo di che, ci siamo visti un paio di volte, ma non c'era nulla della relazione come la immaginava lui.

    Dopo il vino, feci un lungo bagno e mi rilassai, ringraziando la mia buona stella per essermi liberata di lui. 

    Capitolo 2

    Tre settimane dopo mi ero quasi dimenticata di Martyn. Dico quasi perché, in realtà, me ne dimenticai fino a quando non ricevetti un messaggio da lui. Almeno, presumevo fosse Martyn. Non riconobbi il numero, ma ero stanca e assonnata in quel momento. L’SMS arrivò di sera tardi, lo lessi prima di pensarci due volte. Il suo messaggio era breve: amavo farti sorridere. Tutto qui, niente di più. Né altre scuse o richieste di tornare insieme. Scossi la testa incredula. Sapeva davvero come ingigantire le cose. Che coglione. Lo ignorai.

    La mia agenda era quasi piena; il mio nome si stava diffondendo, e il tempo libero che avevo lo spendevo sia in palestra che a calpestare l’erba nel parco locale. La mezza maratona si sarebbe tenuta la domenica successiva, ed ero sicura di essermi allenata abbastanza per segnare il mio nuovo miglior tempo.

    Faye, la mia amica, era dovuta tornare da Bruxelles e non vedevo l’ora di riprendere di nuovo la nostra amicizia. Io e Faye eravamo cresciute assieme. Abbiamo frequentato le stesse scuole, condiviso uscite a quattro, praticamente siamo state come sorelle fino a quando non andò al college e si abilitò come traduttrice. Adesso aveva un qualche lavoro d’élite a Bruxelles, alla Commissione Europea e, di conseguenza, il tempo che trascorrevamo insieme era diminuito. Non solo lavorava all’estero la maggior parte della settimana, ma aveva un fidanzato vero e proprio, che voleva sposarsi in primavera. Naturalmente, non mi importava che Simon avesse la precedenza su di me, però, la maggior parte delle settimane in cui era a casa, Faye insisteva sempre per organizzare almeno una serata al femminile da passare assieme.

    Aveva una sorella minore, Kate, ma era andata a New York per uno di quei lavori di altro livello, e non avevamo idea di quando sarebbe tornata. Faye pensava che per Natale avrebbe potuto convincerla a lasciare le luci brillanti e i costosi locali alla moda di Manhattan. Speravo avesse ragione; sebbene avessimo condiviso la maggior parte delle cose, a Faye mancava la sua sorellina.

    Sapevo che Faye si sarebbe messa in contatto con me, non appena arrivata in Inghilterra, e la sera, quando squillò il telefono, pensai fosse lei.

    Guardai il cellulare; vidi invece che era Evie, mia sorella maggiore. Mi ero appena resa conto di non averla vista o aver parlato con lei per un paio di settimane ed era colpa mia e del mio essere sempre troppo occupata. Sperai che la sua chiamata non fosse un rimprovero per aver ignorato lei o il resto della famiglia. Non che lei potesse permettersi di parlare, visto che il più delle volte era sbadata. Come fosse riuscita a mantenere un lavoro da infermiera responsabile spesso mi lasciava perplessa.

    Ciao, Evie. Come stai?

    Bene grazie. Tu?

    Bene. In realtà pensavo fosse Faye, dovrebbe tornare oggi. Hai visto mamma ultimamente?

    Ieri e, prima che tu me lo chieda, sta bene. Certo è distratta come sempre, passa troppo tempo a leggere il Daily Mail, ma suppongo sia una cosa abbastanza innocua, se non crede a tutte le stronzate che stampano.

    Ridemmo entrambe. Mamma era distratta, nota per divorare il giornale quotidianamente, e spesso ci intratteneva con alcune delle storie argute tratte dalle sue pagine.

    Evie sembrava di buon umore quella sera. Noi due andavamo d’accordo, nonostante fosse più grande di qualche anno. Ci vedevamo raramente se non quando facevamo visita alla mamma o, di tanto in tanto, ad Angela, nostra sorella minore. Evie lavorava come infermiera part-time presso il policlinico locale e l’ho sempre considerata un po’ prepotente. Non deve essere stato facile fare l’infermiera ed essere la maggiore di quattro ragazze. La telefonata di Evie mi ricordò le accuse di Martyn poco prima che lo cacciassi e sentii le guance arrossire per l’imbarazzo. Non aveva alcun diritto di dire quelle cose, soprattutto senza fondamento. Evie e il marito avevano divorziato da tempo, e di certo non ero io il motivo.

    Allora, come va? Dove sei? chiesi. La mamma, ovviamente, non era la ragione per cui mi stava chiamando, o lo avrebbe già detto.

    Sono a casa. Mi chiedevo se ti andasse di stare insieme sabato prossimo. Lo so che è un breve preavviso, ma non ci vediamo da secoli.

    Vero. Ah, io ho una gara proprio sabato. La mattina alle undici. Cosa avevi in ​​mente?

    Va bene. Dove? Potrei venire a vedere la partenza, fare una passeggiata e poi incontraci dopo che hai finito, se ti va.

    È a Windsor, in effetti. La gara parte e termina al Windsor Great Park.

    Ci fu una pausa, credevo di aver sentito un sussurro da Evie, come se stesse parlando con qualcun altro nella stanza. Tornò da me dopo pochi secondi.

    Bello. Amo Windsor Park. Che ne dici se ci incontriamo dopo l’arrivo e facciamo un picnic. Organizzo tutto io. Se ricordo bene dalle altre volte, sarai affamata e avrai bisogno di assumere un sacco di calorie subito dopo.

    Ci mettemmo d’accordo, Evie

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