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Stalker per forza
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E-book195 pagine3 ore

Stalker per forza

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Info su questo ebook

Il racconto che vi accingete a leggere parla di una storia di mala giustizia che potrebbe riguardare tutti, anche noi che non siamo truffatori, molestatori, ladri, assassini.
LinguaItaliano
Data di uscita2 feb 2017
ISBN9788826014159
Stalker per forza

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    Anteprima del libro

    Stalker per forza - Mario Marzano

    L'autore

    Prefazione

    Con considerazioni sulle regole legali che sovrintendono di fatto l'applicazione delle leggi sullo stalking.

    Il racconto che vi accingete a leggere parla di una storia di mala giustizia che potrebbe riguardare tutti, anche noi che non siamo truffatori, molestatori, ladri, assassini.

    In un Paese che vorrebbe considerarsi civile, le leggi che se non osservate potrebbero implicare conseguenze penali per i cittadini, dovrebbero essere comprensibili a tutti, e non dovrebbero prestare il fianco a interpretazioni sogget-tive. Non si dovrebbe arrivare alla possibilità che una per-sona possa ritenere quasi normale una violenza saltuaria del proprio compagno, ma un presunto reato degli sms, sia pur pedanti, ricevuti senza il suo apparente consenso.

    Per chiarire l'assunto, indico alcune malefatte che possono essere ritenute a pieno titolo fonte di conseguenze penali: frodare lo Stato e il prossimo, rapinare banche o uffici po-stali, commettere violenza sulle persone, uccidere. Per le leggi che riguardano i reati citati, essendo esse intuibili anche per chi le ignora, non c'è bisogno che il Parlamento indichi fattispecie precise se non si ritiene opportuno, per-ché si tratta di atti che non si prestano ad alcun equivoco interpretativo. Un furto è sempre un furto in qualunque latitudine della terra, anche se le condanne differiscono da Stato a Stato.

    Il legislatore ha il dovere di indicare la fattispecie precisa secondo la quale, a seguito di querela di parte, potrebbe incorrere in conseguenze penali colui che è accusato di aver inviato sms senza prima aver ottenuto il consenso preventivo del ricevente, soprattutto se si accerta che trattasi di amico di vecchia data della presunta vittima.

    In alternativa, sempre nell'ipotetico Paese civile, si dovrebbe pubblicizzare, e bene, che trattasi di una legge inerente a un qualcosa che non pare assolutamente un reato, e specificare che essa non è stata emanata solo per proteggere vere vittime, ma anche per dare la possibilità ad al-cune donne poco obiettive, magari vessate da mariti gelo-si, di sfruttarla a dovere.

    Qualcuno ora starà pensando: Ma un Governo o un Par-lamento non potrebbero mai ammetterlo.

    Lo so, non potrebbero mai ammettere che la legge in questione è un documento propagandistico, che consente di fatto alla magistratura e alle forze dell'ordine di agire co-me meglio gli aggrada. Non solo non risolve un problema, ma nemmeno lo limita, tant'è che i dati statistici ci dicono che i veri stalker stanno aumentando e commettono reati gravi, tipo omicidi, con ancora più disinvoltura. Infatti, gli omicidi in generale nell'ultimo periodo sono diminuiti e sono a livelli minimi dai tempi dell'Unità d'Italia, mentre i femminicidi stanno aumentando, e questo si rileva dai dati erogati dal Ministero degli Interni.

    I giudici dal canto loro hanno il diritto-dovere di applicare le leggi, ma non dovrebbero poter inventare fattispecie del tutto arbitrarie. A questo proposito, ad esempio, non serve inventarsi italiche emergenze anti-stalking per proteggere donne indifese, perché la violenza sulle donne fa parte di una sottocultura che c'è da secoli, anzi da millenni. E se si vuole veramente tentare di mettere un solido argine al problema, non serve sparare nel mucchio, come si è tenta-to di fare con la legge in questione, che non prende di mi-ra, come sarebbe più che giusto, la violenza sui più deboli, ma verte su una presunta violenza morale, così definita dalla querelante per sue valutazioni soggettive. Proprio per questo motivo tale legge, a lungo andare, potrebbe tornare semplicemente utile ai truffatori, alle truffatrici, e a Pubblici Ministeri e Giudici che si credono angeli vendicatori.

    Così le donne continueranno a morire per mano dei veri stalker, quelli che non inviano sms, e che se ne impipano delle leggi fasulle e propagandistiche.

    Leggi anti-stalking sono state emanate in molti Paesi civili europei, ma lì non si producono ingiustizie come in Italia, perché è da noi che manca una riforma democratica del diritto penale; e forse vi è anche un'insufficiente professionalità degli inquirenti in questo campo che, non dimentichiamolo, riguarda rapporti personali a volte violenti che possono sfociare persino nell'omicidio, e che per questo andrebbero trattati con estrema professionalità.

    Se la legge italiana sullo stalking fosse stata in vigore agli inizi del '900, i nostri nonni, abituati a fare la corte anche per anni a una donna nonostante i suoi dinieghi, sarebbero finiti in galera tutti e più volte, pur essendo persone oneste e moralmente impeccabili.

    Per migliorare l'attuale legge sarebbe necessaria l'aggiunta della seguente postilla:

    Il giudice inquirente, prima di mandare a processo una persona con l'accusa di stalking, visto l'alto valore infa-mante che essa riveste per chi è accusato, deve avere l'ob-bligo di verificare se vi sia il pericolo di una reale e oggettiva minaccia per l'integrità morale e fisica della querelante. Deve, inoltre, essere in possesso di una prova, o di testimonianze concordanti.

    A quel punto, il trovare altri indizi potrebbe dare forza alle eventuali ipotesi accusatorie.

    Il giudice non deve partire dagli indizi e magari poi con disinvoltura mandare a processo un individuo che probabilmente è persona per bene. Perché il processo è già di per sé infamante.

    Estendendo il discorso a ogni tipo di reato e di processo, sia la procedura penale che il processo medesimo dovrebbero essere facilmente comprensibili a tutti, per dare la possibilità anche a chi è ignorante in materia di potersi di-fendersi addirittura da solo, se lo volesse.

    In più, nel processo dovrebbero essere dibattute le prove, o gli eventuali gravi indizi consequenziali tra loro, e null'altro.

    Occorrerebbe, inoltre, considerare la carcerazione preventiva solo per reati gravi.

    Per sottoporre al giudizio una persona accusata di un reato, come norma generale occorrerebbe verificare tutti i presupposti previsti dalla legge. Nel caso mancasse anche uno solo di essi, si dovrebbe derubricare il reato.

    Nei casi clamorosi, come quello descritto nel racconto, non solo non si dovrebbe mandare a giudizio il presunto reo, ma gli si dovrebbe consentire di potersi avvalere della facoltà di querelare la sua persecutrice per diffamazione, per avere ad arte amplificato i fatti.

    Vista la situazione disastrosa delle carceri italiane, della giustizia, dei processi e del congestionamento delle procedure legali, c'è rassegnazione da parte di noi cittadini circa il lassismo e i ritardi, ma sarebbe giusto se nel prossimo futuro si potesse arrivare ai tre gradi di giudizio in massi-mo tre anni, per i casi più complessi. E in galera dovrebbero finire i veri criminali (con l'aspettativa di una possibile riabilitazione).

    Fossi il legislatore farei le seguenti riflessioni:

    1) a seguito di querela, il Pubblico Ministero deve controllare se la querelante continua o meno a fare la stessa vita di prima. Una signora che dice di aver cambiato stile di vita per sfuggire al presunto stalker, ma che conduce la sua vita di sempre, forse sta ingigantendo e confondendo tra semplici molestie e atti pesanti di stalking;

    2) il Pubblico Ministero deve avere una prova concreta che quanto detto dalla querelante sia effettivamente accaduto;

    3) se il Pubblico Ministero rileva una sostanziale alterazione dei fatti da parte della querelante, deve poter avere la facoltà di non accettare la querela, perché chi subisce una molestia che ritiene grave non ha interesse di alterare la realtà;

    4) occorrerebbe contemplare l'intervento coercitivo del Magistrato solo per i casi di violenza.

    Dopo quanto scritto, mi corre l'obbligo morale di proporre idee che elaborate opportunamente potrebbero essere utili per cercare di arginare il triste fenomeno dello stalking, evitando al contempo ingiustizie o reazioni estreme.

    Come scritto prima, la legge attuale è sprovvista di fatti-specie legali inequivocabili tali da poter distinguere feno-meni di vero stalking da semplici molestie, o molestie ag-gravate.

    Una legge sullo stalking dovrebbe puntare a due obiettivi:

    a) ridurre per quanto è possibile la violenza sui soggetti più deboli, che per la maggior parte dei casi sono donne;

    b) salvare vite umane.

    In questo delicato campo, si dovrebbe tener presente la seguente massima: Quando tutto è reato, a lungo andare nulla più è reato!

    Per concentrare energie sui casi più seri, occorrerebbe preliminarmente prestare attenzione al testo integrale delle querele. Se nella querela vi fossero delle inesattezze palesi circa i fatti accaduti, allora vorrebbe dire che la situazione prospettata non è drammatica, e che potrebbe essere stata ordita anche una truffa per reconditi motivi dalla presunta parte lesa. Infatti, è ovvio che se una persona ha realmente dei timori per la sua incolumità, ha tutto l'interesse a rive-lare la verità agli inquirenti per non correre ulteriori rischi, e non di architettare esagerazioni o falsità.

    Ma nonostante delle querele siano in parte o totalmente taroccate, gli inquirenti entrano a volte, come si suol dire,  gamba tesa nel caso, e questo può portare a reazioni anche violente da parte di un accusato per stalking fino ad allora persona mite e rispettabile. Reazioni dovute anche al fatto che il soggetto non si aspetta una querela parzialmente veritiera, o addirittura falsa, dalla sua compagna, o intima amica (cito esempi che portano con maggior frequenza a violenze o a omicidi), per i rapporti stretti che vi sono stati in precedenza tra loro.

    Inoltre, se la denuncia fosse falsa, o parzialmente veritiera per la intromissione palese di terzi, ad esempio per l'avvocato di fiducia, le possibili reazioni inconsulte del querela-to potrebbero amplificarsi, e in soggetti particolari potrebbero sfociare persino nell'omicidio. Il querelato si senti-rebbe doppiamente tradito da colei di cui fino al giorno prima si fidava, soprattutto se accusato di una presunta e aleatoria violenza psicologica e non di violenza fisica; o falsamente di una violenza fisica che non c'è stata.

    Sarebbe opportuno, invece, prendere in seria considerazione le querele, o semplici denunce, fatte senza il preventivo intervento di un avvocato di fiducia che con i tempi che corrono potrebbe avere tutto l'interesse ad aggravare i fatti per ottenere una buona parcella professionale.

    Qualcuno potrebbe chiedersi come mai molti avvocati alimentano lo scontro e non tentano in via preventiva di cercare un accordo con il presunto stalker. La risposta è semplice. Come ho accennato in precedenza, il reato di stalking è basato sulle sensazioni della presunta parte lesa, che potrebbe essere anche una truffatrice, o una donna frustata, e quindi potrebbe rappresentare un sicuro futuro successo giudiziario per un legale. L'avvocato, approfittando di norme legislative assurde, potrebbe consigliare alle sue clienti di speculare su un paio di sms del malcapitato di turno (o numerosi sms, però inoffensivi e non mi-nacciosi), per ottenere soddisfazione giudiziaria quasi assicurata.

    Vi possono essere due strategie comportamentali: una la state per leggere nel romanzo; l'altra è un facsimile del seguente episodio realmente accaduto.

    Tempo fa, in un paese che non cito per conservare l'anonimato delle persone coinvolte, un tizio trafugò a una signora, che conosceva solo di vista, il numero di una sim telefonica, e non fece altro che mandarle tre o quattro messaggi non minacciosi, nè offensivi, ma solo per farle la corte. La signora denunciò il fatto alla polizia.

    Visto che non vi erano testimoni che potessero dare certezze circa le intenzioni dell'uomo di agire facendo stalking, o generando involontariamente semplici molestie, l'avvocato di fiducia consigliò alla furbacchiona di rispondere a uno degli sms più insistenti e di accettare la richiesta di appuntamento di notte a casa sua, quando il marito lavorava. Il malcapitato ebbe l'ardire di presentarsi all'appuntamento (cosa che avrebbe fatto chiunque al suo posto, se desideroso di incontrare la donna dei suoi sogni) e fu arrestato in flagranza di reato e poi condannato.

    Una variante sul tema, potrebbe essere quella di una storia raccontata in un processo televisivo su una nota rete nazionale. Un uomo è stato accusato dalla figlia maggiore e dalla ex moglie di non essersi preoccupato mai di loro da quando aveva lasciato la famiglia. E adesso che si presentava perché era malato il figlio minore, non faceva altro che offendere le loro sensibilità.

    Durante il breve processo (non come quello che sarebbe stato un processo vero, sia che fosse stato un processo ci-vile, o un processo penale), ha attratto la mia attenzione una frase che l'uomo ha detto: Io, durante tutto questo tempo, quasi cinque anni, non ho insistito a potervi incontrare perché temevo conseguenze…

    Il sottoscritto ha capito immediatamente cosa volesse dire il poveretto. Se avesse insistito con una certa decisione di fronte a un ennesimo diniego a voler essere considerato dalle due donne, soprattutto nell'interesse del figlio mino-re, sarebbe stato accusato di stalking. Alla ex moglie e a sua figlia, che era stata strumentalizzata a dovere contro di lui, sarebbe bastato far leggere alcuni sms, o trovare uno o più testimoni che dichiarassero che le aveva molestate più volte e che avevano paura delle sue possibili reazioni ai loro dinieghi, che sarebbe stato accusato per stalking e poi condannato.

    Cosa fare se si è in presenza di un vero caso di stalking? Se vi sono indizi attendibili o prove certe, le autorità preposte devono prendere provvedimenti immediati e previsti dalla legge, senza indugiare o perdere tempo. Di certo non difendo i malfattori. Anzi, dico tutt'altro: che occorre evi-tare di dissipare risorse economiche e umane su casi costruiti ad arte, proprio per concentrarsi sui casi importanti e incastrare i pericolosi e i violenti con più certezza e più celerità.

    Riepilogando, agendo come ho descritto si raggiungerebbero due risultati concreti: si eliminerebbero i casi non degni di attenzione (come lo è stato quello che ha coinvolto il povero tizio e la signora dell'esempio, conosciuta solo di vista, un po' avventata moralmente, visto che, come si è appurato in seguito, non c'era stata alcuna violenza nei suoi confronti), e si potrebbero concentrare le forze disponibili su casi seri e conclamati per non farli degenerare ulteriormente.

    Quel che va evitato è che ci si occupi troppo di semplici liti tra due ex coniugi, o amanti, e troppo poco dei casi veramente drammatici, che avrebbero bisogno di un'estrema attenzione.

    Per situazioni gravi di violenze familiari, prima di ogni ulteriore provvedimento, bisognerebbe secretare tutto, poi trovare il modo di separare i due soggetti in causa, obbligando uno dei due a risiedere almeno a cento chilometri di distanza dall'altro, onde evitare possibili vendette che non sono rare in questi casi. Soprattutto per preservare la privacy degli eventuali figli minori, ma senza trascurare quella dei figli maggiorenni. Figli che a loro volta dovreb-bero essere tutelati dalla legge per tutto il resto della loro vita. Non dimentichiamo, ad esempio, che perde il diritto di partecipare a concorsi nelle forze armate chi è figlio di individuo pregiudicato per un grave reato diffamante. Questo è uno dei motivi, oltre a quelli culturali e sociali, per cui molte donne non denunciano le violenze subite dal proprio compagno, e scelgono di immolarsi.

    Ma tutto ciò è stato mai considerato dai legislatori e dagli organi preposti all'ordine pubblico?

    A quanto pare no.

    Concludo precisando che le suddette riflessioni sono solo proposte che mirano a mettere in atto una civiltà giuridica democratica all'altezza dei tempi nel nostro disastrato Paese, e null'altro. La legge sullo stalking italiana, insieme al-la procedura penale vigente, nel caso che state per leggere che è tratto da una storia vera, ha consentito a una donna ritenuta molto seria e laboriosa, vessata dal marito che si riteneva una specie di 'Otello', di diventare prima una semplice piccola truffatrice vogliosa di vendetta, poi una criminale, col passare di quasi un anno, con la complicità di altre persone e con i consigli dei suoi avvocati.

    Vorrei capire se questa persona è diventata un essere spregevole per cercare di salvare il matrimonio, la sua attività artigianale, e per fare un po' di soldini, o per sete di vendetta, essendo stata una donna innamorata e tradita da chi si fidava di più. O perché temeva che Mauro Mazzia, il protagonista del racconto, in un modo o nell'altro potesse rendere pubblica la loro

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