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L' Eco Dell'Anima
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E-book254 pagine3 ore

L' Eco Dell'Anima

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Info su questo ebook

Hai mai sentito una voce che ti chiama dal passato?

Giuseppe scopre attraverso sogni intensi e ricorrenti una connessione profonda con Everard, un cavaliere templare vissuto secoli fa. Ma cosa lega un uomo del ventunesimo secolo a un guerriero medioevale? La risposta si nasconde in un percorso intriso di misteri storici, omicidi, dilemmi morali e verità sepolte.

Tra le vie di una città moderna e gli antichi sentieri dei templari, si intrecciano storie di amore, coraggio, e ricerca spirituale. Giuseppe si troverà presto davanti a una scelta cruciale: seguire i sussurri del suo cuore o ignorare il richiamo del destino.
LinguaItaliano
Data di uscita22 gen 2024
ISBN9791222711607
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    Anteprima del libro

    L' Eco Dell'Anima - Giuseppe Armentano

    Prologo

    Nelle profondità dell'eternità, dove il tempo non ha confini e le anime si intrecciano attraverso le ere, esiste un filo sottile che collega le nostre vite passate alle nostre vite presenti. È un Eco dell'anima, un richiamo che sfiora le nostre coscienze nelle notti silenziose, nei sogni vibranti di significato. In un'epoca antica, in un mondo di spade e fede, un cavaliere templare di nome Everard iniziò un viaggio destinato a superare il limite del tempo, alla ricerca della vera verità. Nel presente, un uomo chiamato Giuseppe, spinto da sogni misteriosi, si troverà coinvolto in un'odissea intrisa di mistero e rivelazione. Ma ciò che li unisce non è solo il coraggio o la curiosità, bensì il senso che le loro storie siano da sempre intrecciate nelle trame del destino. Nelle pagine che seguono, esploreremo le vite di Everard e Giuseppe, due anime legate da un filo d'argento attraverso il tempo, ciascuna con il proprio cammino e misteri da svelare. Insieme, i loro destini si intrecceranno in un racconto di avventure, amore, conoscenza e la suggestione che forse ognuno di noi vive molte vite passate, ciascuna con un compito da assolvere, un mistero da risolvere e una verità da scoprire. Preparatevi, dunque, a varcare le soglie del tempo e dell'anima, poiché la storia di L’ Eco dell'Anima è un percorso dell'umanità verso la comprensione delle profondità dell'esistenza.

    Presentazione

    Nel cuore delle Ere Medie, un cavaliere temerario emerge dalla polvere dei secoli. Il suo nome è Everard, un nobile membro dei leggendari Cavalieri Templari, impegnato in un’epica avventura alla ricerca della vera verità. Ma il suo cammino non è solitario; è costellato da amicizie coraggiose e da incontri straordinari. Everard non è solo un guerriero valoroso ma anche un ricercatore instancabile. Le sue imprese lo portano a scoprire antichi misteri e a difendere il segreto più prezioso della storia. Lungo il suo percorso, stringe legami profondi con una variegata compagnia di amici, ognuno portatore di un dono unico. Insieme, intraprendono un viaggio iniziatico che li porterà alla scoperta della vera verità che cambierà il corso della storia. L’ Eco dell'Anima permetterà di immergerti nelle avventure epiche di Everard e dei suoi alleati, attraverso terre misteriose, templi antichi ed enigmi senza fine. Un racconto che celebra il coraggio, l’amicizia e la ricerca della conoscenza. Questa storia ti invita a esplorare il lato più profondo dell’animo umano, proteggendo la vera verità da coloro che vorrebbero oscurarla. La storia non inizia con Everard ma nei nostri giorni con Giuseppe, un uomo ordinario con un destino straordinario. Giuseppe è un sognatore, ma i suoi sogni sono popolati da Everard, il cavaliere templare. Intrigato dai suoi sogni vividi e misteriosi, Giuseppe sente che c’è più di quanto gli occhi vedono e che questi sogni nascondono una chiave per comprendere il suo destino. Determinato a scoprire il significato dei suoi sogni, Giuseppe intraprende un viaggio in Francia, seguendo l’eco dei secoli passati. Lungo il suo percorso, incontra persone straordinarie, ciascuna con la propria storia da condividere e doni unici da offrire. Ma il suo viaggio non è solo un’odissea di scoperta spirituale; si troverà coinvolto in un intricato giallo con omicidi misteriosi, dove la chiave per risolvere l’enigma potrebbe essere sepolta nei secoli passati. Tra misteri e avventure Giuseppe troverà qualcosa di inaspettato, l’amore della sua vita. Un incontro destinato ad accendere la fiamma del cuore, trasformando il suo viaggio in un’esperienza di profonda crescita personale e di rivelazione. Grazie a L’ Eco dell’Anima sarai testimone della connessione tra due anime, divise da secoli ma unite da un destino condiviso. Questa è una storia di sogni, di scoperta, di amore e di misteri che si intrecciano attraverso il tempo e lo spazio. Tuttavia, le storie di Everard e Giuseppe sono solo l’inizio di un racconto epico che si intreccia attraverso il tempo e lo spazio. Un’eco misteriosa che ci sussurra all’orecchio, suggerendo che forse ognuno di noi vive più volte in epoche diverse, in corpi diversi, con vite passate ancora da scoprire. Il filo rosso del destino che unisce queste anime non è solo un’anomalia, ma un’indicazione del ciclo senza fine delle vite passate. Nel cuore di questa narrazione si cela una domanda universale: cosa accadrebbe se potessimo accedere alle memorie delle nostre vite precedenti? Che segreti e verità nascoste potremmo scoprire?

    A mia Nonna Rosa

    (A Scier…)

    Capitolo 1

    Il Sogno

    Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita è circondata dal sonno.

    (William Shakespeare)

    Passeggiavo nel parco della mia città, ero assorto nei miei pensieri, mi incamminavo sempre di più dentro il bosco lasciandomi ormai alle spalle il tran tran della città. Giunto sotto una grande quercia mi distesi per prendere un po’ di pace, visto che la giornata omologata era stata molto dura.

    Sotto quel grande albero avvertivo un senso di tranquillità, pian piano sentivo il mio corpo rilassarsi. Caddi come svenuto in un sono profondo che mi allontanava sempre di più da quella definita realtà reale.

    Eccomi in nuove vesti, mi ritrovai sbalzato dal tempo, in luoghi che sapevano di conosciuto ma mai visti in questa vita. Davanti a me si palesò una montagna verde e rigogliosa, con a valle una casa. Una specie di capanna, con il tetto tutto ricoperto di paglia e del timido fumo che ne usciva fuori. Preso dalla curiosità mi avvicinai per scorgervi dentro cosa potesse esserci. Ecco che mi apparve una donna china sul fuoco adoperata alle mansioni domestiche, aveva dei lunghi capelli di color mogano, vestita con una tunica di color avorio adornata con uno scialle e un grembiule per evitare di sporcarsi in cucina. Era intenta a rimestare in un calderone di colore nero al cui interno sobbolliva del pollo, accompagnato da tanti ortaggi. Al suo fianco due piccoli monelli che, intenti nei loro giochi, si rincorrevano con strilla e urla. Isabel e Jean, questi i loro nomi, urlati a squarciagola durante il loro frenetico rincorrersi nella stanza. Mi spinsi per vedere meglio, la debole parete della capanna cadde insieme a me ai piedi della donna che mi guardò con sguardo scherzoso dicendomi: <>.

    Il sentirmi chiamare con un nome, non mio, mi fece sentire come perso, come non riconosciuto da me stesso. Balbettai qualche parola e di nuovo quella donna, con fare più sicuro, mi disse: <>.

    A sentire quelle parole rimasi ancora più confuso, tanto che voltai le spalle per fuggire e nel girarmi notai dietro di me un grande cavallo di colore nero. Era veramente enorme, un esemplare bellissimo. Aveva una lunga criniera e dei lunghi peli che gli coprivano le zampe, era una creatura maestosa e potente, una visione di bellezza e forza inarrestabile. Il suo manto era di un nero profondo e lucido, come l’oscurità di una notte senza luna. Ogni ciuffo di criniera era setoso e fluente, fluente come il vento, come una cascata d’ebano. La sua testa esprimeva una combinazione di intelligenza e nobiltà, con occhi profondi e penetranti che riflettevano un’antica saggezza. Il collo era lungo e snodato, una linea di pura grazia che si estendeva dalla testa alla possente spalla. La sua massa muscolare era evidente sotto la pelliccia nera, promettendo una forza ineguagliabile. La sua presenza era magnetica, era un’icona di libertà, di forza e di grazia, un’incarnazione della bellezza selvaggia e indomabile. Senza pensarci più di tanto mi avvicinai a quella bestia, salii su per montarlo e in tutta fretta iniziai a galoppare per allontanarmi da quella situazione. La donna uscì fuori da quella capanna, i bambini la seguirono stringendosi alle sue vesti, gridando: <>.

    Più sentivo quella donna chiamarmi con quello strano nome e più era la voglia di allontanarmi il più velocemente possibile. Mi ritrovai ben presto da solo nel bosco a trottare su quella magnifica bestia, quando ad un tratto preso da distrazione, un ramo di un albero mi colpì la testa e caddi a terra svenuto.

    Dopo poco, aprii gli occhi, ed eccomi sotto quell’enorme quercia a destarmi con meraviglia del sonno fatto. Non ci pensai più del dovuto, mi alzai e mi incamminai verso casa. Aperta la porta dell’appartamento, come di consuetudine, ascoltai la segreteria telefonica, c’era un messaggio lasciatomi da mia nonna che diceva: <>.

    Dopo aver ascoltato il messaggio pensai tra me e me:<>.

    Accesi la tv e mi recai in bagno per una doccia. Dopo essermi lavato mi distesi sul letto e iniziai a guardare uno di quei documentari sugli animali che mi provocarono un rilassamento generale. La voce del narratore di quel programma mi riaccompagnò tra le braccia di Morfeo, presi subito sonno (anche perché l’indomani avrei dovuto alzarmi presto per andare a lavoro). Chiusi gli occhi e mi addormentai.

    In cielo ombre di foglie verdi che appannavano il riflesso della luce solare, mi alzai e mi ritrovai a fianco del cavallo nero, e subito pensai: <>.

    Scosso mi avvicinai verso il cavallo. Il quadrupede mi guardò, fece un nitrito e iniziò a volteggiare la testa facendomi ben comprendere di salire in groppa. Così feci. La bestia inizio a incamminarsi (capii bene che sapeva dove portarmi) verso un sentiero di montagna, dove alle cime vi era arroccato un monastero. Mi avvicinai all’ingresso e subito la porta si aprì. Un monaco, vestito di una lunga tunica bianca con un’evidente croce di colore rosso posta al centro, uscì fuori, prese le redini del cavallo ed esclamò: <>.

    Sentendo di nuovo quel nome la mia schiena fu percorsa da un brivido. Il monaco si avvicinò a me con reverenza dicendomi: <>.

    Iniziai a seguire quell’uomo senza dire una parola. Entrammo nel convento, il monaco legò le briglie dell’animale ad un palo e proseguimmo passando per un chiostro fino ad arrivare alla Chiesa, dove entrammo. Nella navata centrale, in fondo, si scorgevano altre figure vestite tutte nella stessa maniera. Sentii le labbra del monaco accostarsi vicino al mio orecchio: <>.

    Subito pensai tra me e me: <>.

    Ci avvicinammo, contai altre sette persone, in totale eravamo nove. Si avvicinarono a me per darmi il benvenuto, mi salutarono tutti con tre baci sulla guancia e dopo avermi salutato mi chiesero: <>.

    In quel momento mi accorsi che ero vestito di tutto punto, come loro. Nel cercare di dare una risposta fui fermato da uno di loro: <>.

    In silenzio seguii il corteo. Si avvicinarono all’altare maggiore. Con una mano posta sul braccio sinistro che toccava una croce di color rosso, posta sul mantello, iniziarono a recitare: Non nobis Domine non nobis sed nomini tuo da gloriam.

    Senza volerlo li imitai e pronunciai anche io quelle parole latine. Il più anziano di loro iniziò subito a parlare: <>. Sentendo quelle parole fui preso da stordimento, non sapevo di cosa stessero parlando e tantomeno di decisioni da prendere. Io uomo normale dei tempi moderni mi trovavo catapultato in uno di quei romanzi medievali che, per dirla tutta, neanche mi piacevano.

    Iniziai a parlare: <>.

    Mi uscirono quelle parole dalla bocca, rimasi letteralmente esterrefatto, perché non sapevo da dove venivano, era come se un’altra coscienza avesse preso il sopravvento. Al sentire le mie parole uno dei fratelli, Duncan, si girò verso di me dicendomi: <>.

    <>.

    <> rispose Duncan.

    <>.

    <> intervenne Jacques.

    Allora Duncan esclamò: <>

    <>.

    Queste parole fecero cambiare il viso dei cavalieri presenti. Intervenne Maurice, uomo saggio e compagno di tante battaglie: <>.

    Duncan con una smorfia di disapprovazione che gli corrugò il viso, esclamò: <>.

    L’aria si faceva pesante, i presenti iniziarono a chiacchierare sottovoce tra di loro.

    Jaques allora intervenne: <>.

    Mi voltai verso Jaques e Duncan. Prima di iniziare a parlare per rispondere, la campana iniziò a far udire la sua voce con dodici rintocchi.

    A seguitar del suono delle campane fui scosso e mi risvegliai nel mio letto, ancora una volta incredulo di ciò che mi stava capitando. Guardai l’orario, l’orologio segnava le 04:04, mi alzai e mi diressi in bagno per sciacquarmi la faccia. Era ancora troppo presto per andare al lavoro, ma dentro di me come delle onde in tempesta agitavano la mia anima. Iniziai a pensare sempre di più come mai facevo quei sogni, mi chiesi con sgomento cosa volevano dirmi.

    Ormai il programma in tv che parlava di animali era finito, al suo posto iniziavano a scorrere le notizie del nuovo giorno. Notizie che parlavano sempre di più di cattiveria umana, massacri, guerre, padri contro figli e figli contro padri. Non mi ritenevo un tipo tanto riflessivo, ma tutte quelle notizie mi sbattevano in un limbo di domande. Passai un po’ di tempo ad interrogarmi ancora sul sogno appena fatto e ridestato dall’aroma del caffè che usciva dalla moka, che in modo distratto avevo adagiato sul gas. Mi preparai per uscire, ancora stordito dalla notte passata, scesi in garage a prendere l’auto, la misi in moto e iniziai a prendere la strada che mi portava in ufficio. Accesi la radio, subito dalle casse dell’auto udii la parola Templari. Un noto storico parlava di Templari. Mi soffermai a sentire quell’intervista che parlava delle vicende storiche fatte da quest’ordine, i misteri che lo avvolgevano, le crociate e il Graal. Poi lo storico iniziò a parlare anche di una dinastia che quest’ordine aveva lasciato nel tempo. Rimasi ancora ad ascoltare e allo stesso tempo dentro di me iniziarono ad accavallarsi nuove domande a quelle che già mi ero posto: <

    Strano che per due volte consecutive abbia sognato la stessa cosa e per giunta il sogno sembra somigliare molto a una storia già vissuta>>.

    Arrivai in ufficio, iniziai come di consueto a leggere le mail, ma il mio stato d’animo era turbolento per quello che mi era successo nella notte. Finita la giornata, uscii dall’ufficio sentendo forte dentro di me l’esigenza di fermarmi in una chiesa per confessarmi. Arrivato nei pressi della cattedrale parcheggiai la macchina e proseguii a piedi. Una volta giunto sul sagrato, non esitai ed entrai. Fu grande il senso di smarrimento nel vedere quella struttura così immensa e accogliente che rievocava ricordi sconosciuti. Eppure ero sempre passato da quella strada, mi ero pure fermato nei negozietti vicino ma non ero mai entrato in quella chiesa. Ammirai l’interno, una struttura antica con più di mille anni di storia era ancora lì come monito, forse a ricordare alle genti parole e insegnamenti ormai scalfiti dal tempo. In un angolo, nella navata di destra, trovai un monaco che stava preparandosi per dire messa. Lo fermai e gli chiesi se potesse dedicarmi del tempo per confessarmi, mi rispose con un accento che tradiva un’origine francese: <>.

    In silenzio andai a sedermi tra i banchi, era passato tanto tempo, forse troppo dall’ultima volta che avevo partecipato a una messa. Durante la funzione, il monaco lesse un passo del vangelo molto particolare, un passo che parlava del dialogo tra Gesù e Nicodemo. Quel passo mi colpì particolarmente, pensai che fosse stato letto proprio per me. Dall’altare il monaco si accorse della mia faccia all’udire quelle parole, le accolse con un sorriso. Finita la funzione, il sacerdote si diresse verso la sacrestia invitandomi a seguirlo, indossò i suoi paramenti e mi chiese di sedermi accanto a lui. Lo feci. Ci segnammo con il segno della croce e mi disse: <>.

    Iniziai a parlare del mio sogno, ponendogli alcune domande e facendogli ben capire che tutto ciò mi recava un forte turbamento. Il monaco, con uno sguardo amorevole, mi disse: <

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