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Una Casa Senza Finestre
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E-book300 pagine3 ore

Una Casa Senza Finestre

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Info su questo ebook

Rimasta incinta, la Dottoressa Beth Nichols è felicemente fidanzata con il Dottor Liam Darrah. Lei però non ha la minima idea che il suo ex paziente Edwin Evans ha intenzione di pedinarla durante il suo tragitto di ritorno a casa dopo un turno di notte in ospedale. Dopo essere stata narcotizzata si sveglia nella cantina di Edwin, portata lì senza la sua volontà, e molto probabilmente dovrà partorire lì senza nessun sussidio medico. In ogni caso, Beth cerca di rimanere positiva, è certa che Liam la stia cercando lì fuori. Ogni notte fissa la lampadina della stanza, la quale non viene mai spenta, e prega di poter tornare dal suo Liam al più presto.

Questo Romanzo/Suspense è scritto da prospettive diverse: da quella della novenne figlia di Beth, Amy, nata in prigionia, dalla prospettiva di Liam e Edwin e 16 anni dopo dalla prospettiva di Joss, figlio restio avuto da Edwin.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita7 mag 2017
ISBN9781507182635
Una Casa Senza Finestre

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    Anteprima del libro

    Una Casa Senza Finestre - Stevie Turner

    ALTRI LIBRI SCRITTI DALL’AUTRICE STEVIE TURNER:

    THE PILATES CLASS

    NO SEX PLEASE, I’M MENOPAUSAL!

    FOR THE SAKE OF A CHILD

    LILY: A SHORT STORY

    A RATHER UNUSUAL ROMANCE

    THE DAUGHTER-IN-LAW SYNDROME

    REVENGE

    THE NOISE EFFECT

    THE DONOR

    REPENT AT LEISURE

    LIFE: 18 SHORT STORIES

    ––––––––

    TRAMA

    Rimasta incinta, la Dottoressa Beth Nichols è felicemente fidanzata con il Dottor Liam Darrah. Lei però non ha la minima idea che il suo ex paziente Edwin Evans ha intenzione di pedinarla durante il suo tragitto di ritorno a casa dopo un turno di notte in ospedale. Dopo essere stata narcotizzata si sveglia nella cantina di Edwin, portata lì senza la sua volontà, e molto probabilmente dovrà partorire lì senza nessun sussidio medico. In ogni caso, Beth cerca di rimanere positiva, è certa che Liam la stia cercando lì fuori. Ogni notte fissa la lampadina della stanza, la quale non viene mai spenta, e prega di poter tornare dal suo Liam al più presto.

    Questo Romanzo/Suspense è scritto da prospettive diverse: da quella della novenne figlia di Beth, Amy, nata in prigionia, dalla prospettiva di Liam e Edwin e 16 anni dopo dalla prospettiva di Joss, figlio restio avuto da Edwin.

    RICONOSCIMENTI

    Di nuovo grazie a Libbie Grant per la copertina del libro, la mia gratitudine va a Enid Blyton per aver scritto The Island of Adventure e per avermi trasmesso l’amore nel leggerlo anni fa. 

    Grazie a Giorgia Gianetti per la traduzione in Italiano.

    Dedicato a tutti coloro che sono stati salvati dalla prigionia.

    PREFAZIONE

    L'esterno inesistente delle periferiche case a schiera del 1930 non ci rivela niente.

    L’ispettore John Hatton si è spinto oltre il solito gruppo dei ficcanaso necrofili, tuffandosi con il suo leggero sovrappeso sotto il cordone, aprendo cosi il cancello che porta al piccolo giardino d’ingresso.

    Buongiorno Ford.

    Buongiorno Signore.

    Hai ottenuto tutti i migliori lavori, sbaglio? Nessuno entra e nessuno esce giusto?

    No per quanto ne possa sapere io

    Hai avuto modo di parlare con i vicini?

    L’unico con il quale ho parlato mi ha detto che era un tipo solitario; se ne stava sulle sue. Nessuno in realtà lo conosce abbastanza.

    Dopo il breve interrogatorio Ford corse in veranda riparandosi dal freddo gelido di gennaio, difficilmente guardò Hatton datosi che si stava congelando. Hatton accennò un lieve sorriso sulle sue labbra appena si rese conto che quella mattina c’era qualcuno che se la passava peggio di lui.

    Frenando il suo istinto di pulirsi i piedi sul tappetino di benvenuto posto all’entrata della porta principale, e facendo delle smorfie ironiche, si mise delle soprascarpe e dei guanti di plastica, e continuò a camminare lungo il corridoio che porta alla cucina.

    ***

    Tutto era rimasto lì in quel posto pulito e moderno. Lo sportello della lavastoviglie era aperto come se qualcuno era in procinto di svuotarla.

    C’erano piatti puliti, insalatiere, pentole e padelle impilati con cura. Coltelli, forchette e cucchiai posti all’interno del porta posate tutti messi alla stessa maniera con il manico rivolto in alto.

    Ispezionando la cucina Hatton ha subito notato i cinque contenitori di plastica posti sul piano di lavoro al di sopra della lavastoviglie, tutti quanti pieni fino all’orlo e ognuno contenente diversi tipi di cereali per colazione.

    Stava immaginando cosa avrebbero pensato gli ospiti (se mai ce ne fossero stati), che entrando in cucina per prendere un bicchiere d’acqua, vedessero e si domandassero come mai uno che vive da solo abbia comprato tutti quei contenitori di cereali e come mai ci fosse il bisogno di avere una grandissima cella frigorifera in cucina.

    Aprendo lo sportello del frigorifero, il quale era situato vicino la lavastoviglie, notò che c’erano tre litri di latte intero sul lato del frigorifero, tre bistecche di carne poste al ripiano più basso, varie verdure, insalata e frutta posti nei ripiani di mezzo. Molti yogurt posti al ripiano più alto, divisi per sapori, tutti quanti messi in modo tale da vedere bene la data di scadenza. Dodici uova posizionate all’interno di un piccolo portauova posto vicino al latte sul lato del frigorifero.

    Hatton diede un’ultima occhiata al cibo che presto si sarebbe guastato; lui si sarebbe potuto mangiare solo la bistecca accompagnata da un po’ di patate, funghi e piselli.

    ***

    Girando intorno al tavolo, ha notato la presenza di un canovaccio sullo scolapiatti, perfettamente piegato, e non buttato lì come se qualcuno li avesse appena asciugati.

    Aprì il sotto lavello e trovò, sul lato sinistro, molti detersivi come candeggina, sapone antibatterico Dettol, detersivo per piatti, tutti posti uno dietro, sul lato destro invece c’erano due pacchetti di assorbenti igienici.

    Gli ospiti avrebbero avuto tanto da domandarsi alla vista di tutto ciò...

    Fece un sospiro, richiuse il sotto lavello e diede un’altra occhiata intorno. Vicino al lavandino c’era una lavatrice, tra l’altro ancora piena di panni umidi femminili, e sulla parete in fondo c’era un lungo ripiano con delle credenze contenenti dolci e salatini di ogni tipo, una sorta di credenza posto appena al di fuori della cucina.

    Hatton diede un’ultima occhiata alla cucina, scaffali riempiti fino all’orlo di riso, pasta, patate, scatolame, e una porta apparentemente somigliante ad un’altra cella frigorifera americana, di color argento, posta in una nicchia con un catenaccio al di fuori. Il catenaccio era forzato la porta leggermente aperta. Avanzò e aprendo completamente la porta scese facendo molta attenzione, la piccola rampa di scale.

    Si girò nuovamente indietro, giusto per vedere ancora una volta la casa prima che venisse abbattuta e rasa al suolo. 

    CAPITOLO 1 – PROSPETTIVA DI BETH

    Avvertivo un sapore amaro nella mia bocca, come un reflusso biliare. Non dovevo ricorrere di certo ai miei sei anni di formazione medica, per capire che i sintomi dell’amenorrea combinati con nausee mattutine e dolore al seno, erano sufficienti per dirmi che molto probabilmente ero incinta. Ho alzato la mia testa dalla tavoletta del water, ed ero contenta che questa settimana Liam aveva il turno di notte. Non avrei mai voluto che lui mi vedesse in questo stato. Le nostre strade si sarebbero incrociate più tardi quella mattina, ma sapevo che poi avrei avuto di nuovo fame e lui non avrebbe sospettato nulla. Appena finito di lavarmi i denti decisi di chiamare Mona, la mia nuova collega di pronto soccorso, per chiederle di farmi fare le Beta-HCG; volevo esserne certa.

    La sveglia avrebbe suonato dopo circa due ore. Mi sono rimessa a letto ma non riuscivo a calmarmi. Solo il pensiero di una piccola nuova vita che stava crescendo dentro di me, bastava per permettere al mio cervello di scacciare il sonno, dovevo dare a Liam la notizia. In attesa che passavano le restanti ore giocavo con l’anello di fidanzamento, fino a che non l’ho rivisto intorno alle 09.30 di mattina. Alla fine mi ero arresa, ero scesa dal letto e mi ero andata a fare la doccia. Nel mentre mi sciugavo i capelli mi sentivo meglio.

    ***

    Lui aveva sfondato la porta del nostro appartamento. I turni di notte non andavano d’accordo con lui; credo avesse qualche strano effetto di alimentazione. Aveva sempre delle nausee prima di fare colazione.

    Ciao! Notte impegnativa?

    Abbracciandolo notai che aveva un odore dolce, antisettico e stanco. Sapevo che avrebbe avuto lo stesso odore anche alle 10, alla fine del mio turno. Lui sospirò e sbadigliò allo stesso tempo.

    Nicky è di nuovo in malattia. Eravamo solo in tre, io e tre infermiere. Ringraziamo Dio non era un venerdì sera, no?

    Mi diede un bacio, e nel frattempo mi godevo i brevi istanti del suo abbraccio. Avrei tanto voluto che il tempo si fosse fermato lì, eravamo soli in quella piccola stanza. Mi sentivo insicura per la paura improvvisa di perderlo dovuta magari per questa delicata situazione, o magari era solo una sensazione che un giorno lui avrebbe trovato qualcun altro, così lo strinsi più forte.

    Stai bene, Beth?

    Mi mise la mano sul mento ed io alzai la testa in modo tale da guardarlo negli occhi.

    Accennando un sorriso dissi:

    Mi è solo mancato svegliarmi con te questa mattina.

    Anche a me. Rispose lui sbadigliando di nuovo. Cosa c’è da mangiare?

    Pane e fagioli, o uova bollite. Il mio stomaco non se la sentiva proprio in quel momento di rosolare del bacon.

    "Per adesso dammi solo un po’ di pane. Non posso mangiare più di tanto. Vorrei farmi una doccia e poi sfondare il letto.

    ***

    Si dimenò dal mio abbraccio e si diresse verso il bagno, spogliandosi strada facendo. L’infrenabile voglia di prenderli e metterli all’interno del porta biancheria era tanta, ma non avrei voluto iniziare a fare le stesse cose che mia madre fece per più di 30 anni di matrimonio. Quindi li lasciai lì dove erano; un corridoio sporco, testimonianza di un lavoro diligente ma altresì flemmatico fidanzamento.

    Sorrisi a Liam, avvolto nel mio accappatoio di spugna, ancora umido, è venuto dietro di me, mentre stavo preparando le fette di pane da cuocere nel tostapane. Mi voltai e appoggiai la mia faccia sul suo petto, inalando un piacevole aroma di gel doccia.

    Mmm...che buon odore. Avrei voluto non andare a lavoro più tardi, così da restare avvinghiati nel letto tutto il giorno.

    Accarezzandomi i miei capelli lunghi e baciandomi in fronte mi rispose:

    I turni di notte ti portano via tanto di quel tempo.

    Almeno tu la prossima settimana sei in ferie. Mi cinsi ancora di più a lui. Ti amo.

    Anche io ti amo. Vieni a mangiare un toast con me nel letto.

    ***

    Come potevo resistere? Il toast era spesso e burróso, e il nostro letto disfatto improvvisamente sembrava molto invitante, tanto che Liam si tolse il mio asciugamano e si mise nudo sotto le lenzuola. Ridacchiavamo, sembravamo due adolescenti monelli, presi dalla voglia di fare sesso senza farsi scoprire dai propri genitori, impostai la sveglia tra un’ora, accumulai i piatti con i toast e tante briciole, abbiamo mangiato accoccolati su un vassoio sorseggiando del dolce tè caldo. Come dei morti di fame, abbiamo fatto l’amore, lento e dolce, facendo toccare i nostri corpi come se fosse l’ultimo giorno sulla Terra. Dopo esserci saziati del nostro amore ci siamo addormentati, l’uno tra le braccia dell’altro.

    Dio solo lo sa come Liam avrebbe potuto continuare a dormire mentre la radiosveglia riproduceva la canzone Layla, ma lo fece. Io mi alzai come un cerbiatto spaventato e rimpostai la sveglia per Liam, momentaneamente irritato dal fatto che la nostra pace era stata violata. Mi feci un’altra doccia e mi vestii velocemente, presi un panino ed una tazza di caffè, controllai che il mio badge fosse nella borsa, e scarabocchiai un cuore su di un post-it con i nostri nomi e lo poggiai sul mio cuscino, così da farlo trovare da Liam.

    Ero distante cinque minuti a piedi dal pronto soccorso. I caldi pomeriggi di maggio ci facevano capire che stava arrivando l’estate, ed io me ne passeggiavo felice e contenta godendomi l’aria fresca. Come sempre nel mentre mi domandavo che cosa mi avrebbe aspettato questa sera il mio turno. Ma a differenza di Liam a me piacevano le tragedie. Liam preferisce la pediatria, io invece amo la sfida di azzardare le diagnosi. Non potrei vedermi lavorare in nessun altro reparto.

    Con l'appendice, i calcoli biliari, la sindrome di WPW, numerosi arti fratturati, e la ricerca di comunicare con la geriatria, la mia intenzione di chiedere un test di Beta-HCG alla fine è a irrichiesta. Erano solo le 22.15, mentre stavo tornando a casa, quando mi accorsi che non ho avuto modo di parlare con Mona. Mi scrissi un promemoria mentale in modo da potermelo ricordare il giorno dopo.

    I parcheggi dell’ospedale erano vuoti e silenziosi, non si sentiva nulla aldilà del rumore di un motore della macchina. Stavo camminando felice, pensando a che aspetto avrebbe avuto il nostro bambino. Riconobbi il guidatore di quella macchina, non appena si accostò per chiedermi di nuovo informazioni sul come arrivare al pronto soccorso. Lo vidi particolarmente aperto al dialogo, nonostante prima lo avessi curato dal dolore, ematuria e dipendenza. Se non mi fossi fermata di scatto il mio trolley, mi avrebbe toccato i capelli, era così innamorato della mia lunga chioma bionda.

    Cercai di ripensare al suo nome, ma mi sfuggiva. Si sentiva un odore forte di dopobarba. L’unica cosa che ricordavo era che mi dovevo piegare per avere un contatto visivo.

    CAPITOLO 2 – PROSPETTIVA DI BETH

    Ho la testa che mi pulsa, c'è una luce accecante, devo immediatamente chiudere gli occhi di nuovo. Sono nauseata, sono ancora sdraiata, cerco di usare gli altri miei sensi per cercare di riconoscere suoni o odori che mi potrebbero confermare di essere ancora nell'alloggio. Non riesco a sentire nulla, neanche il solito cinguettio, tuttavia però c'è un inspiegabile odore di muffa. Improvvisamente, mi sentii talmente confusa da dovermi sedere e prendere nota di ciò che mi circonda.

    Non ho idea di dove mi trovi. Sono sdraiata sopra un letto matrimoniale. Non è il letto dove ce ne stiamo felicemente avvinghiati io e Liam. In questo c'è un copripiumino lilla floreale che mi copre, insieme alle sue lenzuola coordinate. Non sembrano esserci altri mobili nell'arredamento oltre al letto. Non ci sono finestre, l'unica fonte di luce è una lampada posta al di sopra della mia testa.

    Leggermente terrorizzata ed ignorando l’incessante martellamento nella mia testa, mi alzai precariamente sul freddo pavimento. La stanza è abbastanza piccola, potevo raggiungere l’unica porta esistenti con dei pochi passi. Non è un tipo di porta sfondabile. La maniglia girava a vuoto.

    Sono rinchiusa qui dentro. Vorrei urlare dallo spavento, ma mi devo fermare in tempo prima di farmi venire un attacco isterico. Immagino che chiunque mi stia tenendo rinchiusa in questa stanza contro la mia volontà, non avrebbe voluto che io facessi tutto questo rumore, cosi da non far iniziare le ricerche di dove mi trovi. Sono giunta alla conclusione dunque che devo essere dalla parte del mio carceriere.

    ***

    Mi girai intorno, mettendomi all’angolo del muro all’altra sponda del letto. Notai, che c’è un water con un lavandino in un piccolissimo bagno, privo ovviamente anch’esso sia di porte che di finestre. Sul lato sinistro del lavandino ci sono degli asciugamani coordinati posti su di un porta asciugamani. Tra i rubinetti c’è una saponetta nuova. Nel lavandino c’è un bicchiere inutilizzato, ancora semi avvolto da un imballaggio di plastica. Ho la bocca secca, ho una sete assurda. Così presi il bicchiere e lo riempii fino all’orlo. L’acqua gelida del lavandino è come una manna dal cielo. Talmente gelata da potermi addirittura immaginare l’azione peristaltica della goccia d’acqua che va dalla mia gola al mio stomaco. Le nausee sembrano diminuire, ma la testa continua a farmi male.

    Non so neanche che ore siano o se sia ancora mercoledì 20 maggio. L’assenza delle finestre non assicura solamente il fatto che non ho nessuna via d’uscita, ma anche la consapevolezza che non so se sia giorno o notte lì fuori.

    ***

    Ho cercato di far uscire un po’ d’acqua calda per potermi almeno lavare la faccia. Si sentiva il rumore dell’acqua che risaliva dai tubi, e mi chiedevo se mai qualcuno preoccupandosi del rumore si domandassi se fossi sveglia.

    Avevo ragione. Dopo alcuni istanti sentii il rumore delle chiavi in lontananza, dei passi felpati, e subito dopo il rumore di un catenaccio ed un altro giro di chiavi nella serratura.

    Sono andata innanzi la porta per vedere chi fosse stato il mio rapinatore. Con sgomento notai che era il tossico dipendente il quale avevo curato qualche settimana prima, ed il quale si accostò con la macchina per chiedermi delle indicazioni mentre tornavo a casa. Tutto ciò accade ieri? All’incirca avrà una quarantina di anni; è un uomo brizzolato, sta portando un vassoio pieno di panini e di frutta. Sul suo braccio ci sono una vasta selezione di intimo e vestiti, i quali presumo siano per me, dato che tutto ciò che ho sono i panni che ho addosso. Per alcuni secondi nessuno dei due ha detto niente. Mentre apriva la porta mi stavo domandavo semmai fossi potuta uscire e prendere un momento di libertà. Ma immediatamente lui capì le mie intenzioni, così chiuse la porta dall’interno. Con in mano il vassoio si diresse sul letto.

    Mi allontanai da lui ponendomi sull’altro lato del letto. Lui poggiò il vassoio e i vestiti sul letto e si andò a rimettere davanti alla porta. Siamo rimasti in silenzio stuzzicandoci a vicenda come due pugili professionisti. Ho chiesto che giorno fosse, ma non mi rispose, poi si girò e chiuse la porta alle sue spalle.

    ***

    Decisi di lasciar perdere di chiedergli che giorno e che ora fosse. È facile calcolare l’ora approssimata se mi baso su ciò che mi ha portato.

    Nei seguenti giorni notai che c’erano sempre uova e bacon, funghi con pomodori, oppure un pasto caldo e del pane. Avvolte gli ultimi due arrivavano insieme. Credo abbia un lavoro dato che non veniva spesso durante l’arco della giornata. Qualsiasi panno sporco che lasciavo lo prendeva lui quando mi portava il prossimo pasto.

    Mi mandava regolarmente panni e asciugamani puliti, avvolti da un odore di ammorbidente al sapore di lavanda. Un giorno mi sentii coraggiosa e lo informai che i funghi non mi piacciono, e con molta sorpresa lui me li ha sostituiti con dei fagioli.

    Ogni giorno mi porta vassoi pieni di cibo ma non mi rivolge mai parola. Così non mi resta che starmene seduta sul letto smettendo di chiedergli quando mi avrebbe lasciata libera. Un giorno mi portò una bistecca, un pomodoro a insalata, delle patatine e una tazza di te.

    Grazie. Risposi, prendendo il vassoio.

    Non c’è di che. Mi chiamo Edwin.

    Io invece Beth.

    Lo so. Quando ti servono quelle cose per donne, dimmelo che te le procuro.

    La sua voce è profonda e risonante. Ho mascherato il mio essere sorpresa nel sentirlo parlare, specialmente di assorbenti igienici, ma adesso concentriamoci a mangiare. Il mio bambino ha bisogno di nutrimento e io lo devo nutrire. In ogni modo lui questa volta non se ne andò subito, rimase li a guardarmi, con un’espressione viscida sulla sua faccia. Ho incominciato ad andare nel panico, e non è normale.

    Quando fini di mangiare mi accorsi che il mio cuore batteva all’impazzata, stava uscendo dalla maglietta.

    Togliti i vestiti. Mi disse.

    Lui è immenso e muscoloso; non posso combattere con lui. Sapevo già cosa sarebbe accaduto subito dopo, si vedeva già la sua erezione nei pantaloni. Si sbottonò i pantaloni.

    Il mio seno sta esplodendo per colpa degli ormoni della gravidanza, ma la mia pancia è ancora piatta, e posso mascherare la situazione ancora per un po’. Quando lui si posò su di me, mi sono focalizzata su Liam; i suoi biondi capelli, e il suo sensuale sorriso. So che non avrebbe mai smesso di cercarmi, e mi immaginavo nel frattempo il giorno in cui saremmo ritornati insieme.

    Ringraziando Dio Edwin pensa solo alla sua gratificazione personale. Al contrario di Liam, direi che Edwin è ancora vergine, lo dimostra la sua goffaggine e la sua performance sessuale inesperta.

    Non ci siamo scambiati nessuna parola. Sparse il suo liquido seminale sul letto, nel mentre si rivestiva velocemente. Prese il vassoio, lo portò via richiudendomi a chiave. Io feci giusto in tempo ad andare al bagno per rimettere la bistecca e le patatine appena mangiate.

    ***

    Sfortunatamente non passò molto tempo dal che fare sesso divenne parte della sua routine. Dalla sua faccia riesco sempre a capire se sono soggetta ad altri abusi, ma ho imparato a focalizzare i miei pensieri su Liam fino a quando la disavventura non sia finita.

    Mi sono fatta la treccia così da non avere capelli che mi scendono sulla schiena. Solo dopo approssimamene quattro mesi di incarcerazione si rese conto che la mia pancia stava iniziando a crescere.

    Sono incinta. Gli dissi, anche se nel mentre era seduto nudo al bordo del letto aggrappandosi al mio seno dolorante.

    Cazzo. Mi guardò la pancia e immediatamente

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