Il Genio d'Occidente
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Dalla rovinosa vita di Caravaggio alla incessante attività di Picasso, passando per l’ambiziosa volontà di Michelangelo alla vanità del Bernini, attraverso la sofferenza di Borromini e di Van Gogh, con Giotto, Adriano e Canaletto, possiamo rinvenire le infinite declinazioni del genio che li ha attraversati e che
non cessa di attraversare l’occidente, dall’origine fino ai giorni nostri.
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Anteprima del libro
Il Genio d'Occidente - Filomena Perruzza
Indice
Vi faccio strada...
Il perché di un titolo
AFRODITE CNIDIA
LA DOMUS DI ADRIANO
SANTA MARIA DELLA CARITÀ
IL GIGANTE DI FIRENZE
LA MORTE DELLA VERGINE
LA FONTANA DELLA DISCORDIA
IL PITTORE - FOTOGRAFO
LA NOTTE DI VAN GOGH
LA GUERRA DI PICASSO
9 Racconti
IL GENIO D’OCCIDENTE
L’Arte tra Visione e Realtà
di Filomena Perruzza
Affinazione testo / editing
Massimiliano Falcioni
Tutti abbiamo un genio, ma nessuno è o sarà un genio, perché il genio o daimon o angelo è un compagno invisibile, non umano, e non già la persona che ne è vissuta.
Ciò che è fuori dal comune rivela un’immagine ingrandita e più pregnante di ciò che è comune.
James Hillman,
IL CODICE DELL’ANIMA.
Ringraziamenti
Le circostanze, gli accadimenti, sono il teatro nel quale la Musa ed il Genio mettono in scena il destino. Le persone che incontriamo sulla nostra strada: attori inconsapevoli.
Non posso non ringraziare Le Tre Grazie che si sono dimostrate levatrici instancabili per il parto della mia creatura.
Antonella, che dal primo momento ha dato tangibilità al mio progetto.
Massimiliano, senza il quale, Icaro non si sarebbe mai spinto verso le grandi altezze e sarebbe comunque morto senza provarci.
Stefano, la cui mano ha reso la copertina di questo libro unica.
Mia sorella, talento taciuto, che ha tanto da dire.
A tutti, amici e familiari, che mi hanno indirettamente sostenuta, dedico la mia ritrovata scrittura.
Brani Musicali suggeriti:
Afrodite Cnidia
Ode To Aphrodite
The Ancient Greek Lyre
℗ 2010 Michael Levy
La domus di Adriano
Mesomede di Creta
Inno al sole
Santa Maria della Carità
Marchetto da Padova
Ave Regina Celorum
Il gigante di Firenze
Heinrich Isaac
Ne piu bella di queste
La Morte della Vergine
Giovanni Girolamo Kapsberger
Toccata arpeggiata
La fontana della discordia
Arcangelo Corelli
La Follia
Il pittore fotografo
Antonio Vivaldi
Concerto in do magg. per mandolino, archi e cembalo
La notte di Van Gogh
Claude Debussy
La Mer
La guerra di Picasso
Béla Bartók
Concerto per Orchestra
…Vi faccio strada
Non è un caso aprire questa mia piccola opera letteraria con un racconto dedicato ad Afrodite, o se preferite a Venere. Tra i molteplici suoi compiti, vi è quello di proteggere chi rischia per amore. E non è un rischio consacrare la propria vita all’arte? Abbandonarsi ad una chiamata, come fa l’amante con l’amato?
Che lo ammettiate o no, questa nostra stessa vita è chiamata ad una scelta: seguire quell’incessante voce che chiede unicità, o metterla a tacere, consapevolmente o meno, in nome del conformismo, del socialmente accettabile: della mediocrità.
Hanno scelto di seguirla, gli uomini che in questi racconti vengono rappresentati, di seguire la spinta creativa, il compagno invisibile che pungola, ammalia e brandisce la muleta.
Dalla rovinosa vita di Caravaggio alla incessante attività di Picasso, passando per l’ambiziosa volontà di Michelangelo alla vanità del Bernini, attraverso la sofferenza di Borromini e di Van Gogh, con Giotto, Adriano e Canaletto, possiamo rinvenire le infinite declinazioni del genio che li ha attraversati e che non cessa di attraversare l’occidente, dall’origine fino ai giorni nostri.
Nessuno di noi è al sicuro da questa metafisica presenza. Siatene certi. State allerta. Vi affianca - vi sfianca - costantemente.
C’è rimedio, però, per chi non è in grado di sostenerla: il quotidiano dispiegarsi delle cose ordinarie. C’è l’effetto collaterale, inevitabile: la morsa dell’incompiutezza di sé.
Queste pagine esaltano l’unicità, sempre, a qualunque costo. C’è premio: la conquista di sé; e ammenda da pagare, talvolta dono: la solitudine. La mia Musa, l’equivalente al femminile del genio, mi ha strappato al letargo in cui ero caduta. Mi ha trascinato fuori dall’allucinazione della personalità, restituendomi al mio destino: la scrittura.
Questi racconti sono il mio tributo a tale, benefica, provocante, struggente e irresistibile forza.
Sono un dono, una rivelazione per chi è pronto ad essere leale verso la propria vocazione.
Vi auguro come me di esserne feriti, sbattuti, intossicati: morire come falso per rinascere autentici.
Il Genio d’Occidente
Il perché di un titolo
Genio; cos’è, anzi: chi è mai? E occidentale, poi: perché questa presa di posizione geografica così netta e arbitraria? Sottoforma di 9 mondi aperti e chiusi in sé, congiunti uno all’altro dall’intento che le ultime pagine forse svelano, Il Genio d’Occidente assume e dissolve la narrazione conosciuta della storia dell’arte senza timori reverenziali; lo fa scandagliando due realtà inseparabili: l’opera d’arte e la vita dell’artista; lo fa attraverso la forma letteraria nobile per eccellenza: il racconto, operando allo stesso livello della materia di cui tratta: con stile e con genio.
Occidentale, dunque; ad indicare, imprescindibilmente, un Tempo e un Luogo.
Il Tempo; quello, cioè, delle origini classiche del genio e dei suoi inarrestabili sviluppi, epoca dopo epoca, culminati nella rivoluzione delle forme e dei significati così come è avvenuto nel breve trascorrere apocalittico di quel mezzo secolo in cui si addensarono e deviarono gli esiti precedenti, la contemporaneità del Novecento.
In quanto al Luogo, poi, non si tratta - a ben riflettere all’interno di queste pagine che rivisitano paesi e città celeberrimi alla luce del non luogo dell’Utopia - di tracciare, ancora una volta, un’area geografica letteralmente localizzabile risaltando, ora qui ora là, qualche confine prettamente Europeo, ad esempio l’Italia, terra quanto mai prolifica di genio. Il libro, semmai, col termine occidentale intende piuttosto evocare un clima, inquadrando quell’habitat mitico dai confini sempre sfuggenti in cui nettamente stagliati risultano invece i temi portanti, veri e propri marchi di occidentalità; tutto ciò che è in grado di definire il carattere del genio ovunque si mostri: i motivi della fama e della gloria che non muore; la malia e l’ossessione della bellezza e dell’amore; l’urto con le società e le sue regole; i controversi rapporti con il potere politico e religioso; il conflitto con se stessi e gli altri artisti; il mito dell’amicizia elettiva; la follia e le eccentricità; i rapporti con la Tecnica e gli strumenti d’ampliamento dell’Ispirazione; la Natura e il rifugio nella Solitudine; e, motivo conduttore tipicamente, assolutamente occidentale: la Ricerca Creativa, l’imperiosa spinta produttiva, quell’energia straordinariamente intellettuale e viscerale insieme che si inserisce fra lo spirituale e il materiale usando l’uno e l’altro a suo proprio piacimento allo scopo di realizzare umanità a partire dalla distillazione di un linguaggio unico - meta di ogni puro genio e segno sicuro di occidente ovunque si riveli, fosse solo nell’anima di un artista fuori dal mondo.
Al lettore sensibile risulterà comprensibile, già dal primo racconto, come e perché la parola genio sia riuscita a conservare, pressoché intatta, la capacità di testimoniare il di più, l’eccedenza creativa in sé, nonostante sia termine così tanto spesso associato agli ambiti della nostra quotidianità più spicciola – il genio dello sport, il genio della moda, il genio della cucina… Non è di questo genio, ovviamente - il talento versato in abilità materiali normalmente utili - che il libro tratta; bensì del suo ben più oscuro e spregiudicato fratello, se così vogliamo dire: il Puer Aeternus, l’inaudito produttore di guizzi sintetici che s’innalzano al di sopra di ogni convenzione, sondando simultaneamente le abissalità radicali in ogni cosa; capace di ispirare e rigenerare i fondamenti stessi della