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L'anonima M: Storia di una donna
L'anonima M: Storia di una donna
L'anonima M: Storia di una donna
E-book273 pagine3 ore

L'anonima M: Storia di una donna

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Info su questo ebook

"L'anonima M: Storia di una donna" racconta la vita e, soprattutto, le difficoltà che Maria: una dolce e simpatica ragazza che, rimasta orfana troppo presto, dovrà rimboccarsi le maniche e barcamenarsi tra mille insidie. Tali "contrattempi" la porteranno ad avere una vita ricca di : avventura, amore, amicizia, colpi di scena e tanto altro. BIOGRAFIA Rispoli Antonio, nato nel Cilento, si è diplomato come Perito Informatico e, dopo la scuola ha cominciato a coltivare la passione per la scrittura, scrivendo racconti brevi, poesie, aforismi ecc... Inoltre ha pubblicato diversi libri, tra cui: Dominic Brave; Eleusis; Il regno di Aslom; Lo strano viaggio di Tomas e Dylan; Seconda stella; Kathrine.
LinguaItaliano
Data di uscita18 ott 2020
ISBN9788871633930
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    Anteprima del libro

    L'anonima M - Antonio Rispoli

    L’anonima M

    Storia di una donna

    di Rispoli Antonio

    Titolo | L’anonima M. Storia di una donna

    Autore | Antonio Rispoli

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il

    preventivo assenso dell’Autore.

    Prefazione

    In questo libro si narra la storia di una ragazza di nome Maria.

    La giovane, nella prima parte della sua infanzia, subisce un grave lutto che la porterà in un orfanotrofio, dove avrà la fortuna di conoscere una bambina di nome Elisabeth, che pian piano le cambierà la vita.

    In questa storia, ho voluto parlare di una donna che sin dalla più tenera età, fa trasparire tutta la sua tenacia, ma anche le sue debolezze nell'affrontare le difficoltà della vita, senza mai tirarsi indietro.

    Mi sono impegnato nel disegnare un carattere ben preciso con: una corazza dura, pronta ad attutire tutti i colpi che le vengono inflitti della vita, ma anche con un cuore tenero e sensibile.

    Spero che il lettore, leggendo questa storia, s'immedesimi e si appassioni alla protagonista.

    Buona Lettura!

    Rispoli Antonio

    Autore

    Capitolo 1

    Parigi, 1924. Era inverno e le strade erano ghiacciate dal freddo torrido e dalle copiose piogge miste a nevicate che, con il loro bianco candore incorniciavano il paesaggio ricco di particolari e abbellito da tanta purezza, in una stradina sperduta nella periferia parigina, cresceva una bella e sana bambina di nome Maria. La piccola aveva tre anni con occhi di ghiaccio e capelli biondi, una pelle bianca e liscia, molto paffuta e tenera nei suoi modi di fare.

    I suoi genitori avevano scelto quel nome in onore della regina Maria Antonietta; poiché la madre di Maria era una donna a cui piaceva leggere dei personaggi del passato e aveva deciso che quando le sarebbe nata una bambina, le avrebbe dato il nome della sua eroina, così fece e a suo marito non restò altro da fare che accettare di buon grado la scelta della moglie.

    Suo padre si chiamava Damian, giovane sognatore, con: occhi azzurri e capelli biondi, un fisico da modello e un sorriso talmente bello che fece innamorare al primo sguardo, la moglie. Un uomo forte e molto intelligente che, viveva alla giornata facendo tanti lavori così da racimolare qualcosa per portare un pezzo di pane a casa.

    La madre, invece, si chiamava Charlotte, donna bellissima con: pelle vellutata e occhi di ghiaccio, sulla testa una criniera di folti capelli neri e lisci, con labbra carnose e un fisico slanciato da ballerina. Aveva una passione per la lettura, che non appena la piccola Maria, sarebbe diventata grande, le avrebbe trasmesso.

    Intanto da quando era nata Maria, tanto tempo era passato e, lei come ogni bambino di poco più di tre anni guardava il mondo con fare curioso ed esplorava le novità che la vita le riservava, felice nella povertà e nell'amore che i suoi genitori le donavano, sempre pronti a togliersi il cibo di bocca per darlo a lei, che tanta gioia gli donava. Un giorno però, questo quadretto della famigliola felice fu distrutto. Nel bel mezzo della notte un uomo di nome Sebastian, grande e grosso, con il viso sporco di terreno e senza scrupoli, entrò nella casa della piccola Maria, cercando di racimolare qualcosa, ma frugando qua e là cominciò a fare rumore a tal punto da attirare l'attenzione di Damian che, dormiva beatamente, approfittando del riposo notturno per recuperare le energie. Infastidito e incuriosito, si alzò dal letto e si diresse nella direzione, da dove provenire il rumore, trovandosi così faccia a faccia col malfattore.

    Preso dalla paura, incominciò la colluttazione, Damian gli sferrò due cazzotti al volto talmente forti da fargli girare la testa, ma l'uomo, data la sua grande stazza, riuscì ad attutire il colpo e contrattaccare con un gancio destro che colpi il volto del giovane facendolo sbattere con violenza al muro.

    Il padre di Maria, non riusciva a muoversi, ancora stordito per il forte colpo subito e Sebastian ne approfittò per ricominciare le sue ricerche, frugando un po' da per tutto, cercando qualsiasi cosa che gli potesse permettere di racimolare qualche soldo. Purtroppo per lui, tutto quel trambusto svegliò anche Charlotte, che si diresse sul posto e una volta lì si mise a gridare. L'uomo, senza nemmeno pensarci, prese la prima cosa che gli capitò a portata di mano e glielo tirò addosso, ma la giovane donna, riuscì a evitarlo e si mise a correre per la casa continuando a urlare cercando una via di fuga inseguita dal manigoldo che voleva zittirla.

    In pochi minuti il Sebastian, riuscì a immobilizzarla a terra e mentre cercava di colpirla con violenza, il giovane Damian tornò in sé e attirato delle urla della moglie, corse in suo soccorso brandendo una mazza. Appena arrivato sul posto, vedendo il manigoldo su sua moglie che impaurita urlava: «Lasciami! Lasciami, manigoldo!» si scagliò sull'uomo con tutta la forza che aveva in corpo e sferrando bastonate fortissime riuscì a farlo accasciare a terra, con le urla di Maria in sottofondo, che svegliata da tutto quel fracasso, si era impaurita e aveva cominciato a piangere.

    Il giovane Damian, dopo aver neutralizzato lo sconosciuto malfattore, si avvicinò alla moglie sincerandosi che stesse bene: «Cara tutto bene?»

    «Sì, caro. E tu?»

    «Sì, sto bene!» la donna però, notò qualcosa che non andava: «Tu sei ferito. Fatti medicare!»

    «Adesso, no. Presto, vai a prendere una corda!»

    «A cosa ti serve!» e l'uomo, agitato: «Presto, vai a prendere una corda!» La donna, vedendo il marito così agitato non insistette oltre e come gli aveva chiesto, si mise a cercare.

    Una volta in possesso della corda, Damian prese una sedia e facendosi aiutare dalla moglie, alzarono il malfattore e lo sedettero per poi legarlo ben bene e in seguito chiamare la Gendarmeria.

    Intanto, in camera, la piccola Maria dopo aver pianto tanto, presa dalla stanchezza si addormentò tra le lacrime che, continuavano a scendere sulle guance anche durante il sonno.

    Siccome, Charlotte, non doveva far altro che aspettare insieme al marito la venuta della Gendarmeria, si andò a sincerare che la sua bambina stesse bene e vedendola singhiozzare mentre dormiva, la prese in braccio e cominciò a cullarla cercando così di calmare la piccola. Alla piccola bastarono cinque minuti per calmarsi; infatti, sentendo il calore della madre e il suo amore si sentì al sicuro, così da smettere di piangere e da dormire beatamente tra le sue braccia.

    Nel frattempo arrivarono due buffi gendarmi, uno si chiamava Ramì: aveva un pancione e grossi baffoni arricciati, i suoi occhi erano neri come la pece, il suo volto era pieno di rughe che, in chi lo guardava, trasmettevano tanta esperienza; invece l'altro si chiamava Gerard: un giovane gendarme alle prime armi, magrolino e un po’ insicuro, con occhi castani e con l'acne. Sembrava quasi un ragazzino, ma in fondo era solo un giovanotto con poca esperienza, messo al fianco di una persona più esperta per imparare. I due bussarono alla porta e Damian, dopo aver appurato che era la Gendarmeria, si affrettò ad aprirli, dicendogli: «Grazie di essere venuti!» e con fare nervoso: «Seguitemi, l'ho legato alla sedia!» Gerard stava per entrare, ma Ramì, lo fermò e disse a Damian: «Signore, si calmi adesso ci siamo noi!» poi scostò il giovane gendarme e vi entrò per primo. Una volta dentro, cominciò a fare domande e dopo aver ottenuto le dovute spiegazioni, fu ben felice di aiutare la giovane coppia.

    Arrestarono il delinquente e si affrettarono a portarlo via da quella casa, ma purtroppo i presenti capirono che non sarebbe finita lì; infatti, Sebastian, prima di varcare la porta, si girò verso Damian e lo minacciò: «Non finisce qui! Appena uscirò, tornerò qui e la prossima volta non vincerete voi». Ramì sentendo quelle parole gli sferrò una manganellata in testa così da tramortirlo, per poi trascinarlo sulla carrozza.

    Il giovane s'innervosì, ma Ramì, per la sua grande esperienza, si avvicinò e tentò di rassicurarlo, dopo di che salì in carrozza e insieme a Gerard si diresse in Centrale.

    Il tempo passava e Damian, ormai si era tranquillizzato, era venuto a conoscenza che lo sconosciuto che aveva aggredito lui e la sua famiglia, doveva scontare ben tre anni di carcere; pensando fosse un tempo sufficiente per far dimenticare al malfattore quella minaccia, iniziò a trascorrere di nuovo i giorni serenamente, in povertà, ma con tutto l'amore della moglie e della figlia. Purtroppo per lui quel delinquente non aveva dimenticato niente; anzi, contava i giorni aspettando con ansia di uscire per vendicarsi.

    Capitolo 2

    I giorni passavano e con essi ben due primavere, intanto la piccola Maria cresceva e con lei la sua curiosità, non perdeva occasioni per mettersi alla prova e sperimentare nuove cose. Il suo essere così affamata di sapere aveva sempre la meglio su di lei, pronta in ogni momento a spingersi oltre le sue possibilità, solo per arrivare al suo scopo, conoscere più cose possibili. Nessuno lo avrebbe mai detto, all'apparenza sembrava una bambina come tutte le altre, ma conoscendola meglio, si comprendeva la sua grande elasticità mentale. Con appena cinque anni, già sgattaiolava via di casa per recarsi in libreria. Aveva una passione innata per la lettura e non perdeva occasione per sedersi su una scomoda sedia di legno per leggersi un bel libro d'avventura, immedesimandosi negli eroi delle tante storie.

    Molto precoce e intelligente, presto si trovò a non essere più appagata da semplici storielle per bambini, ma voleva conoscere il mondo; infatti, chiedendo consiglio alla libraia, che ormai era una seconda madre per lei, poiché passava quasi tutto il giorno in libreria, cominciò a viaggiare con la fantasia nei paesi lontani mostrati su un atlante. Affascinata dalla storia e intrigata dalle scienze che le lasciavano sfogare tutta la sua abilità nello sperimentare e scoprire, le dava un senso di serenità, cosa che di certo non le davano i libri di matematica. L'aritmetica e la geometria per lei erano un mistero, quei calcoli complicati non riusciva a capirli; quindi preferiva evitarli e continuare con la sua passione, alternandola con libri dove vi erano storielle; in fondo era pur sempre una bambina.

    Intanto che Maria, continuava a espandere la sua conoscenza, passò un altro anno, dove la piccola non aveva mai smesso di apprendere e dove si stava cominciando a formare il suo carattere, forte e testardo, da grande donna quale sarebbe diventata, come a emulare le grandi eroine di cui aveva letto.

    Una sera, mentre nel buio della notte impazzava una violenta tempesta illuminata solo dalla lucentezza dei lampi, l'acqua scrosciante innalzò il livello dei fiumi e per poco non allagava le strade di Parigi; inzuppato d'acqua, apparve Sebastian che dopo aver scontato la sua condanna, non aveva dimenticato; anzi, era più convinto che mai. Finalmente si sarebbe vendicato di quella famiglia che l'aveva fatto arrestare e si avvicinava pregustando il suo momento.

    Arrivato davanti casa di Maria, con molta calma e attenzione, riuscì con un piccolo oggetto appuntito ad aprire la porta di casa, senza far rumore, conoscendo bene il sonno leggero che avevano i padroni di casa.

    Una volta dentro, nell'oscurità della casa, cercò di avanzare a tentoni nella misera speranza di riuscire a orientarsi, ma gli risultava difficile, in fondo erano passati tre anni e non si ricordava, dove si trovasse la scala per andare nella stanza da letto. Un po’ a fatica e baciato dalla fortuna, mentre girava disorientato nella stanza, davanti a sé, con la mano destra, trovò il corrimano della scala. In un primo momento, data la scarsa visibilità, era scettico; quindi, preferì verificare meglio, tastandolo ben bene e una volta sicuro che erano le scale cominciò a salire poggiando piano un piede davanti all'altro cercando, in qualche modo, di non far scricchiolare gli scalini.

    Dopo essere salito, in punta di piedi e aiutandosi con il tatto, si affacciò alla porta della prima camera e vedendo che dentro c'era Maria, preferì non entrare; infatti, il suo obiettivo era un altro, voleva i genitori della piccola che, tempo addietro, prima lo avevano picchiato e legato per poi costringerlo a una vita da carcerato. Poco più avanti, trovò un’altra porta, in quel momento era felice pensando che finalmente si sarebbe vendicato; quindi mise la mano sulla maniglia e molto lentamente la girò così da far scattare la serratura, per poi aprire la porta. Una volta dentro, davanti a sé, vi trovò il letto e sopra, com’è ovvio che fosse, i genitori di Maria che dormivano spensierati. A quel punto, si parò davanti al letto e fissandoli con un sogghigno malvagio, stette lì per un po' pregustando ogni istante, mentre le sue vittime ignare continuavano a dormire beatamente.

    Deciso che era il momento, cominciò a mietere le sue vittime, sempre senza far rumore. Damian, fu il primo e una volta finito con lui si occupò anche di Charlotte. Era ancora chino sulla madre di Maria che, dopo aver imbrattato tutto con il loro sangue, si sentì osservato e girandosi in direzione della porta, vide la piccola Maria che con occhi spalancati e bloccata dal terrore, osservava quella scena raccapricciante. Sebastian allora si fermò e pensò: Non posso lasciare testimoni! dopo di che si avvicinò lentamente a Maria cercando di afferrarla, ma la piccola, presa dal terrore, iniziò ad urlare talmente forte da costringere il manigoldo a scappare per la paura di essere scoperto.

    Dopo la fuga dell'assassino, Maria, continuando a piangere disperata, si avvicinò a sua madre riversa a terra senza vita, cercando di chiamarla: «Mamma, svegliati! Dai, mamma non scherzare! Ti prego, svegliati!» ma niente, non ebbe nessuna risposta. I vicini sentendo tutto quel baccano, nel cuore della notte, incuriositi si affacciarono alla porta, chiedendo: «C'è nessuno? Va tutto bene? Rispondete!» ma si sentiva solo Maria che continuava a piangere.

    Il vicino, si fece coraggio e entrò, domandando: «È permesso? Posso entrare?» ma niente, allora continuò a curiosare per la casa in cerca di qualcuno e una volta arrivato sopra, trovò quella carneficina e lì vicino alla madre la piccola che non smetteva di singhiozzare.

    Rimase lì a fissare quella scena per qualche secondo, scosso da quello che stava vedendo; poi, però si riprese e corse subito di sotto, urlando: «Presto, chiama la Gendarmeria! C'è stato un omicidio... fai presto!» e la moglie sentendo ciò, subito si mobilitò per chiamare le forze dell'ordine e lui corse in camera a prendere Maria cercando, in qualche modo, di rassicurarla.

    In pochi minuti, giunsero sul posto, Gerard e Ramì che non appena arrivarono, con tono agitato, domandarono cosa fosse successo e l'uomo che ebbe il coraggio d'entrare in quella casa, disse: «In questa casa è stato commesso un duplice omicidio!» allora Ramì, che era il più anziano dei due, chiese: «Lei chi è? E poi come fa a sapere che la dentro c'è stato un omicidio?»

    «Sono un vicino. Sentendo piangere la bambina, ho bussato alla porta e trovandola aperta, sono entrato. Una volta dentro, mi sono trovato avanti una scena raccapricciante. La bambina piangeva disperata vicino alla madre tutta ricoperta di sangue».

    «Adesso la bambina dov'è?»

    «Dopo aver visto ciò, ho preso la bambina e ho pensato di portarla via. Adesso è con mia moglie che cerca di calmarla come può».

    «Ha fatto bene!» poi intervenne Gerard, che rivolgendosi al vicino, chiese: «Mi scusi, ma ha visto o sentito qualcosa di strano?»

    «Purtroppo ho sentito solo la piccola piangere. Ammetto, che un po’ infastidito, ero venuto a reclamare, poi notando la porta aperta e nessuno che rispondeva mi sono preoccupato; infatti, sono entrato e dopo vi ho fatti chiamare!»

    «Sa se avevano parenti a cui possiamo affidare la bambina?»

    «So che non avevano nessuno».

    «Ho capito!» poi rivolgendosi a Ramì: «Vado a controllare su».

    «Va bene. Intanto io raccolgo la dichiarazione del signore, poi prendiamo la bambina e andiamo via». A questa frase, il vicino, domandò: «Portate via la bambina?» e Ramì non poté fare altro che confermare quello che aveva detto in precedenza. Dopo di che Ramì, raccolse la dichiarazione e Gerard, andò nella camera del delitto cercando di scoprire qualcosa, mentre gli uomini che erano giunti a supporto dei due, cercavano, in ogni punto della casa, anche la minima prova per scoprire il colpevole.

    Una volta fatto ciò, non rimase altro da fare che andare a prendere la piccola Maria, in compagnia dell'uomo che tanta disponibilità aveva dimostrato, per portarla via. Quando i due gendarmi si presentarono da lui, sua moglie, disse: «Adesso, dove la porterete?» e Ramì, rispose: «La porteremo in orfanotrofio. Purtroppo questa è la prassi!» a quelle parole la donna, presa dalla compassione, avrebbe voluto tenerla lei, ma il marito la fermò immediatamente, dicendo: «Cara, fanno solo il loro lavoro!» dopo di che Gerard, prese in braccio la piccola Maria che, ancora singhiozzante, non voleva saperne di calmarsi e si avviarono verso l'orfanotrofio.

    I tre erano in viaggio e mentre camminavano Gerard, si accorse di non andare nella direzione giusta; quindi, rivolgendosi al suo superiore, chiese: «Ramì, ma dove stiamo andando? L'orfanotrofio e dall'altra parte!» e Ramì prontamente, rispose: «Lo so che l'orfanotrofio e dall'altra parte, ma noi dobbiamo andare prima in Centrale!»

    «Perché?»

    «Perché dobbiamo andare dal Comandante a fare rapporto e poi quello che ci dirà noi faremo».

    «Scusami Ramì, ma io non capisco. Lo sappiamo già cosa dobbiamo fare. Non c'è bisogno che aspettiamo l'ordine di un superiore». A quel punto, Ramì, con tono arrabbiato: «Ragazzo, questa è la procedura! Adesso la portiamo prima in Centrale e poi si vedrà... sono stato chiaro?» e al povero ragazzo non rimase altro da fare che abbassare la testa e dire: «Sì, signore!» per poi continuare a incamminarsi verso la Centrale.

    Una volta arrivati davanti alla Centrale: un edificio grandissimo dove davanti alla porta vi era un gendarme con un fucile in mano. Vi entrarono e mentre Ramì andò a chiedere udienza dal Comandante, Gerard aveva portato Maria in una camera e l'aveva adagiata su due sedie; infatti la piccola, dopo aver pianto tanto, si addormentò con le lacrime che continuavano a rigarle il suo bel viso rotondo.

    Dopo aver aspettato tanto, finalmente il loro superiore gli diede udienza ai due gendarmi. Gerard lasciò la piccola dormire sotto l'occhio vigile di un collega e insieme a Ramì, andarono nell'ufficio del loro superiore. Quando entrarono, davanti a loro, trovarono: un uomo di statura media, con piccoli occhiali dorati che lasciavano intravedere i suoi grandi occhi verdi e sotto al naso aquilino, vi erano baffi folti e neri. Era seduto dietro la sua maestosa scrivania, in legno di mogano tutta intagliata, a fumare una pipa nervosamente, comodamente seduto nella sua fedele poltrona con cui tante notti insonni aveva condiviso, mentre leggeva le varie scartoffie che tanti pensieri gli davano.

    Passato il momento d'imbarazzo, Ramì si fece avanti, dicendo: «Posso parlare, signor Comandante?» e il loro superiore, sentendosi chiamare, alzò lo sguardo e vedendo i due, disse: «Cosa ci fate qui? Cosa vi serve?» Allora, Ramì che era il più anziano dei due prese la parola: «Signor Comandante, abbiamo chiesto udienza per aggiornarla su un caso».

    «Cos'è successo stavolta?»

    «Purtroppo c'è stato un duplice omicidio signore!» e il Comandante, con tono preoccupato: «Quando è successo?»

    «Qualche ora fa. È stata assassinata una coppia di sposi. Tempo fa fecero arrestare un ladro che si era introdotto illegalmente nella loro abitazione».

    «Andate a controllare se il ladro in questione è ancora in carcere!» a questo punto, intervenne Gerard: «Ho già controllato!» e il loro superiore sempre più impaziente: «E allora? Dai, parla!»

    «È stato scagionato ieri per aver adempiuto alla sua pena consistente tre anni di reclusione». Il Comandante, non appena sentì quelle parole, assunse uno sguardo pensieroso e per certi versi anche preoccupato che, non passarono inosservati; infatti Ramì domandò: «Signore, pensa sia una vendetta?»

    «Credo di sì, ma mi serve la conferma della scientifica. L'avete chiamata?»

    «Sì, signore!»

    «Ha scoperto qualcosa?»

    «Non ancora, signore».

    «Bene, tenetemi informato. Adesso potete andare!» allora intervenne Gerard: «Veramente ci sarebbe dell'altro, signore!»

    «E cosa aspettate a dirmelo? Avanti, parlate!»

    «Purtroppo non c'è solo un duplice omicidio, ma anche un’orfana. I due che sono stati

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