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L'altra faccia dell'anima
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L'altra faccia dell'anima
E-book134 pagine1 ora

L'altra faccia dell'anima

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Info su questo ebook

Dal Paradiso all'Inferno, dall'inizio dei tempi fino  ai giorni nostri, dalle proiezioni fantastiche alla nuda realtà. La costante che ci caratterizza come uomini è l'impossibilità di fare a meno dell'ambivalenza della nostra natura.
Santo o diavolo, benefattore o sfruttatore, esempio di rettitudine o criminale. Ognuno di noi non potrà mai assolutizzare la parte di sè che ha scelto, o cancellare definitivamente quella che al contrario rifiuta.
Perchè la luce non può esistere se non esiste anche il buio.
Nel mondo come nella nostra anima.
LinguaItaliano
EditoreAnciel
Data di uscita6 gen 2018
ISBN9788827547366
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    Anteprima del libro

    L'altra faccia dell'anima - Angelo Ceriani

    cuore

    Premessa

    Ci sono farfalle che si impigliano ai margini della tela, ingannate dai riflessi iridescenti dei pochi fili radi che ne delimitano i bordi. E se il proprietario della medesima non è lesto ad afferrarle, si dibattono, si liberano e volano via. E sarà difficile che cadano una seconda volta nello stesso tranello.

    Ce ne sono altre invece che si gettano direttamente tra le braccia del ragno, che assomiglia maledettamente a quel fiore che loro stanno cercando, e qui non è che ci siano molte possibilità di scamparla.

    Non so se la farfalla provi terrore, se il ragno sia soddisfatto per aver portato a compimento il suo inganno; ne dubito fortemente, ma non è questo il punto: il punto è il coinvolgimento emotivo dell’osservatore, sapere se si identifica col ragno o la farfalla.

    Non so voi, quanto a me…

    A volte mi identifico con la farfalla, vivo la sua sofferenza oppure il sollievo per il pericolo scampato.

    Altre volte sono il ragno e vivo per lui le emozioni di predatore che, per la sua natura, non può avere.

    Perché sono un uomo e questa, che lo desideri o meno, è la mia anima.

    Residui d’estate

    L ’uomo si fermò a due passi dal mare. Letteralmente, visto che un’onda un po’ più intraprendente delle altre gli bagnò i piedi. Stranamente calda, soprattutto se ti aspetti che di notte l’acqua sia fredda.

    Si ritrassero entrambi, lui troppo tardi per mantenere asciutte le espadrillas, lei troppo presto per identificare di chi fossero quelle estremità, consapevole solo del fatto che non potessero appartenere ad una creatura dell’oceano.

    Niente è come prima, anche se torna come prima, semplicemente perché quello che è successo nel frattempo non si può cancellare. E anche se torni a due passi dal mare, bastano le scarpe fradice a fare da testimone di questa verità.

    Certo puoi dimenticare, o meglio: fingere di dimenticare, perché puoi mentire a te stesso, non autocertificarti come realtà una menzogna. Questo è il compito degli altri, amici o estranei che siano; con la giusta capacità persuasiva a volte ci riescono pure.

    Fuck you! Le imprecazioni in inglese le sentiva più efficaci, anche quando le pensava soltanto. L’onda non si scompose, non perché non fosse telepatica, ma perché nella sua saggezza antica sapeva che non si stava rivolgendo a lei.

    Le notti di fine agosto si caratterizzano per quella sensazione di estate trascinata alle sue estreme conseguenze, soprattutto se sei al mare. E la spiaggia è il luogo ideale per immergerti in tale sensazione. Se poi sei anche tu a cercartela, è inevitabile che arrivi, con la forza accumulata di tutte le altre estati che finiscono e che hai vissuto negli anni, non necessariamente lì, su quella spiaggia.

    L’uomo protese la mano sinistra e strinse la mano destra di lei.

    Ma il tempo era sbagliato e strinse solo l’aria, anche se per un attimo gli sembrò di sentirla davvero, prima di ritrovarsi con il pugno chiuso.

    L’onda sospirò ritraendosi con la risacca, obbedendo al flusso della marea calante. Anche l’uomo sospirò, indipendentemente dall’influsso della luna, che pure un qualche effetto doveva pur avere anche su di lui. Invisibile quella notte, perché già calata o non ancora sorta.

    L’anno, il posto, l’ora: come il titolo di una vecchia canzone sentita per caso. Ma centrare tutte e tre le variabili era impresa impossibile, dato che la prima delle tre per sua natura è unica e irripetibile. Come quell’estate e le sue foto-ricordo.

    Il tempo era sbagliato. E in ogni caso una macchina del tempo, concesso per assurdo di averla a disposizione, non avrebbe risolto il problema. Perché una cosa è tornare all’istante fatidico che avrebbe segnato la tua vita, un’altra è inserire la variabile comportamentale che consentirà di cambiare in seguito il procedere dell’esistenza, soprattutto se tale variabile non dipende da te.

    Fosse dipeso da, che so, un incidente d’auto, allora sì che è facile: basta cambiare l’ora, cambiare il tragitto, o per sicurezza non mettersi neanche alla guida, almeno per quella sera. Ma quando un insieme di cellule impazzite scatena la reazione già scritta nel percorso di un’esistenza, non ci puoi fare proprio niente, macchina del tempo o meno.

    Si erano abbracciati, nell’acqua alta, con quella incredibile sensazione di leggerezza amniotica che lasciava spazio solo all’esperienza di amore assoluto.

    Quando lei non si presentò all’appuntamento, dopo neanche due settimane dal rientro delle ferie, lui non venne nemmeno sfiorato dal dubbio che l’avesse considerata solo un’avventura estiva. La certezza in ogni caso l’ebbe il giorno dopo, dietro il vetro della rianimazione, neanche la possibilità di avvicinarla: chiuse gli occhi e l’abbracciò con la forza del ricordo, quell’unico ricordo dei loro corpi allacciati come creature del mare.

    Ma non servì. Così come non era servito tornare.

    L’anno, il posto, l’ora. Unico e irripetibile, per quante volte tenti di riviverlo, anno dopo anno, spiaggia dopo spiaggia, ora dopo ora.

    Con l’allenamento adeguato si riescono ad ottenere risultati impensabili che possono rasentare l’impossibile: raggiungerlo mai, perché altrimenti significa solo che rientrava nella categoria del possibile.

    Lui di allenamento ne aveva fatto tanto: stesso posto, stessa ora, anno dopo anno. Quella notte, in ogni caso, ne diede la conferma.

    Al secondo, forse terzo tentativo, avvertì chiaramente la presenza, il calore, la morbidezza, il profumo della mano di lei. Non si girò a guardarla, come non si era girato tanti anni prima, quando si erano avviati come una sola persona, seguendo il sentiero invisibile tracciato verso la luna, ora finalmente sorta al centro dell’orizzonte del mare.

    Quando l’abbracciò seppe di aver vinto: contro il male, contro il destino, contro il tempo. La stessa intensità di amore assoluto, quell’amore che ti riempie il cuore tanto che pare sia sul punto di scoppiare.

    Quando l’onda con la marea adagiò un corpo sulla spiaggia, non mostrò alcuna emozione.

    Di certo sapeva che lui non era più lì.

    Piatto freddo

    Il coltello affondò come una lama nel burro. O comunque è così che pensò, visto che col burro non ci aveva mai provato: era abituato ad accarezzarne solo la superficie, quel tanto che basta ad ungere appena le tartine. Taglio leggermente asimmetrico rispetto all’asse di riferimento che si era immaginato, abituato com’era a cercare di razionalizzare l’esistenza, la sua, dividendola in parti il più possibile uguali una all’altra, di qualsiasi cosa si trattasse: dalle fette di torta alla distribuzione equilibrata delle mansioni giornaliere. Avrebbe rimediato subito, per compensazione, con il prossimo taglio; cosa che gli riuscì perfettamente, per la soddisfazione sua ed indirettamente del coltello, transfert perfetto nell’occasione per lasciarci appeso un pezzo d’anima.

    Poi passò ai tagli successivi stando più attento: pezzi regolari in peso e dimensione, come un puzzle in cui puoi incastrare qualsiasi elemento a caso per ottenere comunque un insieme compatto.

    Giulio, smettila di camminare come un demente! E’ imbarazzante!

    Sì, sono proprio tutti lì a guardarci! Ma dai…

    In realtà aveva notato anche lui la faccia perplessa di un bambino che si era bloccato alla sua destra e lo fissava muovendo soltanto la bocca contenente un chupa-chupa.

    Fece finta di niente, continuando ad alternare passi lunghi e regolari, mentre in cuor suo cullava un intimo compiacimento per la reazione del bimbo, dato che ne conosceva la ragione.

    Se in un centro commerciale avevano deciso di piastrellare il pavimento con ampi quadrati di due colori diversi, come si fa ad evitare di farsi coinvolgere dalle sue geometrie e non centrare un passo dopo l’altro esattamente le piastrelle, meglio se dello stesso colore, evitando accuratamente di calpestarne le fughe?

    Un bambino, nella sua semplice innocenza, lo farebbe in automatico. Se non lo fa, è solo perché espressamente vietato dai genitori, passati ormai dalla parte che ritiene certe cose non solo prive di senso, ma addirittura dannose. Come continuare a vedere folletti o dialogare con amici immaginari; immaginari dal loro punto di vista, è ovvio.

    Per entrare nel mondo degli adulti è questo il prezzo: cancellare una parte della realtà, ritenuta di secondo piano, per concentrare interamente le energie su ciò che resta, considerato utile e produttivo per lo sviluppo della persona. Lo si fa decidendo semplicemente che ciò che si perde siano pure fantasie non degne di considerazione. E se qualcosa è privato dell’attenzione necessaria, ignorato, come insegna la fisica quantistica, perde l’energia di chi la osserva fino a non esistere più.

    Invidia, eh, bel bambino? Pensò Giulio mentre continuava la sua camminata geometrica senza più voltarsi, tanto sapeva che quello sguardo lo stava ancora seguendo.

    Basta! Tieni il carrello, che è meglio!

    Lui smise, non senza aver fatto altri quattro passi, quelli rituali e necessari per segnare il termine del ciclo di quella particolare camminata. In ogni caso non era sempre così: aveva imparato a controllarsi, per questione di sopravvivenza sociale e lavorativa, limitandosi a dare sfogo a tale sua necessità solo in occasioni particolari; questa era una di quelle.

    Trovava in ogni caso assurdo doversi adeguare a certe regole non scritte, per cui un comportamento anomalo rispetto al così fan tutti (non fanno, nel caso specifico) ti colloca nella categoria dei soggetti disadattati, inaffidabili, mentalmente disturbati o peggio. Soprattutto se tali comportamenti non comportano alcun pericolo, per sé e per gli altri.

    Intanto continuava a spingere il carrello. "Ma guarda, la distanza

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